Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Giovedì, 10 Ottobre 2024 03:09

Ancora desti! In prima persona

Gesù nel Vangelo offre l’identikit del servo fedele, che in assenza e in attesa del ritorno del padrone, serve i suoi sottoposti, nel segno della volontà di Dio. 

E questo è quanto riscontriamo in Francesco e Chiara d’Assisi: hanno servito fedelmente il Signore nei fratelli e sorelle a loro affidate, con diligenza e compassione.

Le Fonti francescane, Maestre di vita vissuta, ci documentano a proposito.

Nelle Ammonizioni scritte dal Minimo troviamo una pedagogia eloquente:

«Beato il servo che viene trovato così umile tra i suoi sudditi come quando fosse tra i suoi padroni.

Beato il servo che si mantiene sempre sotto la verga della correzione.

È servo fedele e prudente colui che di tutti i suoi peccati non tarda a punirsi, interiormente per mezzo della contrizione ed esteriormente con la confessione e con opere di riparazione» (FF 173).

«E beato quel servo, che non viene posto in alto di sua volontà e sempre desidera mettersi sotto i piedi degli altri» (FF 169).

Una volta un frate chiedeva a Francesco di pregare per lui, perché afflitto da una tentazione.

Il Santo rispose così:

«Credimi, figlio […] proprio per questo ti ritengo ancor più servo di Dio, e sappi che più sei tentato e più mi sei caro».

Soggiunse:

«Ti dico in verità che nessuno deve ritenersi servo di Dio, sino a quando non sia passato attraverso prove e tribolazioni.

La tentazione superata è, in un certo senso, l’anello col quale il Signore sposa l’anima del suo servo.

Molti si lusingano per i meriti accumulati in lunghi anni, e godono di non avere mai sostenuto prove.

Ma sappiamo che il Signore ha tenuto in considerazione la loro debolezza di spirito perché ancor prima dello scontro, il solo terrore li avrebbe schiacciati.

Infatti i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare» (FF 704).

E Chiara, nella sua Regola sostiene:

«L’abbadessa poi, usi verso di loro [le sorelle] tale familiarità che possano parlarle e trattare con lei come usano le padrone con la propria serva, poiché così deve essere, che l’abbadessa sia la serva di tutte le sorelle» ( FF 2808).

E ancora nella Leggenda:

“Lavava lei stessa i sedili delle inferme, li detergeva proprio lei, con quel suo nobile animo, senza rifuggire dalle sozzure né schifare il fetore” (FF 3181).

 

«Anche voi siate pronti perché, nell’ora che non credete il Figlio dell’uomo viene» (Lc 12,40).

 

 

Mercoledì 29.a sett. T.O. (Lc 12,39-48)

Mercoledì, 09 Ottobre 2024 04:57

Prontezza e risposta

La prontezza, la vigilanza di cui Gesù parla nel Vangelo è ben presente nella vita di Francesco e di Chiara.

Di questo atteggiamento fondamentale della vita del credente, a riguardo del Poverello, parlano le Fonti.

La leggenda perugina racconta che il Piccolo di Dio, salito all’eremo della Verna, vi rimase per una quaresima in onore di Dio, della Beata Vergine e di S. Michele.

“Entrato nella cella dove intendeva soggiornare […] nella prima notte pregò il Signore di mostrargli qualche segno da cui potesse conoscere se era volontà divina ch’egli rimanesse sulla Verna.

Infatti, Francesco, allorché si fermava in qualche luogo per un periodo di orazione o andava in giro per il mondo a predicare, sempre si preoccupava di conoscere il volere di Dio, al fine di maggiormente piacergli […]

Quantunque godesse molte gioie in quella celletta, di notte i demoni gli inflissero parecchie molestie, come egli stesso raccontò a quello stesso compagno.

Una volta gli confidò:

«Se i fratelli sapessero quante tribolazioni mi infliggono i demoni, ognuno di loro sarebbe commosso a pietà e compassione grande verso di me»” (FF 1649).

Chiara «la cristiana» rifulse per vigilanza nella vita spirituale, come ricorda lo stesso documento papale Clara Claris praeclara:

«Assidua inoltre nelle veglie e intenta alla preghiera, in questo soprattutto spendeva la maggior parte del giorno e della notte» (FF 3300).

Nella vita di Francesco e di Chiara d’Assisi “l’essere pronti” aveva creato i presupposti che rendono possibile alla persona la risposta all’amore preveniente di Dio nei suoi confronti.

Li aveva ben temprati, lasciando alla Grazia di agire in loro

in ogni vicenda.

 

 

Martedì 29.a sett. T.O. (Lc 12,35-38)

Martedì, 08 Ottobre 2024 03:34

La stoltezza dell’accumulare per sé

Il Vangelo di oggi tratto da Luca, dà risalto all’avidità di un uomo ricco che pensa ad ingrandire i suoi magazzini per via di abbondanti raccolti, trascurando la sua anima e il rapporto con Dio, che lo trova impreparato dinanzi ad una morte improvvisa.

Invece di arricchire presso Dio, stoltamente, pensa ad accumulare per sé.

Francesco d’Assisi, invece, donando ai poveri tutto ciò che possedeva, si mise in cammino restituendo a Dio il poco che aveva in cambio del molto che avrebbe ricevuto.

Egli era innamorato di Madonna Povertà; l’aveva sposata e stimata, perché scelta dal Figlio di Dio, che non aveva dove posare il capo.

Ne era così evangelicamente attratto da prendersi pena quando incontrava creature più povere di lui.

Le Fonti raccontano:

"Gli accadde, durante un viaggio, d’incontrare un poverello. Scorgendone la nudità, ne fu rattristato nel cuore e disse al compagno con voce di lamento:

«La miseria di costui ci ha procurato grande vergogna; perché noi, come nostra unica ricchezza, abbiamo scelto la povertà: ed ecco che essa risplende più luminosa in lui che in noi »" (FF 1126).

E a Bernardo, un cittadino di Assisi, che divenne poi suo compagno nella  sequela di Cristo, consigliò di lasciare i suoi beni, considerati un falso feudo.

Ma per essere certo, "venuto il mattino, entrarono in una chiesa e, dopo aver pregato devotamente, aprono il libro del Vangelo, disposti ad attuare il primo consiglio che si offra loro.

Aprono il libro, e il suo consiglio Cristo lo manifesta con queste parole: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quanto possiedi e dallo ai poveri». Ripetono il gesto, e si presenta il passo: «Non prendete nulla per il viaggio». Ancora una terza volta, e leggono: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso».

Senza indugio Bernardo eseguì tutto e non tralasciò neppure un iota. Molti altri, in breve tempo, si liberarono dalle mordacissime cure del mondo e, sotto la guida di Francesco, ritornarono all’infinito bene nella patria vera. Ma sarebbe troppo lungo dire come ciascuno abbia raggiunto il premio della chiamata divina" (FF 601).

La stessa Chiara aveva chiesto e ottenuto da papa Gregorio IX il Privilegio della povertà (17 settembre 1228) in forma scritta.

Documento che assicurava alle Povere sorelle di S. Damiano il diritto di vivere senza proprietà alcuna in questo mondo, seguendo le orme di Colui che, per noi, si è fatto povero e Via, Verità e Vita.

Nella stessa Regola, a riguardo di chi voleva entrare in Monastero per seguire Cristo, Chiara dice:

«E se sarà idonea, le si dica la parola del santo Vangelo: che vada e venda tutte le sue sostanze e procuri di distribuirle ai poveri. Se ciò non potesse fare, basta ad essa la buona volontà» (FF 2757).

E nella prima lettera alla beata Agnese di Praga (sua figlia spirituale) scrive:

«O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne!

O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano Dio promette il regno dei cieli, ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata.

O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo […] si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa» (FF 2864).

 

«Così [accade a] chi accumula tesori per sé e non arricchisce per Dio» (Lc 12,21).

 

 

Lunedì 29.a sett. T.O. (Lc 12,13-21)

Domenica, 06 Ottobre 2024 02:48

Vangelo della minorità

Francesco d’Assisi aveva ben recepito la lezione evangelica di Gesù rivolta ai suoi: chi vuol essere il primo sarà servo di tutti.

Il Poverello definito dal Celano nella Vita seconda come “il servo e amico dell’Altissimo” (FF 583) aveva chiesto a Gesù di indicargli quando era davvero suo servo e la risposta era stata: «Riconosciti mio servo veramente, quando pensi, dici, agisci santamente» (FF 743).

E nella Lettera ai Fedeli illustra come deve essere il superiore: «e colui al quale è affidata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore e servo degli altri fratelli» (FF 197).

E sempre il Celano nella Vita prima c’informa:

“Proprio lui infatti fondò l’Ordine dei frati minori; ed ecco in quale occasione gli diede tale nome.

Mentre si scrivevano nella Regola quelle parole: «Siano minori», appena l’ebbe udite esclamò:

«Voglio che questa Fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori».

E realmente erano «minori»; «sottomessi a tutti» e ricercavano l’ultimo posto e gli uffici cui fosse legata qualche umiliazione, per gettare così le solide fondamenta della vera umiltà, sulla quale si potesse svolgere l’edificio spirituale di tutte le virtù” (FF 386).

La stessa Chiara, che si definiva serva di Cristo e delle altre sorelle Povere, aderiva al Vangelo della minorità profondamente.

Infatti, dicono le Fonti che “assai spesso nel freddo della notte di propria mano le ricopre (le figlie) mentre dormono e vuole che quelle che vede incapaci di osservare l’austerità comune, si accontentino di un regime meno severo” (FF 3233).

Sì, in S. Damiano Chiara serviva… e in silenzio, definendosi nella quarta lettera, rivolta alla sua figlia spirituale Agnese di Boemia «serva indegna di Cristo ed ancella inutile delle serve del Signore dimoranti nel monastero di S. Damiano in Assisi» (FF 2899).

 

 

29.a Domenica T.O.  B  (Mc 10,35-45)

In questo brano evangelico lucano Gesù pone l’accento sullo Spirito Santo, che guida e illumina nelle più diverse e difficili situazioni.

S. Teresa d’Avila, in una sua preghiera, diceva:

«O Spirito Santo, concedi all’anima mia di essere tutta di Dio».

Nelle Fonti francescane vediamo, poi, il Povero d’Assisi, uomo di Dio, credere fermamente  nello Spirito Santo, considerato Ministro Generale dell’Ordine, nonché Colui che ispirava e parlava attraverso i semplici.

Era sempre in ascolto del Santo Spirito da non offendere mai e della sua santa operazione che accompagna ogni buona opera.

“E siccome faceva moltissime rivelazioni, che trascendevano le capacità dell’intelletto umano, i frati dovettero riconoscere che lo Spirito del Signore si era posato in tutta la sua pienezza sopra il suo servo Francesco: perciò la cosa più sicura per loro era seguire la sua dottrina e la sua vita” (FF 1071).

Egli non temeva, poiché “Lo Spirito del Signore, che lo aveva unto e inviato assisteva il suo servo Francesco, ovunque si dirigesse; lo assisteva Cristo stesso, potenza e sapienza di Dio […]

Era, la sua parola, come un fuoco ardente, che penetrava l’intimo del cuore” (FF 1210).

Credeva così profondamente “nell’istruzione” e nella difesa dello Spirito di Dio in ogni evenienza da attestarlo con chiarezza in quella meravigliosa preghiera che conclude la lettera a tutto l’Ordine:

«Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen».

 

«E chiunque dirà una parola contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato, ma a colui che avrà bestemmiato contro il Santo Spirito non sarà perdonato» (Lc 12,10).

 

 

Sabato 28.a sett. T.O. (Lc 12,8-12)

Venerdì, 04 Ottobre 2024 04:46

Due a due, Pace, Missione. In forma di Croce

Gesù sollecita la missione cui i discepoli sono chiamati: in povertà, come agnelli tra i lupi; predicando il Regno di Dio.

Francesco sapeva rivolgere alla gente che incontrava uno speciale saluto di Pace, per divina rivelazione.

E, come Gesù, inviò due a due i suoi frati ad annunciare la Buona Notizia del Regno. 

Le Fonti ammaestrano nello specifico.

“In ogni suo sermone, prima di comunicare la Parola di Dio al popolo, augurava la pace, dicendo:

«Il Signore vi dia la Pace!».

Questa Pace egli annunciava sempre con molta devozione a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui.

In questo modo otteneva, con la grazia del Signore, di indurre i nemici della Pace e della propria salvezza, a diventare essi stessi figli della Pace e desiderosi della salvezza eterna” (FF 359).

E ancora, Francesco assumeva nella sua interezza la “missione degli apostoli”.

Infatti “il pio padre raccolse intorno a sé tutti i figli suoi e parlò a lungo con loro del Regno di di Dio, del disprezzo del mondo […] e svelò la sua intenzione di inviarli nelle quattro parti del mondo (FF 1058)

“«Andate - disse il dolce padre ai figli suoi - annunciate agli uomini la pace; predicate la penitenza per la remissione dei peccati.

Siate pazienti nelle tribolazioni, vigilanti nell’orazione, valenti nelle fatiche, modesti nel parlare, gravi nel comportamento e grati nei benefici.

E in compenso di tutto questo, è preparato per voi il regno eterno».

Diceva, poi, a ciascuno in particolare:

«Affida al Signore la tua sorte, ed Egli ti nutrirà».

Li suddivise due a due, in forma di croce, inviandoli per il mondo.

Dopo aver assegnato le altre tre parti agli altri sei, egli stesso si diresse con un compagno verso una parte del mondo, ben sapendo che era stato scelto come esempio per gli altri e che doveva prima fare e poi insegnare” (FF 1059).

E spesso “riscattò gli agnelli che venivano condotti al macello, in memoria di quell’Agnello mitissimo, che volle essere condotto alla morte per redimere i peccatori” (FF 1145).

 

«Andate! Ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (Lc 10,3).

 

 

San Luca, Evangelista (Lc 10,1-9)

Giovedì, 03 Ottobre 2024 03:52

L’eliminazione dei profeti

Il rimprovero di Gesù ai dottori della Legge richiama la persecuzione e l’uccisione riservate ai profeti inviati da Dio.

La palma del martirio parlerà per loro, come pure la responsabilità di quanti hanno costruito i loro sepolcri, ricordando che del sangue versato sarà chiesto conto.

Nelle Fonti troviamo passi che illustrano come lo stesso Francesco si esprima a riguardo delle persecuzioni ai suoi frati:

“O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice:

«Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano», poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori” (FF 56).

E nel XXI capitolo della Regola non bollata vediamo che pure il Povero d’Assisi pronuncia il suo “guai” a riguardo di quelli che compiono opere da tenebra.

Leggiamo infatti:

«Guai a quelli che non muoiono nella penitenza, / poiché saranno figli del diavolo/ di cui compiono le opere» (FF 55).

Ad esso si allinea il «guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali» del Cantico di Frate Sole (FF 263), a testimonianza di coloro che non entrano e non fanno entrare nel Regno dei cieli con la loro condotta diabolica.

Francesco “artista e Maestro di vita evangelica” come lo definisce il Celano (1 Cel 37) invece - come d’altronde i suoi frati - preferiva stare laddove c’era da soffrire.

Le Fonti ancora attestano:

“Amavano talmente la pazienza, che preferivano stare dove c’era da soffrire persecuzioni che non dove, essendo nota la loro santità, potevano godere i favori del mondo.

Spesso ingiuriati, vilipesi, percossi, spogliati, legati, incarcerati, sopportavano tutto virilmente, senza cercare alcuna difesa; dalle loro labbra anzi non usciva che un cantico di lode e di ringraziamento” (FF 390).

E Chiara gli fa eco nel suo Testamento:

«Beati […] quelli cui è concesso di camminare per questa via e di perseverarvi fino alla fine» (FF 2850).

Per il fatto che ai persecutori sarà chiesto conto del sangue dei profeti, i perseguitati non parleranno: la palma del martirio vissuto dirà per loro.

 

«Manderò loro profeti e apostoli, e ne uccideranno e perseguiteranno» (Lc 11,49).

 

 

Giovedì 28.a sett. T.O. (Lc 11, 47-54)

Enunciando i vari Guai rivolti a farisei e dottori della Legge, Gesù sottolinea come essi lasciavano da parte giustizia e amore di Dio. 

Francesco è stato particolarmente sensibile a queste realtà umano-divine. 

Infatti, a sostegno di tutto questo, nelle Fonti ci sono straordinari passi che lo dimostrano.

Nella Regola non bollata (1221) così si esprime il Poverello:

“Lo spirito della carne […] si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore dello Spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini.

È di questi che il Signore dice: «In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa».

Lo Spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata […] e ricerca l’umiltà e la pazienza e la pura e semplice pace dello Spirito; e sempre desidera soprattutto il divino timore e la divina Sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (FF 48).

Questo santo amore risplende nella quotidianità di Francesco in innumerevoli episodi. 

Raccontiamo cosa avvenne a Celle di Cortona.

“Francesco aveva indosso un mantello nuovo, che i frati avevano procurato proprio per lui, quando giunse un povero, che piangeva la morte della moglie e la famiglia lasciata nella miseria.

«Ti dò questo mantello per amore di Dio - gli disse il Santo - a condizione che non lo venda a nessuno, se non te lo pagherà profumatamente».

Corsero immediatamente i frati per prendersi il mantello e impedire che fosse dato via.

Ma il povero, reso ardito dallo sguardo del Santo, si mise a difenderlo con mani ed unghie come suo.

Alla fine, i frati riscattarono il mantello ed il povero se ne andò con il prezzo ricevuto” (FF 675).

In merito alla giustizia Francesco così si esprimeva:

«Il Santo […] amava negli altri la santa semplicità, figlia della Grazia, vera sorella della sapienza, madre della giustizia […] È la semplicità che in tutte le leggi divine lascia le tortuosità delle parole, gli ornamenti e gli orpelli, come pure le ostentazioni e le curiosità a chi vuole perdersi, e cerca non la scorza ma il midollo, non il guscio ma il nòcciolo, non molte cose ma il molto, il sommo e stabile Bene» ( FF 775).

E ancora, dirigendosi verso la valle Spoletana, durante il cammino discuteva con i compagni sul modo di osservare la Regola: “sul modo in cui progredire in ogni santità e giustizia davanti a Dio, sul modo in cui santificare se stessi ed essere di esempio per gli altri” (FF 1065).

Era talmente infiammato dall’amor di Dio da fargli vibrare l’intimo come un plettro:

«Offrire, in compenso dell’elemosina, il prezioso patrimonio dell’amor di Dio - così egli affermava - è nobile prodigalità […] poiché soltanto il prezzo inapprezzabile dell’amor divino è capace di comprare il regno dei cieli. E molto si deve amare l’amore di Colui che molto ci ha amato» (FF 1161).

 

«Ma guai a voi, farisei, perché pagate la decima della menta e della ruta e di ogni erbaggio, e trascurate il giudizio e l’amore di Dio» (Lc 11,42).

 

 

Mercoledì 28.a sett. T.O. (Lc 11,42-46)

Martedì, 01 Ottobre 2024 23:06

All’Inizio non era così

Pagina 6 di 9
Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Non vanno disprezzate, ma assunte e dinamizzate in comunione - con recuperi che rinnovano i rapporti. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse. Così i crolli si possono trasformare rapidamente in risalite (differenti) anche per chi non ha stima di sé
God is Relationship simple: He demythologizes the idol of greatness. The Eternal is no longer the master of creation - He who manifested himself strong and peremptory; in his action, again in the Old Covenant illustrated through nature’s irrepressible powers
Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza. L’Eterno non è più il padrone del creato - Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura
Starting from his simple experience, the centurion understands the "remote" value of the Word and the magnet effect of personal Faith. The divine Face is already within things, and the Beatitudes do not create exclusions: they advocate a deeper adhesion, and (at the same time) a less strong manifestation
Partendo dalla sua semplice esperienza, il centurione comprende il valore “a distanza” della Parola e l’effetto-calamita della Fede personale. Il Cospetto divino è già dentro le cose, e le Beatitudini non creano esclusioni: caldeggiano un’adesione più profonda, e (insieme) una manifestazione meno forte
What kind of Coming is it? A shortcut or an act of power to equalize our stormy waves? The missionaries are animated by this certainty: the best stability is instability: that "roar of the sea and the waves" Coming, where no wave resembles the others.
Che tipo di Venuta è? Una scorciatoia o un atto di potenza che pareggi le nostre onde in tempesta? I missionari sono animati da questa certezza: la migliore stabilità è l’instabilità: quel «fragore del mare e dei flutti» che Viene, dove nessuna onda somiglia alle altre.
The words of his call are entrusted to our apostolic ministry and we must make them heard, like the other words of the Gospel, "to the end of the earth" (Acts 1:8). It is Christ's will that we would make them heard. The People of God have a right to hear them from us [Pope John Paul II]
Queste parole di chiamata sono affidate al nostro ministero apostolico e noi dobbiamo farle ascoltare, come le altre parole del Vangelo, «fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8). E' volontà di Cristo che le facciamo ascoltare. Il Popolo di Dio ha diritto di ascoltarle da noi [Papa Giovanni Paolo II]
"In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet". This refers to the solidity of the Word. It is solid, it is the true reality on which one must base one's life (Pope Benedict)
«In aeternum, Domine, verbum tuum constitutum est in caelo... firmasti terram, et permanet». Si parla della solidità della Parola. Essa è solida, è la vera realtà sulla quale basare la propria vita (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.