«Che cosa volete darmi e io ve lo consegnerò» (Mt 26,15). Così Giuda.
Il denaro [trenta monete d’argento era il prezzo per uno schiavo] contava più del tradire Cristo!
Francesco donò ai poveri quanto aveva; per il resto lo sentiva in abominio, sapendo cosa spesso produce.
Egli scrisse più Regole, e le sperimentava prima di porre mano alla definitiva.
In una di esse esprime il suo rifiuto del denaro così:
«Stiamo attenti, noi che abbiamo lasciato tutto, a non perdere il regno dei cieli per così poco. E se ci capitasse di trovare del denaro, non facciamone caso più che della polvere» (FF 1439).
Infatti trasmetteva ai frati la passione per la povertà, ricordando che il denaro si presta bene a tradire.
Una volta Francesco era in viaggio con un suo compagno nelle Puglie. Vicino a Bari, sulla strada, trovarono una grande borsa.
Il compagno, vedendola gonfia e sembrava piena di denaro, lo invitava a raccoglierla per distribuirne la somma ai poveri.
Ma il Poverello rifiutò, vedendovi un inganno del demonio: dare in elemosina il denaro altrui, dopo averlo sottratto di nascosto.
Siccome il frate ogni tanto tornava sull’argomento, molestando l’uomo di Dio, il santo accondiscese a tornare sul posto, ma non per fare quello che sosteneva il frate, bensì per svelare l’inganno diabolico.
Ci dicono le Fonti:
"Ritorna, in compagnia del frate e di un giovane, incontrato sulla strada, vicino alla fonda [borsa] e comanda di raccoglierla da terra.
Il frate comincia, con stupore, a tremare, perché già presente il prodigio diabolico.
Tuttavia scaccia l’esitazione, facendosi forte col comando della santa obbedienza, e stende la mano verso la borsa.
Ed ecco: salta fuori un grosso serpente, che subito scompare insieme con la borsa.
Così fu svelato l’inganno del demonio e scoperta l’astuzia fraudolenta del nemico.
«Il denaro - disse allora il Santo al suo compagno - per i servi di Dio, non è altro, o fratello, che demonio e serpente velenoso» " (FF 1124).
Francesco esortava spesso i suoi frati a non tradire Madonna Povertà, consegnandola per poche monete.
Mercoledì santo (Mt 26,14-25)