«Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15).
Maria di Magdala piangeva il suo Signore, vicino al sepolcro. Smarrita e addolorata, si affliggeva non sapendo dove fosse, fin quando Gesù si fece presente.
Anche Chiara, nel chiuso di San Damiano, piangeva durante l’orazione per il suo Cristo, unendosi alla sua Passione, nell’attesa della Risurrezione.
Nella Leggenda leggiamo:
"Aveva ormai fissato nella Luce lo sguardo ardentissimo del desiderio interiore e, trascesa la sfera delle vicissitudini umane, spalancava in tutta la sua ampiezza il campo del suo spirito alla pioggia della Grazia.
[…] Spessissimo, prostrata in orazione col volto a terra, bagna il suolo di lacrime e lo sfiora con baci: così che pare avere sempre tra le braccia il suo Gesù, i cui piedi inondare di lacrime, su cui imprimere baci" (FF 3197).
Chiara cercava interiormente il Signore, anche per coloro che non lo desideravano.
Si guardava dal trattenere Cristo che saliva al Padre, vivendo l’annuncio della Resurrezione con volto di luce, attestante la visione attuale di Lui ai fratelli che l’avvicinavano.
Visse il perenne Esodo terreno in vista della Terra promessa, che già assaporava a piccole dosi.
Francesco, dal canto suo, giullare della Risurrezione, piangeva la Passione d’Amore, corroborata dalla rinascita esistenziale.
Ancora, nella Leggenda maggiore di San Bonaventura:
"A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell’altro mondo: uno che, la mente e il volto sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l’alto" (FF 1072).
Come Maria di Magdala ebbe a fare il passaggio dall’esterno (vicina al sepolcro) all’interno della propria anima - per riconoscere Gesù Risorto.
Così Francesco, dopo essere vissuto all’esterno, fra allegre brigate assisane, aveva incontrato il «Rabbuni» all’interno del suo cuore. Riconoscendo e decifrando il Maestro della sua vita, in orazione dinanzi al Crocifisso di San Damiano.
Lì ritrovando Dio, ritrovava se stesso; in mezzo al pianto e alla gioia perfetta.
Gesù rivolse pure a lui la domanda: «Perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15).
Il Crocifisso damianita divenne il luogo della sua risurrezione, dove il pianto di una vita mancata, passata nei sollazzi, cedette il passo alla Chiamata per nome, in vista d’una rigenerazione personale e comunitaria.
A San Damiano, quando dal Crocifisso venne a lui una Voce divina che lo invitò a cambiare vita, il Povero pronunciò questa preghiera:
«Rapisca, ti prego, o Signore,
l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
perché io muoia per amore dell’amore tuo,
come tu ti sei degnato morire
per amore dell’amore mio» (FF 277).
Martedì Ottava di Pasqua (Gv 20,11-18)