Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Il Vangelo di Luca parla oggi del secondo annuncio della Passione di Gesù.

Egli cercava di preparare i discepoli alla consumazione del suo mistero Pasquale, ma essi facevano fatica a capire, non coglievano il senso di quanto il Signore esprimeva.

Come Gesù si trova di fronte all’incomprensione dei discepoli dinanzi al mistero della sua morte, così Francesco ha dinanzi a sé, alla fine della sua vita, lo sconcerto dei suoi frati.

Nelle Fonti:

“Fece chiamare tutti i frati presenti nella casa, e cercando di lenire il dolore che dimostravano per la sua morte, li esortò con affetto paterno all’amore di Dio […]

«Addio - disse - voi tutti figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre!

E poiché si avvicina l’ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso!

Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia».

E benedisse nei presenti anche tutti i frati, ovunque si trovassero nel mondo, e quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli” (FF 806).

“Mentre i frati versavano lacrime amarissime e si lamentavano desolati […] Volle anche i libri dei Vangeli e chiese che gli leggessero il Vangelo secondo Giovanni […]” (FF 808).

E ancora:

“Si rivolse poi al medico:

«Coraggio, frate medico, dimmi pure che la morte è imminente: per me sarà la porta della vita!».

E ai frati:

«Quando mi vedrete ridotto all’estremo, esponetemi nudo sulla terra come mi avete visto ieri l’altro, e dopo che sarò morto, lasciatemi giacere così per il tempo necessario a percorrere comodamente un miglio».

Giunse infine la sua ora, ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio” (FF 810).

 

«Ponete voi nei vostri orecchi queste parole perché il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini» (Lc 9,44).

 

 

Sabato della 25.a sett. T.O. (Lc 9,43b-45)

Sabato, 14 Settembre 2024 06:36

Incarnazione e Passione

Dinanzi alla gente che lo scambia per il Battista o Elia o uno dei profeti,

Gesù chiede ai suoi:

«Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20).

E poi ricorda ai discepoli che il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto.

 

Francesco d’Assisi parlava spesso ai suoi frati delle sofferenze patite dal Cristo, della sua Passione, per la quale piangeva molto.

Testimoniava la sua fede in Gesù, Figlio di Dio, con grande fervore.

Infatti “insegnò loro […] a confessare schiettamente la verità della fede, così come la tiene e la insegna la Santa Chiesa romana.

Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano, o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata” (FF 1069).

Le Fonti ci ammaestrano al riguardo:

“Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere.

Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro” (FF 467).

E nei suoi scritti:

“A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro […] Egli che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile […] degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen” (FF 202).

Ancora: “Si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e […] le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore […] e non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi.

Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo.

Incontrò, un giorno, un suo intimo amico, e avendogli manifestato la causa del dolore, subito anche questi proruppe in lacrime amare” (FF 594).

Il pensiero che Gesù in noi doveva ancora soffrire molto lo tormentava rendendolo compreso di tale Mistero giorno e notte.

 

 

Venerdì della 25.a sett. T.O. (Lc 9,18-22)

Giovedì, 12 Settembre 2024 03:36

Chi è costui?

I pochi versetti del capitolo nove di Luca, presi in considerazione dalla Liturgia odierna, accendono luci sul dilemma di Erode in merito a Gesù:

«Giovanni, l’ho fatto decapitare io; ora, chi è costui del quale sento tali cose?» (Lc 9,9).

E voleva vederlo!

Nelle Fonti Francescane troviamo passi che rivelano come

la gente non smetteva d’interrogarsi sul Poverello.

Dopo la conversione, Francesco d’Assisi fu rivestito da Dio di singolari carismi da lui tenuti nell’umiltà del nascondimento.

Ma le meraviglie che il Signore compiva per mezzo del Poverello parlavano per lui.

Suscitava stupore e sconcerto la sua vita semplice sulle orme di Cristo. La gente non smetteva d’interrogarsi sulla sua persona e su quanto compiva.

Le Fonti illuminano:

“Anche i malati che mangiavano il pane toccato dall’uomo di Dio, ottenevano rapidamente per divino intervento, la guarigione” (FF 1220).

“Poiché l’araldo di Cristo era famoso per questi e molti altri prodigi, la gente prestava attenzione alle sue parole, come parlasse un Angelo del Signore.

Infatti la prerogativa delle virtù eccelse, lo spirito di profezia, la potenza taumaturgica, la missione di predicare venuta dal Cielo, l’obbedienza delle creature prive di ragione, le repentine conversioni dei cuori operate dall’ascolto della sua parola, la scienza infusa dallo Spirito Santo e superiore all’umana dottrina, l’autorizzazione a predicare concessa dal Sommo Pontefice per rivelazione divina, come pure la Regola, che definisce la forma della predicazione, confermata dallo stesso Vicario di Cristo e, infine, i segni del Sommo Re impressi come un sigillo nel suo corpo, sono come dieci testimonianze per tutto il mondo e confermano senza ombra di dubbio che Francesco, l’araldo di Cristo, è degno di venerazione per la missione ricevuta, autentico nella dottrina insegnata, ammirabile per la santità e che, perciò, egli ha predicato il Vangelo di Cristo come un vero inviato di Dio” (FF 1221).

Ancora oggi, tutto questo suscita domande: «Chi è, dunque, costui?».

Le Fonti aggiungono: “quella Sapienza che è più nobile d’ogni moto e penetra dappertutto per la sua purezza, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e i profeti” (FF 1202).

 

 

Giovedì della 25.a sett. T.O. (Lc 9,7-9)

Mercoledì, 11 Settembre 2024 04:34

Sequela e Missione, dall’Ascolto

La Liturgia ci propone l’invio dei Dodici ad annunziare il Regno di Dio e a guarire gli infermi.

 

Dopo aver riparato la Chiesa di S. Maria degli Angeli, sentendo proclamare un brano evangelico sull’Annuncio della Buona Novella, Francesco lascia ogni cosa e accoglie il mandato di Cristo.

Nelle Fonti Francescane troviamo in proposito:

“Un giorno in cui in questa chiesa si leggeva il brano del Vangelo relativo al mandato affidato agli Apostoli di predicare, il Santo, che era presente e ne aveva intuito solo il senso generale, dopo la Messa, pregò il sacerdote di spiegargli il passo.

Il sacerdote glielo commentò punto per punto, e Francesco, udendo che i discepoli di Cristo non devono possedere né oro, né argento, né denaro, né bisaccia, né pane, né bastone per via, né avere calzari, né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza [Lc 9,1-6], subito, esultante di Spirito Santo, esclamò:

«Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!».

S’affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda.

Da quell’istante confeziona per sé una veste che riproduce l’immagine della croce, per tenere lontane le seduzioni del demonio; la fa ruvidissima, per crocifiggere la carne e tutti i suoi vizi e peccati, e talmente povera e grossolana da rendere impossibile al mondo invidiargliela” (FF 356).

“In certe regioni erano accolti, ma senza permettere loro di costruire abitazioni. Altrove, venivano cacciati, per paura che fossero degli eretici” (FF 1475).

 

«E li mandò predicare il regno di Dio e a guarire [gli infermi]» (Lc 9,2).

 

 

Mercoledì 25.a sett. T.O. (Lc 9,1-6)

Martedì, 10 Settembre 2024 10:43

Dono Francescano e Crocifissione

Martedì, 10 Settembre 2024 05:02

Ascolto e Incarnazione

Gesù chiama a riflettere su chi sono sua madre e i suoi fratelli: «questi che ascoltano la Parola di Dio e la fanno» (Lc 8,21).

Francesco, che si riteneva semplice e idiota, amava appassionatamente la Parola di Dio.

Infatti, imbattendosi a terra con le Lettere, le raccoglieva per averne il dovuto riguardo.

Lo attestano le Fonti, nella prima lettera (da lui scritta) ai Custodi:

«Anche gli scritti che contengono i nomi e le parole del Signore, ovunque fossero trovati in luoghi sconvenienti, siano raccolti e collocati in luogo degno» (FF 242).

La stessa Chiara, pianticella del Serafico Padre, nel suo Testamento, ricorda quanto Francesco amasse e vivesse la Parola, dandone l’esempio:

«Il Figlio di Dio si è fatto nostra via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato Padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui» (FF 2824).

E a chi gli chiedeva se avesse piacere che le persone istruite entrassero nell’Ordine, rispondeva:

«Ne ho piacere; purché, però, sull’esempio di Cristo, di cui si legge non tanto che ha studiato quanto che ha pregato, non trascurino di dedicarsi all’orazione e purché studino non tanto per sapere come devono parlare, quanto per mettere in pratica le cose apprese, e, solo quando le hanno messe in pratica, le propongano agli altri.

Voglio che i miei frati siano discepoli del Vangelo e progrediscano nella conoscenza della verità, in modo tale da crescere contemporaneamente nella purezza della semplicità» (FF 1188).

“E la ragione principale per cui venerava i ministri della Parola di Dio era questa: che essi fanno rivivere la discendenza del loro fratello morto, cioè fanno rivivere il Cristo, che è stato crocifisso per i peccatori, quando li convertono, facendosi loro guida con pia sollecitudine e con sollecita pietà.

Affermava che questo ufficio della pietà è più gradito di ogni sacrificio al Padre delle misericordie, soprattutto se viene adempiuto con zelo dettato da carità perfetta, per cui ci si affatica in esso più con l’esempio che con la parola, più con le lacrime della preghiera che con la loquacità dei discorsi” (FF 1135).

“Egli infatti non era mai stato un ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando ad una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di seguirlo alla lettera” (FF 357).

 

 

Martedì della 25.a sett. T.O. (Lc 8,19-21)

Sabato, 07 Settembre 2024 04:05

Lampada sul candelabro

Il brano di Luca oggi proposto pone in evidenza la chiarità della lampada, che non va oscurata bensì esaltata per diffondersi.

Gesù insiste pure sulla necessità di disposizioni adeguate per ascoltare la Parola.

Il riverbero di tutto questo lo scopriamo anche nelle Fonti francescane.

Il Povero d’Assisi, luce dell’Ordine dei Minori, aveva compreso per grazia che da come ascoltiamo la Parola di Dio dipendono poi i frutti.

Per questo nei suoi scritti leggiamo:

”E poiché chi è da Dio ASCOLTA LE PAROLE DI DIO, perciò noi, che in modo tutto speciale siamo deputati ai divini uffici, dobbiamo non solo ascoltare e praticare quello che Dio dice, ma anche, per radicare in noi l’altezza del nostro Creatore e la nostra sottomissione a lui, custodire i vasi sacri e i libri liturgici, che contengono le sante parole” (Lettera a tutti i Chierici, FF 224).

Sapeva che l’ascolto incide sulla luminosità della testimonianza tanto che, nella Vita Seconda del Celano, viene rilevato:

“I frati minori sono stati mandati dal Signore in questo ultimo tempo per offrire esempi di luce a chi è avvolto dal buio dei peccati” (FF 739).

Altresì Chiara, fin dal grembo materno profetizzata come luce per il mondo, nella lettera d’introduzione della Leggenda è guardata come un dono speciale di Dio per l’umanità:

“Perciò Dio misericordioso suscitò la venerabile vergine Chiara e in lei fece splendere alle donne una chiarissima lampada” (FF 3151), questa sì da non mettere sotto il moggio, ma sul lucerniere per far luce a tutti noi.

Amava e cercava l’ascolto attento della Parola. Infatti:

“Provvede alle figlie, mediante devoti predicatori, l’alimento della Parola di Dio, della quale riserva per se stessa una larga porzione. Da tale gioia […] è pervasa nell’ascolto della santa predicazione” (FF 3230).

“Allorché, infatti, ritornava nella gioia della santa orazione, riportava dal fuoco dell’altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle.

Esse constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza e che la sua faccia pareva più luminosa del solito.

Certamente, nella sua dolcezza, Dio aveva dato convito alla poverella e, dopo averle inondato l’animo nell’orazione con la sua LUCE VERA, lo manifestava al di fuori sensibilmente” (FF 3199).

Chiara luminosa per virtù risplende nella Chiesa come lampada sul candelabro, illuminando le tenebre di questo mondo.

 

«Ora, nessuno accesa una lucerna la copre con un vaso o mette sotto un letto, ma la pone su un lucerniere, perché quelli che entrano vedano la luce» (Lc 8,16).

 

 

Lunedì della 25.a sett. T.O. (Lc 8,16-18)

Venerdì, 06 Settembre 2024 03:40

Davvero il Minimo, a servizio

Francesco era davvero il Minimo e si riteneva un nulla davanti a Dio e agli uomini, rifuggendo dagli onori.

Nelle Fonti troviamo come lui stesso si considerava: «Ed io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che io posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione […]» (FF 131).

L’essere ultimo fra tutti era il fondamento del frate minore e della comunità.

A tal proposito, egli una volta ebbe a dire:

«L’Ordine e la vita dei frati minori si assomiglia a un piccolo gregge, che il Figlio di Dio, in questa ultima ora, ha chiesto al suo Padre celeste, dicendo: Padre vorrei che tu suscitassi e donassi a me in questa ultima ora un nuovo umile popolo, diverso per la sua umiltà e povertà da tutti gli altri che lo hanno preceduto, e fosse felice di non possedere che me solo».

E il Padre rispose al suo Figlio diletto: «Figlio ciò che hai chiesto, è fatto». ( FF 1617).

Infatti, il servo di Dio è descritto da Francesco, nella Leggenda perugina, così:

«Il servo di Dio è come una pittura, una creatura fatta a immagine di Dio, nella quale è Dio che viene onorato nei suoi benefici. Il servo di Dio, dunque, simile a una tavola dipinta, non deve riferire nulla a se stesso: l’onore e la gloria vanno resi a Dio solo» (FF 1660).

“Francesco volle essere umile in mezzo si suoi fratelli. Per conservare una più grande umiltà, pochi anni dopo la sua conversione […] egli rassegnò le dimissioni dall’incarico di prelato, dicendo alla presenza di tutti i frati convenuti:

«Da ora io sono morto per voi. Ma ecco frate Pietro Cattanio, al quale io e voi tutti obbediremo» (FF 1661).

Fu davvero, durante tutta la vita, infinitamente piccolo e servo di tutti, per ricalcare le orme di Gesù.

Agli stessi frati, nella Regola, è chiesto di vivere come stranieri e pellegrini in questo mondo, e nei primordi “volle che abitassero nei lazzaretti a servizio dei lebbrosi” (FF 1658).

Giovedì, 05 Settembre 2024 17:17

Vocazione Conversione

Nella festa di S. Matteo apostolo la liturgia propone il brano evangelico dell’omonimo, e narra la sua conversione e sequela.

Gesù risponde alla malignità dei capi dicendo:

«Non hanno bisogno i sani del medico, ma i malati» (Mt 9,12).

Sottolineando la loro lontananza dalla Misericordia; schiavi dei loro stessi legalismi.

 

Quando la Luce divina gli fece comprendere che il Signore lo chiamava a seguirne le orme, Francesco lasciò tutto immediatamente e si dedicò a come fare per meglio vivere il Vangelo.

Gesù gli aveva fatto capire che la Misericordia deve avere sempre la meglio nelle vicende.

Nelle Fonti leggiamo:

“L’olio ed il vino, la verga e il bastone, lo zelo e l’indulgenza […] ogni cosa ha il suo tempo.

Tutto ciò richiede il Dio delle vendette e il Padre delle misericordie: però preferisce la misericordia al sacrificio” (FF 763).

Un giorno mentre stava pregando sentì dirsi:

«Francesco, se vuoi conoscere la mia volontà, devi disprezzare e odiare tutto quello che mondanamente amavi e bramavi possedere.

Quando avrai cominciato a fare così, ti parrà insopportabile e amaro quanto per l’innanzi ti era attraente» (FF 1407).

Da qui il suo amore per i lebbrosi:

“Trascorsi pochi giorni, prese con sé molto denaro e si recò all’ospizio dei lebbrosi; li riunì e distribuì a ciascuno l’elemosina, baciandogli la mano.

Nel ritorno, il contatto che dianzi gli riusciva repellente, quel vedere cioè e toccare dei lebbrosi, gli si trasformò veramente in dolcezza” (FF 1408).

Già, il divin Maestro fa convito con i malati e non li abborrisce, perché sono essi ad avere bisogno del medico e da essi Francesco fu guarito nell’anima.

 

 

S. Matteo Ap. Ev. (Mt 9,9-13)

Il capitolo otto di Luca, all’inizio, parla di annuncio della Buona Novella del Regno da parte di Gesù e dei Dodici, e della sequela di donne che, sanate, seguono  il Signore, mettendo quanto possiedono al loro servizio.

Aprendo la finestra francescana vediamo che, dopo aver conosciuto la volontà del Signore per divina ispirazione, Francesco, il Minimo, si dedica anima e corpo a compiere la missione affidatagli da Dio.

Suo compito: annunciare il Regno, far conoscere alla gente la Buona Novella in povertà, rinunciando a ogni cosa che non fosse indispensabile.

Le Fonti sono straordinariamente ricche in proposito.

“Un giorno, mentre ascoltava la Messa, udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare […] Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano al sacerdote.

Allora, raggiante di gioia, esclamò:

«È proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze!».

E fissando nella memoria quelle direttive, s’impegnò ad eseguirle lietamente […]

Si sbarazzò di tutto quello che possedeva di doppio […] Si confezionò una tonaca misera e grossolana e, in luogo della cinghia di pelle, strinse i fianchi con una corda.

Ispirato da Dio, cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza, con semplicità.

Le sue parole non erano frivole […] ma piene della virtù dello Spirito Santo penetravano nell’intimo delle coscienze, così da toccare vivamente gli ascoltatori” (FF 1427).

“L’uomo di Dio, Francesco, animato dallo Spirito dei profeti e seguendo il loro linguaggio, come echeggiando il suo precursore, annunziava la pace e predicava la salvezza” (FF 1428).

“Un numero crescente di persone veniva attirato dalla schiettezza e veracità dell’insegnamento e della vita di Francesco.

Due anni dopo la sua conversione, alcuni uomini si sentirono stimolati dal suo esempio a fare penitenza e a unirsi a lui, rinunziando a tutto, indossando lo stesso saio e conducendo la stessa vita” (FF 1429).

La prima donna che seguì Francesco fu Chiara, che abbandonata la casa paterna, prese a seguirlo per vivere il Vangelo.

“Nobile di nascita, più nobile per grazia […] Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù” (FF 351).

Sull’esempio di lei anche le altre sorelle mettevano a disposizione i loro beni spirituali a servizio del Vangelo.

 

«C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state curate […] Susanna e molte altre, che li servivano con i propri averi» (Lc 8,1b-2a.3b).

 

 

Venerdì 24.a sett. T.O. (Lc 8,1-3)

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"His" in a very literal sense: the One whom only the Son knows as Father, and by whom alone He is mutually known. We are now on the same ground, from which the prologue of the Gospel of John will later arise (Pope John Paul II)
“Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni (Papa Giovanni Paolo II)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
But what moves me even more strongly to proclaim the urgency of missionary evangelization is the fact that it is the primary service which the Church can render to every individual and to all humanity [Redemptoris Missio n.2]
Ma ciò che ancor più mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità [Redemptoris Missio n.2]
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]
Who is freer than the One who is the Almighty? He did not, however, live his freedom as an arbitrary power or as domination (Pope Benedict)
Chi è libero più di Lui che è l'Onnipotente? Egli però non ha vissuto la sua libertà come arbitrio o come dominio (Papa Benedetto)
The Church with her permanent contradiction: between the ideal and reality, the more annoying contradiction, the more the ideal is affirmed sublime, evangelical, sacred, divine, and the reality is often petty, narrow, defective, sometimes even selfish (Pope Paul VI)
La Chiesa con la sua permanente contraddizione: tra l’ideale e la realtà, tanto più fastidiosa contraddizione, quanto più l’ideale è affermato sublime, evangelico, sacro, divino, e la realtà si presenta spesso meschina, angusta, difettosa, alcune volte perfino egoista (Papa Paolo VI)
St Augustine wrote in this regard: “as, therefore, there is in the Catholic — meaning the Church — something which is not Catholic, so there may be something which is Catholic outside the Catholic Church” [Pope Benedict]
Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» [Papa Benedetto]

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