Nei versetti del Vangelo di oggi Gesù chiama ad amarsi scambievolmente, come Lui ci ha amati, sino in fondo.
Nella vita di Francesco questo comandamento brillò particolarmente.
Amava i suoi con predilezione e aveva cura dei poveri e di quei lebbrosi un tempo aborriti.
Le Fonti c’informano con passi significativi.
"Da allora si rivestì dello spirito di povertà, di un intimo sentimento d’umiltà e di pietà profonda.
Mentre prima aborriva non solo la compagnia dei lebbrosi, ma perfino il vederli da lontano, ora, a causa di Cristo crocifisso, che, secondo le parole del profeta, ha assunto l’aspetto spregevole di un lebbroso, li serviva con umiltà e gentilezza, nell’intento di raggiungere il pieno disprezzo di se stesso.
Visitava spesso le case dei lebbrosi; elargiva loro generosamente l’elemosina e con grande compassione ed affetto baciava loro le mani e il volto.
Anche per i poveri mendicanti bramava spendere non solo i suoi beni, ma perfino se stesso.
Talvolta, per loro si spogliava dei vestiti, talvolta li faceva a pezzi, quando non aveva altro da donare.
Soccorreva pure, con riverenza e pietà, i sacerdoti poveri, provvedendo specialmente alla suppellettile dell’altare, per diventare, così, partecipe del culto divino, mentre sopperiva al bisogno dei ministri del culto" (FF 1036).
Per il Poverello dare la vita per i suoi amici era pane quotidiano e gioia del cuore.
Aveva insegnato ai frati a soccorrere il proprio fratello nelle necessità e nei pericoli, pronti a dare la vita perché l’altro fosse.
Nella Leggenda dei tre compagni:
"Un giorno che due frati camminavano insieme, si imbatterono in un pazzo, che si mise a lanciare delle pietre contro di loro.
Uno di essi, vedendo che le pietre erano dirette contro il compagno, subito gli si mise davanti, preferendo essere colpito lui a posto del fratello.
Tale era l’amore reciproco che li infiammava, e così sinceramente erano pronti a dare la vita l’uno per l’altro" (FF 1447).
E ancora:
"A chi voleva entrare nell’Ordine il Santo insegnava a ripudiare anzitutto il mondo, offrendo a Dio prima i beni esterni, poi a fare il dono interiore di se stessi" (FF 667).
L’amore vicendevole era suo ideale fisso, pensando a quanto il Salvatore aveva patito perché noi fossimo Uno.
«Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri, come ho amato voi» (Gv 15,12).
Venerdì della 5.a sett. di Pasqua (Gv 15,12-17)