In questa domenica il Vangelo evidenzia la risposta data da Gesù ai discepoli:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e faremo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
Francesco, innamorato di Cristo, desiderava essere abitato in pienezza dal Signore, custodendo una Relazione d’amore profonda.
Desiderava ardentemente essere dimora di Dio e lo chiedeva nella preghiera per i suoi fratelli.
Nelle Fonti, luogo di primizie, troviamo:
«E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora. E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo […]» (FF 200 - Lettera ai fedeli).
Ancora, nella Vita prima del Celano:
"Passando un giorno per quelle contrade con grande pompa e clamore l’imperatore Ottone*, che si recava a ricevere «la corona della terra», il santissimo padre non volle neppure uscire dal suo tugurio, che era vicino alla via di transito, né permise che i suoi vi andassero, eccetto uno il quale doveva annunciare con fermezza all’imperatore che quella sua gloria sarebbe durata ben poco.
Siccome il glorioso Santo aveva la sua dimora nell’intimo del cuore, dove preparava una degna abitazione a Dio, il mondo esteriore con il suo strepito non poteva mai distrarlo, né alcuna voce interrompere la grande opera a cui era intento. Si sentiva investito dall’autorità apostolica, e perciò ricusava fermamente di adulare re e principi" (FF 396).
Il Povero si considerava l’Araldo del Gran Re, l’unico vero Re: Gesù, che non inseguiva certo la corona umana.
Dimorare in Dio per Francesco significava vivere in pienezza la sua Parola, avere i sentimenti di Cristo, compiere la propria missione ricevuta, con la forza dello Spirito.
E Chiara, altresì, nella terza lettera ad Agnese di Praga, ricorda:
«È ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna tra tutte le creature, è resa dalla Grazia di Dio più grande del cielo.
Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità, di cui gli empi sono privi. È la stessa Verità che lo afferma:
«Colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io pure l’amerò; noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora» (FF 2892).
La comunità di Santa Maria della Porziuncola e quella di San Damiano furono davvero due luoghi dove la Trinità si specchiò e rifulse.
* Ottone IV transitò per il Ducato di Spoleto alla fine del settembre 1209.
* Incoronato a Roma il 4 ottobre e destituito dallo stesso Papa Innocenzo III un anno dopo. Ma la notizia potrebbe riferirsi pure ad un successivo passaggio dell’imperatore avvenuto nel 1210.
Domenica 6.a di Pasqua C (Gv 14,23-29)