Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Domenica, 29 Giugno 2025 03:42

Guarigioni e Fede

Il Vangelo proposto oggi  evidenzia Gesù che risuscita una fanciulla morta e la guarigione di una donna affetta, da molto tempo, da perdite di sangue.

Gesù salva entrambe, e alla donna dice:

«Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata» (Mt 9,22).

Come Gesù, Francesco il Semplice non umiliava i bisognosi, ma andava loro incontro e li salvava per mezzo della fede in Dio.

Le Fonti raccontano:

“Nella diocesi di Sora, una nobildonna di nome Rogata, da ventitré anni era affetta da perdite di sangue. Si aggiunga che era ricorsa a moltissimi medici, ricavandone moltissimi malanni.

Spesso per l’acuirsi della malattia, sembrava in fin di vita. Se, poi, si riusciva ad arrestare l’emorragia, le si gonfiava tutto il corpo.

Le capitò di sentire un ragazzo che cantava in vernacolo romanesco la storia dei miracoli operati da Dio per mezzo di San Francesco e allora, sciogliendosi in lacrime per la commozione e il dolore, incominciò a dire così:

«O beato Padre Francesco, che rifulgi per tanti miracoli, se ti degnerai di liberarmi da questa malattia, ne avrai grande accrescimento di Gloria, perché un miracolo così grande finora non l’hai mai fatto».

A che tante parole? Aveva appena finito di parlare, che si sentì guarita per i meriti del beato Francesco.

Anche una donna di Sicilia, che per sette anni aveva patito perdite di sangue, fu guarita dal Santo alfiere di Cristo” (FF 1314).

La fede in Gesù e nei suoi servi opera cose meravigliose!

 

 

Lunedì della 14.a sett. T.O(Mt 9,18-26)

Sabato, 28 Giugno 2025 02:56

Missione: agnelli in mezzo a lupi

Il brano proposto in questa domenica è tratto dal Vangelo lucano e pone l’accento sul mandato di Gesù ai suoi, evidenziando in che modo dovevano essere itineranti del Vangelo.

«Andate! Ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Non portate borsa, né bisaccia, né sandali, e non salutate nessuno per la via» (Lc 10,3-4).

Le Fonti documentano come Francesco prese alla lettera questa Parola di Dio, invitando i suoi frati a fare altrettanto.

Il Povero d’Assisi si dichiarava semplice e idiota e insegnava ai suoi frati la via della semplicità, sorella della vera Sapienza e della mansuetudine.

Nella Leggenda Maggiore si legge:

«Voglio che i miei frati siano discepoli del Vangelo e progrediscano nella conoscenza della Verità, in modo tale da crescere contemporaneamente nella purezza della semplicità. Così non disgiungeranno la semplicità della colomba dalla prudenza del serpente, che il Maestro insuperabile ha congiunto con la sua Parola benedetta» (FF 1188).

Francesco ebbe la grazie di farsi grande testimone anche nell’incontro con i soldati Saraceni.

Prese con sé un compagno, frate Illuminato, e decise di annunciare Cristo anche fra chi tagliava la testa ai cristiani.

“Partì, dunque, prendendo con sé un compagno, che si chiamava Illuminato ed era davvero illuminato e virtuoso.

Appena si furono avviati, incontrarono due pecorelle.

Il Santo si rallegrò e disse al compagno:

«Abbi fiducia nel Signore, fratello, perché si sta realizzando in noi quella parola del Vangelo: Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi».

Avanzarono ancora e si imbatterono nelle sentinelle saracene, che, slanciandosi come lupi contro le pecore, catturarono i servi di Dio minacciandoli di morte, crudelmente e sprezzantemente li maltrattarono, li coprirono d’ingiurie e di percosse e li incatenarono.

Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi, per disposizione della divina Provvidenza li portarono dal Soldano, come l’uomo di Dio voleva” (FF 1173).

E spesso il Poverello “riscattò gli agnelli che venivano condotti al macello, in memoria di quell’Agnello mitissimo, che volle essere condotto alla morte per redimere i peccatori” (FF 1145).

Inoltre, dovunque si recasse ad annunciare il Vangelo, portava a tutti il saluto della Pace:

"In ogni suo sermone, prima di comunicare la Parola di Dio al popolo, augurava la pace, dicendo:

«Il Signore vi dia Pace!».

Questa Pace egli annunciava sempre con molta devozione a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui” (FF 359).

Francesco era tutto teso ad annunciare quel Regno di Dio da cui ormai era posseduto; ardeva dal desiderio di testimoniarlo perché raggiungesse più anime possibili.

 

 

Domenica 14.a T.O. (anno C)  [Lc 10,1-12.17-20]

Venerdì, 27 Giugno 2025 04:31

Quale digiuno?

Gesù risponde ai discepoli di Giovanni sul digiuno. Ora lo Sposo è con loro e non si digiuna; quando sarà loro tolto digiuneranno.

Logica che scardina la mentalità legalista.

Nelle Fonti abbiamo vari brani che evidenziano il modo di agire del Povero d’Assisi in merito a tale argomento.

Il Minimo vietava gli eccessi.

Francesco sapeva ben discernere fra importanza del digiuno ed esagerazione nel praticarlo.

Nella sua vita, mai la forma prese il posto della sostanza. Le Fonti francescane c’illustrano:

“Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali […]

L’uomo di Dio vietava simili eccessi, ammonendo quei fratelli con amorevolezza e richiamandoli al buonsenso, curando le loro ferite con la medicina di sagge istruzioni […]

Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati.

Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti” (FF 1470).

Tutto questo pur essendo “uomo nuovo, [che] con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo” (FF 3162).

Da persona matura e profondamente umana, egli sapeva aiutare i suoi frati, valutando le diverse situazioni che aveva dinanzi.

Nella Leggenda dei Tre compagni:Tuttavia, quand’era il caso, castigava quelli che commettevano delle infrazioni" (FF 1470).

Francesco aveva ricevuto, per Grazia, il dono incommensurabile del vero discernimento.

Il Piccolo non tradiva la sostanza per la forma: custodiva entrambe in un sensato equilibrio umano e spirituale.

 

«Ma verranno giorni quando sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno» (Mt 9,15)

 

 

Sabato della 13.a sett. T.O.  (Mt 9,14-17)

Giovedì, 26 Giugno 2025 05:24

Chiamati da peccatori

Gesù ci fa contemplare la chiamata forte e particolare di Matteo, spiazzando tutti, proprio perché comincia dai peccatori e non dai perfetti secondo la mentalità del tempo.

«Infatti non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).

Francesco e Chiara vedevano negli stimoli della loro vocazione e dei fratelli e sorelle che li seguivano un appuntamento attraente fondamentale. Un’occasione per l’esistenza nella Grazia, che li aveva guardati e riscattati.

Attraverso la Chiamata, in loro Dio realizzava un dono segreto, ben oltre le attese d’una vita di piccolo cabotaggio.

In merito a Francesco, nelle Fonti si legge:

"Mentre passava vicino alla chiesa di S. Damiano, fu ispirato ad entrarci. Andatoci, prese a fare orazione fervidamente davanti all’immagine del Crocifisso, che gli parlò con commovente bontà

«Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restauramela».

Tremante e stupefatto, il giovane rispose:

«Lo farò volentieri, Signore».

Egli aveva però frainteso; pensava si trattasse di quella chiesa che, per la sua antichità, minacciava prossima rovina.

Per quelle parole del Cristo egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell’anima ch’era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio.

Uscito dalla chiesa, trovò un sacerdote seduto lì accanto, e mettendo mano alla borsa, gli offrì del denaro dicendo:

«Messere, ti prego di comprare l’olio per fare ardere una lampada dinanzi a quel Crocifisso. Finiti questi soldi, te ne porterò degli altri, secondo il bisogno» " (FF 1411).

Il Poverello, continuò in vita a considerare la minorità come specifica vocazione del Frate.

In tal guisa, osservando il comportamento dei religiosi, a volte sembrava preoccupato…

Talora egli "vedeva che alcuni desideravano ardentemente le cariche dell’Ordine, delle quali si rendevano indegni, oltre al resto, anche per la sola ambizione di governare. E diceva che questi «non erano frati minori, ma avevano dimenticato la loro vocazione ed erano decaduti dalla gloria»” (FF 729).

Altresì Chiara, riguardo la vocazione delle sorelle dimoranti in S. Damiano, così si esprimeva nel suo Testamento:

«Proprio il Signore ha collocato noi come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione, affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo» (FF 2829).

 

 

Venerdì della 13.a sett. T.O.  (Mt 9,9-13)

Mercoledì, 25 Giugno 2025 04:38

Nella ricerca, l’Incontro

Nel primo giorno della settimana Gesù entrò a porte chiuse nel luogo dove i discepoli erano riuniti.

Affidò loro il mandato di annunciare la Buona Novella, «alitando» su di essi perché ricevessero lo Spirito Santo.

Tommaso, assente, faticò a credere e ricevette un richiamo da Gesù per aver preteso di vedere e toccare, senza accogliere la testimonianza degli altri discepoli.

Eppure Tommaso cercava l’esperienza in prima persona del Risorto.

 

Il Povero d’Assisi e i suoi frati crebbero nella fede anche mediante l’incontro fattivo con il Signore nella povertà vissuta, nella solitudine ed orazione sperimentata nel quotidiano.

La fede in Gesù, morto sulla croce come un malfattore per assicurarci la Vita senza fine, traboccava nella nuda esistenza minoritica di Francesco e dei suoi.

Certamente era dono divino, ma anche frutto di una relazione non formale, sviluppatasi nell’itinerario intrapreso.

Giova ricordare quanto le Fonti attestano:

"[Francesco] insegnò loro a lodare Dio in tutte le creature; ad onorare con particolare venerazione i sacerdoti, come pure a credere fermamente e a confessare schiettamente la verità della fede […]

Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano, o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata" (FF 1069).

La stessa Chiara, nella Lettera a Ermentrude di Bruges, in merito alla vita di Fede, suggerisce:

«Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita.

Il tempo della fatica quaggiù è breve, ma la ricompensa è eterna.

Non ti abbaglino gli splendori del mondo che passa come ombra.

Non ti sorprendano le vuote immagini di questo mondo ingannatore; chiudi le tue orecchie ai sibili dell’inferno e spezza da forte le sue tentazioni.

Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono» (FF 2914).

L’esperienza di Dio nella loro vita era stata così forte, incisiva e misericordiosa da poter parlare come nessuno aveva fatto mai.

 

"Gli rispose Tommaso e gli disse: «Il mio Signore e il mio Dio!»" (Gv 20,28)

 

 

3 luglio, s. Tommaso apostolo (Gv 20,24-29)

Martedì, 24 Giugno 2025 03:36

Indemoniati e mandria di porci

Il brano di Mt propone un Gesù alle prese coi demoni che temono di essere scacciati.

Gli spiriti impuri si coalizzano contro gli autentici servitori di Dio. Francesco ne sapeva qualcosa.

Le Fonti narrano di quanto gli accadde una volta, ospitato a Roma dal cardinal Leone di Santa Croce, che lo aveva voluto per qualche tempo presso di sé.

"I demoni superbi fuggono davanti alla eccelsa virtù degli umili, salvo in qualche caso in cui la divina clemenza permette che gli umili vengano schiaffeggiati, proprio per mantenerli in umiltà, come Paolo apostolo scrive di se stesso e come Francesco ha provato per esperienza diretta […]".

Il Santo,  avendo accettato l’invito per venerazione ed amore verso il cardinale, la prima notte ebbe a sperimentare, dopo l’orazione, un vero e proprio assalto dei demoni, che lo percossero a lungo e crudelmente, e lo lasciarono, alla fine, mezzo morto.

Quando se ne furono andati, chiamò il suo compagno e gli raccontò l’accaduto.

«Fratello, i demoni non hanno alcun potere, se non nel limite predisposto dalla Provvidenza.

Perciò io credo che mi hanno assalito così ferocemente, perché la mia permanenza nella curia dei magnati non fa una impressione buona.

I miei frati che dimorano in luoghi poverelli, sentendo che io me ne sto con i cardinali sospetteranno forse che mi sia invischiato nelle cose mondane, stando in mezzo agli onori e agli agi.

Giudico, pertanto, che sia meglio, per chi viene posto come esempio, stare lontano dalle curie e trascorrere con umiltà la vita tra gli umili, in luoghi umili.

Così egli sarà di conforto, vivendo nelle loro stesse condizioni, per coloro che vivono in penuria».

Vanno, dunque, al mattino e, con umili scuse, danno l’addio al cardinale" (FF 1115).

Dinanzi alla Grazia, il male chiama i rinforzi; ma ciò che lo sbaraglia, dice Francesco, è l’umiltà.

Dunque, neppure gli spiriti «assai furiosi» (v.28) nulla possono dinanzi all’umiltà del Figlio di Dio e dei suoi servi.

Com’è scritto nelle Fonti [Sacrum Commercium]:

«Egli (satana) infatti é orgogliosissimo, e la sua superbia e la sua tracotanza sono anche maggiori della sua forza.

Nutre grande furore per causa vostra e rivolgerà contro di voi tutte le armi della sua astuzia, cercando di schizzare il veleno della sua malizia, perché dopo aver concluso la guerra sbaragliando e buttando a terra gli altri, non può sopportare di vedervi in piedi sopra di lui» (FF 2026).

Conta che, dopo essere stati salvati, annunciamo la misericordia usataci da Dio. Questo devasta il menzognero!

Francesco lo ha fatto, attestando la povertà del Figlio di Dio, la quale trasferita fra le pieghe del quotidiano, trascina gli spiriti impuri giù dalla rupe, nel mare delle loro contraddizioni, annientandoli.

La vita santa di lui e della sua fraternità ai primordi li rendeva annunciatori della Misericordia, cantori dell’Onnipotente.

 

"I demoni lo supplicavano dicendo: «Se ci scacci, inviaci nella mandria dei porci»" (Mt 8,31)

 

 

Mercoledì 13.a sett. T.O.  (Mt 8,28-34)

Lunedì, 23 Giugno 2025 04:21

Nella Fede la forza

Nel Vangelo di oggi Gesù chiede ai suoi, nella tempesta sul mare, un supplemento di fede.

«Perché siete paurosi, [uomini] di poca fede?» (Mt 8,26).

Anche a  Francesco, in determinate situazioni della vita, Gesù chiese una maggiore fede, libero dalla paura, poiché sulla sua barca assediata dalle onde della tentazione c’era Lui: Cristo, il Grande Timoniere.

Nelle Fonti, nella Vita seconda del Celano, troviamo un ammaestramento in proposito:

"Ad un certo momento della sua vita, il Padre subì una violentissima tentazione di spirito, sicuramente a vantaggio della sua corona.

Per questo era angustiato e pieno di sofferenza, mortificava e macerava il suo corpo, pregava e piangeva nel modo più penoso. Questa lotta durò più anni.

Un giorno, mentre pregava in Santa Maria della Porziuncola, udì in spirito una voce:

«Francesco, se avrai fede quanto un granellino di senapa, dirai al monte che si sposti ed esso si muoverà».

«Signore, - rispose il Santo - qual è il monte, che io vorrei trasferire?».

E la voce di nuovo:

«Il monte è la tua tentazione».

«O Signore, - rispose il Santo in lacrime - avvenga a me, come hai detto».

Subito sparì ogni tentazione e si sentì libero e del tutto sereno nel più profondo del cuore" (FF 702).

Affidandosi a Gesù il Poverello non naufragò tra i marosi della vita e con la Grazia riuscì a superare ogni grave ostacolo.

Chiara stessa, dinanzi a impellenti pericoli, trovò nella Fede la via d’uscita ed esortò in tal senso pure le sue sorelle.

Lo attesta una sua Lettera ad Ermentrude di Bruges cui dice, fra l’altro:

«Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono».

 

 

Martedì della 13.a sett. T.O.  (Mt 8,23-27)

Domenica, 22 Giugno 2025 04:54

Senz’avere dove posare il capo

Nel brano evangelico di oggi Gesù propone a chi vuole seguirlo una reale povertà del vivere e il distacco pronto da esigenze di parentela.

Francesco d’Assisi si innamorò di Madonna Povertà fin dai primordi e non si separò mai da lei, insegnando ai suoi frati a fare altrettanto.

Innumerevoli i brani offerti dalle Fonti francescane in merito.

Ne proponiamo qualcuno.

"Mentre si trovava in questa valle di lacrime, il beato padre disprezzava le povere ricchezze comuni ai figli degli uomini e aspirava di tutto cuore alla povertà, desiderando più alta gloria.

E poiché osservava che la povertà, mentre era stata intima del Figlio di Dio, veniva pressoché rifiutata da tutto il mondo, bramò di sposarla con amore eterno.

Perciò, innamorato della sua bellezza, per aderire più fortemente alla sposa ed essere due in un solo spirito, non solo lasciò padre e madre, ma si distaccò da tutto.

Da allora la strinse in casti amplessi e neppure per un istante accettò di non esserle sposo.

Ripeteva ai suoi figli che questa è la via della perfezione, questo il pegno e la garanzia delle ricchezze eterne.

Nessuno fu tanto avido di oro, quanto lui di povertà, né alcuno più preoccupato di custodire un tesoro, quanto lui la gemma evangelica.

Il suo sguardo in questo si sentiva particolarmente offeso, se nei frati - o in casa o fuori - vedeva qualcosa di contrario alla povertà.

E in realtà, dall’inizio della sua vita religiosa sino alla morte, ebbe come sua ricchezza una tonaca sola, cingolo e calzoni: non ebbe altro.

Il suo aspetto povero indicava chiaramente dove accumulasse le sue ricchezze.

Per questo, lieto, sicuro, agile alla corsa, godeva di aver scambiato con un bene che valeva cento volte le ricchezze destinate a perire" (FF 641).

Convinto che la condizione precaria avvicinava in modo speciale a quella di Cristo, benediva l’elemosina e la considerava caratteristica del farsi minore secondo il Vangelo.

Nella Leggenda maggiore:

"Talora, esortando i frati a cercare l’elemosina, usava argomenti di questo genere:

«Andate, perché in questi ultimissimi tempi i frati minori sono stati dati in prestito al mondo, per dar modo agli eletti di compiere in loro le opere con cui meritarsi l’elogio del Sommo Giudice e quella dolcissima assicurazione:

‘Ogni volta che lo avete fatto a uno di questi miei frati più piccoli, lo avete fatto a me’».

«Perciò, concludeva, è bello andare a mendicare sotto il titolo di ‘frati minori’, titolo che il Maestro della verità ha indicato nel Vangelo con tanta precisione, come motivo di eterna ricompensa  per i giusti» (FF 1128).

E nella Regola di S. Chiara:

«E affinché non ci allontanassimo mai dalla santissima povertà che abbracciammo, e neppure quelle che sarebbero venute dopo di noi, poco prima della sua morte di nuovo  scrisse per noi la sua ultima volontà con queste parole:

«Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’Altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine.

E prego voi, mie Signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà.

E guardatevi molto bene dall’allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per l’insegnamento o il consiglio di alcuno» (FF 2790).

 

«Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20)

 

 

Lunedì della 13.a sett. T.O.  (Mt 8,18-22)

Sabato, 21 Giugno 2025 03:00

Giganti della Chiesa

Francesco dAssisi aveva grande rispetto per la Chiesa che considerava madre, santa, cattolica, apostolica, romana:

«Agli inizi della mia nuova vita, quando mi separai dal mondo e dal mio padre terreno, il Signore pose la sua Parola sulle labbra del vescovo dAssisi, affinché mi consigliasse saggiamente nel servizio del Cristo e mi donasse conforto.

Per questa ragione e per le altre eminenti qualità che riconosco […] io voglio amare […] e considerare miei signori non soltanto i vescovi, ma anche gli umili sacerdoti» (FF 1562).

Inoltre le Fonti attestano come Francesco si recò con undici compagni alla Curia del Papa per informarlo del suo nuovo e originale progetto di vita ed ottenere conferma alla Regola da lui composta.

Leggiamo: Vedendo Francesco che il Signore accresceva i suoi fratelli […] si rivolse agli undici del gruppo:

«Fratelli vedo che il Signore misericordioso vuole aumentare la nostra comunità.

Andiamo dunque dalla nostra madre, la santa Chiesa romana, e comunichiamo al sommo pontefice ciò che il Signore ha cominciato a fare per mezzo di noi, al fine di continuare la nostra missione, secondo il suo volere e le sue disposizioni» " (FF1455).

Fu così presentato al sommo pontefice che pregò Francesco di chiedere a Dio se davvero quel genere di vita corrispondesse al suo volere.

In obbedienza a quanto chiestogli, il Poverello, dopo lunga orazione, confermò il santo proposito come veniente da Dio, convincendo il Papa con una parabola ricevuta per divina ispirazione.

Egli abbracciò il santo e approvò la Regola.

Ricevuta la benedizione da Innocenzo III, si recarono a visitare le tombe degli Apostoli […] Allora luomo di Dio partì da Roma con i fratelli, dirigendosi alla evangelizzazione del mondo" (FF 1460-1462).

D’altra parte Francesco, pregando davanti al Crocifisso della chiesa di S. Damiano "che minacciava rovina, vecchia com’era […] udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui e dirgli per tre volte:

«Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina!» " (FF 1038).

Ciò facendo riferimento non solo e non tanto alle mura quanto a quella Chiesa che Cristo acquistò col suo Sangue, come lo Spirito Santo gli avrebbe fatto capire e come egli stesso rivelò in seguito ai frati"

(FF 1038).

 

 

Ss. Pietro e Paolo Ap. (Mt 16,13-19)

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This was well known to the primitive Christian community, which considered itself "alien" here below and called its populated nucleuses in the cities "parishes", which means, precisely, colonies of foreigners [in Greek, pároikoi] (cf. I Pt 2: 11). In this way, the first Christians expressed the most important characteristic of the Church, which is precisely the tension of living in this life in light of Heaven (Pope Benedict)
Era ben consapevole di ciò la primitiva comunità cristiana che si considerava quaggiù "forestiera" e chiamava i suoi nuclei residenti nelle città "parrocchie", che significa appunto colonie di stranieri [in greco pàroikoi] (cfr 1Pt 2, 11). In questo modo i primi cristiani esprimevano la caratteristica più importante della Chiesa, che è appunto la tensione verso il cielo (Papa Benedetto)
A few days before her deportation, the woman religious had dismissed the question about a possible rescue: “Do not do it! Why should I be spared? Is it not right that I should gain no advantage from my Baptism? If I cannot share the lot of my brothers and sisters, my life, in a certain sense, is destroyed” (Pope John Paul II)
Pochi giorni prima della sua deportazione la religiosa, a chi le offriva di fare qualcosa per salvarle la vita, aveva risposto: "Non lo fate! Perché io dovrei essere esclusa? La giustizia non sta forse nel fatto che io non tragga vantaggio dal mio battesimo? Se non posso condividere la sorte dei miei fratelli e sorelle, la mia vita è in un certo senso distrutta" (Papa Giovanni Paolo II)
By willingly accepting death, Jesus carries the cross of all human beings and becomes a source of salvation for the whole of humanity. St Cyril of Jerusalem commented: “The glory of the Cross led those who were blind through ignorance into light, loosed all who were held fast by sin and brought redemption to the whole world of mankind” (Catechesis Illuminandorum XIII, 1: de Christo crucifixo et sepulto: PG 33, 772 B) [Pope Benedict]
Accettando volontariamente la morte, Gesù porta la croce di tutti gli uomini e diventa fonte di salvezza per tutta l’umanità. San Cirillo di Gerusalemme commenta: «La croce vittoriosa ha illuminato chi era accecato dall’ignoranza, ha liberato chi era prigioniero del peccato, ha portato la redenzione all’intera umanità» (Catechesis Illuminandorum XIII,1: de Christo crucifixo et sepulto: PG 33, 772 B) [Papa Benedetto]
The discovery of the Kingdom of God can happen suddenly like the farmer who, ploughing, finds an unexpected treasure; or after a long search, like the pearl merchant who eventually finds the most precious pearl, so long dreamt of (Pope Francis)
La scoperta del Regno di Dio può avvenire improvvisamente come per il contadino che arando, trova il tesoro insperato; oppure dopo lunga ricerca, come per il mercante di perle, che finalmente trova la perla preziosissima da tempo sognata (Papa Francesco)
In the New Testament, it is Christ who constitutes the full manifestation of God's light [Pope Benedict]
The triumphalism that belongs to Christians is what passes through human failure, the failure of the cross. Letting oneself be tempted by other triumphalisms, by worldly triumphalisms, means giving in to the temptation to conceive of a «Christianity without a cross», a «Christianity in the middle» (Pope Francis)
Il trionfalismo che appartiene ai cristiani è quello che passa attraverso il fallimento umano, il fallimento della croce. Lasciarsi tentare da altri trionfalismi, da trionfalismi mondani, significa cedere alla tentazione di concepire un «cristianesimo senza croce», un «cristianesimo a metà» (Papa Francesco)

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