Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Il Vangelo alza lo sguardo sui ciechi guide di ciechi [con esiti nefasti] e su chi pretende di togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello dimenticando la trave che dimora in lui.
Francesco aveva in abominio qualsiasi giudizio nei confronti dei fratelli, poiché riteneva che ogni altezzosa espressione rivolta loro era, praticamente, indirizzata a Dio stesso.
Chiara raccomandava alle sorelle di guardarsi da giudizi, detrazioni e mormorazioni:
«Si guardino le sorelle […] dalla detrazione e mormorazione» (FF 2809).
In quello scrigno di ricchezze che sono le Fonti troviamo in merito molte narrazioni interessanti.
Nella Regola bollata (1223) scritta da Francesco leggiamo:
«[I frati] li ammonisco, però, e li esorto a non disprezzare e a non giudicare gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e colorati ed usare cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso» (FF 81).
E nella Lettera ai Fedeli continua:
«Coloro poi che hanno ricevuto l’autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore: infatti il giudizio sarà senza Misericordia per coloro che non hanno usato Misericordia» (FF 191).
Agli stessi frati:
“Se talora accadeva che a un fratello sfuggisse una parola capace di ferire, il rimorso di coscienza non gli lasciava aver pace, finché non confessava il suo sbaglio, gettandosi a terra umilmente e pregando l’offeso a mettergli un piede sulla bocca […]
I frati s’impegnavano a scacciare qualunque rancore e incompatibilità, e a conservare intatto l’amore scambievole” (FF 1449).
Dunque metro di misura di ogni pensiero ed espressione era il guardare se stessi in onestà davanti a Dio, lasciando a Lui lo sguardo sugli altri.
«Può forse un cieco guidare un [altro] cieco? […]
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello ma la trave nel proprio occhio non osservi?» (Lc 6,39a.41)
Venerdì della 23.a sett. T.O. (Lc 6,39-42)
Nel Vangelo odierno Gesù chiama coloro che ascoltano ad amare quanti si comportano da nemici.
«Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano» (Lc 6,27).
Francesco amava con predilezione quelli che lo deridevano e giudicavano - e invitava i suoi frati a fare altrettanto.
Il Povero d’Assisi aveva ormai conosciuto Cristo e, secondo la Parola del Vangelo, s’impegnava ad amare tutti, anche chi si comportava da nemico; a donare ai poveri quanto aveva.
Infatti nelle Fonti francescane troviamo vari episodi che siglano queste circostanze.
Leggiamo nelle Ammonizioni da lui scritte:
“Dice il Signore: «Amate i vostri nemici [e fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano e calunniano]».
Infatti, veramente ama il nemico Colui che non si duole per l’ingiuria che quegli gli fa, ma brucia nel suo intimo, per l’amore di Dio, a motivo del peccato dell’anima di lui. E gli dimostri con le opere il suo amore” (FF 158).
Lo stesso padre, che detestava la scelta di povertà di Francesco, lo perseguitava, inducendo il figlio a nascondersi.
Attestano le Fonti:
“Ma Francesco, atleta ancora agli inizi, informato delle minacce dei persecutori e presentendo la loro venuta, volle lasciare tempo all’ira e si nascose in una fossa segreta. Vi rimase nascosto per alcuni giorni, e intanto supplicava incessantemente, tra fiumi di lacrime, il Signore, che lo liberasse dalle mani dei persecutori e portasse a compimento, con la sua bontà e il suo favore i pii propositi che gli aveva ispirato” (FF 1040).
E ancora:
“Si recò a visitare […] la tomba dell’apostolo Pietro. Fu in questa circostanza che, vedendo la grande moltitudine di mendicanti davanti alla porta di quella chiesa, spinto da una soave compassione, e, insieme, allettato dall’amore per la povertà, donò le sue vesti al più bisognoso di loro e, ricoperto degli stracci di costui, passò tutta la giornata in mezzo ai poveri, con insolita gioia di spirito” (FF 1037).
Il dare era divenuto per il Poverello l’a-b-c del suo quotidiano vivere la Parola di Dio.
«…perché con la misura con la quale misurate, sarà rimisurato a voi» (Lc 6,38)
Nel Vangelo di Luca alle Beatitudini sono contrapposti i "Guai" che il Signore pronuncia verso i pieni di questo mondo.
Ci soffermiamo sulle Beatitudini.
Gesù proclama in esse l’amore di Dio per ogni uomo, specie per il povero, oggetto della sua predilezione.
Francesco guardava le Beatitudini come il ritratto di Cristo e le seguiva perché innamorato di Lui.
Grande venerazione aveva non solo per la Vergine Maria ma pure per tuti i Santi.
Infatti fra i suoi scritti vi è un’antifona recitata ogni ora:
«Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’Altissimo sommo Re il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro. Gloria al Padre. Come era.» (FF 281).
Le Fonti sottolineano che “i santi e il loro ricordo eran per lui come carboni ardenti, che ravvivavano in lui l’incendio deificante” (FF 1167).
Nelle Ammonizioni di Francesco leggiamo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli.
Ci sono molti che applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa che venga loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano.
Questi non sono poveri in spirito, poiché chi è veramente povero in spirito odia se stesso e ama quelli che li percuotono nella guancia» (FF 163).
«Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio».
«Sono veri pacifici coloro che in tutte le contrarietà che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo» (FF 164).
Ma, nello stesso Cantico di Frate Sole, quand’era ormai molto malato aggiunse la famosa strofa del perdono:
«Laudato si, mi Segnore/ per quilli ke perdonano per lo tuo amore/ e sustengu enfirmitate et tribulacione./
Beati quilgli kel sosteranno in pace,/ ka da te, Altissimo, sirano coronati» (FF 1593).
Nondimeno Chiara d’Assisi, nella sua stupenda Benedizione alle sorelle, volge lo sguardo a tutta l’assemblea dei Santi in cielo e in terra:
«Prego il Signore nostro Gesù Cristo per la sua misericordia e per l’Intercessione della sua santissima Madre Maria, del beato arcangelo Michele e di tutti i santi Angeli di Dio, [del beato Padre nostro Francesco] e di tutti i santi e le sante di Dio, perché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra: in terra, moltiplicandovi, con la sua Grazia e le sue virtù, fra i suoi servi e le sue serve nella sua Chiesa militante; in cielo, esaltandovi e glorificandosi nella sua Chiesa trionfante fra i suoi santi e le sue sante» (FF 2855).
Bellezza evidente di una comunione vissuta a tutto tondo con i Beati che ancora camminano sulla terra e con quelli che agitano le loro palme davanti al trono dell’Agnello nella Gerusalemme celeste.
«Beati i poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6,20b)
Mercoledì della 23.a sett.T.O. (Lc 6,20-26)
Gesù passa la notte in preghiera scegliendo, poi, i Dodici - e guarendo i malati che accorrevano a Lui.
Francesco d’Assisi, dopo la sua conversione, non era più un uomo che pregava, bensì una creatura fatta preghiera.
Di notte e di giorno sempre dialogava con Dio affidando alla Relazione col Padre le scelte più importanti. Le Fonti sono testimoni del suo continuo orare:
“L’uomo di Dio devoto, secondo la sua abitudine, passò la notte a pregare Dio, in un tugurio situato nell’orto dei canonici, lontano, con il corpo, dai suoi figli” (FF 1070).
Sulle orme di Cristo cercava l’intimità con il Padre:
“E in completo annientamento di sé, dimorava a lungo come nascosto nelle piaghe del Salvatore.
Perciò cercava luoghi solitari per poter lanciare completamente la sua anima in Dio; tuttavia, quando c’era bisogno, non esitava un istante a passare all’azione per giovare alle anime e alla vita dei fratelli.
Suo porto sicuro era la preghiera, non di qualche minuto, o vuota, o pretenziosa, ma profondamente devota, umile e prolungata il più possibile.
Se la iniziava la sera, a stento riusciva a staccarsene il mattino.
Era sempre intento alla preghiera, quando camminava e quando sedeva, quando mangiava e quando beveva.
Di notte si recava, solo, nelle chiese abbandonate e sperdute a pregare; così, con la grazia del Signore, riuscì a trionfare di molti timori e di angustie spirituali” (FF 445).
«Egli uscì verso il monte per pregare e passò la notte nella preghiera a Dio» (Lc 6,12)
Martedì della 23.a sett. T.O. (Lc 6,12-19)
Il Vangelo di Matteo oggi ci parla dell’albero genealogico di Gesù e di come fu generato: Maria sua madre si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
In evidenza abbiamo l’annuncio a Giuseppe, sposo di Maria:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere, di prendere con te Maria, la tua sposa» (Mt 1,20).
Scorrendo le Fonti francescane ci accorgiamo come Francesco d’Assisi nutrì sempre un amore indicibile verso la Madre di Gesù, e ne seguì l’esempio in ogni vicenda in cui risplendevano le virtù di lei.
Le Fonti c’informano in proposito:
“Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della Maestà.
A suo onore, cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere” (FF 786).
Nella lettera ai Fedeli, da lui composta, scrive:
“L’Altissimo Padre celeste, per mezzo del santo Angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così Santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità” (FF 181).
Ma, a mio avviso, la preghiera eccelsa di Francesco rivolta a Maria [e che compendia bene quel che lei era per lui] è il celebre «Saluto alla Beata Vergine Maria».
Così recita:
«Ave Signora Santa, Santa regina,
Santa Madre di Dio, Maria,
che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave suo tabernacolo,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre» (FF 259).
In aggiunta, notiamo che Francesco vedeva in Chiara «l’impronta della Madre di Dio» e l’amava per questo.
Scorgeva, infatti, nella sua vita la presenza costante di Maria.
Natività B.V. Maria (Mt 1,1-16.18-23)
La Liturgia pone attenzione al brano di Luca in cui Gesù enuncia le condizioni per poterLo seguire nella chiamata-missione per il Vangelo.
«Chiunque tra voi che non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33).
Altresì, chi non abbraccia la propria croce non può essere discepolo di Cristo.
Il Povero assisano in questo ci dà un mirabile esempio.
Dopo aver conosciuto la volontà del Signore per divina ispirazione, Francesco il Minimo si diede anima e corpo a compiere la missione affidatagli da Dio.
Suo compito: annunciare il Regno, far conoscere alla gente la Buona Novella - e in povertà, rinunciando ad ogni cosa che non fosse indispensabile.
Le Fonti sono straordinariamente ricche in proposito.
“Un giorno, mentre ascoltava la Messa, udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare […] Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano al sacerdote.
Allora, raggiante di gioia, esclamò:
«È proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze!».
E fissando nella memoria quelle direttive, s’impegnò ad eseguirle lietamente […]
Si sbarazzò di tutto quello che possedeva di doppio…
Si confezionò una tonaca misera e grossolana e, in luogo della cinghia di pelle, strinse i fianchi con una corda.
Ispirato da Dio, cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza, con semplicità.
Le sue parole non erano frivole […] ma piene della virtù dello Spirito Santo penetravano nell’intimo delle coscienze, così da toccare vivamente gli ascoltatori” (FF 1427).
“L’uomo di Dio, Francesco, animato dallo Spirito dei profeti e seguendo il loro linguaggio, come echeggiando il suo precursore, annunziava la pace e predicava la salvezza” (FF 1428).
“Un numero crescente di persone veniva attirato dalla schiettezza e veracità dell’insegnamento e della vita di Francesco.
Due anni dopo la sua conversione, alcuni uomini si sentirono stimolati dal suo esempio a fare penitenza e a unirsi a lui, rinunziando a tutto, indossando lo stesso saio e conducendo la stessa vita“ (FF 1429).
La prima donna che seguì Francesco fu Chiara, che abbandonata la casa paterna, prese a seguirlo per vivere il Vangelo.
“Nobile di nascita, più nobile per grazia… Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù” (FF 351).
Domenica 23.a T.O. anno C (Lc 14,25-33)
Nel Vangelo di Luca, al c.6 Gesù introduce la discussione sul sabato di cui Lui è signore, al servizio della vita, più importante delle regole - e che in ogni caso non devono schiavizzare la persona, sempre al centro dell’opera salvifica.
Francesco d’Assisi, colui che si definiva semplice e idiota, aveva ricevuto dall’Alto l’autentica sapienza evangelica.
Non era legato a luoghi comuni, era un uomo nuovo, libero da orpelli e schemi precostituiti, vivendo solo della Parola - che dichiara Signore Gesù.
Nelle Fonti c’è un episodio che ben lo evidenzia:
“Quando Francesco cominciò ad avere dei fratelli, dimorava con essi presso Rivotorto*.
Una volta, sulla mezzanotte, mentre tutti riposavano […] un frate gridò all’improvviso: Muoio! Muoio! Tutti gli altri si svegliarono stupefatti e atterriti.
Francesco si alzò e disse: «Levatevi, fratelli, e accendete un lume». Accesa la lucerna, il Santo interrogò:
«Chi ha gridato: Muoio?». Quello rispose: «Sono io». Riprese Francesco:
«Che hai fratello? Di cosa muori?». E lui: «Muoio di fame».
Francesco, da uomo pieno di bontà e gentilezza, fece subito preparare la mensa.
E affinché quel fratello non si vergognasse a mangiare da solo, si posero tutti a mangiare insieme con lui […]
Dopo la refezione Francesco parlò:
«Come ci dobbiamo trattenere dal soverchio mangiare, nocivo al corpo e all’anima, così, e anche di più, dalla eccessiva astinenza, poiché il Signore preferisce la misericordia al sacrificio»” (FF 1545).
Il Signore dell’anima signoreggia su ogni cosa!
E il Poverello lo aveva ben compreso.
«È signore del sabato il Figlio dell’uomo» (Lc 6,5)
*Rivotorto: località nella piana di Assisi, a circa tre chilometri dalla Porziuncola.
Sabato della 22.a sett. T.O. (Lc 6,1-5)
Il testo di Lc presenta Gesù che risponde a scribi e farisei sul digiuno. Ora lo Sposo è con loro e non si digiuna, quando sarà loro tolto digiuneranno.
Logica che scardina la mentalità legalista.
Nelle Fonti abbiamo vari brani che evidenziano il modo di agire del Povero d’Assisi in merito a tale argomento.
Il Minimo vietava gli eccessi.
Francesco sapeva ben discernere fra importanza del digiuno ed esagerazione nel praticarlo.
Nella sua vita, mai la forma prese il posto della sostanza. Le Fonti francescane c’illustrano nel merito:
“Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali […]
L’uomo di Dio vietava simili eccessi, ammonendo quei fratelli con amorevolezza e richiamandoli al buonsenso, curando le loro ferite con la medicina di sagge istruzioni […]
Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati.
Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti” (FF 1470).
Tutto questo pur essendo “uomo nuovo, [che] con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo” (FF 3162).
Da persona matura e profondamente umana, egli sapeva aiutare i suoi frati, valutando le diverse situazioni che aveva dinanzi.
Nella Leggenda dei Tre compagni: “Tuttavia, quand’era il caso, castigava quelli che commettevano delle infrazioni" (FF 1470).
Francesco aveva ricevuto, per Grazia, il dono incommensurabile del vero discernimento.
Il Piccolo non tradiva la sostanza per la forma: custodiva entrambe in un sensato equilibrio umano e spirituale.
«Ma verranno giorni quando sarà tolto loro lo sposo, allora digiuneranno in quei giorni» (Lc 5,35)
Venerdì della 22.a sett. T.O. (Lc 5,33-39)
Dopo aver pescato tutta la notte senza prendere pesci, Pietro si getta alle ginocchia di Gesù che realizza una pesca incredibilmente feconda, affidando a lui e agli altri discepoli la missione di divenire pescatori di anime per Dio.
Nelle Fonti, Francesco esorta spesso i suoi a non avere paura di essere considerati squilibrati per annunciare il Vangelo.
Il Poverello, uomo di Dio e ricco di fede nel Signore, divenne per grazia ‘pescatore di uomini’. Infatti in molti accorrevano per seguirlo e ascoltarlo.
La documentazione francescana istruisce in merito:
"Francesco, pieno della grazia dello Spirito Santo, ai sei frati […] convocandoli presso di sé dalla selva che si estendeva presso la Porziuncola, nella quale entravano spesso per pregare […]
Disse:
«Fratelli carissimi, considerando la nostra vocazione, Dio, nella sua misericordia, ci ha chiamati non solo per la nostra salvezza, ma anche per quella di molti altri.
Andiamo dunque per il mondo, esortando tutti, con l’esempio più che con le parole, a fare penitenza dei loro peccati e a ricordare i comandamenti di Dio».
E proseguì:
«Non abbiate paura di essere ritenuti insignificanti o squilibrati, ma annunciate con coraggio e semplicità la penitenza.
Abbiate fiducia nel Signore, che ha vinto il mondo! Egli parla con il suo Spirito in voi e per mezzo di voi, ammonendo uomini e donne a convertirsi a Lui e ad osservare i suoi precetti.
Incontrerete alcuni fedeli, mansueti e benevoli, che riceveranno con gioia voi e le vostre parole.
Molti di più saranno però gli increduli, orgogliosi, bestemmiatori, che vi ingiurieranno e resisteranno a voi e al vostro annunzio.
Proponetevi […] di sopportare ogni cosa con pazienza e umiltà» " (FF 1440).
«Non temere; d’ora in poi sarai ‘pescatore’ di uomini» (Lc 5,10)
Giovedì della 22.a sett. T.O. (Lc 5,1-11)
Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
«The Russian mystics of the first centuries of the Church gave advice to their disciples, the young monks: in the moment of spiritual turmoil take refuge under the mantle of the holy Mother of God». Then «the West took this advice and made the first Marian antiphon “Sub tuum Praesidium”: under your cloak, in your custody, O Mother, we are sure there» (Pope Francis)
«I mistici russi dei primi secoli della Chiesa davano un consiglio ai loro discepoli, i giovani monaci: nel momento delle turbolenze spirituali rifugiatevi sotto il manto della santa Madre di Dio». Poi «l’occidente ha preso questo consiglio e ha fatto la prima antifona mariana “Sub tuum praesidium”: sotto il tuo mantello, sotto la tua custodia, o Madre, lì siamo sicuri» (Papa Francesco)
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
The basis of Christian construction is listening to and the fulfilment of the word of Christ (Pope John Paul II)
Alla base della costruzione cristiana c’è l’ascolto e il compimento della parola di Cristo (Papa Giovanni Paolo II)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)
don Giuseppe Nespeca
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