Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Mercoledì, 25 Giugno 2025 04:38

Nella ricerca, l’Incontro

Nel primo giorno della settimana Gesù entrò a porte chiuse nel luogo dove i discepoli erano riuniti.

Affidò loro il mandato di annunciare la Buona Novella, «alitando» su di essi perché ricevessero lo Spirito Santo.

Tommaso, assente, faticò a credere e ricevette un richiamo da Gesù per aver preteso di vedere e toccare, senza accogliere la testimonianza degli altri discepoli.

Eppure Tommaso cercava l’esperienza in prima persona del Risorto.

 

Il Povero d’Assisi e i suoi frati crebbero nella fede anche mediante l’incontro fattivo con il Signore nella povertà vissuta, nella solitudine ed orazione sperimentata nel quotidiano.

La fede in Gesù, morto sulla croce come un malfattore per assicurarci la Vita senza fine, traboccava nella nuda esistenza minoritica di Francesco e dei suoi.

Certamente era dono divino, ma anche frutto di una relazione non formale, sviluppatasi nell’itinerario intrapreso.

Giova ricordare quanto le Fonti attestano:

"[Francesco] insegnò loro a lodare Dio in tutte le creature; ad onorare con particolare venerazione i sacerdoti, come pure a credere fermamente e a confessare schiettamente la verità della fede […]

Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano, o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata" (FF 1069).

La stessa Chiara, nella Lettera a Ermentrude di Bruges, in merito alla vita di Fede, suggerisce:

«Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita.

Il tempo della fatica quaggiù è breve, ma la ricompensa è eterna.

Non ti abbaglino gli splendori del mondo che passa come ombra.

Non ti sorprendano le vuote immagini di questo mondo ingannatore; chiudi le tue orecchie ai sibili dell’inferno e spezza da forte le sue tentazioni.

Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono» (FF 2914).

L’esperienza di Dio nella loro vita era stata così forte, incisiva e misericordiosa da poter parlare come nessuno aveva fatto mai.

 

"Gli rispose Tommaso e gli disse: «Il mio Signore e il mio Dio!»" (Gv 20,28)

 

 

3 luglio, s. Tommaso apostolo (Gv 20,24-29)

Martedì, 24 Giugno 2025 03:36

Indemoniati e mandria di porci

Il brano di Mt propone un Gesù alle prese coi demoni che temono di essere scacciati.

Gli spiriti impuri si coalizzano contro gli autentici servitori di Dio. Francesco ne sapeva qualcosa.

Le Fonti narrano di quanto gli accadde una volta, ospitato a Roma dal cardinal Leone di Santa Croce, che lo aveva voluto per qualche tempo presso di sé.

"I demoni superbi fuggono davanti alla eccelsa virtù degli umili, salvo in qualche caso in cui la divina clemenza permette che gli umili vengano schiaffeggiati, proprio per mantenerli in umiltà, come Paolo apostolo scrive di se stesso e come Francesco ha provato per esperienza diretta […]".

Il Santo,  avendo accettato l’invito per venerazione ed amore verso il cardinale, la prima notte ebbe a sperimentare, dopo l’orazione, un vero e proprio assalto dei demoni, che lo percossero a lungo e crudelmente, e lo lasciarono, alla fine, mezzo morto.

Quando se ne furono andati, chiamò il suo compagno e gli raccontò l’accaduto.

«Fratello, i demoni non hanno alcun potere, se non nel limite predisposto dalla Provvidenza.

Perciò io credo che mi hanno assalito così ferocemente, perché la mia permanenza nella curia dei magnati non fa una impressione buona.

I miei frati che dimorano in luoghi poverelli, sentendo che io me ne sto con i cardinali sospetteranno forse che mi sia invischiato nelle cose mondane, stando in mezzo agli onori e agli agi.

Giudico, pertanto, che sia meglio, per chi viene posto come esempio, stare lontano dalle curie e trascorrere con umiltà la vita tra gli umili, in luoghi umili.

Così egli sarà di conforto, vivendo nelle loro stesse condizioni, per coloro che vivono in penuria».

Vanno, dunque, al mattino e, con umili scuse, danno l’addio al cardinale" (FF 1115).

Dinanzi alla Grazia, il male chiama i rinforzi; ma ciò che lo sbaraglia, dice Francesco, è l’umiltà.

Dunque, neppure gli spiriti «assai furiosi» (v.28) nulla possono dinanzi all’umiltà del Figlio di Dio e dei suoi servi.

Com’è scritto nelle Fonti [Sacrum Commercium]:

«Egli (satana) infatti é orgogliosissimo, e la sua superbia e la sua tracotanza sono anche maggiori della sua forza.

Nutre grande furore per causa vostra e rivolgerà contro di voi tutte le armi della sua astuzia, cercando di schizzare il veleno della sua malizia, perché dopo aver concluso la guerra sbaragliando e buttando a terra gli altri, non può sopportare di vedervi in piedi sopra di lui» (FF 2026).

Conta che, dopo essere stati salvati, annunciamo la misericordia usataci da Dio. Questo devasta il menzognero!

Francesco lo ha fatto, attestando la povertà del Figlio di Dio, la quale trasferita fra le pieghe del quotidiano, trascina gli spiriti impuri giù dalla rupe, nel mare delle loro contraddizioni, annientandoli.

La vita santa di lui e della sua fraternità ai primordi li rendeva annunciatori della Misericordia, cantori dell’Onnipotente.

 

"I demoni lo supplicavano dicendo: «Se ci scacci, inviaci nella mandria dei porci»" (Mt 8,31)

 

 

Mercoledì 13.a sett. T.O.  (Mt 8,28-34)

Lunedì, 23 Giugno 2025 04:21

Nella Fede la forza

Nel Vangelo di oggi Gesù chiede ai suoi, nella tempesta sul mare, un supplemento di fede.

«Perché siete paurosi, [uomini] di poca fede?» (Mt 8,26).

Anche a  Francesco, in determinate situazioni della vita, Gesù chiese una maggiore fede, libero dalla paura, poiché sulla sua barca assediata dalle onde della tentazione c’era Lui: Cristo, il Grande Timoniere.

Nelle Fonti, nella Vita seconda del Celano, troviamo un ammaestramento in proposito:

"Ad un certo momento della sua vita, il Padre subì una violentissima tentazione di spirito, sicuramente a vantaggio della sua corona.

Per questo era angustiato e pieno di sofferenza, mortificava e macerava il suo corpo, pregava e piangeva nel modo più penoso. Questa lotta durò più anni.

Un giorno, mentre pregava in Santa Maria della Porziuncola, udì in spirito una voce:

«Francesco, se avrai fede quanto un granellino di senapa, dirai al monte che si sposti ed esso si muoverà».

«Signore, - rispose il Santo - qual è il monte, che io vorrei trasferire?».

E la voce di nuovo:

«Il monte è la tua tentazione».

«O Signore, - rispose il Santo in lacrime - avvenga a me, come hai detto».

Subito sparì ogni tentazione e si sentì libero e del tutto sereno nel più profondo del cuore" (FF 702).

Affidandosi a Gesù il Poverello non naufragò tra i marosi della vita e con la Grazia riuscì a superare ogni grave ostacolo.

Chiara stessa, dinanzi a impellenti pericoli, trovò nella Fede la via d’uscita ed esortò in tal senso pure le sue sorelle.

Lo attesta una sua Lettera ad Ermentrude di Bruges cui dice, fra l’altro:

«Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono».

 

 

Martedì della 13.a sett. T.O.  (Mt 8,23-27)

Domenica, 22 Giugno 2025 04:54

Senz’avere dove posare il capo

Nel brano evangelico di oggi Gesù propone a chi vuole seguirlo una reale povertà del vivere e il distacco pronto da esigenze di parentela.

Francesco d’Assisi si innamorò di Madonna Povertà fin dai primordi e non si separò mai da lei, insegnando ai suoi frati a fare altrettanto.

Innumerevoli i brani offerti dalle Fonti francescane in merito.

Ne proponiamo qualcuno.

"Mentre si trovava in questa valle di lacrime, il beato padre disprezzava le povere ricchezze comuni ai figli degli uomini e aspirava di tutto cuore alla povertà, desiderando più alta gloria.

E poiché osservava che la povertà, mentre era stata intima del Figlio di Dio, veniva pressoché rifiutata da tutto il mondo, bramò di sposarla con amore eterno.

Perciò, innamorato della sua bellezza, per aderire più fortemente alla sposa ed essere due in un solo spirito, non solo lasciò padre e madre, ma si distaccò da tutto.

Da allora la strinse in casti amplessi e neppure per un istante accettò di non esserle sposo.

Ripeteva ai suoi figli che questa è la via della perfezione, questo il pegno e la garanzia delle ricchezze eterne.

Nessuno fu tanto avido di oro, quanto lui di povertà, né alcuno più preoccupato di custodire un tesoro, quanto lui la gemma evangelica.

Il suo sguardo in questo si sentiva particolarmente offeso, se nei frati - o in casa o fuori - vedeva qualcosa di contrario alla povertà.

E in realtà, dall’inizio della sua vita religiosa sino alla morte, ebbe come sua ricchezza una tonaca sola, cingolo e calzoni: non ebbe altro.

Il suo aspetto povero indicava chiaramente dove accumulasse le sue ricchezze.

Per questo, lieto, sicuro, agile alla corsa, godeva di aver scambiato con un bene che valeva cento volte le ricchezze destinate a perire" (FF 641).

Convinto che la condizione precaria avvicinava in modo speciale a quella di Cristo, benediva l’elemosina e la considerava caratteristica del farsi minore secondo il Vangelo.

Nella Leggenda maggiore:

"Talora, esortando i frati a cercare l’elemosina, usava argomenti di questo genere:

«Andate, perché in questi ultimissimi tempi i frati minori sono stati dati in prestito al mondo, per dar modo agli eletti di compiere in loro le opere con cui meritarsi l’elogio del Sommo Giudice e quella dolcissima assicurazione:

‘Ogni volta che lo avete fatto a uno di questi miei frati più piccoli, lo avete fatto a me’».

«Perciò, concludeva, è bello andare a mendicare sotto il titolo di ‘frati minori’, titolo che il Maestro della verità ha indicato nel Vangelo con tanta precisione, come motivo di eterna ricompensa  per i giusti» (FF 1128).

E nella Regola di S. Chiara:

«E affinché non ci allontanassimo mai dalla santissima povertà che abbracciammo, e neppure quelle che sarebbero venute dopo di noi, poco prima della sua morte di nuovo  scrisse per noi la sua ultima volontà con queste parole:

«Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’Altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine.

E prego voi, mie Signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà.

E guardatevi molto bene dall’allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per l’insegnamento o il consiglio di alcuno» (FF 2790).

 

«Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20)

 

 

Lunedì della 13.a sett. T.O.  (Mt 8,18-22)

Sabato, 21 Giugno 2025 03:00

Giganti della Chiesa

Francesco dAssisi aveva grande rispetto per la Chiesa che considerava madre, santa, cattolica, apostolica, romana:

«Agli inizi della mia nuova vita, quando mi separai dal mondo e dal mio padre terreno, il Signore pose la sua Parola sulle labbra del vescovo dAssisi, affinché mi consigliasse saggiamente nel servizio del Cristo e mi donasse conforto.

Per questa ragione e per le altre eminenti qualità che riconosco […] io voglio amare […] e considerare miei signori non soltanto i vescovi, ma anche gli umili sacerdoti» (FF 1562).

Inoltre le Fonti attestano come Francesco si recò con undici compagni alla Curia del Papa per informarlo del suo nuovo e originale progetto di vita ed ottenere conferma alla Regola da lui composta.

Leggiamo: Vedendo Francesco che il Signore accresceva i suoi fratelli […] si rivolse agli undici del gruppo:

«Fratelli vedo che il Signore misericordioso vuole aumentare la nostra comunità.

Andiamo dunque dalla nostra madre, la santa Chiesa romana, e comunichiamo al sommo pontefice ciò che il Signore ha cominciato a fare per mezzo di noi, al fine di continuare la nostra missione, secondo il suo volere e le sue disposizioni» " (FF1455).

Fu così presentato al sommo pontefice che pregò Francesco di chiedere a Dio se davvero quel genere di vita corrispondesse al suo volere.

In obbedienza a quanto chiestogli, il Poverello, dopo lunga orazione, confermò il santo proposito come veniente da Dio, convincendo il Papa con una parabola ricevuta per divina ispirazione.

Egli abbracciò il santo e approvò la Regola.

Ricevuta la benedizione da Innocenzo III, si recarono a visitare le tombe degli Apostoli […] Allora luomo di Dio partì da Roma con i fratelli, dirigendosi alla evangelizzazione del mondo" (FF 1460-1462).

D’altra parte Francesco, pregando davanti al Crocifisso della chiesa di S. Damiano "che minacciava rovina, vecchia com’era […] udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui e dirgli per tre volte:

«Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina!» " (FF 1038).

Ciò facendo riferimento non solo e non tanto alle mura quanto a quella Chiesa che Cristo acquistò col suo Sangue, come lo Spirito Santo gli avrebbe fatto capire e come egli stesso rivelò in seguito ai frati"

(FF 1038).

 

 

Ss. Pietro e Paolo Ap. (Mt 16,13-19)

Venerdì, 20 Giugno 2025 03:29

Nuova Famiglia

Francesco, il giullare di Dio, dopo che la Grazia lo aveva reso creatura nuova, preferì alla famiglia naturale quella datagli dal Padre delle misericordie. 

Infatti, senza esitare, davanti al vescovo di Assisi e a tutti gli astanti, si denudò come segno di abbandono, aggiungendo:

«Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro, che sei nei cieli, perché in Lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza» (FF 1043).

Come dire: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49).

Risposta eloquente al vecchio mondo che lasciava languire nei suoi sollazzi, preferendo gustare la dolcezza respirata a casa Nazareth.

Francesco è in sintonia con la Sacra Famiglia: sia nella dimensione personale che comunitaria sviluppatasi attorno a lui.

Infatti si nutre di povertà e semplicità, crescendo in età, Sapienza e Grazia, davanti a Dio e ai suoi amati frati.

Stava sottomesso ad ogni fratello e seminava ovunque quella straordinaria Sapienza infusa, che gli viene dall’alto, pura e arrendevole.

Maria lo accompagna ovunque.

A Lei si stringeva in ogni evento importante, tanto da definire Avvocata dell’Ordine Colei che aveva reso nostro fratello il Signore della Maestà.

E non meno Chiara faceva parte della singolare, silenziosa Famiglia di Dio, in modo così pieno da ricevere in dono [ormai malata e non più in grado di recarsi in chiesa] di partecipare sensibilmente alla Liturgia natalizia.

Il Padre delle Misericordie e l’intera Famiglia nazaretiana erano con lei. 

Le Fonti c’informano:

“In quell’ora del Natale (1252), quando il mondo giubila con gli angeli per il Bambino appena nato, tutte le Donne si avviano per il Mattutino al luogo della preghiera, lasciando sola la Madre gravata dalla sua infermità. 

E, avendo iniziato a pensare a Gesù piccolino e a dolersi molto di non poter partecipare al canto delle sue lodi, sospirando gli dice:

«Signore Iddio, eccomi lasciata qui sola per Te!».

Ed ecco, all’improvviso cominciò a risuonare alle sue orecchie il meraviglioso concerto che si faceva nella chiesa di S. Francesco.

Udiva i frati salmeggiare nel giubilo, seguiva le armonie dei cantori, percepiva perfino il suono degli strumenti.

Il luogo non era affatto così vicino da consentire umanamente la percezione di quei suoni: o quella celebrazione solenne fu resa divinamente sonora fino a raggiungerla, oppure il suo udito fu rafforzato oltre ogni umana possibilità.

Anzi, cosa che supera questo prodigio di udito, ella fu degna di vedere perfino il presepio del Signore.

Quando, al mattino, le figlie andarono da lei, la beata Chiara disse:

«Benedetto il Signore Gesù Cristo, che non mi ha lasciata sola, quando voi mi avete abbandonata!

Ho proprio udito, per Grazia di Cristo, tutte quelle cerimonie che sono state celebrate questa notte nella chiesa di S. Francesco» (FF 3212).

 

Nelle Comunità di Francesco e Chiara d’Assisi ferveva lo spirito della Famiglia di Nazareth, esperta del soffrire ma anche luogo di virtù genuine. Chiara, come ‘altra Maria’, meditava nel suo cuore Tutti i Misteri del Figlio di Dio.

 

 

Cuore Immacolato di Maria (Lc 2,41-51)

Giovedì, 19 Giugno 2025 04:34

Pastore: Cuore autentico

Nella liturgia del Ss.mo Cuore di Gesù ci viene proposto un brano di Luca in cui il vero Pastore va in cerca della pecora smarrita, lasciando le novantanove già al sicuro.

La pecora può smarrirsi in mille modi e in diversi contesti.

La vita di Francesco, il Povero, è ricca di episodi singolari, che attestano l’ampiezza di un cuore nuovo, improntato all’Amore, attestando il suo essere pastore misericordioso delle anime.

All’inizio della loro vita comunitaria, i frati vivevano a Rivotorto, a 3 km dalla Porziuncola.

Ecco cosa accadde in quel luogo una sera:

"Una notte, una di quelle pecorelle, mentre le altre dormivano, si mise a gridare: «Muoio, fratelli, ecco, muoio di fame!».

Il saggio pastore si alzò immediatamente e si affrettò a portare l’aiuto opportuno alla pecorella infermiccia.

Ordinò di preparare la mensa, anche se con cibi alla buona […]

Proprio lui cominciò a mangiare per primo ed invitò a quel dovere di carità gli altri frati, perché il poverino non avesse ad arrossire.

Preso il cibo col timore del Signore, affinché fosse completo l’atto di carità, il Padre tenne ai figli un lungo discorso sulla virtù della discrezione.

Prescrisse di offrire sempre a Dio un sacrificio condito di prudenza, ammonendoli accortamente di tener conto, nel servizio divino, delle proprie forze […]

Poi soggiunse:

«Carissimi, ciò che ho fatto mangiando, sappiate che è stato fatto non per bramosia, ma per doverosa attenzione e perché me lo ha imposto la carità fraterna.

La carità vi sia di esempio, non il cibo, perché questo soddisfa la gola, quella invece lo spirito» " (FF 608).

E ancora:

"Un giorno, trovandosi in cammino nei pressi di Siena, incontrò un grande gregge di pecore al pascolo.

Secondo il suo solito, le salutò benevolmente, e quelle, smettendo di brucare, corsero tutte insieme da lui, sollevando il muso e fissandolo con gli occhi alzati.

Gli fecero tanta festa che i frati e i pastori ne rimasero stupefatti, vedendo gli agnelli e perfino gli arieti saltellargli intorno in modo così meraviglioso" (FF 1147- Leggenda maggiore).

La Carità ha un profumo speciale e tutte le pecore ne riconoscono la fragranza.

 

«Quale uomo tra voi avendo cento pecore e perduta una di esse non abbandona le novantanove nel deserto e parte verso quella perduta finché l’abbia trovata?» (Lc 15,4).

 

 

Venerdì del Sacratissimo Cuore di Gesù - anno C  (Lc 15,3-7)

Mercoledì, 18 Giugno 2025 04:01

Volontà di Dio: Casa sulla Roccia

Nel brano proposto dalla Liturgia del giorno Gesù chiama a fare concretamente la sua volontà, per essere come una dimora fondata sulla sua Roccia, resistendo a pioggia e venti.

Frate Francesco amava fare la volontà di Dio profondamente, tanto da farla sua vera consolazione.

Era felice quando vedeva anche tra i suoi frati piena adesione al volere divino o comunque ravvedimento, laddove risultasse qualche atto un poco restìo.

Le Fonti, chiare informatrici di autentico vissuto, documentano in merito, e offrono materiale per un’attenta riflessione.

“Ed essi, ricevendo con gaudio e letizia grande il precetto della santa obbedienza, si prostravano davanti al beato padre, che, abbracciandoli con tenerezza e devozione, diceva ad ognuno:

«Riponi la tua fiducia nel Signore ed Egli avrà cura di te».

Questa frase egli ripeteva ogni volta che mandava qualche frate ad eseguire l’obbedienza” (FF 367).

Il Poverello d’Assisi, pure dinanzi ad un grande cumulo di mali e prove, attestava la sua incomparabile adesione al volere divino, quale altro Giobbe.

Leggiamo con commozione:

“Ma per quanto strazianti fossero i suoi dolori, quelle sue angosce non le chiamava sofferenze, ma sorelle.

[…] e benché stremato dalla lunga e grave infermità, si buttò per terra, battendo le ossa indebolite nella cruda caduta.

Poi baciò la terra, dicendo:

«Ti ringrazio, Signore Dio, per tutti questi miei dolori e ti prego, o Signore mio, di darmene cento volte di più, se così a te piace.

Io sarò contentissimo, se tu mi affliggerai e non mi risparmierai il dolore, perché adempiere alla tua volontà è per me consolazione sovrappiena»” (FF 1239).

E allorché giunse il tempo della sua dipartita:

“Disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al cielo, secondo la sua abitudine, totalmente intento a quella gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.

E disse ai frati: «Io ho fatto la mia parte; la vostra Cristo ve la insegni» (FF 1239).

Francesco, il Piccolo d’Assisi, traeva dal suo cuore nuovo il bene. Aveva costruito il suo edificio spirituale sulla Roccia di Cristo.

Infatti le Fonti ci mettono al corrente di un episodio che lo testimonia:

“Passati dei mesi, Francesco soggiornava presso la chiesa della Porziuncola, e stava vicino alla cella che sorge dopo la casa, lungo la via, quando quel frate tornò a parlargli del salterio.

Gli disse Francesco: «Va’, e fa’ come ti dirà il tuo Ministro».

A queste parole, quello cominciò a ritornare per dove era venuto.

Ma il Santo, rimasto sulla strada, cominciò a riflettere su quanto aveva detto, e d’improvviso gridò dietro a colui:

«Aspettami, fratello, aspettami!».

Andò fino a lui e gli disse:

«Torna indietro con me, fratello, e mostrami il posto dove ti ho detto di fare, riguardo al salterio, quanto ti dirà il ministro».

Arrivati a quel posto, Francesco si inchinò davanti al frate e mettendosi in ginocchio disse:

«Mia colpa, fratello, mia colpa! Chiunque vuol essere un minore non deve avere che la tonaca, la corda e le brache, come dice la Regola, e in più le calzature, per chi sia stretto da evidente necessità o malattia».

A tutti i frati che venivano a consultarlo sull’argomento, dava la stessa risposta.

E diceva: «TANTO UN UOMO SA, QUANTO FA; E TANTO UN RELIGIOSO È BUON PREDICATORE, QUANTO LUI STESSO AGISCE» (FF 1628).

 

«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore!" entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21).

 

 

Giovedì della 12.a sett. T.O.  (Mt 7,21-29)

Martedì, 17 Giugno 2025 04:41

Rami dilatati, incoraggiare i doni

Il brano del Vangelo di oggi mette in evidenza l’intelligenza spirituale di chi, come Francesco, pone al servizio del Regno tutto ciò che L’Altissimo ha depositato nella sua nuda esistenza.

Chi dispone di talenti da investire per far attecchire il Vangelo, li ritroverà maggiorati dalla longanimità del Signore.

Francesco, che si definiva «simplex et idiota», dopo aver incontrato Cristo, cambia pelle e tutto ciò cui prima anelava finisce col detestarlo - e ogni cosa che prima aborriva diventa per lui dolcezza dell’anima.

Passeggiando tra le Fonti francescane, cesello di eventi e della vocazione profonda e solida del Santo, leggiamo:

“Molti, nobili e plebei, chierici e laici, docili alla divina ispirazione, si recavano dal Santo, bramosi di schierarsi per sempre con lui e sotto la sua guida.

E a tutti egli, come ricca sorgente di grazia celeste, dona le acque vivificanti che fanno sbocciare le virtù nel giardino del cuore.

Artista e maestro di vita evangelica veramente glorioso: mediante il suo esempio, la sua Regola e il suo insegnamento, si rinnova la Chiesa di Cristo nei suoi fedeli, uomini e donne, e trionfa la triplice milizia degli eletti” (FF 384).

Inoltre apprendiamo che “divenne araldo del Vangelo. Incominciò, infatti, a percorre città e villaggi e ad annunziarvi il regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza […]

Da allora la vigna di Cristo incominciò a produrre germogli profumati del buon odore del Signore, e frutti abbondanti con fiori soavi di grazia e di santità” (FF 1072).

Il Povero d’Assisi aveva fatto fruttificare i doni ricevuti per raggiungere più anime possibili mediante la potenza dello Spirito di Dio e far conoscere il valore salvifico della Parola fatta carne.

Anche santa Chiara nella sua vita fu albero fecondo, carico di buoni frutti, come la definì Papa Alessandro nella Bolla di canonizzazione «Clara claris praeclara» (del 1255).

«Questa fu l’albero alto, proteso verso il cielo, dai rami dilatati, che nel campo della Chiesa produsse soavi frutti di religione, e alla cui ombra piacevole e amena molte seguaci accorsero da ogni parte, e tuttora accorrono per gustarne i frutti» (FF 3294).

Questi sono il segno eloquente di una vita realmente donata a Dio e ai fratelli.

 

«Dai loro frutti li riconoscerete […] così ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero guasto fa frutti cattivi» (Mt 7,16-17).

 

 

Mercoledì della 12.a sett. T.O.  (Mt 7,15-20)

Lunedì, 16 Giugno 2025 06:27

Somiglianza profetica nella diversità

La Liturgia relativa alla Nascita del Battista esamina un brano lucano dove la domanda della gente, dinanzi a tale evento, è:

«Che sarà dunque di questo bambino?» (Lc 1,66).

Come il Battista, anche Francesco al fonte battesimale fu chiamato Giovanni.

Rinveniamo indizi di richiamo nella sua vita così particolarmente profetica e, fra le pieghe della sua scarna esistenza, scopriamo mirabili assonanze vocazionali con l’Amico dello Sposo.

Le Fonti ci aiutano in tal senso.

In esse leggiamo:

“Il servo e amico dell’Altissimo, Francesco, ebbe questo nome dalla divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione.

La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d’ira era divenuto figlio della grazia*.

Specchio di rettitudine, quella donna presentava nella sua condotta, per così dire, un segno visibile della sua virtù.

Infatti, fu resa partecipe, come privilegio, di una certa somiglianza con l’antica Santa Elisabetta, sia per il nome imposto al figlio, sia anche per lo spirito profetico.

Quando i vicini manifestavano la loro ammirazione per la generosità d’animo e l’integrità morale di Francesco, ripeteva, quasi divinamente ispirata:

«Cosa pensate che diverrà, questo mio figlio? Sappiate, che per i suoi meriti diverrà figlio di Dio».

[…] Perciò il nome di Giovanni conviene alla missione che poi svolse, quello invece di Francesco alla sua fama, che ben presto si diffuse ovunque, dopo la sua piena conversione a Dio.

Al di sopra della festa di ogni altro santo, riteneva solennissima quella di Giovanni Battista, il cui nome insigne gli aveva impresso nell’animo un segno di arcana potenza.

Tra i nati di donna non sorse alcuno maggiore di quello, e nessuno più perfetto di questo tra i fondatori di ordini religiosi” (FF 583).

Francesco mise tutto il suo entusiasmo a bene intendere e realizzare i suggerimenti della Grazia: annunciare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza, con semplicità.

E siccome per il Poverello la voce del più piccolo, nella fraternità, aveva lo stesso peso della voce del grande, anzi era privilegiata, nello Spirito, per quella priorità data ai piccoli dal Vangelo, il Signore lo prese in parola per quel suo farsi Minimo in tutto e fra tutti.

«Spesso il Signore manifesta ciò che è meglio al più piccolo» (Reg. c. IV. 18).

In lui si realizzò la mirabile sapienza del Vangelo e cioè che in cielo, nonostante la grandezza del Battista, il più piccolo è più grande di lui!

 

* Francesco fu battezzato nella chiesa di Santa Maria del Vescovado. Il battistero più tardi fu trasferito nel duomo di San Rufino, dove si trova tuttora.

 

 

Natività di s. Giovanni Battista  (Lc 1,57-66.80)

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Are we not perhaps all afraid in some way? If we let Christ enter fully into our lives, if we open ourselves totally to him, are we not afraid that He might take something away from us? Are we not perhaps afraid to give up something significant, something unique, something that makes life so beautiful? Do we not then risk ending up diminished and deprived of our freedom? (Pope Benedict)
Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura - se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui – paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita? Non abbiamo forse paura di rinunciare a qualcosa di grande, di unico, che rende la vita così bella? Non rischiamo di trovarci poi nell’angustia e privati della libertà? (Papa Benedetto)
For Christians, volunteer work is not merely an expression of good will. It is based on a personal experience of Christ (Pope Benedict)
Per i cristiani, il volontariato non è soltanto espressione di buona volontà. È basato sull’esperienza personale di Cristo (Papa Benedetto)
"May the peace of your kingdom come to us", Dante exclaimed in his paraphrase of the Our Father (Purgatorio, XI, 7). A petition which turns our gaze to Christ's return and nourishes the desire for the final coming of God's kingdom. This desire however does not distract the Church from her mission in this world, but commits her to it more strongly [John Paul II]
‘Vegna vêr noi la pace del tuo regno’, esclama Dante nella sua parafrasi del Padre Nostro (Purgatorio XI,7). Un’invocazione che orienta lo sguardo al ritorno di Cristo e alimenta il desiderio della venuta finale del Regno di Dio. Questo desiderio però non distoglie la Chiesa dalla sua missione in questo mondo, anzi la impegna maggiormente [Giovanni Paolo II]
Let our prayer spread out and continue in the churches, communities, families, the hearts of the faithful, as though in an invisible monastery from which an unbroken invocation rises to the Lord (John Paul II)
La nostra preghiera si diffonda e continui nelle chiese, nelle comunità, nelle famiglie, nei cuori credenti, come in un monastero invisibile, da cui salga al Signore una invocazione perenne (Giovanni Paolo II)
"The girl is not dead, but asleep". These words, deeply revealing, lead me to think of the mysterious presence of the Lord of life in a world that seems to succumb to the destructive impulse of hatred, violence and injustice; but no. This world, which is yours, is not dead, but sleeps (Pope John Paul II)
“La bambina non è morta, ma dorme”. Queste parole, profondamente rivelatrici, mi inducono a pensare alla misteriosa presenza del Signore della vita in un mondo che sembra soccombere all’impulso distruttore dell’odio, della violenza e dell’ingiustizia; ma no. Questo mondo, che è vostro, non è morto, ma dorme (Papa Giovanni Paolo II)
Today’s Gospel passage (cf. Lk 10:1-12, 17-20) presents Jesus who sends 72 disciples on mission, in addition to the 12 Apostles. The number 72 likely refers to all the nations. Indeed, in the Book of Genesis 72 different nations are mentioned (cf. 10:1-32) [Pope Francis]
L’odierna pagina evangelica (cfr Lc 10,1-12.17-20) presenta Gesù che invia in missione settantadue discepoli, in aggiunta ai dodici apostoli. Il numero settantadue indica probabilmente tutte le nazioni. Infatti nel libro della Genesi si menzionano settantadue nazioni diverse (cfr 10,1-32) [Papa Francesco]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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