Nel capitolo dodici del Vangelo di Luca Gesù mette in guardia dall’ipocrisia di cui è padre colui che S. Teresa d’Avila definiva “mentitore, ipocrita, tenebroso”.
Dobbiamo temere lui, dice il Signore, capace di gettarci nella Geenna.
Francesco d’Assisi quando, per grazia, riesce a convertire e domare il lupo di Gubbio ricorda, poi, agli abitanti di quel luogo una cosa cruciale:
«È più pericolosa la fiamma dello inferno, la quale ci ha a durare eternalemente alli dannati, che non è la rabbia del lupo, il quale non può uccidere se non il corpo: quanto è dunque da temere la bocca dello inferno, quando tanta moltitudine tiene in paura e in tremore la bocca d’un piccolo animale. Tornate dunque, carissimi, a Dio e fate degna penitenza de’ vostri peccati, e Iddio vi libererà del lupo nel presente e nel futuro dal fuoco infernale» (Fioretti. FF 1852).
Altresì l’umile Francesco teneva lontana dalla sua esistenza ogni forma di ipocrisia.
Le Fonti ci raccontano un episodio significativo.
“Un inverno il Santo aveva il povero corpo coperto di una sola tonaca, rafforzata con pezze molto grossolane.
Il guardiano*, che era anche suo compagno, comprò una pelle di volpe e gliela portò dicendo: Padre tu soffri di milza e di stomaco: prego la tua carità nel Signore di permettere di cucire all’interno della tonaca questa pelle. Se non la vuoi tutta, almeno accettane una parte in corrisponde dello stomaco.
Francesco rispose:
«Se vuoi che porti sotto la tonaca questa pelliccia, fammene porre un’altra della stessa misura all’esterno. Cucita al di fuori sarà indizio della pelle nascosta sotto».
Il frate ascoltò, ma non era del parere […] Alla fine il guardiano si arrese, e fece cucire una pelliccia sull’altra, perché Francesco non apparisse di fuori diverso da quello che era dentro.
O esempio di coerenza, identico nella vita e nelle parole! Lo stesso dentro e fuori, da suddito e da superiore!
Tu non desideravi alcuna gloria né esterna né privata, perché ti gloriavi solamente del Signore” (FF 714).
* Il guardiano era Frate Angelo da Rieti.
Venerdì 28.a sett. T.O. (Lc 12,1-7).