Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Nel Vangelo di oggi Gesù insegna ai suoi discepoli l’umiltà e la grandezza del servire: fare semplicemente quanto ci è stato ordinato.
Grazie alla luce ricevuta dallo Spirito, Francesco e Chiara avevano imparato ad incarnare la Parola di Dio quotidianamente.
Destinatario del loro agire era il Cristo da riconoscere e servire nei frati o nelle sorelle, ma pure da soccorrere in quanti bussavano alla porta o incontravano lungo la strada.
I figli del Regno dei cieli non dominano, bensì servono umilmente il prossimo.
I discepoli di Gesù non ambiscono a posizioni di prestigio, ma a conformarsi all’identikit delineato dalle Beatitudini.
Da qui la comprensione attiva di quanto le Fonti propongono.
"Occupavano [i frati] la giornata nell’orazione e lavorando con le loro mani, in maniera da evitare risolutamente l’ozio, nemico dell’anima […]
Si amavano l’un l’altro con un affetto profondo, e a vicenda si servivano e procuravano il necessario, come farebbe una madre col suo unico figlio teneramente amato.
Tale era l’affetto che ardeva loro in cuore, che erano pronti a consegnarsi alla morte senza esitare, non solo per amore di Cristo, ma anche per salvare l’anima o il corpo dei fratelli" (FF 1446).
«Quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite:
"Siamo servi di nessun conto. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare» (Lc 17,10).
E la stessa Chiara, chiusa fra le mura damianite, offriva in semplicità alle sorelle la testimonianza di un servizio a tutto campo.
"Da allora non respinse più alcuna incombenza servile, al punto che, per lo più, era lei a versare l’acqua sulle mani delle sorelle, se ne stava in piedi per assisterle mentre esse sedevano e le serviva a tavola mentre mangiavano.
Malvolentieri imparte appena qualche ordine: ma fa da sé spontaneamente, preferendo eseguire lei stessa piuttosto che comandare alle sorelle" (FF 3180).
Il Minimo e la Povera di San Damiano avevano ricevuto in dono un cuore puro, infiammato dalla Carità, al servizio del Regno.
Guardando Gesù, Autore e Perfezionatore della legge, avevano acquisito la Sua fisionomia di servitori fraterni, per riscattare le moltitudini.
Martedì 32.a sett. T.O. (Lc 17,7-10)
Gesù sottolinea il doveroso perdono da offrire al fratello che ha sbagliato.
Francesco aveva di speciale tante qualità, ma eccelleva in una: la stabile e solida memoria della Misericordia divina china su di lui, al punto di condonargli tutti gli errori della vita passata.
Aveva fatto esperienza della paternità e maternità di Dio, assorbito da quelle viscere di misericordia che lo avevano visitato e guarito interiormente.
Per lui compatire e perdonare - come pure riprendere, dove fosse necessario - erano atteggiamenti basilari nel cammino fraterno.
Ormai portava scolpita nel cuore la risposta di Gesù alla domanda di Pietro: quante volte concedere il perdono.
Il Signore gli risponde: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,22). Come a dire: "sempre".
Francesco d’Assisi al riguardo, in un passo della Lettera ad un Ministro, spiega bene la disponibilità continua a perdonare, e ricominciare senza stancarsi. Gli accenti sono commoventi.
«Io ti dico […] che quelle cose che ti sono di impedimento nell’amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sarà di ostacolo […] tutto questo devi ritenere come una grazia […] E ama coloro che agiscono con te in questo modo […]» (FF 234).
Ancora: «E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto più è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli» (FF 235).
La lettera, vero gioiello, fra quelle scritte dal Poverello, continua:
«Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano. E tutti frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma ne abbiano grande misericordia e tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati» (FF 237).
«Se tuo fratello pecca, rimproveralo; e se si pentirà, perdonagli» (Lc 17,3)
Lunedì 32.a sett. T.O. (Lc 17,1-6)
Gesù scaccia i venditori dal tempio e pone l’accento a non fare della casa di suo Padre un luogo di mercato.
Francesco aveva zelo per il Signore e la sua volontà, come per tutte le chiese che sono in tutto il mondo.
Le voleva rispettate per quel che sono e rappresentano; non voleva saperne di trasformarle in quanto Dio non è.
Ciò anche se Gesù gli aveva fatto comprendere che lo zelo era rivolto alla Chiesa, assemblea dei credenti, tempio vivo di Cristo.
Nelle Fonti:
“Non aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui; lui vero minore, che aveva imparato dal Maestro supremo le cose più grandi.
Era solito ricercare con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace” (FF 1205).
Inoltre: “Veramente con gioiosa devozione egli s’aggirava tra le dimore celesti, e in completo annientamento di sé, dimorava a lungo come nascosto nelle piaghe del Salvatore […]
Suo porto sicuro era la preghiera, non di qualche minuto, o vuota, o pretenziosa, ma profondamente devota, umile e prolungata il più possibile” (FF 445).
Ma a riguardo della riparazione di S. Damiano:
“È questo luogo nel quale S. Francesco, guidato dalla divina rivelazione, diede inizio all’Ordine dei frati minori.
Proprio per disposizione della Provvidenza divina che lo dirigeva in ogni cosa, il servo di Cristo aveva restaurato materialmente tre chiese, prima di fondare l’Ordine e di darsi alla predicazione del Vangelo […]
Infatti, così, come furono riparati tre edifici, sotto la guida di quest’uomo santo si sarebbe rinnovata la Chiesa in tre modi: secondo la forma di vita, secondo la Regola e secondo la dottrina di Cristo da lui proposte” (FF 1050).
Aveva insegnato ai suoi frati di recitare vicino a ogni chiesa incontrata questa preghiera, adorando l’Onnipotente:
«Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese […]» (FF 401).
Lo zelo per la casa di Dio lo divorava.
«Togliete queste cose da qui, e non fate della casa del Padre mio una casa di mercato» (Gv 2,16b)
Dedicazione Basilica Lateranense (Gv 2,13-22)
Gesù pone l’accento sul saper essere fedeli in cose di poco conto, anticamera dell’esserlo in cose importanti.
Per Francesco d’Assisi la fedeltà alle promesse, al Vangelo di Cristo, erano per lui senso e ragione di vita. Ben sapendo che ciò che gli uomini esaltano, spesso non è lodato dall’Altissimo.
Dopo la sua conversione, il Povero assisano comprese che Cristo, per fedeltà al Progetto del Padre, aveva dato la sua vita e che pure lui era chiamato a farlo insieme ai suoi frati.
Nelle Fonti, vaso di esperienze singolari, troviamo brani significativi:
“Ripeteva spesso ai frati:
«Nessuno deve lusingarsi con ingiusto vanto per quelle azioni, che anche il peccatore potrebbe compiere. Il peccatore - spiegava - può digiunare, pregare, piangere, macerare il proprio corpo.
Ma una sola cosa non gli è possibile: rimanere fedele al suo Signore. Proprio di questo dobbiamo gloriarci, se diamo a Dio la gloria che gli spetta, se da servitori fedeli attribuiamo a lui tutto il bene che ci dona.
Il peggiore nemico dell’uomo è la sua carne: è del tutto incapace di ripensare al passato per pentirsene, niente sa prevedere per tutelarsi. Unica sua preoccupazione è approfittare senza scrupoli del tempo presente.
E ciò che è peggio - aggiungeva - essa si usurpa e attribuisce a propria gloria quanto non è stato dato a lei, ma all’anima. La carne raccoglie lode dalle virtù, e plauso, dalle veglie e dalle preghiere, da parte della gente. Niente lascia all’anima e anche dalle lacrime cerca profitto» (FF 718).
E nelle sue lettere Chiara d’Assisi, scrivendo alla sua figlia spirituale, Ermentrude di Bruges:
«Rendi fedelmente a Dio quello che hai promesso con voto, ed Egli ti darà la ricompensa.
Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede» (FF 2195).
«Porta alla consumazione il bene che hai incominciato e adempi il mistero che hai abbracciato in santa povertà e in umiltà sincera» (FF 2916).
«Chi [è] fedele in una cosa minima è fedele anche in una cosa grande, e [chi] è ingiusto in una cosa minima è ingiusto anche in una cosa grande» (Lc 16,10)
Sabato 31.a sett. T.O. (Lc 16,9-15)
Nel Vangelo di oggi Gesù parla ai suoi con la parabola dell’amministratore disonesto che scaltramente si assicura amici con la ricchezza altrui per essere accolto da loro nel suo incerto futuro.
Francesco d’Assisi, in realtà, è colui che ha saputo farsi amici nel Cielo con la disonesta ricchezza.
Non la amava, infatti restituì tutto al padre, sposando Madonna Povertà.
Ma il suo merito fu che seppe giovarsi dei beni terreni in modo sapiente, evangelico.
Le Fonti francescane, luogo di ricchezza spirituale, lo pongono in evidenza:
“Anche nelle feste principali, quando ve n’era l’opportunità, era solito andare per l’elemosina. Perché, diceva, nei poveri di Dio si realizza la parola del profeta: l’uomo ha mangiato il pane degli Angeli. Il pane degli Angeli è quello che la santa povertà raccoglie di porta in porta e che, domandato per amor di Dio, per amor di Dio viene elargito, per suggerimento degli Angeli santi” (FF 1129).
E nella Regola di Chiara vediamo come ella parla della povertà rivolta alle sorelle:
«Questa sia la vostra parte di eredità, che introduce nella terra dei viventi. Aderendo totalmente ad essa, non vogliate mai, sorelle dilettissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre» (FF 2795).
Sapevano, infatti, che i beni donati a chi ha bisogno costituiscono la pietra miliare del seguire Gesù e la sua Santa Parola.
«I figli di questo secolo sono più scaltri dei figli della luce verso la loro stessa specie» (Lc 16,8b)
Venerdì 31.a sett. T.O. (Lc 16,1-8)
A quanti mormoravano verso di Lui, Gesù risponde con la parabola della pecora smarrita e della moneta perduta.
Nelle Fonti Francescane ci sono molti passi che evidenziano la compassione e la gioia di Francesco per gli altri.
In questo scrigno francescano, si legge che “Dio, infatti, aveva infuso nell’animo del giovane Francesco un sentimento di generosa compassione, che, crescendo con lui […] gli aveva riempito il cuore di bontà; tanto che già allora, ascoltatore non sordo del Vangelo, si propose di dare a chiunque gli chiedesse, soprattutto se chiedeva per amore di Dio” (FF 1028).
Ancora: “E siccome lo spavento fa comprendere la lezione, venne su di lui la mano del Signore […] colpì il suo corpo con una lunga infermità […]”
Quand’ebbe riacquistate le forze fisiche, si procurò, com’era sua abitudine, vestiti decorosi.
Una volta incontrò un cavaliere, nobile ma povero e mal vestito e, commiserando con affettuosa pietà la sua miseria, subito si spogliò e fece indossare i suoi vestiti all’altro.
Così, con un solo gesto, compì un duplice atto di pietà, poiché nascose la vergogna di un nobile cavaliere e alleviò la miseria di un povero” (FF 1030).
«Quale uomo tra voi avendo cento pecore e perduta una di esse non abbandona le novantanove nel deserto e parte verso quella perduta finché l’abbia trovata?» (Lc 15,4)
Giovedì della 31.a sett. T.O. (Lc 15,1-10)
Gesù parla nel Vangelo della rinunzia a tutti i beni per poter divenire vero discepolo di Lui.
Francesco per seguire le orme di Cristo rinunciò alla sua ricca posizione, ad ogni bene, perché aveva trovato molto di più: Cristo, per il Quale sposò Madonna Povertà, abbracciata proprio dal Figlio di Dio.
Troviamo nelle Fonti riferimenti speciali.
“Dietro consiglio del vescovo della città, uomo molto pio, che non riteneva giusto utilizzare per usi sacri denaro di male acquisto, l’uomo di Dio restituì al padre la somma, che voleva spendere per il restauro della chiesa.
E davanti a molti che si erano lì riuniti e in ascolto:
«D’ora in poi - esclamò - potrò dire liberamente: Padre nostro, che sei nei cieli, non padre Pietro Bernardone. Ecco, non solo gli restituisco il denaro, ma gli rendo pure tutte le vesti. Così, andrò nudo incontro al Signore».
O anima nobile di un uomo, al quale ormai basta solo Cristo!
Si accorsero allora che l’uomo di Dio, sotto le vesti, portava il cilizio, gioioso non tanto di apparire quanto di essere virtuoso” (FF 597).
Inoltre “insegnava, avendolo appreso per rivelazione, che il primo passo nella Santa religione consiste nel realizzare quella parola del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri».
Perciò ammetteva all’Ordine solo chi aveva rinunciato alla proprietà e non aveva tenuto assolutamente nulla per sé.
Così faceva, in omaggio alla Parola del Vangelo; ma anche per evitare lo scandalo delle borse private” (FF 1121).
La stessa Chiara, di nobili origini, per seguire Cristo sulla scia di Francesco, aveva rinunciato a tutti i beni e ai parenti.
Infatti, nel suo Testamento dice:
«Dopo che L’Altissimo Padre celeste si fu degnato, per sua misericordia e grazia, di illuminare il mio cuore perché cominciassi a fare penitenza, dietro l’esempio e l’ammaestramento del beatissimo Padre nostro Francesco, poco tempo dopo la sua conversione, io, assieme alle poche sorelle che il Signore mi aveva donate poco tempo dopo la mia conversione, liberamente gli promisi obbedienza, conforme alla ispirazione che il Signore ci aveva comunicata attraverso la lodevole vita e l’insegnamento di lui» (FF 2831).
Tutto reputavano spazzatura dinanzi alla sublime conoscenza di Cristo.
Mercoledì 31.a sett. T.O. (Lc 14,25-33)
Luca narra la parabola del grande banchetto, di quanti, invitati a nozze, non si rivelano degni della opportunità ricevuta.
Da qui la scelta del padrone di casa di accogliere a cena i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi trovati ai crocicchi delle strade.
Nelle Fonti troviamo in modo significativo che Francesco, innamorato di Madonna Povertà, invitò con insistenza la Medesima a prendere cibo con i frati [cf. Sacrum Commercium Beati Francisci cum Domina Paupertate].
Il Santo aveva ben compreso che la Regina della tavola era colei che rifulgeva in modo speciale nei derelitti, in quanti erano costretti ai margini della società, ma sensibili all’invito.
Leggiamo infatti:
“Poi la condussero al luogo dove era preparata la mensa. Come fu arrivata ella si guardò attorno e, non vedendo nulla all’infuori di tre o quattro tozzi di pane d’orzo e di crusca posti sull’erba, fu presa da grande ammirazione” (FF 2020).
Poi “ordinò loro di essere tutti insieme e rivolse ad essi parole di vita, dicendo:
«Siate Benedetti, figli miei, dal Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra, perché mi avete accolta nella vostra casa con tale pienezza di carità, che oggi stando con voi mi è parso di stare nel paradiso del Signore […]
Ecco quello che ho tanto cercato, ora lo contemplo […] perché in terra mi sono unita a uomini che sono per me immagine fedele di Colui che è mio sposo nel cielo.
Benedica il Signore il vostro coraggio e gradisca il lavoro delle vostre mani» (FF 2024).
Chiamati/e ed eletti/e [in compagnia di Madonna Povertà] a ricalcare le orme del Figlio di Dio.
La stessa Chiara, nel suo Testamento spirituale, vera perla francescana, si rivolge alle figlie presenti e future invitandole a custodire il tesoro inestimabile dell’elezione.
Leggiamo:
”Tra gli altri benefici che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle Misericordie, per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a lui obbligate.
Perciò l’Apostolo ammonisce: «Conosci bene la tua vocazione»” (FF 2823).
Ancora:
“Il Figlio di Dio si è fatto nostra Via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui” (FF 2824).
A questo punto Chiara ricorda quando il Santo, sotto ispirazione divina, profetò a loro riguardo.
“Salito sopra il muro di detta chiesa […] rivolto ad alcuni poverelli che stavano lì appresso:
«Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di S. Damiano, perché tra poco verranno ad abitarli delle donne, e per la fama della santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa».
Possiamo, dunque, ammirare in questo fatto la grande bontà di Dio verso di noi: Egli si è degnato, nella sovrabbondante sua misericordia e carità, di ispirare tali parole al suo Santo a proposito della nostra vocazione ed elezione” (FF 2827-2828).
«Esci presto per le piazze e i vicoli della città e introduci qua i poveri e storpi e ciechi e zoppi» (Lc 14,21b)
Martedì 31.a sett. T.O. (Lc 14,15-24)
Gesù esorta gli astanti a non invitare a pranzo o cena parenti e amici, ma quanti non possono ricambiare: i poveri!
Questa è vera beatitudine!
Il Poverello d’Assisi invitò con insistenza Madonna Povertà a prendere cibo con i frati [cf. Sacrum Commercium Beati Francisci cum Domina Paupertate]:
“Poi la condussero al luogo dove era preparata la mensa. Come fu arrivata ella si guardò attorno e, non vedendo nulla all’infuori di tre o quattro tozzi di pane d’orzo e di crusca posti sull’erba fu presa da grande ammirazione” (FF 2020).
Poi “ordinò loro di essere tutti insieme e rivolse ad essi parole di vita, dicendo:
«Siate Benedetti, figli miei, dal Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra, perché mi avete accolta nella vostra casa con tale pienezza di carità, che oggi stando con voi mi è parso di stare nel paradiso del Signore […] Ecco quello che ho tanto cercato, ora lo contemplo […] perché in terra mi sono unita a uomini che sono per me immagine fedele di Colui che è mio sposo nel cielo. Benedica il Signore il vostro coraggio e gradisca il lavoro delle vostre mani» (FF 2024).
Chiamati/e ed eletti/e in compagnia di Madonna Povertà a ricalcare le orme del Figlio di Dio.
La stessa Chiara, nel suo Testamento spirituale, vera perla francescana, si rivolge alle figlie presenti e future invitandole a custodire il tesoro inestimabile dell’elezione. Leggiamo in esso:
”Tra gli altri benefici che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle Misericordie, per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a lui obbligate. Perciò l’Apostolo ammonisce: «Conosci bene la tua vocazione»” (FF 2823).
E ancora:
“Il Figlio di Dio si è fatto nostra Via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui” (FF 2824).
A questo punto Chiara ricorda quando il Santo, sotto ispirazione divina, profetò a loro riguardo.
“Salito sopra il muro di detta chiesa […] rivolto ad alcuni poverelli che stavano lì appresso: «Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di S. Damiano, perché tra poco verranno ad abitarli delle donne, e per la fama della santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa».
Possiamo, dunque, ammirare in questo fatto la grande bontà di Dio verso di noi: Egli si è degnato, nella sovrabbondante sua misericordia e carità, di ispirare tali parole al suo Santo a proposito della nostra vocazione ed elezione” (FF 2827-2828).
«Ma quando fai un banchetto invita poveri storpi zoppi ciechi, e sarai beato perché non hanno da contraccambiarti» (Lc 14,13-14)
Lunedì 31.a sett. T.O. (Lc 14,12-14)
Inside each woman and man resides a volcano of potential energies which are not to be smothered and aligned. The Lord doesn’t level the character; he doesn’t wear out the creatures. He doesn't make them desolate. The Kingdom is Near: it reinstates the imbalances. It does not mortify them, it convert them and enhances them
Dentro ciascuna donna e uomo risiede un vulcano di energie potenziali che non devono essere soffocate e allineate. Il Signore non livella il carattere; non sfianca le creature. Non le rende desolate. Il Regno è Vicino: reintegra gli squilibri. Non li mortifica, li tramuta e valorizza
The Person of Christ opens up another panorama to the perception of the two short-sighted (because ambitious) disciples. But sometimes it is necessary to take a leap in the dark, to contact one's vocational Seed; heal the gaze of the soul, recognize himself, flourish; make true Communion
La Persona di Cristo spalanca alla percezione dei due discepoli miopi (perché ambiziosi) un altro panorama. Ma talora bisogna fare un salto nel buio, per contattare il proprio Seme vocazionale; guarire lo sguardo dell’anima, riconoscersi, fiorire; fare vera Comunione
«Too pure water has no fish». Accepting ourselves will complete us: it will make us recover the co-present, opposite and shadowed sides. It’s the leap of profound Faith. And seems incredible, but the Rock on which we build the way of being believers is Freedom
«L’acqua troppo pura non ha pesci». Accettarsi ci completerà: farà recuperare i lati compresenti, opposti e in ombra. È il balzo della Fede profonda. Sembra incredibile, ma la Roccia sulla quale edifichiamo il modo di essere credenti è la Libertà
Our shortages make us attentive, and unique. They should not be despised, but assumed and dynamized in communion - with recoveries that renew relationships. Falls are therefore also a precious signal: perhaps we are not using and investing our resources in the best possible way. So the collapses can quickly turn into (different) climbs even for those who have no self-esteem
Le nostre carenze ci rendono attenti, e unici. Non vanno disprezzate, ma assunte e dinamizzate in comunione - con recuperi che rinnovano i rapporti. Anche le cadute sono dunque un segnale prezioso: forse non stiamo utilizzando e investendo al meglio le nostre risorse. Così i crolli si possono trasformare rapidamente in risalite (differenti) anche per chi non ha stima di sé
God is Relationship simple: He demythologizes the idol of greatness. The Eternal is no longer the master of creation - He who manifested himself strong and peremptory; in his action, again in the Old Covenant illustrated through nature’s irrepressible powers
Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza. L’Eterno non è più il padrone del creato - Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura
What kind of Coming is it? A shortcut or an act of power to equalize our stormy waves? The missionaries are animated by this certainty: the best stability is instability: that «Deluge» Coming, where no wave resembles the others
Che tipo di Venuta è? Una scorciatoia o un atto di potenza che pareggi le nostre onde in tempesta? I missionari sono animati da questa certezza: la migliore stabilità è l’instabilità: quel «Diluvio» che Viene, dove nessuna onda somiglia alle altre
don Giuseppe Nespeca
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