Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Venerdì, 28 Novembre 2025 05:38

Gratuità: cifra del Regno annunciato

Vedendo la folla numerosa che lo seguiva, Gesù sottolinea la necessità di pregare perché siano più numerosi gli operai nella sua messe per annunciare il Regno e guarire i malati, nel segno della gratuità.

Nelle Fonti troviamo passi diversi riferiti all’annuncio del Regno di Dio e della sua Gratuità da parte di Francesco e dei suoi frati. Leggiamo infatti:

“I suoi discorsi non erano vani, ma ripieni della potenza dello Spirito Santo: penetravano nell’intimo del cuore e suscitavano forte stupore negli ascoltatori.

In ogni sua predica, all’esordio del discorso, salutava il popolo con l’augurio di Pace, dicendo: «Il Signore vi dia la pace!».

Aveva imparato questa forma di saluto per rivelazione del Signore.

Come i profeti, annunciava la pace, predicava la salvezza” (FF 1052).

Ma è sorprendente trovare episodi che evidenziano la sua nuda gratuità, ricevuta e restituita.

“Francesco, uomo di Dio, nudo delle cose del mondo, si consacrava al culto divino e, non facendo più caso del proprio tornaconto, s’impegna nel servire Dio in tutti i modi possibili.

Di ritorno alla chiesa di S. Damiano, rientrando in città, incominciò ad attraversare piazze e strade, elevando lodi al Signore.

Come finiva le lodi, si dava da fare per ottenere le pietre necessarie al restauro della chiesa.

Diceva: «Chi mi dà una pietra avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompense; chi tre, altrettante ricompense!». (FF 1420).

Inoltre: “Un mattino d’inverno, mentre pregava coperto di miseri indumenti, il suo fratello carnale, passandogli vicino, osservò con ironia rivolgendosi a un concittadino:

Di’ a Francesco che ti venda almeno un soldo del suo sudore!”.

L’uomo di Dio, sentite le parole beffarde, fu preso da gioia sovrumana e rispose in francese:

«Venderò questo sudore, e molto caro, al mio Signore» (FF 1424).

 

 

Sabato 1.a sett. Avvento  (Mt 9,35-38-10,1.6-8)

Giovedì, 27 Novembre 2025 03:44

«Il Signore mi dette Fede»

Nel Vangelo odierno la guarigione dei due ciechi pone in risalto il tema della cecità interiore dei discepoli ambiziosi, correlata con la Fede profonda.

Francesco era convinto che questa non la si testimonia con le belle parole, ma con l’eloquenza dei fatti.

Nel suo Testamento - ad esempio - il Servo di Dio sottolinea tutto questo.

Infatti, in tale prezioso documento troviamo un susseguirsi di espressioni che sottolineano «il credere» di lui riconoscente, capace di avvolgere nel silenzio anche i difetti che vedeva nella sua comunità.

Leggiamo:

«E il Signore mi dette tale fede nelle chiese» (FF 111).

«Il Signore mi dette […] una così grande fede nei sacerdoti» (FF 112).

Ancor più Fede ebbe nella Parola, latrice di guarigione interiore.

Infatti, sulla base di questa, avvennero molte guarigioni nella stessa comunità dei frati, afflitta, a volte, da varie forme di cecità, dinanzi alle quali Francesco così si esprimeva:

«E tutti i frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui […] tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (FF 237).

Questa la logica evangelica adottata dalla comunità di Francesco, che, investito dallo Spirito, sanava ogni frate che avesse trasgredito.

“Il Santo aveva in orrore la superbia, origine di tutti i mali, e la disobbedienza sua pessima figlia.

Accoglieva però di buon grado chi umilmente si pentiva.

Una volta gli fu presentato un frate, che aveva trasgredito i comandi dell’obbedienza, perché lo correggesse con il magistero del castigo.

Ma l’uomo di Dio notò da segni evidenti che quel frate era sinceramente pentito e perciò si sentì incline a essere indulgente con lui, per amore della sua umiltà.

Tuttavia, a evitare che la facilità del perdono fosse per gli altri incentivo a mancare, comandò di togliere al frate il cappuccio e di gettarlo tra le fiamme, perché tutti potessero osservare quanta e quale vendetta esige la trasgressione contro l’obbedienza.

E dopo che il cappuccio era rimasto un bel pezzo nel fuoco, ordinò di levarlo dalle fiamme e di ridarlo al frate umile e pentito.

Meraviglia: il cappuccio non aveva alcun segno di bruciatura!

Così avvenne che con questo solo miracolo Dio esaltò la potenza del Santo e l’umiltà del frate pentito” (FF 1116).

 

 

Venerdì 1.a sett. Avvento  (Mt 9,27-31)

Mercoledì, 26 Novembre 2025 02:58

«Custodite nelle profondità»

Colui che spesso si definiva “simplex et idiota” aveva in realtà compreso bene cosa significasse vivere il Santo Vangelo con coerenza di vita e senza andare contro coscienza.

L’intensa orazione e la Grazia, che mai lo abbandonavano, lo rendevano ascoltatore fedele e saggio, che costruisce la sua casa interiore sulla salda Roccia di Cristo.

Le Fonti, maestre di vita pratica, ci illuminano al riguardo:

“La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo” (FF 466 - Vita prima - Celano).

Ancora:

“Due anni prima che rendesse lo spirito a Dio, dopo molte e varie fatiche, la Provvidenza divina lo trasse in disparte e lo condusse su un monte eccelso, chiamato monte della Verna…

Qui egli aveva iniziato, secondo il suo solito a digiunare…

Si elevava a quelle altezze non come un importuno scrutatore della maestà… ma come un servo fedele e prudente, teso alla ricerca del volere di Dio, a cui bramava con sommo ardore di conformarsi in tutto e per tutto” (FF 223 - Leggenda maggiore).

 

E sempre raccomandava ai suoi frati:

«Custodite nelle profondità del vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli» (FF 216 - Lettera a tutto l’Ordine).

Francesco, infatti, vero amante e imitatore di Cristo, sapeva che «Non chiunque dice “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre che è nei cieli» (Mt 7,21).

 

Giovedì 1.a sett. di Avvento  (Mt 7,21.24-27)

Martedì, 25 Novembre 2025 03:58

Corpo e Parola

Gesù ai suoi discepoli aveva detto che, legati a Lui come il tralcio alla vite, avrebbero fatto cose più grandi di quelle operate finora dalla sua Persona.

Francesco è uno di quei discepoli mediante il quale Dio ha potuto compiere prodigi.

Infatti, investito dallo Spirito, così leggiamo nelle Fonti:

“Un cittadino di Fano che si chiamava Buonuomo, era paralitico e lebbroso. Portato dai genitori nella chiesa del beato Francesco, ottenne la guarigione da entrambe le malattie.

Ma anche un giovane di San Severino, di nome Atto, che aveva il corpo tutto ricoperto di lebbra, fu guarito per i meriti del Santo, dopo aver fatto un voto ed avere visitato il suo sepolcro” (FF 1312).

La folla radunata attorno fu sanata.

Molteplici guarigioni avvenivano per opera del suo Servo.

Ma tutto questo aveva un segreto: l’indicibile Fede di Francesco nell’efficacia della Parola che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo. 

Francesco riposava su tali certezze.

Le Fonti ci offrono splendidi passi dove appare tutta la bellezza dell’accorato amore del Poverello per l’Eucaristia: Pane di Vita da distribuire agli uomini.

«Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato» (FF 144 - Ammonizioni).

E ancora:

«Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.

Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita”» (FF 207- Lettera a tutti chierici).

Si, Pane della Vita che sfama a sazietà chi crede in Colui che tutto a noi si è donato.

 

«Ho compassione per la folla, poiché [sono] tre giorni che rimangono presso di me e non hanno qualcosa da mangiare, e non voglio licenziarli digiuni perché non vengano meno nella vita» (Mt 15,32)

 

 

Mercoledì 1.a sett. di Avvento  (Mt 15,29-37)

Lunedì, 24 Novembre 2025 06:05

Familiari nella Lode al Padre

«[…] Esultò nello Spirito Santo e disse: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate agli infanti» (Lc 10,21).

Gesù è l’unico che può veramente chiamare Padre il Signore del cielo e della terra, ma in questa familiarità egli introduce tutti.

Chiara, pianticella del beato padre Francesco, con la sua speciale caratura di semplicità e piccolezza aveva raggiunto, per Grazia, una familiarità così grande con il Signore, da muoversi in totale sintonia con Lui.

Consultando le Fonti, nella Leggenda leggiamo del grado di unione intima della Santa con lo Sposo divino.

"Quanta forza e sostegno riceveva nella fornace della preghiera ardente, quanto le sia dolce la bontà divina in quella fruizione, lo testimoniano comprovati indizi.

Allorché infatti ritornava nella gioia della santa orazione, riportava dal fuoco dell’altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle.

Esse constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza e che la sua faccia pareva più luminosa del solito" (FF 3199).

In una lettera ad Ermentrude di Bruges* raccomanda:

«Sii sempre attenta e vigile nella preghiera. Porta alla sua consumazione il bene che hai incominciato, e adempi il mistero che hai abbracciato in santa povertà ed umiltà sincera» (FF 2916).

Tale era Chiara, creatura semplice e piccola, capace di gioire di ogni dono ricevuto, di ogni minuscola realtà che le parlava dell’Eterno.

"Accoglieva con grande letizia i frammenti di elemosina, i tozzi di pane che i questuanti riportavano e, quasi triste per i pani interi, era felice invece per quei pezzetti" (FF 3188).

Donna conformata a Cristo in tutto, si riteneva un nulla davanti a Dio.

Nel suo Testamento esortava alla mitezza ed umiltà del cuore, quale Madre amorevole:

«Ancora prego colei che sarà al governo delle sorelle, che si studi di presiedere alle altre più con le virtù e la santità della vita che per la dignità, affinché, animate dal suo esempio, le sorelle le prestino obbedienza, non tanto per l’ufficio che occupa, ma per amore.

Sia essa, inoltre, provvida e discreta verso le sue sorelle, come una buona madre verso le sue figlie […]

Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza […]» (FF 2848).

Mansuetudine ed umiltà: statura dei piccoli, a cui sono rivelati i Misteri del Regno, trovando consolazione nell’amare con i sentimenti di Cristo.

 

*Ermentrude di Bruges: a lei si deve la diffusione dell’Ordine delle Clarisse nelle Fiandre.

 

 

Martedì 1a sett. in Avvento  (Lc 10,21-24)

Gesù pone attenzione sulla potenza operativa della Parola di Dio, pure a distanza, laddove palpita Fede autentica.

In tal senso è sintomatico un episodio narrato dalle Fonti.

A colloquio con il cardinal Ugolino (futuro Papa), dinanzi al rimprovero di questi sul perché avesse mandato i suoi frati in terre straniere e così lontane, Francesco, uomo di fede profonda nella Parola di Dio, risponde con grande slancio di spirito:

«Non pensate, messere, che il Signore abbia inviato i frati soltanto per il bene di queste regioni.

Vi dico in verità che Dio ha scelto e inviato i frati per il vantaggio spirituale e la salvezza delle anime degli uomini del mondo intero; essi saranno ricevuti non solo nelle terre dei cristiani, ma anche in quelle degli infedeli.

Purché osservino quello che hanno promesso al Signore. Dio darà loro il necessario nelle terre degli infedeli come in quelle cristiane» (FF 1638).

Qui Francesco manifestava una fede solida e universale verso la Parola che opera sempre e ovunque laddove trova porte aperte e affidamento sincero.

Anche Chiara d’Assisi, cresciuta all’ombra di san Francesco, donna d’idee limpide e forti, rivelava una fede granitica nella Parola di Dio di cui intuiva tutta la potenza salvifica e trasformante, tanto da rifiutare dai frati questuanti il sostegno materiale se il signor Papa Gregorio avesse poi deciso di proibire ai frati di recarsi nei Monasteri, senza previa autorizzazione.

Rammaricata per la scarsità del pane della Parola, gemendo disse:

«Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!» (FF 3232).

Qual Sposa del Cantico, Chiara sapeva per conoscenza diretta quali benefici la sua anima e quella delle sorelle avevano ricevuto per la guarigione dell’anima e del corpo.

Lei, donna rinchiusa nel segreto della Parola, certa della sua ineluttabile efficacia senza confine, conosceva la trasformazione occorsa in S. Damiano grazie alla potenza della Parola - che non torna a Dio prima di aver operato efficacemente quanto desidera.

 

«In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato tanta fede!» (Mt 8,10)

 

 

Lunedì 1a sett. in Avvento  (Mt 8,5-11)

Sabato, 22 Novembre 2025 18:35

Divenire Attesa

Nel Vangelo di questa prima domenica di Avvento il tema di fondo è quello dell’essere pronti per la Venuta imprevedibile del Signore, vegliando nell’attesa.

Francesco d’Assisi ha vissuto tutta la parabola della sua vita, a partire dalla sua conversione, in un continuo atto di vigilanza per l’arrivo dell’Amato.

Nella fraternità si studiò sempre di stimolare i suoi frati in tale direzione.

Scorrendo la Leggenda Perugina leggiamo:

«Se il servo di Dio provvede saggiamente al proprio corpo con buon garbo e nella misura del possibile, e fratello corpo si mostra pigro, negligente e sonnolento nell’orazione, nelle veglie e nelle altre buone opere dello spirito, allora deve castigarlo come un giumento riottoso e indolente, che vuole, sì, mangiare, ma ricusa di lavorare e portare il carico» (FF 1652).

I suoi figli, che guardavano alla vita che il Poverello conduceva con grande rigore, lo seguivano.

"Affliggevano il corpo non solo con il digiuno, ma con molte veglie, patendo freddo e nudità e lavorando con le loro mani.

Assai spesso, per non restare senza far nulla, andavano ad aiutare la povera gente nei campi, ricevendone talvolta del pane per amor di Dio. Con queste ed altre virtù santificavano se stessi e il luogo della Porziuncola. Altri fratelli venuti dopo si comportavano per lungo tempo allo stesso modo, sia pure con minore austerità" (FF 1553).

In quel tempo il tipo di ascesi e spiritualità vissute si esprimevano in un genere di vita rigoroso, ma Francesco lo condiva sempre con il sale della sapienza a riguardo della sua comunità.

La stessa Chiara, donna rinchiusa nel segreto di Dio, visse in S. Damiano «pellegrina e forestiera in questo mondo» (Reg. c. VIII,1), in un vegliare abbandonato allo Sposo, che attende con solerte vivere.

Il suo fu un aprirsi a una Presenza che inebria di gioia il cuore povero e umile, in una preghiera che è amore «nel segreto del Padre».

La vita di Chiara fu condotta all’insegna della penitenza lieta e in attesa, seguendo il Vangelo, in altissima povertà e in fraternità cristiana.

Lei, come Francesco, divenne serva fidata e prudente, messa a capo dal Signore per dare cibo a tempo debito (cf. Mt 24,45).

 

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro Viene» (Mt 24,42)

 

 

1a Domenica di Avvento A  (Mt 24,37-44)

Venerdì, 21 Novembre 2025 04:35

Attenzione e preghiera

Il Vangelo del giorno insiste: «guardatevi» e «siate svegli, pregando».

Il Povero d’Assisi, come pure le recluse di S. Damiano, vissero la loro parabola esistenziale in continue veglie e orazione, ben attenti a non cadere in tiepidezze.

Nelle Fonti francescane ci sono episodi che sottolineano queste coordinate evangeliche in modo eloquente.

Nelle Lettere di Francesco troviamo esortazioni ai frati, perché mai tralascino la preghiera, respiro dell’anima:

«Eleviamo a Lui lodi e preghiere giorno e notte, dicendo: Padre nostro, che sei nei cieli, poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci» ( FF 188).

Ma c’è un episodio del Poverello che colpisce:

“Il Santo giunse una volta con il compagno ad una chiesa, lontano dall’abitato.

Desiderando pregare tutto solo, avvisò il compagno […] Rimasto dunque solo, rivolse a Dio lunghe e devotissime preghiere, e alla fine guardò attorno, dove potesse reclinare il capo per dormire.

Ma subito turbato nello spirito, cominciò a sentirsi oppresso dallo spavento e dal tedio e a tremare in tutto il corpo. Sentiva chiaramente che il diavolo dirigeva contro di lui i suoi assalti […] Immediatamente si alzò e, uscito fuori, si fece il segno della croce, esclamando:

«Da parte di Dio Onnipotente vi comando, demoni, che riversiate sul mio corpo tutto ciò che è in vostro potere.

Lo sopporto volentieri, perché non ho un nemico peggiore del mio corpo: mi farete così giustizia del mio avversario e gli infliggerete la punizione in vece mia».

Quelli, che si erano riuniti per atterrire il suo animo, incontrando uno spirito più pronto anche se in una carne debole, subito si dileguarono confusi dalla vergogna” (FF 707).

E S. Chiara in S.Damiano, insieme alle sorelle che il Signore le aveva donato, viveva sempre attenta e vigile nella preghiera:

“Era solita, per Mattutino, prevenire le giovinette e, svegliandole senza rumore con cenni, le invitava alle lodi di Dio.

Spesso, mentre tutte dormivano ancora, accendeva le lampade; spesso suonava lei stessa la campana.

Non c’era posto nel suo monastero per la tiepidezza, non c’era posto per l’accidia lì dove la pigrizia era scossa da un pungente impulso a pregare e a servire il Signore” (FF 3200).

 

Dunque: «siate svegli, pregando» (Lc 21,36)

 

 

Sabato 34.a sett. T.O.  (Lc 21,34-36)

Gesù invita tutti a discernere i segni insiti in natura, per dare criterio a quelli ultimi. Quando il fico germoglia è vicina la stagione dei frutti.

Così Francesco, vero amante e imitatore di Lui, legge nella sua vita e in quella dei suoi frati le propaggini del Regno di Dio che si avvicina, dinanzi a vicende che parlano il linguaggio del Creatore stesso.

Nelle Fonti troviamo passi che indicano i segni della crescita di ogni credente, come dell’albero che germoglia e produce frutto:

«Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo.

Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli.

Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri per esempio» (FF 168/2. Lettera ai Fedeli).

Bene, «quando vedrete accadere queste cose, sappiate che è vicino il Regno di Dio»!

Altresì Francesco legge nella sua malattia e morte il Regno di Dio che s’avvicina.

Alza il capo e così si rivolge ai suoi:

“Poi il Santo alzò le mani al Cielo, glorificando il suo Cristo, perché poteva andare a Lui senza impaccio di sorta.

Ma per dimostrare che in tutto era perfetto imitatore di Cristo suo Dio, amò sino alla fine i suoi frati e figli che aveva amato fin da principio […]

Poi, mentre tutti i frati gli erano attorno, stese la sua destra su di essi e la pose sul capo di ciascuno cominciando dal suo vicario:

«Addio - disse - voi tutti figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre!

E poiché si avvicina l’ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso!

Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia».

E benedisse nei presenti anche tutti i frati, ovunque si trovassero nel mondo, e quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli” (FF 806).

 

«Quando già hanno germogliato, guardando, da voi stessi sapete che l’estate è già vicina» (Lc 21,31)

 

 

Venerdì 34.a sett. T.O.  (Lc 21,29-33)

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It is not enough to be a pious and devoted person to become aware of the presence of Christ - to see God himself, brothers and things with the eyes of the Spirit. An uncomfortable vision, which produces conflict with those who do not want to know
Non basta essere persone pie e devote per rendersi conto della presenza di Cristo - per vedere Dio stesso, i fratelli e le cose con gli occhi dello Spirito. Visione scomoda, che produce conflitto con chi non ne vuol sapere
An eloquent and peremptory manifestation of the power of the God of Israel and the submission of those who did not fulfill the Law was expected. Everyone imagined witnessing the triumphal entry of a great ruler, surrounded by military leaders or angelic ranks...
Ci si attendeva una manifestazione eloquente e perentoria della potenza del Dio d’Israele e la sottomissione di coloro che non adempivano la Legge. Tutti immaginavano di assistere all’ingresso trionfale d’un condottiero, circondato da capi militari o schiere angeliche…
May the Holy Family be a model for our families, so that parents and children may support each other mutually in adherence to the Gospel, the basis of the holiness of the family (Pope Francis)
La Santa Famiglia possa essere modello delle nostre famiglie, affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo, fondamento della santità della famiglia (Papa Francesco)
John is the origin of our loftiest spirituality. Like him, ‘the silent ones' experience that mysterious exchange of hearts, pray for John's presence, and their hearts are set on fire (Athinagoras)
Giovanni è all'origine della nostra più alta spiritualità. Come lui, i ‘silenziosi’ conoscono quel misterioso scambio dei cuori, invocano la presenza di Giovanni e il loro cuore si infiamma (Atenagora)
Stephen's story tells us many things: for example, that charitable social commitment must never be separated from the courageous proclamation of the faith. He was one of the seven made responsible above all for charity. But it was impossible to separate charity and faith. Thus, with charity, he proclaimed the crucified Christ, to the point of accepting even martyrdom. This is the first lesson we can learn from the figure of St Stephen: charity and the proclamation of faith always go hand in hand (Pope Benedict)
La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l'impegno sociale della carità dall'annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme (Papa Benedetto)
“They found”: this word indicates the Search. This is the truth about man. It cannot be falsified. It cannot even be destroyed. It must be left to man because it defines him (John Paul II)
“Trovarono”: questa parola indica la Ricerca. Questa è la verità sull’uomo. Non la si può falsificare. Non la si può nemmeno distruggere. La si deve lasciare all’uomo perché essa lo definisce (Giovanni Paolo II)
Thousands of Christians throughout the world begin the day by singing: “Blessed be the Lord” and end it by proclaiming “the greatness of the Lord, for he has looked with favour on his lowly servant” (Pope Francis)
Migliaia di cristiani in tutto il mondo cominciano la giornata cantando: “Benedetto il Signore” e la concludono “proclamando la sua grandezza perché ha guardato con bontà l’umiltà della sua serva” (Papa Francesco)

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