Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Martedì, 25 Novembre 2025 03:58

Corpo e Parola

Gesù ai suoi discepoli aveva detto che, legati a Lui come il tralcio alla vite, avrebbero fatto cose più grandi di quelle operate finora dalla sua Persona.

Francesco è uno di quei discepoli mediante il quale Dio ha potuto compiere prodigi.

Infatti, investito dallo Spirito, così leggiamo nelle Fonti:

“Un cittadino di Fano che si chiamava Buonuomo, era paralitico e lebbroso. Portato dai genitori nella chiesa del beato Francesco, ottenne la guarigione da entrambe le malattie.

Ma anche un giovane di San Severino, di nome Atto, che aveva il corpo tutto ricoperto di lebbra, fu guarito per i meriti del Santo, dopo aver fatto un voto ed avere visitato il suo sepolcro” (FF 1312).

La folla radunata attorno fu sanata.

Molteplici guarigioni avvenivano per opera del suo Servo.

Ma tutto questo aveva un segreto: l’indicibile Fede di Francesco nell’efficacia della Parola che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo. 

Francesco riposava su tali certezze.

Le Fonti ci offrono splendidi passi dove appare tutta la bellezza dell’accorato amore del Poverello per l’Eucaristia: Pane di Vita da distribuire agli uomini.

«Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato» (FF 144 - Ammonizioni).

E ancora:

«Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.

Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita”» (FF 207- Lettera a tutti chierici).

Si, Pane della Vita che sfama a sazietà chi crede in Colui che tutto a noi si è donato.

 

«Ho compassione per la folla, poiché [sono] tre giorni che rimangono presso di me e non hanno qualcosa da mangiare, e non voglio licenziarli digiuni perché non vengano meno nella vita» (Mt 15,32)

 

 

Mercoledì 1.a sett. di Avvento  (Mt 15,29-37)

Lunedì, 24 Novembre 2025 06:05

Familiari nella Lode al Padre

«[…] Esultò nello Spirito Santo e disse: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate agli infanti» (Lc 10,21).

Gesù è l’unico che può veramente chiamare Padre il Signore del cielo e della terra, ma in questa familiarità egli introduce tutti.

Chiara, pianticella del beato padre Francesco, con la sua speciale caratura di semplicità e piccolezza aveva raggiunto, per Grazia, una familiarità così grande con il Signore, da muoversi in totale sintonia con Lui.

Consultando le Fonti, nella Leggenda leggiamo del grado di unione intima della Santa con lo Sposo divino.

"Quanta forza e sostegno riceveva nella fornace della preghiera ardente, quanto le sia dolce la bontà divina in quella fruizione, lo testimoniano comprovati indizi.

Allorché infatti ritornava nella gioia della santa orazione, riportava dal fuoco dell’altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle.

Esse constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza e che la sua faccia pareva più luminosa del solito" (FF 3199).

In una lettera ad Ermentrude di Bruges* raccomanda:

«Sii sempre attenta e vigile nella preghiera. Porta alla sua consumazione il bene che hai incominciato, e adempi il mistero che hai abbracciato in santa povertà ed umiltà sincera» (FF 2916).

Tale era Chiara, creatura semplice e piccola, capace di gioire di ogni dono ricevuto, di ogni minuscola realtà che le parlava dell’Eterno.

"Accoglieva con grande letizia i frammenti di elemosina, i tozzi di pane che i questuanti riportavano e, quasi triste per i pani interi, era felice invece per quei pezzetti" (FF 3188).

Donna conformata a Cristo in tutto, si riteneva un nulla davanti a Dio.

Nel suo Testamento esortava alla mitezza ed umiltà del cuore, quale Madre amorevole:

«Ancora prego colei che sarà al governo delle sorelle, che si studi di presiedere alle altre più con le virtù e la santità della vita che per la dignità, affinché, animate dal suo esempio, le sorelle le prestino obbedienza, non tanto per l’ufficio che occupa, ma per amore.

Sia essa, inoltre, provvida e discreta verso le sue sorelle, come una buona madre verso le sue figlie […]

Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza […]» (FF 2848).

Mansuetudine ed umiltà: statura dei piccoli, a cui sono rivelati i Misteri del Regno, trovando consolazione nell’amare con i sentimenti di Cristo.

 

*Ermentrude di Bruges: a lei si deve la diffusione dell’Ordine delle Clarisse nelle Fiandre.

 

 

Martedì 1a sett. in Avvento  (Lc 10,21-24)

Gesù pone attenzione sulla potenza operativa della Parola di Dio, pure a distanza, laddove palpita Fede autentica.

In tal senso è sintomatico un episodio narrato dalle Fonti.

A colloquio con il cardinal Ugolino (futuro Papa), dinanzi al rimprovero di questi sul perché avesse mandato i suoi frati in terre straniere e così lontane, Francesco, uomo di fede profonda nella Parola di Dio, risponde con grande slancio di spirito:

«Non pensate, messere, che il Signore abbia inviato i frati soltanto per il bene di queste regioni.

Vi dico in verità che Dio ha scelto e inviato i frati per il vantaggio spirituale e la salvezza delle anime degli uomini del mondo intero; essi saranno ricevuti non solo nelle terre dei cristiani, ma anche in quelle degli infedeli.

Purché osservino quello che hanno promesso al Signore. Dio darà loro il necessario nelle terre degli infedeli come in quelle cristiane» (FF 1638).

Qui Francesco manifestava una fede solida e universale verso la Parola che opera sempre e ovunque laddove trova porte aperte e affidamento sincero.

Anche Chiara d’Assisi, cresciuta all’ombra di san Francesco, donna d’idee limpide e forti, rivelava una fede granitica nella Parola di Dio di cui intuiva tutta la potenza salvifica e trasformante, tanto da rifiutare dai frati questuanti il sostegno materiale se il signor Papa Gregorio avesse poi deciso di proibire ai frati di recarsi nei Monasteri, senza previa autorizzazione.

Rammaricata per la scarsità del pane della Parola, gemendo disse:

«Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!» (FF 3232).

Qual Sposa del Cantico, Chiara sapeva per conoscenza diretta quali benefici la sua anima e quella delle sorelle avevano ricevuto per la guarigione dell’anima e del corpo.

Lei, donna rinchiusa nel segreto della Parola, certa della sua ineluttabile efficacia senza confine, conosceva la trasformazione occorsa in S. Damiano grazie alla potenza della Parola - che non torna a Dio prima di aver operato efficacemente quanto desidera.

 

«In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato tanta fede!» (Mt 8,10)

 

 

Lunedì 1a sett. in Avvento  (Mt 8,5-11)

Sabato, 22 Novembre 2025 18:35

Divenire Attesa

Nel Vangelo di questa prima domenica di Avvento il tema di fondo è quello dell’essere pronti per la Venuta imprevedibile del Signore, vegliando nell’attesa.

Francesco d’Assisi ha vissuto tutta la parabola della sua vita, a partire dalla sua conversione, in un continuo atto di vigilanza per l’arrivo dell’Amato.

Nella fraternità si studiò sempre di stimolare i suoi frati in tale direzione.

Scorrendo la Leggenda Perugina leggiamo:

«Se il servo di Dio provvede saggiamente al proprio corpo con buon garbo e nella misura del possibile, e fratello corpo si mostra pigro, negligente e sonnolento nell’orazione, nelle veglie e nelle altre buone opere dello spirito, allora deve castigarlo come un giumento riottoso e indolente, che vuole, sì, mangiare, ma ricusa di lavorare e portare il carico» (FF 1652).

I suoi figli, che guardavano alla vita che il Poverello conduceva con grande rigore, lo seguivano.

"Affliggevano il corpo non solo con il digiuno, ma con molte veglie, patendo freddo e nudità e lavorando con le loro mani.

Assai spesso, per non restare senza far nulla, andavano ad aiutare la povera gente nei campi, ricevendone talvolta del pane per amor di Dio. Con queste ed altre virtù santificavano se stessi e il luogo della Porziuncola. Altri fratelli venuti dopo si comportavano per lungo tempo allo stesso modo, sia pure con minore austerità" (FF 1553).

In quel tempo il tipo di ascesi e spiritualità vissute si esprimevano in un genere di vita rigoroso, ma Francesco lo condiva sempre con il sale della sapienza a riguardo della sua comunità.

La stessa Chiara, donna rinchiusa nel segreto di Dio, visse in S. Damiano «pellegrina e forestiera in questo mondo» (Reg. c. VIII,1), in un vegliare abbandonato allo Sposo, che attende con solerte vivere.

Il suo fu un aprirsi a una Presenza che inebria di gioia il cuore povero e umile, in una preghiera che è amore «nel segreto del Padre».

La vita di Chiara fu condotta all’insegna della penitenza lieta e in attesa, seguendo il Vangelo, in altissima povertà e in fraternità cristiana.

Lei, come Francesco, divenne serva fidata e prudente, messa a capo dal Signore per dare cibo a tempo debito (cf. Mt 24,45).

 

«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro Viene» (Mt 24,42)

 

 

1a Domenica di Avvento A  (Mt 24,37-44)

Venerdì, 21 Novembre 2025 04:35

Attenzione e preghiera

Il Vangelo del giorno insiste: «guardatevi» e «siate svegli, pregando».

Il Povero d’Assisi, come pure le recluse di S. Damiano, vissero la loro parabola esistenziale in continue veglie e orazione, ben attenti a non cadere in tiepidezze.

Nelle Fonti francescane ci sono episodi che sottolineano queste coordinate evangeliche in modo eloquente.

Nelle Lettere di Francesco troviamo esortazioni ai frati, perché mai tralascino la preghiera, respiro dell’anima:

«Eleviamo a Lui lodi e preghiere giorno e notte, dicendo: Padre nostro, che sei nei cieli, poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci» ( FF 188).

Ma c’è un episodio del Poverello che colpisce:

“Il Santo giunse una volta con il compagno ad una chiesa, lontano dall’abitato.

Desiderando pregare tutto solo, avvisò il compagno […] Rimasto dunque solo, rivolse a Dio lunghe e devotissime preghiere, e alla fine guardò attorno, dove potesse reclinare il capo per dormire.

Ma subito turbato nello spirito, cominciò a sentirsi oppresso dallo spavento e dal tedio e a tremare in tutto il corpo. Sentiva chiaramente che il diavolo dirigeva contro di lui i suoi assalti […] Immediatamente si alzò e, uscito fuori, si fece il segno della croce, esclamando:

«Da parte di Dio Onnipotente vi comando, demoni, che riversiate sul mio corpo tutto ciò che è in vostro potere.

Lo sopporto volentieri, perché non ho un nemico peggiore del mio corpo: mi farete così giustizia del mio avversario e gli infliggerete la punizione in vece mia».

Quelli, che si erano riuniti per atterrire il suo animo, incontrando uno spirito più pronto anche se in una carne debole, subito si dileguarono confusi dalla vergogna” (FF 707).

E S. Chiara in S.Damiano, insieme alle sorelle che il Signore le aveva donato, viveva sempre attenta e vigile nella preghiera:

“Era solita, per Mattutino, prevenire le giovinette e, svegliandole senza rumore con cenni, le invitava alle lodi di Dio.

Spesso, mentre tutte dormivano ancora, accendeva le lampade; spesso suonava lei stessa la campana.

Non c’era posto nel suo monastero per la tiepidezza, non c’era posto per l’accidia lì dove la pigrizia era scossa da un pungente impulso a pregare e a servire il Signore” (FF 3200).

 

Dunque: «siate svegli, pregando» (Lc 21,36)

 

 

Sabato 34.a sett. T.O.  (Lc 21,34-36)

Gesù invita tutti a discernere i segni insiti in natura, per dare criterio a quelli ultimi. Quando il fico germoglia è vicina la stagione dei frutti.

Così Francesco, vero amante e imitatore di Lui, legge nella sua vita e in quella dei suoi frati le propaggini del Regno di Dio che si avvicina, dinanzi a vicende che parlano il linguaggio del Creatore stesso.

Nelle Fonti troviamo passi che indicano i segni della crescita di ogni credente, come dell’albero che germoglia e produce frutto:

«Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo.

Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli.

Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri per esempio» (FF 168/2. Lettera ai Fedeli).

Bene, «quando vedrete accadere queste cose, sappiate che è vicino il Regno di Dio»!

Altresì Francesco legge nella sua malattia e morte il Regno di Dio che s’avvicina.

Alza il capo e così si rivolge ai suoi:

“Poi il Santo alzò le mani al Cielo, glorificando il suo Cristo, perché poteva andare a Lui senza impaccio di sorta.

Ma per dimostrare che in tutto era perfetto imitatore di Cristo suo Dio, amò sino alla fine i suoi frati e figli che aveva amato fin da principio […]

Poi, mentre tutti i frati gli erano attorno, stese la sua destra su di essi e la pose sul capo di ciascuno cominciando dal suo vicario:

«Addio - disse - voi tutti figli miei, vivete nel timore del Signore e conservatevi in esso sempre!

E poiché si avvicina l’ora della prova e della tribolazione, beati quelli che persevereranno in ciò che hanno intrapreso!

Io infatti mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla sua grazia».

E benedisse nei presenti anche tutti i frati, ovunque si trovassero nel mondo, e quanti sarebbero venuti dopo di loro sino alla fine dei secoli” (FF 806).

 

«Quando già hanno germogliato, guardando, da voi stessi sapete che l’estate è già vicina» (Lc 21,31)

 

 

Venerdì 34.a sett. T.O.  (Lc 21,29-33)

Il Vangelo di oggi narra dei segni ultimi preannunziati da Cristo.

Francesco, che di segni aveva esperienza, visse il suo pellegrinaggio terreno ininterrottamente rivolto alla manifestazione del Cristo e quindi adoprandosi per il bene dei fratelli.

Tutto si sarebbe sgretolato e alla fine un unico vessillo avrebbe continuato a svettare: la Croce di Cristo, segno ultimo e vittoria del Risorto.

Alla luce di tutto questo, Francesco sembrava contrapporre ai segni che si sarebbero manifestati nella luna, nel sole, nelle stelle, all’ansia di popoli in angoscia… l’unico segno attorno a cui ruota l’esistenza cristiana: la Croce mediante la quale il mondo è stato redento.

Nelle Fonti troviamo, allora, passi che spiegano e supportano quanto detto.

“E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: Venite benedetti dal Padre mio, entrate in possesso del regno, che vi è stato preparato fin dalle origini del mondo […]” (FF 65).

E così Francesco, il Minimo “scelse di vivere per tutti, anziché per sé solo, stimolato dall’esempio di Colui che si degnò di morire, Lui solo, per tutti gli uomini” (FF 1066).

E tutto questo insieme ai suoi frati “preoccupati di rifocillarsi più con il pane delle lacrime che con il pane dell’abbondanza” (FF 1067).

Sì, ci saranno molti segni nell’universo al manifestarsi in pienezza di Cristo, ma uno solo svetterà indisturbato: la sua Santa Croce redentiva e trasformante.

Ai suoi frati, perciò, aveva insegnato:

«Quando pregate, dite: Padre nostro, e: Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo, e ti benediciamo, perché, per mezzo della tua santa croce, hai redento il mondo» (FF 1068).

 

«E vi saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di nazioni in preda allo smarrimento per il fragore del mare e dei flutti» (Lc 21,25)

 

Giovedì 34.a sett. T.O.  (Lc 21,20-28)

Mercoledì, 19 Novembre 2025 04:42

Insulti e sassi

Il passo evangelico di oggi parla di persecuzione e odio verso i testimoni di Gesù.

Il Povero d’Assisi, conosciuto Cristo, ben sapeva che seguire le orme di Lui avrebbe comportato anche insulti e persecuzioni, a partire dai suoi familiari.

Infatti gli assisani e suo padre, astuto mercante, non sopportavano il suo radicale cambiamento, e lo stimavano pazzo.

Ma Francesco, Araldo di Cristo, non si lasciava intimorire, guidato dalla Sapienza divina, che a quanti l’accolgono suggerisce ogni risposta adeguata al momento.

Le Fonti Francescane, luogo di speciale palestra evangelica, narrano:

“Un giorno, infuocato di entusiasmo, il Santo lasciò la caverna e si mise in cammino verso Assisi, vivace, lesto e gaio.

Armato di fiducia in Cristo e acceso di amore celeste, rinfacciava a se stesso la codardia e la vana trepidazione, e con audacia decise di esporsi alle mani e ai colpi dei persecutori.

Al primo vederlo, quelli che lo conoscevano com’era prima, presero a insultarlo, gridando ch’era un pazzo e un insensato, gettandogli fango e sassi.

Vedendolo così mutato, sfinito dalle penitenze, attribuivano ad esaurimento e demenza il suo cambiamento.

Ma il cavaliere di Cristo passava in mezzo a quella tempesta senza farci caso, non lasciandosi colpire e agitare dalle ingiurie, rendendo invece grazie a Dio.

Si diffuse per le piazze e le vie della città la notizia di quanto succedeva, finché venne agli orecchi del padre.

Sentito come lo maltrattavano, egli uscì immediatamente a prenderlo, con l’intenzione non di liberarlo, ma di finirla.

Fuori di sé, gli si avventò contro come un lupo sulla pecora, e fissandolo con occhio torvo e con la faccia contratta dal furore, lo afferrò e trascinò fino a casa.

Qui lo rinchiuse in un bugigattolo oscuro per più giorni, facendo di tutto, a parole e a botte, per ricondurlo alla vanità mondana” (FF 1417).

Ma “Francesco non si lasciò smuovere né dalle parole, né dalle catene, né dalle percosse. Sopportava tutto con pazienza, diventando anzi più agile e forte nel seguire il suo ideale” (FF 1418).

 

«Ora prima di tutte queste cose vi metteranno addosso le loro mani e perseguiteranno consegnando alle sinagoghe e prigioni» (Lc 21,12).

«E sarete odiati da tutti a causa del mio nome» (Lc 21,17).

 

 

Mercoledì 34.a sett. T.O.  (Lc 21,12-19)

Nel Vangelo di oggi, mentre alcuni pensavano alle belle pietre del tempio, Gesù annuncia che di quanto ammirato non sarebbe rimasto nulla.

Francesco e Chiara d’Assisi, con percorsi diversi, vissero avendo sempre dinanzi l’orizzonte conclusivo della vita.

Per divina rivelazione e per indiscussa intuizione avevano compreso che i luccichii di questo mondo sarebbero stati i primi detrattori delle anime.

Sapevano che di tutto ciò che vedevano, alla fine dei giorni non sarebbe rimasto nulla.

E ogni giorno, fin dalle prime luci dell’alba, tale pensiero li guidava nell’opera di testimonianza.

Le Fonti, vena senza fondo delle vicende evangeliche vissute da questi Giganti del Vangelo, proclamano a cominciare dal Cantico di frate Sole:

«Laudato si’, mi Signore, per Sora nostra Morte corporale/ da la quale nullu homo vivente po’ skappare/ guai a quelli che morranno ne le peccata mortali; / beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,/ ka la morte seconda no ‘l farrà male»(FF 263).

Nondimeno Chiara richiamava le sorelle al fine ultimo della vita:

«Beati però quelli a cui è concesso di camminare per questa via e di perseverarvi fino alla fine» (FF 2850).

Ancora in una delle sue lettere ad Agnese di Boemia, ella ricorda:

«Come si ingannano, molte volte, al riguardo, re e regine di questo mondo!

Quand’anche elevassero la loro superbia fino al cielo e toccassero quasi col capo le nubi, alla fine saranno dissolti nel nulla, come spazzatura» (FF 2894).

Loro hanno lanciato sempre il cuore oltre l’ostacolo, fidandosi di Dio.

 

Come annuncia Gesù nel Vangelo: «Queste cose che osservate, verranno giorni nei quali non sarà lasciata pietra su pietra, che non sarà distrutta» (Lc 21,6)

 

 

Martedì 34.a sett. T.O.  (Lc 21,5-11)

Pagina 4 di 11
May the Holy Family be a model for our families, so that parents and children may support each other mutually in adherence to the Gospel, the basis of the holiness of the family (Pope Francis)
La Santa Famiglia possa essere modello delle nostre famiglie, affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo, fondamento della santità della famiglia (Papa Francesco)
John is the origin of our loftiest spirituality. Like him, ‘the silent ones' experience that mysterious exchange of hearts, pray for John's presence, and their hearts are set on fire (Athinagoras)
Giovanni è all'origine della nostra più alta spiritualità. Come lui, i ‘silenziosi’ conoscono quel misterioso scambio dei cuori, invocano la presenza di Giovanni e il loro cuore si infiamma (Atenagora)
Stephen's story tells us many things: for example, that charitable social commitment must never be separated from the courageous proclamation of the faith. He was one of the seven made responsible above all for charity. But it was impossible to separate charity and faith. Thus, with charity, he proclaimed the crucified Christ, to the point of accepting even martyrdom. This is the first lesson we can learn from the figure of St Stephen: charity and the proclamation of faith always go hand in hand (Pope Benedict)
La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l'impegno sociale della carità dall'annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme (Papa Benedetto)
“They found”: this word indicates the Search. This is the truth about man. It cannot be falsified. It cannot even be destroyed. It must be left to man because it defines him (John Paul II)
“Trovarono”: questa parola indica la Ricerca. Questa è la verità sull’uomo. Non la si può falsificare. Non la si può nemmeno distruggere. La si deve lasciare all’uomo perché essa lo definisce (Giovanni Paolo II)
Thousands of Christians throughout the world begin the day by singing: “Blessed be the Lord” and end it by proclaiming “the greatness of the Lord, for he has looked with favour on his lowly servant” (Pope Francis)
Migliaia di cristiani in tutto il mondo cominciano la giornata cantando: “Benedetto il Signore” e la concludono “proclamando la sua grandezza perché ha guardato con bontà l’umiltà della sua serva” (Papa Francesco)
The new Creation announced in the suburbs invests the ancient territory, which still hesitates. We too, accepting different horizons than expected, allow the divine soul of the history of salvation to visit us
La nuova Creazione annunciata in periferia investe il territorio antico, che ancora tergiversa. Anche noi, accettando orizzonti differenti dal previsto, consentiamo all’anima divina della storia della salvezza di farci visita
Luke the Evangelist of the Poor celebrates the reversals of the situation: pharisee and tax collector, prodigal son and firstborn, samaritan and priest-levite, Lazarus and rich man, first and last place, Beatitudes and “woe to you”... so in the anthem of the Magnificat
Luca evangelista dei poveri celebra i ribaltamenti di situazione: fariseo e pubblicano, figlio prodigo e primogenito, samaritano e sacerdote-levita, Lazzaro e ricco epulone, primo e ultimo posto, Beatitudini e “guai”... così nell’inno del Magnificat

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