Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Mag 2, 2025

La Santa Operazione

Pubblicato in Aforisma

Nel capitolo sesto del Vangelo  di Giovanni, Gesù parlando ai suoi discepoli dice loro che solo lo Spirito di Dio può far rinascere l’uomo e aprirlo a nuovi orizzonti.

Francesco d’Assisi, dopo la sua giovinezza spensierata, allorché incontra il Signore riceve una grande effusione di Spirito Santo che, stravolgendogli la vita, lo conduce ad uno stile esistenziale completamente nuovo, rovesciato dalla rinascita evangelica.

Lui si considerava un pazzo per Cristo, «simplex et idiota»; congiunto a Madonna Povertà, perché assunta da Gesù dall’inizio alla fine della sua vita e fonte di ricchezza divina.

Per opera dello Spirito era un uomo nuovo, davanti al quale vigevano prospettive nude e vitali.

Il mondo, con le sue fisionomie ingannevoli, non lo interessava più ed era attratto unicamente dall’Amore non amato.

Anche lui come Pietro, se non con le parole con i fatti, ebbe a ripetere al Salvatore nostro:

«Gesù da chi andrò, da chi andremo?! Tu solo hai parole che non passano!».

Ma a tutto questo fungono da supporto alcuni passaggi delle Fonti francescane.

"Un’altra volta, trovandosi a Roma in casa di un cardinale, fu interrogato su alcuni passi oscuri, ed espose con tanta chiarezza quei concetti profondi, da far pensare che fosse sempre vissuto in mezzo alle Scritture.

Perciò il signor cardinale gli disse:

«Io non ti interrogo come letterato, ma come uomo che ha lo Spirito di Dio.

E per questo accetto volentieri il senso della tua risposta, perché so che proviene da Dio solo» (FF 691).

E ancora il Celano, nella Vita prima:

“Uomini e donne, chierici e religiosi accorrevano a gara a vedere e a sentire il Santo di Dio, che appariva a tutti come un uomo di un altro mondo.

Persone di ogni età e sesso venivano sollecite ad ammirare le meraviglie che il Signore di nuovo compiva nel mondo per mezzo del suo servo.

A motivo della presenza o anche della sola fama di San Francesco, sembrava davvero che una nuova luce fosse stata mandata in quel tempo dal cielo a dissipare le caliginose tenebre, che avevano invaso la terra» (FF 383).

Lo stesso Francesco, nella Regola Bollata (1223), esorta i suoi così:

«Ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua Santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità» (FF 104).

 

«È lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla. Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita» (Gv 6,63)

 

 

Sabato della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,60-69)

Nel brano di oggi Gesù sconvolge gli schemi mentali dei Giudei che si chiedono come può dar loro da mangiare il suo corpo e bere il sangue.

 

Francesco, dotato per Grazia di carismi straordinari, aveva ben compreso  tutto questo.

Nella sua semplicità fu un grande innamorato dell’Eucaristia, cui dedicò una lettera speciale: «Lettera a tutti i chierici sulla riverenza del Corpo del Signore».

In essa, fra l’altro, leggiamo:

"«Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti «da morte a vita»" (FF 207a).

E ancora le Fonti informano sulla devozione di Francesco al Corpo e Sangue del Signore.

"Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità […] essendo colmo di riverenza per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e, quando riceveva l’Agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull’altare del suo cuore […]

Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro" (FF 789).

Anche Chiara anelava a ricevere il Pane vivo disceso dal cielo con grande devozione e raccoglimento:

"Quando poi stava per ricevere il Corpo del Signore, versava prima calde lacrime e, accostandosi quindi con tremore, temeva Colui che si nasconde nel Sacramento non meno che il Sovrano del cielo e della terra" (FF 3210).

E ancora, durante la sua lunga degenza si dedicò ancor più devotamente all’Eucaristia.

Secondo la Leggenda:

"In quella grave malattia che la confinò al giaciglio, si faceva sollevare e sorreggere dietro con sostegni; e, stando seduta, filava tessuti delicatissimi.

Da questi tessuti ricavò più di cinquanta paia di corporali e, racchiusili in buste di seta o di porpora, li destinava a varie chiese per la piana e per i monti d’Assisi" (FF 3209).

La vita di questi due Poveri fu un incessante sacrificio eucaristico a beneficio dell’umanità, in unità con Gesù.

Ogni loro gesto fu pane spezzato e sangue versato per ogni creatura bisognosa di tutto.

Vivendo in povertà e semplicità nel quotidiano divennero pane per tutti.

 

«Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue ha la Vita dell’Eterno» (Gv 6,54)

 

 

Venerdì della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,52-59)

Apr 30, 2025

Il Padre attira e invia

Pubblicato in Aforisma

 

In questa parte del capitolo 6 del Vangelo giovanneo viene messo in evidenza da Gesù che nessuno può andare a Lui se il Padre non lo attira.

Chi ascolta e impara dal Padre va a Gesù.

 

Francesco, sempre in ascolto della Parola e istruito dallo Spirito, un giorno ebbe a dire ai suoi frati quanto segue:

"«L’Ordine e la vita dei frati minori si assomiglia a un piccolo gregge, che il Figlio di Dio, in quest’ultima ora, ha chiesto al suo Padre celeste, dicendo:

«Padre vorrei che tu suscitassi e donassi a me in quest’ultima ora un nuovo umile popolo, diverso per la sua umiltà e povertà da tutti gli altri che lo hanno preceduto, e fosse felice di non possedere che me solo». E il Padre rispose al suo Figlio diletto:

«Figlio, ciò che hai chiesto, è fatto».

Aggiungeva quindi Francesco che il Signore ha voluto che i frati si chiamassero ‘Minori’, perché appunto questo è il popolo chiesto dal Figlio di Dio al Padre suo, e di esso si dice nel Vangelo: non vogliate temere, o piccolo gregge, poiché è piaciuto al Padre vostro di concedere a voi il Regno; e ancora: quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli (minori), lo avete fatto a me.

Sebbene qui il Signore parli di tutti quelli che sono poveri in spirito, tuttavia egli intendeva riferirsi in modo particolare all’Ordine dei frati minori, che sarebbe fiorito nella sua Chiesa" (FF 1617).

E Chiara, nel chiuso delle pareti damianite, scrivendo alla sua figlia spirituale Agnese di Praga:

"«Riempitevi di coraggio nel santo servizio che avete iniziato per l’ardente desiderio del Crocifisso povero. Lui per tutti noi sostenne il supplizio della croce, strappandoci dal potere del Principe delle tenebre, che ci tratteneva avvinti con catene in conseguenza del peccato del primo uomo, e riconciliandoci con Dio Padre»" (FF 2863).

Questi due santi attestano con la vita che per loro il Pane che viene da Dio è la Parola di Gesù e l’Atto donativo estremo di Lui, trasformato in salvezza perenne per tutti noi.

La preghiera cara a Francesco, e spesso ripetuta da lui dinanzi al Crocifisso, è esternazione di ascolto e fede insieme, di orme dirette alla comunione con il Padre e il Figlio suo Gesù nello Spirito.

"«Altissimo glorioso Dio, / illumina le tenebre de lo core mio. / Et dame fede dricta, / speranza certa e carità perfecta,/ senno e cognoscemento, / Signore, /che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen»" (FF 276).

 

«Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira» (Gv 6,44)

«Chi crede ha la Vita dell’Eterno» (Gv 6,47)

 

 

Giovedì della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,44-51)

Nel Vangelo della liturgia odierna Gesù si autorivela come il Pane della vita: salvezza che ogni uomo cerca.

Afferma che è disceso dal cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato, non la propria.

Francesco si distinse sempre per quella ricerca continua della volontà di Dio in ogni cosa.

Nelle Fonti troviamo da parte del Poverello una valorizzazione della volontà del Padre su Gesù:

«E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e col nostro corpo casto» (Lettera ai Fedeli. FF 184).

E nella Parafrasi del «Padre nostro» aggiunge:

«Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno»

(FF 270).

Nella preghiera chiedeva sempre a Dio la conoscenza della sua volontà:

"Francesco, il servo di Cristo, non confidando nell’esperienza propria o in quella dei suoi, si affidò alla preghiera, per cercare con insistenza quale fosse […] la disposizione della volontà divina.

Venne così illuminato con una risposta dal cielo e comprese che egli era stato mandato dal Signore a questo scopo: guadagnare a Cristo le anime, che il diavolo tentava di rapire.

E perciò scelse di vivere per tutti, anziché per sé solo, stimolato dall’esempio di Colui che si degnò di morire, Lui solo, per tutti gli uomini" (FF 1066).

Chiara d’Assisi fin da giovanetta cercò sempre la volontà del Padre e, in monastero, nella sua Regola, scrive:

«Le sorelle […] ricordino che hanno rinunciato alla propria volontà per amore di Dio» (FF 2807).

Sull’esempio di Cristo venuto ad adempiere il progetto del Padre, anche Francesco e Chiara furono dei cercatori instancabili del disegno divino su di loro.

 

«Poiché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38)

 

 

Mercoledì 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,35-40)

Il brano del Vangelo giovanneo di oggi attesta come la folla non avesse ancora compreso la valenza eterna del Pane che Gesù voleva dare ad essa. La gente pensa alla manna mangiata nel deserto dai loro padri, ma Cristo ferma l’attenzione sul Padre suo che assicura un cibo che non perisce: la sua stessa Persona.

Richiamo all’abbondanza inimmaginabile dell’Eucaristia, Pane di vita per tutti.

 

Francesco, che si definiva «semplice e idiota», aveva un cuore speciale, che gli permetteva di percepire le profondità del Mistero di totale donazione del Cristo.

Sottolinea il Celano nella Vita Prima:

”Amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile. E quanto gli si addice questo nome di «Francesco», a lui che ebbe cuore franco e nobile più di ogni altro” (FF 529).

La sua compassione verso la gente bisognosa e povera era viscerale:

“Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità, nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso” (FF 1142).

Infatti, dinanzi a Gesù, Pane disceso dal Cielo, così si esprime nelle sue Ammonizioni:

”Ecco, ogni giorno egli si umilia […] ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote […] e come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne […] e come essi con gli occhi del corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.

E in tal maniera il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» " (FF 144-145).

E nelle sue lettere:

«O umiltà sublime! O sublimità umile […] Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. NULLA, DUNQUE, DI VOI TRATTENETE PER VOI, AFFINCHÉ TOTALMENTE VI ACCOLGA COLUI CHE TOTALMENTE A VOI SI OFFRE» (FF 221).

Ma un esempio di ‘Pane donato’ ci viene non meno da Chiara d’Assisi:

“C’era un solo pane, in monastero, e già incalzavano l’ora del desinare e la fame. Chiamata la dispensiera, la Santa le comanda di dividere il pane e di mandarne una parte ai frati, di trattenere l’altra dentro, per le sorelle.

Da questa seconda metà serbata, ordina di tagliare cinquanta fette, quale era il numero delle Donne, e di presentarle loro sulla mensa della povertà.

E alla devota figlia, che le rispondeva: «Occorrerebbero gli antichi miracoli di Cristo, per poter tagliare così poco pane in cinquanta fette», la Madre replicò, dicendole:

«Fa’ sicura quello che ti dico figlia!».

Si affretta dunque la figlia ad eseguire il comando della Madre; e si affretta la Madre a rivolgere più sospiri al suo Cristo, per le sue figlie.

E per grazia divina quella scarsa materia cresce tra le mani di colei che la spezza, così che risulta una porzione abbondante per ciascun membro della comunità" (FF 3189).

 

«Il Pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6,33).

 

 

Martedì 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,30-35)

Nel brano di oggi, dopo la condivisione dei pani, la folla insegue Gesù giunto all’altra riva, verso Cafarnao.

E subito il Signore mette il dito nella piaga sottolineando ch’esso Lo cerca non per i segni visti, bensì perché saziata.

Una ricerca spinta non dalla fede, ma forse dal bisogno.

E, a chi chiede cosa adempiere per fare le opere di Dio, il Signore sollecita all’opera per eccellenza: credere.

Gesù si smarca e sposta lo sguardo dalla legge alla Fede.

Meraviglioso contesto che ai tempi di Francesco e Chiara induceva i Poveri assisani a evolvere il loro cammino di fiducia e abbandono in Dio.

Nelle straordinarie Fonti francescane troviamo lo stesso Francesco chiamato dal Signore ad un balzo nella fede.

"Il Santo trovava grandissima consolazione nelle visite del Signore e da esse veniva assicurato che le fondamenta del suo Ordine sarebbero rimaste sempre stabili […]

Essendo turbato per i cattivi esempi, e avendo fatto ricorso un giorno, così amareggiato, alla preghiera, si sentì apostrofato a questo modo dal Signore:

«Perché tu, omiciattolo, ti turbi? Forse io ti ho stabilito pastore del mio Ordine in modo tale che tu dimenticassi che io ne rimango il patrono principale?

Per questo io ho scelto te, uomo semplice, perché quelli che vorranno, seguano le opere che compirò in te e che devono essere imitate da tutti gli altri.

Io vi ho chiamati: vi conserverò e pascolerò, supplirò con nuovi religiosi il vuoto lasciato dagli altri, al punto di farli nascere se non fossero già nati.

Non turbarti dunque, ma attendi alla tua salvezza, perché se l’Ordine si riducesse anche a soli tre frati, rimarrà il mio aiuto sempre stabile».

Da quel giorno era solito affermare che la virtù di un solo frate santo supera una quantità, sia pur grande, di imperfetti, come un solo raggio di luce dissipa le tenebre più fitte" (FF 742).

A chi crede in Colui che rende giusti, è la sua fede che gli viene calcolata a giustizia (cf. Rm 4,4-5).

S. Chiara, poi, visse alla lettera quanto Gesù suggerisce in questo brano evangelico: preoccupatevi del cibo che dura in eterno.

Infatti, papa Gregorio con la Bolla «Quo elongati» [Fino a che punto] del 28 settembre 1230, proibiva ai frati minori di accedere ai monasteri senza una speciale licenza della Santa Sede - e che potevano occuparsi delle Clarisse solo i frati a ciò deputati.

In tale contesto, ecco cosa attestano le Fonti:

"Una volta, avendo il signor Papa Gregorio proibito che qualsiasi frate si recasse ai monasteri delle Donne senza sua autorizzazione, la pia Madre si rammaricò che le sorelle avrebbero avuto più raramente il cibo della sacra dottrina e gemendo disse:

«Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!».

E immediatamente rimandò tutti i frati al ministro, non volendo avere a disposizione i questuanti per provvedere il pane materiale, quando non avevano più chi provvedeva loro il pane dello spirito.

Ma quando lo venne a sapere papa Gregorio, subito rimise il divieto in potere del ministro generale" (FF 3232).

Solerzia di un’anima innamorata del cibo eterno e che per Esso è disposta a rinunciare a tutto.

 

«Operate non per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita dell’Eterno […]» (Gv 6,27).

«Questa è l’Opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato» (Gv 6,29).

 

 

Lunedì della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,22-29)

Nel brano odierno Gesù chiede a Pietro se davvero Lo ama e, alla risposta affermativa del discepolo, soggiunge di iniziare a pascere i suoi agnelli, di incominciare dai più piccoli.

In Francesco è dato ai frati e al mondo un autentico testimone del Signore, che apre una strada nuova per ogni uomo di buona volontà. Nel Poverello s’incarna concretamente la richiesta di Gesù.

In tal senso, il Prologo della Leggenda maggiore è illuminante:

"La Grazia di Dio, nostro Salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco, a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà.

Essi, infatti, mentre venerano in lui la sovrabbondanza della misericordia di Dio, vengono istruiti dal suo esempio a rinnegare radicalmente l’empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità con Cristo e a bramare, con sete e desiderio insaziabili, la beata speranza.

Su di lui, veramente poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo sguardo con grande accondiscendenza e bontà; non soltanto lo sollevò, mendico, dalla polvere della vita mondana, ma lo rese campione, guida e araldo della perfezione evangelica e lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli" (FF 1020).

Dunque in Francesco sulle orme di Gesù, si aprì una strada di salvezza per ciascuno, presenza preziosa per i frati e l’umanità intera.

Quante volte rassicurò i suoi con la sua benevola presenza!

Dinanzi al forte vento delle prove, sempre li confortò, aiutandoli a superarle, esortandoli a non temere.

In lui Dio era presente in modo tangibile, speciale e poliedrico, offrendo un itinerario di novità e redenzione.

La leggenda maggiore ricorda:

"Da architetto avveduto, egli volle edificare se stesso sul fondamento dell’umiltà, come aveva imparato da Cristo" (FF 1103).

Per questo la sua figura acquistò autorevolezza semplicemente nel farsi piccolo, attestando con la vita la Presenza divina in lui, che operava mirabilmente.

La stessa Chiara, piena dell’amore divino, ormai vicina alla sua dipartita, giunse a dire alla sua anima:

«Va’ sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio.

Va’ perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore» (FF 3252).

Come dire: non temere, poiché il Signore ti ha già condotta sulla  strada della redenzione, Lui è con te!

Con Gesù ogni vento contrario viene superato “dal basso” - e l’orizzonte mostra propaggini di salvezza aggiornati.

 

 

3.a Domenica di Pasqua, anno C  (Gv 21,1-19)

Nel brano di oggi Gesù si trova dinanzi a due discepoli che ancora fanno fatica a capire la sua Persona.

Tommaso cerca la via e il Signore gli risponde che è Lui la Via, la Verità, e la Vita.

Filippo, forse, desidera una manifestazione di Dio convincente, gloriosa, simile alle antiche teofanie.

Deve ancora comprendere che l’Epifania vera e più evidente di Dio è Gesù.

Il discrimine: la Fede che fa vedere oltre, compiere le opere che Cristo stesso fa, e anche più.

In tale contesto, Francesco è il discepolo che ha cercato sempre il modo per poter raggiungere l’unione perfetta con Gesù, Lui nel Padre e il Padre in Lui.

Nella Vita prima del Celano ci viene illustrato:

"Intanto studiava con tutta la mente e con tutto l’amore di conoscere quale modo, quale via o quale desiderio potevano essere più adatti per raggiungere una unione ancora più perfetta con il Signore Dio, secondo il disegno e il decreto della Sua volontà.

E questa fu sempre la sua unica filosofia, il suo supremo desiderio, nel quale bruciò finché  visse; e chiedeva a tutti, ai semplici come ai sapienti, ai perfetti come agli imperfetti, come poter raggiungere la via della verità e pervenire a mete sempre più alte" (FF 480).

Nella Regola non bollata, lo stesso Francesco scrive:

«E sempre costruiamo in noi una casa e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, e che dice:

«[…] Le parole che vi ho detto sono Spirito e Vita. Io sono la Via, la Verità e la Vita» (FF 61).

Ma pure Chiara nel suo Testamento squaderna la certezza che l’anima in Cristo è creatura nuova in grado di compiere le opere che Gesù stesso compie.

«Il Figlio di Dio si è fatto nostra Via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui» (FF 2824).

E ancora:

«Dobbiamo, perciò, sorelle carissime, meditare gli immensi benefici di cui Dio ci ha colmate, specialmente quelli che Egli si è degnato di operare tra noi per mezzo del suo diletto servo, il beato padre nostro Francesco, e non solo dopo la nostra conversione, ma fin da quando eravamo ancora tra le vanità del secolo» (FF 2825).

Chi crede nel Signore diverrà strumento privilegiato del Suo operare cose meravigliose.

 

«Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6).

«Chi crede in me, le opere che io faccio pure farà e farà anche più grandi di queste […]» (Gv 14,12).

 

 

Ss. Filippo e Giacomo  (Gv 14,6-14)

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To enter into communion with God, before observing the laws or satisfying religious precepts, it is necessary to live out a real and concrete relationship with him […] And this “scandalousness” is well represented by the sacrament of the Eucharist: what sense can there be, in the eyes of the world, in kneeling before a piece of bread? Why on earth should someone be nourished assiduously with this bread? The world is scandalized (Pope Francis)
Per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui […] E questa “scandalosità” è ben rappresentata dal sacramento dell’Eucaristia: che senso può avere, agli occhi del mondo, inginocchiarsi davanti a un pezzo di pane? Perché mai nutrirsi assiduamente di questo pane? Il mondo si scandalizza (Papa Francesco)
What is meant by “eat the flesh and drink the blood” of Jesus? Is it just an image, a figure of speech, a symbol, or does it indicate something real? (Pope Francis)
Che significa “mangiare la carne e bere il sangue” di Gesù?, è solo un’immagine, un modo di dire, un simbolo, o indica qualcosa di reale? (Papa Francesco)
What does bread of life mean? We need bread to live. Those who are hungry do not ask for refined and expensive food, they ask for bread. Those who are unemployed do not ask for enormous wages, but the “bread” of employment. Jesus reveals himself as bread, that is, the essential, what is necessary for everyday life; without Him it does not work (Pope Francis)
Che cosa significa pane della vita? Per vivere c’è bisogno di pane. Chi ha fame non chiede cibi raffinati e costosi, chiede pane. Chi è senza lavoro non chiede stipendi enormi, ma il “pane” di un impiego. Gesù si rivela come il pane, cioè l’essenziale, il necessario per la vita di ogni giorno, senza di Lui la cosa non funziona (Papa Francesco)
In addition to physical hunger man carries within him another hunger — all of us have this hunger — a more important hunger, which cannot be satisfied with ordinary food. It is a hunger for life, a hunger for eternity which He alone can satisfy, as he is «the bread of life» (Pope Francis)
Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame – tutti noi abbiamo questa fame – una fame più importante, che non può essere saziata con un cibo ordinario. Si tratta di fame di vita, di fame di eternità che Lui solo può appagare, in quanto è «il pane della vita» (Papa Francesco)
The Eucharist draws us into Jesus' act of self-oblation. More than just statically receiving the incarnate Logos, we enter into the very dynamic of his self-giving [Pope Benedict]
L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione [Papa Benedetto]
Jesus, the true bread of life that satisfies our hunger for meaning and for truth, cannot be “earned” with human work; he comes to us only as a gift of God’s love, as a work of God (Pope Benedict)
Gesù, vero pane di vita che sazia la nostra fame di senso, di verità, non si può «guadagnare» con il lavoro umano; viene a noi soltanto come dono dell’amore di Dio, come opera di Dio (Papa Benedetto)
Jesus, who shared his quality as a "stone" in Simon, also communicates to him his mission as a "shepherd". It is a communication that implies an intimate communion, which also transpires from the formulation of Jesus: "Feed my lambs... my sheep" (Pope John Paul II)

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