Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Il Vangelo lucano evidenzia la Visita di Maria ad Elisabetta sua cugina e la danza dei due Piccoli portati in grembo da donne speciali, abbracciate in modo diverso dalla Grazia.

Maria, la Madre di Gesù, si  esprime nel  canto di lode del Magnificat, che rimanda a Dio i benefici straordinari ricevuti.

 

Fin dagli inizi della sua chiamata, Francesco ebbe particolare e profonda venerazione per Maria Vergine, Madre del Signore.

Di lei contemplava sempre i misteri nelle varie stagioni della sua vita.

Le Fonti forniscono stupendi quadretti in merito.

“Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà.

A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere.

Ma ciò che maggiormente riempie di gioia, la costituì Avvocata dell’Ordine e pose sotto le sue ali i figli […] perché vi trovassero calore e protezione sino alla fine” (FF 786).

“In lei, principalmente, dopo Cristo, riponeva la sua fiducia […] In suo onore digiunava con grande devozione, dalla festa degli apostoli Pietro e Paolo fino alla festa dell’Assunzione […]” (FF 1165).

E alle figlie, dimoranti a S. Damiano, Francesco in una sua composizione a loro dedicata, conclude dicendo:

«Quelle ke sunt adgravate de infirmitate/ et l’altre ke per loro suó adfatigate/ tutte quante lo sostengate en pace./ Ka multo venderi(te) cara questa fatica,/ lka ciascuna serà regina/ en celo coronata cum la Vergine Maria» (FF 263).

E Chiara, quando iniziò il suo cammino di fede seguendo Francesco, fu ricevuta da lui e dai suoi frati presso l’altare della S.ta Vergine alla Porziuncola. Inoltre, quella stessa Madre, al momento del trapasso, venne a prenderla apparendole presso il suo giaciglio.

Maria fu per Chiara modello da seguire per tutta la sua esistenza, tanto che nella Lettera d’introduzione alla Leggenda, nelle Fonti, si legge:

"Seguano dunque gli uomini i nuovi seguaci del Verbo incarnato: imitino le donne Chiara, impronta della Madre di Dio, nuova guida delle donne" (FF 3153).

Francesco e Chiara assunsero Maria, la Madre di Dio, nel loro vivere quotidiano per essere assunti da Cristo nella gloria celeste.

 

«L’anima mia magnifica il Signore […] poiché ha rivolto lo sguardo alla bassezza della sua serva. Ecco infatti, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,46.48a)

 

 

Assunzione B.V. Maria  (Lc 1,39-56)

Ago 7, 2025

Mutua carità

Pubblicato in Aforisma

Il brano di Matteo odierno fa richiamo al perdono e ad una correzione che, se è  davvero fraterna, non guarda dall’alto in basso, ma l’esatto contrario.

Senza dimenticare che quanto vogliamo sia condonato a noi siamo chiamati a farlo anche con il prossimo, dando tempo per riscattarsi.

Chiara d’Assisi amava definirsi «pianticella del Serafico Padre Francesco».

Fu sempre Madre sollecita e di grande esempio per le sue figlie e sorelle nel Monastero di S. Damiano.

Anche quando era necessario esortare o riprendere sapeva correggere con amorevolezza e sapienza che le venivano dall’Alto.

Le Fonti attestano (Regola di S. Chiara):

«L’abbadessa ammonisca e visiti le sue sorelle e le corregga con umiltà e carità, non comandando loro cosa alcuna che sia contro la sua anima e la forma della nostra professione» (FF 2806).

E ancora, con uno sguardo lungimirante estensivo, la stessa Chiara continua:

«Ammonisco ed esorto nel Signore Gesù Cristo tutte le mie sorelle, presenti e future, che si studino sempre di imitare la via della santa semplicità, dell’umiltà e della povertà, ed anche l’onestà di quella santa vita, che ci fu insegnata dal beato Padre nostro Francesco fin dal principio della nostra conversione a Cristo» (FF 2845 - Testamento).

«E amandovi a vicenda nell’amore di Cristo, quell’amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità» (FF 2847 - Testamento).

Nella Regola, poi:

«L’abbadessa si studi inoltre di riconciliare le sorelle, se mai avvenisse che alcune per qualche motivo od occasione si turbassero tra loro.

Quella sorella, poi, che con parole o con cenni avrà dato occasione di turbamento o di scandalo a un’altra, subito, prima di offrire a Dio il dono della sua orazione, chiedendo perdono alla sorella che ha offesa, si inginocchi umilmente dinanzi a lei e la preghi di intercedere per lei presso il Signore, affinché le perdoni la colpa commessa.

L’altra, poi, memore della parola del Signore:

«Se non perdonerete di cuore, nemmeno il Padre vostro celeste perdonerà a voi», generosamente perdoni l’offesa alla sorella che chiede perdono»” (FF 3358).

Chiara fu per tutte le sorelle maestra di vita, pedagoga della vera carità che ricostruisce sempre, nonostante l’operare malevolo.

 

«Abbi pazienza con me e ti restituirò tutto» (Mt  18,26)

 

 

Giovedì 19.a sett.T.O.  (Mt 18,21-19,1)

Nella Liturgia odierna Gesù richiama a correggere in modo discreto e fraterno, prima di assumere misure più drastiche.

 

I due Poveri d’Assisi furono persone esemplari nell’amore fraterno e nelle eventuali correzioni da fare, sempre condite di saggezza, umanità e carità. 

Severi con se stessi; attenti e misericordiosi con il prossimo.

Francesco prima d’intervenire verso i frati pregava e ancor prima esaminava se stesso.

 

Chiara d’Assisi amava definirsi «pianticella del Serafico Padre Francesco».

Fu sempre Madre sollecita e di grande esempio per le sue figlie e sorelle nel Monastero di S. Damiano.

Anche quando era necessario esortare o riprendere sapeva correggere con amorevolezza e sapienza che le venivano dall’alto.

Le Fonti attestano [Regola di S. Chiara]:

«L’abbadessa ammonisca e visiti le sue sorelle e le corregga con umiltà e carità, non comandando loro cosa alcuna che sia contro la sua anima e la forma della nostra professione» (FF 2806).

E ancora, con uno sguardo lungimirante estensivo, la stessa Chiara continua:

«Ammonisco ed esorto nel Signore Gesù Cristo tutte le mie sorelle, presenti e future, che si studino sempre di imitare la via della santa semplicità, dell’umiltà e della povertà, ed anche l’onestà di quella santa vita, che ci fu insegnata dal beato Padre nostro Francesco fin dal principio della nostra conversione a Cristo» (FF 2845 - Testamento).

«E amandovi a vicenda nell’amore di Cristo, quell’amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità» (FF 2847 - Testamento).

 

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15)

 

 

Mercoledì 19.a sett. T.O.  (Mt 18,15-20)

Ago 6, 2025

Per una sola pecorella

Pubblicato in Aforisma

Chissà quante volte Francesco, l’Araldo del Gran Re, nel leggere l’episodio della pecora smarrita si sarà soffermato su quel «Che ve ne pare?» (Mt 18,12). Come a dire: «Lo fareste voi?». 

Francesco di certo se la sarà posta questa disarmante domanda, cui tutta la sua eloquente esistenza ha risposto «Sì, senza alcun dubbio».

Per una sola pecorella del suo gregge avrebbe certo lasciato le altre al sicuro alla ricerca di quella perduta.

«Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon Pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce» (FF 155 - Ammonizioni).

Lui, che era solito chiamare frate Leone «pecorella di Dio» avrebbe affrontato ogni avversità pur di ritrovarla, e per questo cercava il martirio perfino presso il Sultano d’Egitto per guadagnarlo a Cristo.

Ricco di tenerezza e misericordia è un episodio che mette in evidenza il cuore di pastore di Francesco. 

Troviamo nelle Fonti:

“Attraversando una volta la Marca d’Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge di montoni e di capre.

In mezzo al branco c’era una sola pecorella, che tutta quieta e umile brucava l’erba.

Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al cuore, pieno di compassione disse al fratello:

«Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti doveva proprio apparire come quell’umile creatura.

Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste capre e da questi caproni» (FF 456).

 

«Che cosa vi pare? Lo fareste?» (Mt 18,12).

Gesù annuncia ai suoi la sua morte e resurrezione. Egli fa scuola di umiltà e minorità ai suoi pagando la tassa per il tempio.

 

Il primo biografo di San Francesco, Tommaso da Celano, nella Vita Seconda, narra l’incontro che avvenne tra Domenico e Francesco, in casa del Cardinal Ugolino, poi Papa Gregorio IX, probabilmente tra la fine del 1219 e l’inizio del 1221.

Lo stesso Cardinale si commosse profondamente nel sentire dialogare 

due santi, che parlavano di Dio con tanta dolcezza e umiltà, servitori di Dio in modo originale, entrambi vivendo il mistero Pasquale.

"Si trovarono insieme a Roma, in casa del cardinale d'Ostia che poi fu Sommo Pontefice, le fulgide luci del mondo san Francesco e san Domenico.

Sentendoli parlare fra loro del Signore con tanta dolcezza, alla fine il vescovo disse:

"Nella Chiesa primitiva i pastori erano poveri e persone di carità, senza cupidigia. Perché - chiese - tra i vostri frati quelli che emergono per dottrina e buon esempio, non li facciamo vescovi e prelati?".

Fra i due Santi sorse una gara, non per precedersi nella risposta, ma perché l'uno proponeva all'altro l'onore ed anzi voleva costringerlo a parlare per primo. In realtà si superavano a vicenda nella venerazione che nutrivano reciprocamente.

Alla fine vinse l'umiltà in Francesco, perché non si mise avanti e vinse pure in Domenico, perché ubbidì umilmente e rispose per primo.

Disse dunque Domenico al vescovo:

«Signore, i miei frati, se lo capiscono, sono già posti in alto grado, e per quanto sta in me non permetterò che ottengano altra dignità».

Dopo questa breve e convinta risposta, Francesco si inchinò al vescovo e disse a sua volta:

«Signore, i miei frati proprio per questo sono stati chiamati Minori, perché non presumano di diventare maggiori.

Il nome stesso insegna loro a rimanere in basso ed a seguire le orme dell'umiltà di Cristo, per essere alla fine innalzati più degli altri al cospetto dei Santi.

Se volete - continuò - che portino frutto nella Chiesa di Dio, manteneteli e conservateli nello stato della loro vocazione, e riportateli in basso anche contro loro volontà.

Per questo, Padre, ti prego: affinché non siano tanto più superbi quanto più poveri e non si mostrino arroganti verso gli altri, non permettere in nessun modo che ottengano cariche».

Queste furono le risposte dei Santi" (FF 732).

Sapienza ed umiltà al seguito di Cristo, figli liberi del Regno.

 

«Ora, trovandosi essi riuniti insieme nella Galilea, Gesù disse loro: Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini, e lo uccideranno, e il terzo giorno risorgerà - Ed essi furono grandemente rattristati» (Mt 17,22)

 

 

Lunedì della 19.a sett. T.O. (Mt 17,22-27)

Gesù esorta il piccolo gregge  a non temere nulla, perché il Padre ha dato ai piccoli il Regno.

Stimola a dare in elemosina, a non accumulare tesori sulla terra, presto consumati, ma in Dio - perché eterni.

Nella vita del Poverello ritroviamo dette tematiche diverse volte.

Francesco si doleva di dover lasciare il suo gregge esposto ai pericoli, ai lupi rapaci, dopo di lui; ma nel cuore nutriva pure la certezza che Dio lo avrebbe custodito e fatto crescere.

Mediante la Grazia sarebbe divenuto erede del Regno dei cieli. La fede gli suggeriva questo!

Nelle Fonti, poi, la prerogativa del non accumulare è di casa, visto che Francesco, per tutta la sua vita, non pensò che a restituire quanto aveva ricevuto, a partire da suo padre, cui "restituì" persino gli abiti, seguendo ‘nudo’ la via della povertà, sua ambita ricchezza.

Il Minimo aveva mente e cuore rivolti a Dio e cercava solo il Regno dei cieli, in semplicità e purezza di cuore.

Testimonianza di questo ci è data da uno dei passi delle Fonti Francescane.

Leggiamo: "Queste visite ai lebbrosi accrebbero la sua bontà. Conducendo un suo compagno, che aveva molto amato, in località fuori mano, gli diceva di aver scoperto un grande e prezioso tesoro.

Quello ne fu tutto felice e volentieri si univa a Francesco, quando era invitato.

Spesso lo conduceva in una grotta, presso Assisi; ci entrava da solo, lasciando fuori l’amico, impaziente di impadronirsi del tesoro […]

Animato da un nuovo straordinario spirito, pregava in segreto il Padre […]

Pativa nell’intimo sofferenza indicibile e angoscia, poiché non riusciva ad essere sereno fino a tanto che non avesse realizzato la sua vocazione" (FF 1409).

Nel suo cammino, in pieno inverno, a Celano, il Poverello donò ad una vecchierella il suo mantello.

Le disse: «Va’, fatti un vestito, che ne hai veramente bisogno» (FF 673).

E Chiara, nelle sue lettere, scrivendo alla sua figlia spirituale, Agnese di Boemia, attestava:

«Voi che avete preferito la povertà alle ricchezze temporali, e avete affidato i vostri tesori, piuttosto che alla terra, al cielo, ove non li corrode ruggine, non li consuma il tarlo, non li scoprono né rubano i ladri, voi riceverete abbondantissima ricompensa nei cieli […]» (FF 2866).

Il tema della ricchezza da condividere, del ‘non trattenere’ e del «restituire» a Dio e ai fratelli, era molto sentito da Francesco d’Assisi e fu uno dei motivi conduttori del suo cammino di fede.

Nelle Fonti leggiamo:

"Una volta, mentre ritornava da Siena, incontrò un povero. Si dava il caso che Francesco a causa della malattia, avesse indosso sopra l’abito un mantello.

Mirando con gli occhi misericordiosi la miseria di quell’uomo, disse al compagno:

«Bisogna che restituiamo il mantello a questo povero: perché è suo. Difatti noi lo abbiamo ricevuto in prestito, fino a quando ci sarebbe capitato di trovare qualcuno più povero di noi».

Il compagno, però, considerando lo stato in cui il padre pietoso si trovava, oppose un netto rifiuto: egli non aveva il diritto di dimenticare se stesso, per provvedere all’altro.

Ma il santo:

«Ritengo che il Grande Elemosiniere mi accuserà di furto, se non darò quel che porto indosso a chi è più bisognoso» " (FF 1143).

 

«Vendete i vostri averi e date in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro indefettibile nei cieli» (Lc 12,33)

 

 

Domenica 19.a T.O. anno C  (Lc 12,32-48)

Lampade: Chiara, Francesco, la Madre di Dio e Teresa.

 

Edhit Stein, di origine ebraica, in religione Suor Teresa Benedetta della Croce, andò incontro a Cristo quale vittima della Shoah, tenendo sempre davanti agli occhi il suo Oriente: Gesù!

Come lei anche S. Chiara è stata vergine sapiente e vigile che ha rinnovato la Chiesa con la sua vita, fecondata dalla potenza sempre nuova dello Spirito di Dio.

Vergine andata incontro allo Sposo spendendo, giorno dopo giorno, la sua vita per gli altri, senza risparmio.

Nelle Fonti leggiamo:

“Era solita, per Mattutino, prevenire le giovinette; svegliandole senza rumore con cenni, le invitava alle lodi di Dio.

Spesso, mentre tutte dormivano ancora, accendeva le lampade; spesso suonava lei stessa, con le sue mani, la campana.

Non c’era posto nel suo monastero per la tiepidezza, non c’era posto per l’accidia lì dove la pigrizia era scossa da un pungente impulso a pregare e a servire il Signore” (FF 3200).

All’inizio della Leggenda di S. Chiara, troviamo un passo illuminante:

“Perciò Dio misericordioso suscitò la venerabile vergine Chiara e in lei fece splendere alle donne una chiarissima lampada: e tu Padre beatissimo […] hai posto questa lampada sul candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (FF 3151).

“Imitino le donne Chiara, impronta della Madre di Dio, nuova guida delle donne” (FF 3153).

Chiara durante tutta la sua breve esistenza fu vergine saggia in attesa solerte dello Sposo, facendo sì che “Chiara di nome e chiara per virtù” (FF 3154) rifulgesse quale donna nuova della valle Spoletana.

Infatti era tanto amorevole verso le sue figlie e sorelle tanto che “assai spesso nel freddo della notte di propria mano le ricopre mentre dormono e vuole che quelle che vede incapaci di osservare l’austerità comune, si accontentino di un regime meno severo.

Se qualcuna era turbata da una tentazione, se qualcuna, come può avvenire, era presa da mestizia, chiamandole da parte le consolava piangendo.

Talvolta si prostra ai piedi delle afflitte per alleviare con materne carezze la violenza del dolore” (FF 3233).

Lo stesso Francesco, racconta il suo biografo Celano, aveva “riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna” (FF 750).

Aveva compreso, per rivelazione del Crocifisso di S. Damiano, il compito assegnatogli: riparare la Chiesa di Cristo, acquistata col suo Sangue, ed ora in rovina.

Da qui il suo gesto solerte di far porre dinanzi a quell’immagine una lampada ad olio, sollecita e immediata risposta del Poverello a farsi testimone concreto di una esistenza-attesa in trasparenza per Cristo: per Colui che si era degnato chiamarlo a vivere per Lui e di Lui.

 

«Ecco lo Sposo! Uscite incontro [a Lui]!» (Mt 25,6)

 

 

S. Teresa B. della Croce patr. d’Europa  (Mt 25,1-13)

Lug 31, 2025

Rinnegare, prendere, seguire

Pubblicato in Aforisma

Nel brano odierno di Matteo le condizioni per seguire Gesù sono riassunte in tre verbi e quindi in tre movimenti: rinnegare, prendere la croce, seguire Cristo.

Gesù sottolinea che non dal guadagno del mondo verrà a noi la vita, ma dalla perdita di ogni vantaggio e stima, per il Vangelo.

Francesco, all’inizio della Regola non bollata (1221), scrive che i frati desideravano vivere seguendo l’esempio del Signore Gesù.

Egli sottolinea varie espressioni del Vangelo, evidenziando l’importanza del rinnegare se stessi e del prendere la croce.

Il pio padre, spesso, raccoglieva intorno a sé i suoi figli e parlando a lungo del Regno di Dio "del disprezzo del mondo, della necessità di rinnegare la propria volontà" (FF 1058) li ammaestrava:

«Andate […] annunciate agli uomini la pace; predicate la penitenza per la remissione dei peccati. Siate pazienti nelle tribolazioni, vigilanti nell’orazione […]» (FF 1058).

Lasciare se stessi per abbracciare la chiamata in tutta la sua ampiezza, disposti a perdere la vita per ritrovarla nella Parola incarnata, costituiva il motivo conduttore del loro quotidiano.

Illuminante è un brano delle Fonti, tratto dalla Leggenda maggiore:

"Mentre un giorno pregava, così isolato dal mondo, ed era tutto assorto in Dio, nell’eccesso del suo fervore gli apparve Cristo Gesù, come uno confitto in croce.

Al vederlo, si sentì sciogliere l’anima. Il ricordo della passione di Cristo si impresse così vivamente nelle più intime viscere del suo cuore, che, da quel momento, quando gli veniva alla mente la crocifissione di Cristo, a stento poteva trattenersi, anche esteriormente, dalle lacrime e dai sospiri, come egli stesso riferì in confidenza più tardi, quando si stava avvicinando alla morte.

L’uomo di Dio comprese che, per mezzo di questa visione, Dio rivolgeva a lui quella  massima del Vangelo:

«Se vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi» " (FF 1035).

E ancora, nella Vita seconda, il Celano sottolinea:

"Francesco era già morto a questo mondo, ma Cristo viveva in lui. Le delizie del mondo erano per lui una croce, perché portava radicata nel cuore la Croce di Cristo" (FF 800).

Ma pure Chiara, prima pianticella del beato padre, sempre si studiò di rinnegare se stessa, spronando la propria anima e quella delle sorelle con la meditazione assidua della Passione di Cristo.

"Per nutrire poi ininterrottamente la sua anima con le gioie ineffabili del Crocifisso, meditava assai frequentemente l’orazione delle cinque piaghe del Signore.

Imparò l’Ufficio della Croce, come l’aveva composto San Francesco, l’amante della croce, e fu solita recitarlo con pari amore" (FF 3216).

Nella stupenda lettera ad Ermentrude di Bruges*, Chiara si esprime così:

«Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede. Poiché dopo molte e varie tribolazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria.

Ama con tutto il cuore Dio, e Gesù, suo Figlio crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui.

Medita senza stancarti il mistero della croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della croce» (FF 2915).

Chiara, sull’esempio di Francesco, visse la Parola del Vangelo chiusa in S.Damiano, per amore dello Sposo, ripudiando ogni velleità mondana.

Aveva sempre presente che lo Sposo, al suo ritorno, renderà a ciascuno secondo le sue azioni, secondo il proprio vissuto.

Nel tempo in cui visse, scelse di vivere reclusa per Colui che amava, e da cui si sentiva amata.

La dimensione penitenziale e di rinnegamento non è più così aspra e sconcertante, quando è la Carità a far trasudare dalle mura la bellezza dell’esperienza sponsale e rigenerativa da lei fatta, per Grazia, come pure da tante sue sorelle.

 

* Ad Ermentrude si deve la diffusione dell’Ordine delle Clarisse nelle Fiandre.

 

 

Venerdì della 18.a sett. T.O.  (Mt 16,24-28)

Gesù chiede ai suoi discepoli:

«Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15).

Chi fosse per Francesco Gesù è evidente ad es. nei suoi scritti, in particolare nelle Lodi di Dio Altissimo, dove così si esprime:

“Tu sei Santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.

Tu sei Altissimo… Tu sei re onnipotente… Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei. Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero… Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore” (FF 261).

E altrettanto inculcò ai suoi frati, vivendo il Vangelo della carità e della concordia:

”Davvero su questa solida base edificarono, splendida, la costruzione della carità. E come pietre vive, raccolte, per così dire, da ogni parte del mondo, crebbero in tempio dello Spirito Santo” (FF 387).

E come avrebbero potuto crescere diversamente con una guida trasparente come Francesco? Egli che “esulta di gioia in tutte le opere delle mani del Signore, e attraverso questa visione letificante intuisce la causa e la ragione che le vivifica […]

Nelle cose belle riconosce la Bellezza somma, e da tutto ciò che per lui è buono sale un grido: Chi ci ha creati è infinitamente buono […]

Ha riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna.

Cammina con RIVERENZA SULLE PIETRE, per riguardo a colui, che è detto PIETRA. E dovendo recitare il versetto che dice «Sulla pietra mi hai innalzato», muta così le parole per maggiore rispetto: «Sotto i piedi della Pietra tu mi hai innalzato»” (FF 750).

E vicino alla morte, Francesco, chiede di tornare a S. Maria degli Angeli, dove tutto era iniziato. Si fa porre sulla nuda terra, quale pietra miliare dell’Ordine Serafico:

“Nell’anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito della vita là dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia.

Quando vi fu condotto, per dimostrare che, sul modello di Cristo-Verità, egli non aveva nulla in comune con il mondo […] si prostrò in fervore di spirito, tutto nudo sulla nuda terra […]

Così disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al Cielo, secondo la sua abitudine, totalmente intento a quella Gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.

E disse ai frati: «Io ho fatto la mia parte: la vostra, Cristo ve la insegni»” (FF 1239).

Francesco, a conclusione della vita, si rivela pietra su cui Cristo edifica la sua Chiesa.

Quella Chiesa che all’inizio del suo cammino il Poverello aveva “confuso” con la riparazione della chiesa di S. Damiano, nella cui opera le pietre avevano avuto il loro peso e significato.

“Infatti, così come furono riparati i tre edifici (S. Damiano, la Porziuncola, la chiesetta di S. Pietro, poco distante da Assisi), sotto la guida di quest’uomo Santo si sarebbe rinnovata la Chiesa in tre modi: secondo la forma di vita, secondo la Regola e secondo la dottrina di Cristo da lui proposte - e avrebbe celebrato i suoi trionfi una triplice milizia di eletti” (FF 1050).

Francesco: Pietra su cui Cristo edifica la sua Chiesa in rovina.

 

 

Giovedì della 18.a sett. T.O.  (Mt 16 13-23)

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But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)
The first constitutive element of the group of Twelve is therefore an absolute attachment to Christ: they are people called to "be with him", that is, to follow him leaving everything. The second element is the missionary one, expressed on the model of the very mission of Jesus (Pope John Paul II)
Il primo elemento costitutivo del gruppo dei Dodici è dunque un attaccamento assoluto a Cristo: si tratta di persone chiamate a “essere con lui”, cioè a seguirlo lasciando tutto. Il secondo elemento è quello missionario, espresso sul modello della missione stessa di Gesù (Papa Giovanni Paolo II)
Isn’t the family just what the world needs? Doesn’t it need the love of father and mother, the love between parents and children, between husband and wife? Don’t we need love for life, the joy of life? (Pope Benedict)
Non ha forse il mondo bisogno proprio della famiglia? Non ha forse bisogno dell’amore paterno e materno, dell’amore tra genitori e figli, tra uomo e donna? Non abbiamo noi bisogno dell’amore della vita, bisogno della gioia di vivere? (Papa Benedetto)
Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis))
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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