Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Lunedì, 25 Agosto 2025 03:03

Sposare la Luce; e l’ossessione fugge

Nel Vangelo odierno Gesù suscita stupore nella gente per la sua autorevole parola, guarendo nella sinagoga un indemoniato che cercava di "esorcizzare" la presenza del Signore.

Nelle Fonti francescane troviamo che l’assidua contemplazione e la purezza della vita avevano fatto Francesco potente sul male per grazia, rendendolo testimone credibile del Signore attraverso numerose guarigioni.

Le Fonti illuminano in proposito, in modo eloquente:

“Gente di ogni età […] correva a vedere e ad ascoltare quell’uomo nuovo.

Egli pellegrinava per le varie regioni, annunciando con fervore il Vangelo; e il Signore cooperava, confermando la Parola con i miracoli che l’accompagnavano.

Infatti, nel nome del Signore, Francesco, predicatore della verità, scacciava i demoni, risanava gli infermi” (FF 1212).

Una volta ”non so come qualificare la malattia orrenda di cui soffriva un confratello, alcuni l’attribuivano alla presenza di un diavolo maligno. Il poveretto spesso si gettava a terra e, stralunando gli occhi in modo orribile, si ravvoltolava tutto con la schiuma alla bocca; le sue membra ora si contraevano, ora si distendevano, or rigide, or piegate e contorte […] Il santo Francesco ne ebbe compassione immensa, si recò da lui, lo benedisse, pregando umilmente Iddio, e il malato ottenne pronta e completa salute e non patì più un male del genere” (FF 440).

“A Città di Castello una donna era posseduta da uno spirito maligno e furioso: appena il Santo […] ebbe ingiunto per obbedienza [di uscire da lei], il demonio fuggì pieno di sdegno, lasciando libera nell’anima e nel corpo la povera ossessa” (FF 1219)

Francesco aveva sposato la Luce che non dava più spazio al male.

 

«Erano stupiti per il suo insegnamento perché la sua Parola era con autorità» (Lc 4,32)

 

 

Martedì della 22a sett. T.O.  (Lc 4,31-37)

Domenica, 24 Agosto 2025 03:11

Mandato ai poveri e oppressi, nello Spirito

Gesù è nella sinagoga di Nazareth. Egli proclama dal rotolo del profeta Isaia:

«Lo Spirito del Signore su di me; perciò mi ha unto per annunziare la buona notizia ai poveri […]» (Lc 4,18).

Dopo averlo riavvolto afferma che, in quell’Oggi, si è compiuta la Scrittura ascoltata dagli astanti.

 

Francesco, sulle orme di Cristo, investito dalla potenza dello Spirito di Dio, seguì la chiamata che gli era stata rivolta dal Signore con coraggio, nonostante le avversità.

Nelle Fonti è attestato che “Francesco, che non fidandosi mai di se stesso, in ogni decisione cercava ispirazione da Dio nella preghiera, scelse di vivere non per sé soltanto, ma per Colui che morì per tutti, ben consapevole di essere stato inviato da Dio a conquistare le anime” (FF 381).

Consapevole del suo mandato ai poveri, di essere stato chiamato ad annunciare la Buona Novella, “divenne araldo del Vangelo. Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il Regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza” (FF 1072).

Si studiò di non turbarsi, nel suo annunzio evangelico, dinanzi a chi lo disprezzava:

“Non potrò considerarmi vero frate minore se non resto ugualmente sereno quando mi vilipendono e ignominiosamente mi cacciano via” (FF 1639).

Lo sguardo profetico donatogli dall’alto lo portò a guardare oltre le apparenze in vista della liberazione degli oppressi.

 

 

Lunedì 22.a sett.T.O. (Lc 4,16-30)

Sabato, 23 Agosto 2025 03:41

Detestava la sontuosità dei primi posti

Nel Vangelo lucano di questa Domenica, Gesù sottolinea la sapienza nell’atteggiamento di chi sceglie l’ultimo posto e il relativo disonore, nella perfetta gratuità.

Nelle Fonti è presente in modo chiaro l’indisposizione del Poverello ad apparire e scegliere le condizioni di evidenza.

Francesco amava la povertà e l’umiltà di Dio e cercava di seguirle in ogni modo nella sua vita.

Detestava la sontuosità dei primi posti e voleva cibarsi di umiliazioni, sulle orme del Figlio di Dio, che questo insegnava nel suo Vangelo.

Basta leggere cosa Francesco dice ai suoi frati nella Lettera a tutto l’Ordine, per rimanere stupiti di quanto amasse l’umiltà.

«Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati.

Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga Colui che totalmente a voi si offre» (FF 221).

E ancora, nella Leggenda maggiore di S. Bonaventura:

“Francesco, tanto in se stesso quanto negli altri, preferiva l’umiltà a tutti gli onori e perciò quel Dio, che ama gli umili, lo giudicava degno della gloria più eccelsa, come mostrò la visione avuta da un frate assai virtuoso e devoto.

Questo frate, compagno di viaggio dell’uomo di Dio, pregando una volta con lui in una chiesa abbandonata, venne rapito in estasi.

Vide nel cielo molti seggi e, tra essi, uno più splendido e glorioso di tutti gli altri, costellato di pietre preziose.

Ammirando lo splendore di quel trono così eminente, cominciò a chiedersi ansiosamente chi mai fosse destinato ad occuparlo […]

Udì una voce che gli diceva:

«Questo seggio apparteneva a uno degli angeli ribelli ed ora è riservato per l’umile Francesco».

Ritornato in sé […] il frate seguì il Santo che stava uscendo dalla chiesa.

Ripresero il cammino, parlandosi a vicenda di Dio […] e allora quel frate […] colse abilmente l’occasione per chiedere a Francesco che opinione aveva di se stesso.

E l’umile servo di Cristo gli disse:

«Mi sembra di essere il più grande peccatore»

«Se Cristo avesse trattato il più scellerato degli uomini con la stessa misericordia e bontà con cui ha trattato me, sono sicuro che quello sarebbe molto più riconoscente di me a Dio».

Il frate ebbe la conferma che la sua visione era veritiera, ben sapendo che, secondo la testimonianza del Santo Vangelo, il vero umile verrà innalzato a quella gloria eccelsa, da cui il superbo viene respinto” (FF 1111).

 

 

22.a Domenica T.O. anno C (Lc 14,1.7-14)

Venerdì, 22 Agosto 2025 05:57

Talenti Minori

La parabola dei talenti è un esplicito invito di Cristo a trafficare i suoi Doni per il Regno, perché portino frutto abbondante, e a non "nasconderli" per paura.

Nelle Fonti troviamo conferma di quanto Francesco e Chiara tenessero a riconoscere e far fruttificare i doni (talenti) ricevuti dall’Altissimo con coraggio e abnegazione.

Infatti, trovandosi un giorno, insieme a S. Domenico, nella casa del Cardinale d’Ostia, così parlò Francesco a riguardo dei suoi frati:

«Signore, i miei frati proprio per questo sono chiamato Minori, perché non presumano di diventare maggiori.

Il nome stesso insegna loro a rimanere in basso ed a seguire le orme dell’umiltà di Cristo […]

Se volete che portino frutto nella Chiesa di Dio, manteneteli e conservateli nello stato della loro vocazione» (FF 732).

E Chiara, in una delle lettere alla sua figlia spirituale Agnese di Boemia così si esprime:

«Rendo grazie all’Autore della Grazia, dal quale come crediamo, viene ogni bene sommo ed ogni dono perfetto».

Inoltre, nel suo bellissimo Testamento:

«Infatti, proprio il Signore ha collocato noi come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione, affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo» (FF 2829).

Entrambi si sono impegnati a far fruttificare nella loro vita e in quella dei loro figli e figlie i talenti particolari elargiti dal Padre delle misericordie, perché i benefici derivanti fossero a vantaggio di tutti e di ciascuno.

 

«Perché a ognuno che ha, sarà dato e sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto da lui anche quello che ha» (Mt 25,29)

 

 

Sabato della 21.a sett. T.O.  (Mt 25,14-30)

Giovedì, 21 Agosto 2025 04:19

Martirio per il Vangelo

Il brano proposto in questo giorno è il passo di Marco che narra il martirio del Battista.

Erode voleva far uccidere Giovanni perché gli rimproverava i suoi illeciti, ma nel contempo temeva la folla che lo considerava un profeta.

Il tema della persecuzione abbinata al favore del popolo per l’uomo di Dio è presente pure in Francesco d’Assisi.

Nelle Fonti:

"Poiché l’araldo di Cristo era famoso per questi e molti altri prodigi, la gente prestava attenzione alle sue parole, come se parlasse un Angelo del Signore.

Infatti la prerogativa delle virtù eccelse, lo spirito di profezia, la potenza taumaturgica, la missione di predicare venuta dal cielo, l’obbedienza delle creature prive di ragione, le repentine conversioni dei cuori operate dall’ascolto della sua parola, la scienza infusa dallo Spirito Santo e superiore all’umana dottrina, l’autorizzazione a predicare concessa dal Sommo Pontefice per rivelazione divina, come pure la Regola, che definisce la forma della predicazione, confermata dallo stesso Vicario di Cristo e, infine, i segni del Sommo Re impressi come un sigillo nel suo corpo, sono come dieci testimonianze per tutto il mondo e confermano senza ombra di dubbio che Francesco, l’araldo di Cristo, è degno di venerazione per la missione ricevuta, autentico nella dottrina insegnata, ammirabile per la santità e che, perciò, egli ha predicato il Vangelo di Cristo come un vero inviato di Dio” (FF 1221).

Per questo incontrò anche lui persecuzione.

Ma ai suoi frati, nella Regola non bollata, ricorda:

"E tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che si sono donati e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo. E per il  suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore:

«Colui che perderà l’anima sua per causa mia la salverà per la vita eterna» " (FF 45).

Francesco sacrificò sull’altare della carità e povertà tutto di sé per il Regno, lasciando un fulgido esempio a tutti.

 

«E subito il re mandata una guardia ordinò di portare la testa di lui» (Mc 6,27)

 

 

Martirio di S. Giovanni Battista  (Mc 6,17-29)

Mercoledì, 20 Agosto 2025 03:00

Tenetevi pronti. Attesa e Veglia

Il brano di Matteo, oggi, ci chiama ad una vigilante attesa del ritorno del Signore, comportandoci da servi impegnati e disponibili. Chi si lascia andare troverà alla fine amare sorprese.

Poiché non sappiamo quando arriverà è necessario vegliare.

Il Povero assisano fece dell’atteggiamento di solerte attesa e veglia il motivo conduttore del suo percorso di fede.

Non solo vegliava in preghiera, aspettando sempre la Venuta del suo Signore, ma si studiò di incarnare la Parola servendo e amando i suoi frati e ogni creatura.

In tal senso le Fonti c’informano e fanno da testimoni credibili della sua semplice vita evangelica.

Leggiamo:

“Egli alzava sempre le mani al cielo in favore dei veri Israeliti, e a volte, dimentico di sé, provvedeva prima alla salvezza dei fratelli.

Si prostrava ai piedi della Maestà divina, offriva un sacrificio spirituale per i suoi figli, e piegava Dio a beneficarli.

Vegliava con trepido amore sul piccolo gregge, che si era condotto dietro, perché non gli capitasse che, dopo aver lasciato questo mondo, perdesse anche il cielo.

Ed era convinto che un giorno sarebbe rimasto senza gloria, se nello stesso tempo non ne avesse reso meritevoli e partecipi quanti gli erano stati affidati, e che il suo spirito dava alla luce con dolore maggiore di quello provato dalle viscere materne” (FF 760).

Vegliava con amore di padre e madre sui figli spirituali che Dio gli aveva donato e con grande sollecitudine e lungimiranza.

Vegliava con ardore per poter vivere ogni giorno quanto Gesù gli aveva rivelato nel suo cammino.

Vegliava paternamente sulle Povere Dame di S. Damiano, su quelle pianticelle nate dalla medesima chiamata: vocazione d’incarnare il santo Vangelo, annunciandolo ad ogni creatura sotto il cielo.

 

«Anche voi tenetevi pronti, perché nell’ora che non pensate il Figlio dell’uomo Viene» (Mt 24,44)

 

 

Giovedì della 21.a sett.T.O.  (Mt 24,42-51)

Martedì, 19 Agosto 2025 01:36

Disprezzare le lodi

Gesù punta il dito su scribi e farisei ipocriti. Essi si preoccupano d’inezie, invece di praticare la giustizia e la misericordia.

Sono sepolcri imbiancati, mostrano un’apparenza che fa solo da paravento, al putridume interiore.

 

Francesco detestava l’ipocrisia rimproverata da Gesù a scribi e farisei, e se ne guardava bene dal coltivarla sotto ogni forma.

Anche quando la malattia gli imponeva di allentare i digiuni per recuperare forze, poi denunciava tutto davanti alla gente, apertamente, per guadagnarsi il disprezzo.

Infatti nella Leggenda maggiore è scritto:

“Fu una dimostrazione di umiltà perfetta, che insegna al seguace di Cristo la necessità di disprezzare gli elogi e le lodi passeggere, di reprimere il gonfiore e l’arroganza dell’ostentazione e di smascherare le menzogne fraudolenti dell’ipocrisia” (FF 1104).

Un giorno a un frate che mostrava la faccia triste disse:

«Il servo di Dio non deve mostrarsi agli altri triste e rabbuiato, ma sempre sereno.

Ai tuoi peccati, riflettici nella tua stanza e alla presenza di Dio piangi e gemi.

Ma quando ritorni tra i frati, lascia la tristezza e conformati agli altri» (FF 712).

 

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, poiché assomigliate a tombe imbiancate che all’esterno appaiono splendide, ma dentro sono piene di ossa di morti e di ogni impurità» (Mt 23,27)

 

 

Mercoledì 21.a sett. T.O  (Mt 23,27-32)

Lunedì, 18 Agosto 2025 04:59

Lotta tra esterno e interno

Continuano i «Guai» pronunciati da Gesù nel Vangelo di Matteo.

Egli sferza l’ipocrisia dilagante, rimproverando la cura dell’esteriore che cozza con la fuliggine interiore.

Guardiamo la vita del Poverello attraverso le Fonti e nel merito.

Francesco detestava l’ipocrisia rimproverata da Gesù a scribi e farisei, e se ne guardava bene dal coltivarla sotto ogni forma.

Anche quando la malattia gli imponeva di allentare i digiuni per recuperare forze, poi denunciava tutto davanti alla gente, apertamente, per guadagnarsi il disprezzo.

Infatti nella Leggenda maggiore è scritto:

“Fu una dimostrazione di umiltà perfetta, che insegna al seguace di Cristo la necessità di disprezzare gli elogi e le lodi passeggere, di reprimere il gonfiore e l’arroganza dell’ostentazione e di smascherare le menzogne fraudolenti dell’ipocrisia” (FF 1104).

Un giorno a un frate che mostrava la faccia triste disse:

" «Il servo di Dio non deve mostrarsi agli altri triste e rabbuiato, ma sempre sereno. Ai tuoi peccati, riflettici nella tua stanza e alla presenza di Dio piangi e gemi. Ma quando ritorni tra i frati, lascia la tristezza e conformati agli altri»" (FF 712).

Francesco fu cultore della verità, aborrendo ogni avidità e intemperanza.

Guardava al Padre che è nei cieli e attende da ognuno giustizia, fedeltà e misericordia.

 

«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’aneto e del comino, e [tra]lasciate i [punti] più gravi della Legge: il giudizio e la misericordia e la fedeltà» (Mt 23,23)

 

 

Martedì della 21.a sett. T.O.  (Mt 23,23-26)

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And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]
Questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” caratterizza l’intero insegnamento del “Profeta” di Nazaret [Giovanni Paolo II]
The Lord does not intend to give a lesson on etiquette or on the hierarchy of the different authorities […] A deeper meaning of this parable also makes us think of the position of the human being in relation to God. The "lowest place" can in fact represent the condition of humanity (Pope Benedict)
Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità […] Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’"ultimo posto" può infatti rappresentare la condizione dell’umanità (Papa Benedetto)
We see this great figure, this force in the Passion, in resistance to the powerful. We wonder: what gave birth to this life, to this interiority so strong, so upright, so consistent, spent so totally for God in preparing the way for Jesus? The answer is simple: it was born from the relationship with God (Pope Benedict)
Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio (Papa Benedetto)
These words are full of the disarming power of truth that pulls down the wall of hypocrisy and opens consciences [Pope Benedict]
Queste parole sono piene della forza disarmante della verità, che abbatte il muro dell’ipocrisia e apre le coscienze [Papa Benedetto]
While the various currents of human thought both in the past and at the present have tended and still tend to separate theocentrism and anthropocentrism, and even to set them in opposition to each other, the Church, following Christ, seeks to link them up in human history, in a deep and organic way [Dives in Misericordia n.1]
Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e perfino a contrapporre il teocentrismo e l'antropocentrismo, la Chiesa invece, seguendo il Cristo, cerca di congiungerli nella storia dell'uomo in maniera organica e profonda [Dives in Misericordia n.1]
Jesus, however, reverses the question — which stresses quantity, that is: “are they few?...” — and instead places the question in the context of responsibility, inviting us to make good use of the present (Pope Francis)
Gesù però capovolge la domanda – che punta più sulla quantità, cioè “sono pochi?...” – e invece colloca la risposta sul piano della responsabilità, invitandoci a usare bene il tempo presente (Papa Francesco)
The Lord Jesus presented himself to the world as a servant, completely stripping himself and lowering himself to give on the Cross the most eloquent lesson of humility and love (Pope Benedict)
Il Signore Gesù si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore (Papa Benedetto)

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