(Natale di Lc)
Non avrebbe senso mettere una torta farcita di candeline, davanti al Presepe. Inneggiamo ben altra Meraviglia: la scoperta di un Tesoro, nascosto dietro i nostri lati oscuri.
Natale non è una ricorrenza o compleanno, ma un evento di Rivelazione del Volto divino: non Padrone assoluto, ma povero nudo e disarmato tra gente qualsiasi, adagiato su luogo impuro.
Ci sentiamo “malfatti”? Siamo sulla strada giusta - che non è quella dei controlli esasperati.
Dio non si è “fatto superuomo”, bensì «Carne». Realtà che il Padre fa respirare, abbraccia e recupera - illumina e non scarta.
Senso del Natale è lasciare che tutte le incerte ma irripetibili implicazioni dell’imperfezione ci attraversino. Non come una colpa.
I punti “deboli” e le eccentricità diverranno punti di forza.
C’è bisogno di tempo imprevedibile, per tracciare la via della crescita - percorso inatteso; e Dio lo accetta.
Incarnazione è un’irruzione d’Eternità fra le nostre mura e le crisi, Imprevisto sognante che investe le periferie e non pone distanze.
Nei pastori - che siamo noi - i grezzi, supplenti e impuri, diventano incaricati prioritari.
Giudizio stridente rispetto all’effimero autentico: quello delle opinioni cerimoniali.
Non è una redenzione estrinseca, mirata solo per i disadattati della società, beninteso. Ci riguarda.
Sotto la momentanea scorza delle nostre “cose certe” briga un seme che farà il nostro nuovo Bimbo.
Il Gesù interiore vuole essere allattato, custodito, nutrito, affinché cresca secondo un Disegno intimo, un processo di Esodo sacro (ma non protetto) che salva.
Mistero che non è a portata naturale esterna, perché in sintonia con la Chiamata per Nome, con l’irripetibile carattere vitale innato, anche poliedrico - il quale non va spento.
Lo sviluppo delle emozioni, d’inclinazioni e passioni, delle nostre Radici, non va disturbato da tare di pensiero, da cappe di consuetudini, o condizionamenti.
[Persino le accelerazioni intralciano l’evoluzione: ad es. la voglia di affrontare l’insufficienza, onde risolverla immediatamente].
In generale, nuoce la battaglia che allestiamo con noi stessi per essere accettati - conformi al contorno.
Ma così l’impegno è a sedersi in una armatura che non ci appartiene.
Giorno dopo giorno una Fiamma sta partorendo un altro e differente Infante - in apparenza contraddittorio, squilibrato, malfermo, intaccato.
Questo gagliardo adolescente non gode di programmi laceranti, bensì d’una consapevolezza di Fede: il Creatore vuole passeggiare-con le nostre difformità.
C’è un Gesù intimo, forse non ancora svezzato: ci sorride sereno e a braccia aperte.
Non c’è verità più bella che nella vertigine di poter partorire ed esprimere il Piccolo nascosto che ciascuno è nel volto dell’anima.
Nell’ultima sua Veglia di Natale Paolo VI tenne a sottolineare che nell’arrivo del Verbo «Ciascuno può dire: per me!».
Questo Tempo ci aiuti a comprendere tale dimensione personale; non siamo coloro che devono lottare contro se stessi.
Per un Natale ch’è già Pasqua. Il bozzolo bucato farà la nostra Farfalla.