(Gv 1,35-42)
«Ora decima» (v.39): nella mentalità semitica, tramonto del vecchio e inizio del nuovo Giorno.
Tempo che dice: non siamo sbagliati.
Momento che viene affrontato in modo dialogico, cuore a cuore; non secondo un ordinamento prescritto.
Ora suprema, di tensione dell’anima - mentre non siamo mai gli stessi. Colmando il vuoto:
Dio è «Colui che chiama», affinché senza troppo commentare ci vediamo dentro, intuiamo le spinte, sviluppiamo un nuovo ‘sguardo sulle cose’, le cogliamo come Incontro, e ci lasciamo andare.
Tale scenario fa scattare nell’anima una ‘passione’ che affonda nel Mistero.
Energia che accresce impeti e pause, su questa ‘Via di convegno’ significativo con la realtà - e relazioni nuove pur stravaganti.
Senza l’isterismo di esasperazioni.
Se intrapresi, tali processi e territori sconosciuti introdurranno il cuore in un tu per tu con l’Amico invisibile che fa sentire ciascuno «a casa».
Le inquietudini dell’Attesa, le sue frenesie fantastiche, quei mormorii che paiono campati in aria, saranno forse espressione di un inedito fiabizzante che non sappiamo cos’è - ma il nostro Fratello affascinante sì.
Smontando l’imprinting che trasciniamo, con Gesù imboccheremo una via piena di insidie, eppure magica, perché non scontata. Lo dice persino il tono trasognato di questa narrazione.
In rapporto di assiduità con Cristo, sono i suoi e nostri ideali fuori dalle direttive a caratterizzare l’esistenza.
«Venite a vedere» (v.39): la ‘percezione’, lo sguardo che si accorge, è essenziale per capire la Radice; chi siamo.
Niente d’intimistico, ma nulla di esteriore - neppure per gli accadimenti fuori di noi: siamo coloro che sviluppano Immagini innate e Sogni.
Invece il Battista si era ‘fermato’ (v.35): «di nuovo stava [là]».
Gesù procede, si muove sempre; inizia Egli stesso un nuovo ‘cammino’. «Via» che apre le porte della guarigione, della crescita, e della fioritura.
Un mondo a tinte creative.
Il paragone è crudo. Le antiche aspettative si arenano - non hanno più forza in sé.
La Vocazione irripetibile. Ecco l’unico sentiero da percorrere per leggere e incontrare il genio del tempo prima dei problemi, e una sorta d’impulso amico.
Volontà e fattore di riconoscimento, che accompagna e orienta in ogni tematica.
Nella vita ci può essere un giorno e un’ora indimenticabili, ma il rapporto d’intimo dialogo esistenziale è fondante.
Non basta un incontro furtivo col Cristo in movimento inarrestabile, per «guardare dentro» e capire qualsiasi peso determinante.
E per diventare - come Simone - pietra da costruzione che compagina e viene compaginata (v.42).
Come una vena artistica.
Solo in tale Visione permeiamo tutto l’essere intimo e l’attività terrena, senza dissolverci in essa.
Qui, anche in situazioni apparentemente irrilevanti, siamo noi stessi; non un “errore”.
Siamo intenzione cosmica e divina; siamo smisuratamente importanti.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa attendi da Gesù?
O cedi e lasci che ti conduca?
Come pensi ti chiamerebbe?
[Feria propria del 4 gennaio]