Incarnazione: la vita grezza è colma di potenze
(Gv 1,1-18)
Secondo le culture antiche, Logos-Sarx è un accostamento ardito e impossibile. Eppure segna la differenza tra religiosità e Fede.
Incarnazione: la vita grezza è colma di potenze.
Il nostro lato eterno - che ha piantato tenda in noi - manda le cose affinché percependo, accogliendo, diventando consapevoli, possiamo preparare lo sviluppo dell’anima, della nostra Casa.
Sarebbe impossibile imboccare la strada della Felicità piena se non raggranellassimo e assumessimo ogni briciola del nostro essere sparso nel mondo e nel tempo, rendendo significativi e divini ogni attesa, qualsiasi istante, tutte le oscillazioni anche infrante.
Il Logos ha innumerevoli Semi già piantati in noi: sono tutte polarità energetiche plasmabili, non cristalline: punti di tensione.
Molti di essi apparentemente malfermi, ma che riavviano alla destinazione della completezza.
[Ogni conversione ha la sua radice nella percezione del difetto d’essere: è l’insoddisfazione che ci spinge a partire].
Provvisorietà chiamate a divenire punti fermi - poi di nuovo traballanti, perché solo attraverso processi di fluttuazione s’innescano le dinamiche che guideranno alla crescita totale (con altri momenti di Esodo).
Come suggerisce un aforisma Zen [raccolto in Ts’ai Ken T’an]: «L’acqua troppo pura non ha pesci».
Già qui e ora prosperiamo sulla terra d’una preziosa semente del Verbo. La sua Tenda autentica è ‘in-noi’ e in tutti i moventi.
Dunque la «Luce degli uomini» (v.4) non sarà più - secondo i convincimenti del tempo - l’arida normativa della Legge, bensì la «Vita» nella sua completa pienezza. Spontanea, reale e poco rifinita: cruda, perciò colma di potenze.
«E la Luce splende nella tenebra» (v.5)!
Proprio come una pianta, che non attecchisce né espande in ambiente distillato.
Per accogliere il sempre nuovo e spumeggiante, bisogna consentire l’accesso a tutti i nostri “ospiti” dell’anima - che ci faranno incontrare noi stessi; persino le nevrosi.
Colui che Vive propone un Esodo profondo, per diventare sempre rinati. L’andare dell’uomo non è sottomesso a un Padrone unilaterale.
Non più ‘alture’ precisamente denominate; luoghi inaccessibili e lontani dove andare - pena l’esclusione - bensì Immagini e Somiglianza di un Dio che giunge a trovarci in Casa, lì dove siamo.
Saranno le stesse marginalità incontrate dentro - ormai senza isterismi - a indicarci infallibilmente le periferie esistenziali altrui, che siamo chiamati a frequentare, rigenerare, sublimare, spostare, far risorgere.
La nuova relazione con Dio non è più fondata sulla purità discrepante e sull’obbedienza, profusa verso precetti rigidi e tradizioni o mode indiscutibili.
Piuttosto, nelle vicende personali e nella convivialità delle differenze, ecco subentrare la Somiglianza con il Verbo.
È il Sogno di ciascuno e tutti - in Cristo già introdotti nel Seno dell’Eterno convincente e amabile perché ‘comprensivo’ dell’Essere; non nel modo di paternalismi alla fine bonariamente elargiti.
Abbiamo in comune lo ‘Spostamento’. «Parola» Fine sull’univocità.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Come inizi le giornate? Accogli i tuoi ospiti (perfino il vuoto)? O li affronti con eccesso di giudizio?
[2.a Domenica di Natale, 5 gennaio 2025]