Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Lug 5, 2024

Altri sogni, nel dileggio

Pubblicato in Aforisma

Come Gesù, così il suo discepolo.

Sulle orme di Cristo, anche Francesco d’Assisi vorrebbe che la gente del suo tempo fosse stata edificatrice e profeta di altri sogni.

Ma nella sua vita incontra [e con lui i suoi frati] uomini in cui abita spesso l’incapacità di riconoscere la cifra del divino nell’umano.

Una durezza che va a braccetto con quel disprezzo del profetico e che tende ad annullare quanto di rivoluzionario c’è nello spirito del Poverello: l’intuizione felice della valorizzazione della persona.

Troviamo nelle Fonti autorevoli sorgenti:

“Se Guido [un benefattore] li trattava con tanti riguardo, altri invece li coprivano di disprezzo.

Gente di alta e modesta condizione li dileggiava e malmenava, fino a togliere loro di dosso i miserabili indumenti.

I servi di Dio restavano nudi poiché, secondo l’ideale evangelico, non portavano che quel solo vestito, e inoltre non chiedevano la restituzione di ciò che loro veniva portato via […]

Certuni gettavano loro addosso il fango; altri mettevano dei dadi nelle loro mani, invitandoli a giocare; altri ancora, afferrandoli da dietro per il cappuccio, se li trascinavano sospesi sul dorso. Queste e altre cattiverie del genere venivano loro inflitte, poiché erano ritenuti degli esseri così meschini, da poterli strapazzare a piacimento.

Insieme con la fame e la sete, con il freddo e la nudità, pativano tribolazioni e sofferenze d’ogni sorta.

Ma tutto sopportavano con imperturbabile pazienza, secondo l’ammonizione di Francesco” (FF 1444).

 

«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6,4).

 

 

14.a Domenica T.O. B (Mc 6,1-6)

Gesù risponde ai discepoli di Giovanni sul digiuno. Ora lo Sposo è con loro e non si digiuna; quando sarà loro tolto digiuneranno.

Logica che scardina la mentalità legalista.

Nelle Fonti abbiamo vari brani che evidenziano il modo di agire del Povero d’Assisi in merito a tale argomento.

Il Minimo vietava gli eccessi.

Francesco sapeva ben discernere fra importanza del digiuno ed esagerazione nel praticarlo.

Nella sua vita, mai la forma prese il posto della sostanza. Le Fonti francescane c’illustrano:

“Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali […]

L’uomo di Dio vietava simili eccessi, ammonendo quei fratelli con amorevolezza e richiamandoli al buonsenso, curando le loro ferite con la medicina di sagge istruzioni […]

Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati.

Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti” (FF 1470).

Tutto questo pur essendo “uomo nuovo, [che] con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo” (FF 3162).

Da persona matura e profondamente umana, egli sapeva aiutare i suoi frati, valutando le diverse situazioni che aveva dinanzi.

Nella Leggenda dei Tre compagni:Tuttavia, quand’era il caso, castigava quelli che commettevano delle infrazioni" (FF 1470).

Francesco aveva ricevuto, per Grazia, il dono incommensurabile del vero discernimento.

Il Piccolo non tradiva la sostanza per la forma: custodiva entrambe in un sensato equilibrio umano e spirituale.

 

«Ma verranno giorni quando sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno» (Mt 9,15).

 

 

Sabato della 13.a sett. T.O. (Mt 9,14-17)

Lug 3, 2024

Chiamati da peccatori

Pubblicato in Aforisma

Gesù ci fa contemplare la chiamata forte e particolare di Matteo, spiazzando tutti, proprio perché comincia dai peccatori e non dai perfetti secondo la mentalità del tempo.

«Infatti non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).

Francesco e Chiara vedevano negli stimoli della loro vocazione e dei fratelli e sorelle che li seguivano un appuntamento attraente fondamentale. Un’occasione per l’esistenza nella Grazia, che li aveva guardati e riscattati.

Attraverso la Chiamata, in loro Dio realizzava un dono segreto, ben oltre le attese d’una vita di piccolo cabotaggio.

In merito a Francesco, nelle Fonti si legge:

"Mentre passava vicino alla chiesa di S. Damiano, fu ispirato ad entrarci. Andatoci, prese a fare orazione fervidamente davanti all’immagine del Crocifisso, che gli parlò con commovente bontà

«Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restauramela».

Tremante e stupefatto, il giovane rispose:

«Lo farò volentieri, Signore».

Egli aveva però frainteso; pensava si trattasse di quella chiesa che, per la sua antichità, minacciava prossima rovina.

Per quelle parole del Cristo egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell’anima ch’era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio.

Uscito dalla chiesa, trovò un sacerdote seduto lì accanto, e mettendo mano alla borsa, gli offrì del denaro dicendo:

«Messere, ti prego di comprare l’olio per fare ardere una lampada dinanzi a quel Crocifisso. Finiti questi soldi, te ne porterò degli altri, secondo il bisogno» " (FF 1411).

Il Poverello, continuò in vita a considerare la minorità come specifica vocazione del Frate.

In tal guisa, osservando il comportamento dei religiosi, a volte sembrava preoccupato…

Talora egli "vedeva che alcuni desideravano ardentemente le cariche dell’Ordine, delle quali si rendevano indegni, oltre al resto, anche per la sola ambizione di governare. E diceva che questi «non erano frati minori, ma avevano dimenticato la loro vocazione ed erano decaduti dalla gloria»” (FF 729).

Altresì Chiara, riguardo la vocazione delle sorelle dimoranti in S. Damiano, così si esprimeva nel suo Testamento:

«Proprio il Signore ha collocato noi come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione, affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo» (FF 2829).

 

 

Venerdì della 13.a sett. T.O. (Mt 9,9-13)

In virtù della fede testimoniata dagli astanti, Gesù guarisce non solo le membra di un malato ma, cosa ben più radicale, libera dai  peccati; fatto che scandalizza gli scribi dall’occhio maligno. 

In Francesco, conformato perfettamente a Cristo, tale prerogativa si ripeteva grazie al disegno di Dio su di lui, aperto all’Amore divino.

Le Fonti francescane costituiscono "il vocabolario" della vita del Poverello e dei primordi della sua fraternità, con molteplici episodi che rivelano l’introspezione di Francesco e la sua santa operazione mediante lo Spirito Santo in lui.

Le Fonti attribuiscono a Francesco 10 prodigi inerenti a paralisi guarite. Nella Leggenda Maggiore se ne parla ampiamente.

Ne riportiamo qualcuno per testimoniare come il Signore operava grandemente attraverso il suo servo:

“C’era vicino alla città di Orte, un bambino tutto rattrappito, che aveva la testa congiunta ai piedi e parecchie ossa rotte.

Commosso dalle lacrime e preghiere dei genitori, il Santo lo benedisse col segno della croce, e quello si rizzò con le membra ben distese, guarire all’istante” (FF 1216).

Ancora: “Nella diocesi di Rieti, una madre in lacrime gli presentò il suo bambino, da quattro anni così gonfio che non riusciva nemmeno a vedere le proprie gambe: il Santo lo toccò appena con le sue sacre mani e lo rese perfettamente sano” (FF 1215).

Laddove è viva la Fede eminente, Dio opera meraviglie con i suoi strumenti, anzi, conferisce loro i suoi stessi poteri e li rende capaci di operare con Lui cose maggiori.

 

«E vedendo Gesù la loro fede, disse al paralitico: Coraggio, figlio, sono perdonati i tuoi peccati» (Mt 9,2).

 

 

Giovedì della 13.a sett. T.O. (Mt 9,1-8)

Lug 1, 2024

Nella ricerca, l’Incontro

Pubblicato in Aforisma

Nel primo giorno della settimana Gesù entrò a porte chiuse nel luogo dove i discepoli erano riuniti.

Affidò loro il mandato di annunciare la Buona Novella, «alitando» su di essi perché ricevessero lo Spirito Santo.

Tommaso, assente, faticò a credere e ricevette un richiamo da Gesù per aver preteso di vedere e toccare, senza accogliere la testimonianza degli altri discepoli.

Eppure Tommaso cercava l’esperienza in prima persona del Risorto.

 

Il Povero d’Assisi e i suoi frati crebbero nella fede anche mediante l’incontro fattivo con il Signore nella povertà vissuta, nella solitudine ed orazione sperimentata nel quotidiano.

La fede in Gesù, morto sulla croce come un malfattore per assicurarci la Vita senza fine, traboccava nella nuda esistenza minoritica di Francesco e dei suoi.

Certamente era dono divino, ma anche frutto di una relazione non formale, sviluppatasi nell’itinerario intrapreso.

Giova ricordare quanto le Fonti attestano:

"[Francesco] insegnò loro a lodare Dio in tutte le creature; ad onorare con particolare venerazione i sacerdoti, come pure a credere fermamente e a confessare schiettamente la verità della fede […]

Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano, o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata" (FF 1069).

La stessa Chiara, nella Lettera a Ermentrude di Bruges, in merito alla vita di Fede, suggerisce:

«Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita.

Il tempo della fatica quaggiù è breve, ma la ricompensa è eterna.

Non ti abbaglino gli splendori del mondo che passa come ombra.

Non ti sorprendano le vuote immagini di questo mondo ingannatore; chiudi le tue orecchie ai sibili dell’inferno e spezza da forte le sue tentazioni.

Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono» (FF 2914).

L’esperienza di Dio nella loro vita era stata così forte, incisiva e misericordiosa da poter parlare come nessuno aveva fatto mai.

 

"Gli rispose Tommaso e gli disse: «Il mio Signore e il mio Dio!»" (Gv 20,28).

Nel Vangelo di oggi Gesù chiede ai suoi, nella tempesta sul mare, un supplemento di fede.

«Perché siete paurosi, [uomini] di poca fede?» (Mt 8,26).

Anche a  Francesco, in determinate situazioni della vita, Gesù chiese una maggiore fede, libero dalla paura, poiché sulla sua barca assediata dalle onde della tentazione c’era Lui: Cristo, il Grande Timoniere.

Nelle Fonti, nella Vita seconda del Celano, troviamo un ammaestramento in proposito:

"Ad un certo momento della sua vita, il Padre subì una violentissima tentazione di spirito, sicuramente a vantaggio della sua corona.

Per questo era angustiato e pieno di sofferenza, mortificava e macerava il suo corpo, pregava e piangeva nel modo più penoso. Questa lotta durò più anni.

Un giorno, mentre pregava in Santa Maria della Porziuncola, udì in spirito una voce:

«Francesco, se avrai fede quanto un granellino di senapa, dirai al monte che si sposti ed esso si muoverà».

«Signore, - rispose il Santo - qual è il monte, che io vorrei trasferire?».

E la voce di nuovo:

«Il monte è la tua tentazione».

«O Signore, - rispose il Santo in lacrime - avvenga a me, come hai detto».

Subito sparì ogni tentazione e si sentì libero e del tutto sereno nel più profondo del cuore" (FF 702).

Affidandosi a Gesù il Poverello non naufragò tra i marosi della vita e con la Grazia riuscì a superare ogni grave ostacolo.

Chiara stessa, dinanzi a impellenti pericoli, trovò nella Fede la via d’uscita ed esortò in tal senso pure le sue sorelle.

Lo attesta una sua Lettera ad Ermentrude di Bruges cui dice, fra l’altro:

«Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono».

 

 

Martedì della 13.a sett. T.O. (Mt 8,23-27)

Giu 29, 2024

Senz’avere dove posare il capo

Pubblicato in Aforisma

Nel brano evangelico di oggi Gesù propone a chi vuole seguirlo una reale povertà del vivere e il distacco pronto da esigenze di parentela.

Francesco d’Assisi si innamorò di Madonna Povertà fin dai primordi e non si separò mai da lei, insegnando ai suoi frati a fare altrettanto.

Innumerevoli i brani offerti dalle Fonti francescane in merito.

Ne proponiamo qualcuno.

"Mentre si trovava in questa valle di lacrime, il beato padre disprezzava le povere ricchezze comuni ai figli degli uomini e aspirava di tutto cuore alla povertà, desiderando più alta gloria.

E poiché osservava che la povertà, mentre era stata intima del Figlio di Dio, veniva pressoché rifiutata da tutto il mondo, bramò di sposarla con amore eterno.

Perciò, innamorato della sua bellezza, per aderire più fortemente alla sposa ed essere due in un solo spirito, non solo lasciò padre e madre, ma si distaccò da tutto.

Da allora la strinse in casti amplessi e neppure per un istante accettò di non esserle sposo.

Ripeteva ai suoi figli che questa è la via della perfezione, questo il pegno e la garanzia delle ricchezze eterne.

Nessuno fu tanto avido di oro, quanto lui di povertà, né alcuno più preoccupato di custodire un tesoro, quanto lui la gemma evangelica.

Il suo sguardo in questo si sentiva particolarmente offeso, se nei frati - o in casa o fuori - vedeva qualcosa di contrario alla povertà.

E in realtà, dall’inizio della sua vita religiosa sino alla morte, ebbe come sua ricchezza una tonaca sola, cingolo e calzoni: non ebbe altro.

Il suo aspetto povero indicava chiaramente dove accumulasse le sue ricchezze.

Per questo, lieto, sicuro, agile alla corsa, godeva di aver scambiato con un bene che valeva cento volte le ricchezze destinate a perire" (FF 641).

Convinto che la condizione precaria avvicinava in modo speciale a quella di Cristo, benediva l’elemosina e la considerava caratteristica del farsi minore secondo il Vangelo.

Nella Leggenda maggiore:

"Talora, esortando i frati a cercare l’elemosina, usava argomenti di questo genere:

«Andate, perché in questi ultimissimi tempi i frati minori sono stati dati in prestito al mondo, per dar modo agli eletti di compiere in loro le opere con cui meritarsi l’elogio del Sommo Giudice e quella dolcissima assicurazione:

‘Ogni volta che lo avete fatto a uno di questi miei frati più piccoli, lo avete fatto a me’».

«Perciò, concludeva, è bello andare a mendicare sotto il titolo di ‘frati minori’, titolo che il Maestro della verità ha indicato nel Vangelo con tanta precisione, come motivo di eterna ricompensa  per i giusti» (FF 1128).

E nella Regola di S. Chiara:

«E affinché non ci allontanassimo mai dalla santissima povertà che abbracciammo, e neppure quelle che sarebbero venute dopo di noi, poco prima della sua morte di nuovo  scrisse per noi la sua ultima volontà con queste parole:

«Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’Altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine.

E prego voi, mie Signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà.

E guardatevi molto bene dall’allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per l’insegnamento o il consiglio di alcuno» (FF 2790).

 

«Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20).

 

 

Lunedì della 13.a sett. T.O. (Mt 8,18-22)

La Liturgia ci dona il racconto della guarigione dell’emorroissa, una povera donna malata - e la rianimazione della figlia di Giairo, capo della sinagoga.

Il denominatore comune di questi episodi è la fiducia sincera che il Signore chiede e trova in alcune persone.

 

Animato da indomita Fede, Francesco divenuto Alter Christus ebbe dal Signore l’Energia Divina per la guarigione, testimoniando che Dio era in lui e con lui.

Uomo semplice non per natura, ma per Grazia divina, fu amico dell’Altissimo, attestando questa caratura con numerosi prodigi.

Già in vita compì molti segni: ad esempio, quello avvenuto a Nardi. Una donna riacquistò la vista nel momento in cui Francesco fece il segno della croce.

Oppure quello che ritrae Francesco in pena per un frate colpito da epilessia. Si recò da lui e, dopo averlo benedetto, lo guarì.

Nel processo di canonizzazione sono stati riconosciuti dalle autorità ecclesiastiche più di 40 miracoli.

Ne riportiamo uno, tratto dalle Fonti e relativo a dopo la sua morte.

“Il figlioletto appena settenne d’un notaio di Roma, si era messo in testa, come usano i bambini, di seguire la mamma che stava andando alla chiesa di S. Marco.

Siccome la mamma lo aveva costretto a restare a casa, si buttò dalla finestra del palazzo […] La madre, vedendo che aveva improvvisamente perduto il figlio […] incominciò a straziarsi con le proprie mani […]

Ma un frate dell’Ordine dei minori, di nome Rao, che si stava recando in quel luogo a predicare, si avvicinò al bambino e poi, pieno di fede, disse al padre:

«Credi tu che Francesco, il santo di Dio, può risuscitare dai morti tuo figlio, in forza di quell’amore che ha sempre avuto verso Gesù Cristo, morto in croce per ridare la vita agli uomini?».

Il padre rispose che lo credeva fermamente.

Quel frate si prostrò in orazione con il frate suo compagno e incitò tutti i presenti a pregare.

Come fu terminata la preghiera, il bambino incominciò a sbadigliare un poco, aprì gli occhi e sollevò le braccia, finalmente si alzò da solo e subito, alla presenza di tutti, si mise a camminare, sano e salvo, restituito alla vita e, insieme, alla salvezza per la mirabile potenza del Santo” (FF 1266).

Ancora nelle Fonti, nella Leggenda maggiore, troviamo un significativo episodio miracoloso:

"Il figlio d’un nobile di Castel San Giminiano, a causa di una grave infermità, era ridotto agli estremi, senza più speranza di guarigione.

Dagli occhi gli usciva un fiotto di sangue, come quello che di solito sprizza dalla vena del braccio.

Anche in tutto il resto del corpo c’erano segni di fine imminente, tanto che ormai lo consideravano come un morto.

Quando poi il respiro si fece debole, si spensero la forza vitale, la sensibilità e il moto, sembrò che se ne fosse andato del tutto.

I parenti e gli amici erano venuti per il compianto, secondo l’uso, e ormai si parlava soltanto di sepoltura. Ma il padre, che aveva fiducia nel Signore, corse a gran passi nella chiesa del beato Francesco, che era stata costruita nel paese e, col cingolo al collo, si prostrò a terra con tutta umiltà.

Facendo voti e pregando senza interruzione, fra pianti e sospiri, meritò di ottenere che San Francesco si facesse suo patrono presso Cristo.

Infatti, ritornando subito dal figlio, il padre lo trovò guarito e trasformò il suo lutto in gioia" (FF 1280).

 

Preghiera di Francesco davanti al Crocifisso (FF 276).

 

Altissimo glorioso Dio,

illumina le tenebre de lo core mio.

Et dame fede dricta

speranza certa e carità perfecta,

senno e cognoscemento,

Signore,

che faccia lo tuo santo e verace comandamento.

Amen.

 

 

13.a Domenica T.O. B (Mc 5,21-43)

Giu 27, 2024

Giganti della Chiesa

Pubblicato in Aforisma

Francesco dAssisi aveva grande rispetto per la Chiesa che considerava madre, santa, cattolica, apostolica, romana:

«Agli inizi della mia nuova vita, quando mi separai dal mondo e dal mio padre terreno, il Signore pose la sua Parola sulle labbra del vescovo dAssisi, affinché mi consigliasse saggiamente nel servizio del Cristo e mi donasse conforto.

Per questa ragione e per le altre eminenti qualità che riconosco […] io voglio amare […] e considerare miei signori non soltanto i vescovi, ma anche gli umili sacerdoti» (FF 1562).

Inoltre le Fonti attestano come Francesco si recò con undici compagni alla Curia del Papa per informarlo del suo nuovo e originale progetto di vita ed ottenere conferma alla Regola da lui composta.

Leggiamo: Vedendo Francesco che il Signore accresceva i suoi fratelli […] si rivolse agli undici del gruppo:

«Fratelli vedo che il Signore misericordioso vuole aumentare la nostra comunità.

Andiamo dunque dalla nostra madre, la santa Chiesa romana, e comunichiamo al sommo pontefice ciò che il Signore ha cominciato a fare per mezzo di noi, al fine di continuare la nostra missione, secondo il suo volere e le sue disposizioni» " (FF1455).

Fu così presentato al sommo pontefice che pregò Francesco di chiedere a Dio se davvero quel genere di vita corrispondesse al suo volere.

In obbedienza a quanto chiestogli, il Poverello, dopo lunga orazione, confermò il santo proposito come veniente da Dio, convincendo il Papa con una parabola ricevuta per divina ispirazione.

Egli abbracciò il santo e approvò la Regola.

Ricevuta la benedizione da Innocenzo III, si recarono a visitare le tombe degli Apostoli […] Allora luomo di Dio partì da Roma con i fratelli, dirigendosi alla evangelizzazione del mondo" (FF 1460-1462).

D’altra parte Francesco, pregando davanti al Crocifisso della chiesa di S. Damiano "che minacciava rovina, vecchia com’era […] udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui e dirgli per tre volte:

«Francesco, va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina!» " (FF 1038).

Ciò facendo riferimento non solo e non tanto alle mura quanto a quella Chiesa che Cristo acquistò col suo Sangue, come lo Spirito Santo gli avrebbe fatto capire e come egli stesso rivelò in seguito ai frati"

(FF 1038).

 

 

Ss. Pietro e Paolo Ap. (Mt 16,13-19)

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Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

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