Francesco aveva lo sguardo fisso su Gesù, autore e perfezionatore della legge. La sua vera gioia era vivere come Cristo è vissuto.
Dunque non si faceva problema di aiutare, di far guarire chi era malato, indipendentemente da quel che il mondo dei benpensanti considerava giusto o meno.
Per il Minimo d’Assisi, di notte o di giorno, in qualunque momento, la carità di sanare aveva assoluta priorità. Figuriamoci se lo intimorivano le regole umane!
Guarire è lecito sempre, anche in giorno di festa.
Francesco era davvero libero da leggi aguzzine, che inchiodavano i poveri.
A testimonianza di tutto ciò le Fonti rivelano le tante guarigioni avvenute da parte di Dio, attraverso i carismi del suo servo umile e semplice.
“Un giovane della stessa città (Narni), infermo da dieci anni, s’era talmente gonfiato che era ormai inutile qualsiasi farmaco. La madre fece un voto al beato Francesco, e subito riacquistò piena salute.
Analogamente un idropico di Fano, col corpo paurosamente tumefatto, fu guarito in maniera perfetta per i meriti del glorioso servo di Dio” (FF 558).
Per Francesco i verbi salvare e guarire erano la sostanza del suo agire, sempre.
Anche Chiara, non legata a inutili consuetudini, attraverso il segno della croce operava guarigioni per Grazia del Padre delle Misericordie, come spesso lo definiva.
La Leggenda ci dice:
“V’era, in monastero, un gran numero di sorelle malate, affette da diversi malanni. Chiara va da loro, come soleva, con la sua medicina usuale e, fatto cinque volte il segno della croce, risana all’istante cinque sorelle dai loro mali.
Da questi fatti appare chiaro che nel petto della Vergine era piantato l’albero della croce che, mentre col suo frutto rinnova interiormente l’anima, con le sue foglie offre la medicina esteriore” (FF 3226).
«È lecito di sabato curare o no?» (Lc 14,3)
Venerdì 30.a sett. T.O. (Lc 14,1-6)
 
										 
										 
				 
		  	 
    






