Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Il Vangelo di Matteo oggi ci parla dell’albero genealogico di Gesù e di come fu generato: Maria sua madre si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
In evidenza abbiamo l’annuncio a Giuseppe, sposo di Maria:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere, di prendere con te Maria, la tua sposa» (Mt 1,20).
Scorrendo le Fonti francescane ci accorgiamo come Francesco d’Assisi nutrì sempre un amore indicibile verso la Madre di Gesù, e ne seguì l’esempio in ogni vicenda in cui risplendevano le virtù di lei.
Le Fonti c’informano in proposito:
“Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della Maestà.
A suo onore, cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere” (FF 786).
Nella lettera ai Fedeli, da lui composta, scrive:
“L’Altissimo Padre celeste, per mezzo del santo Angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così Santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità” (FF 181).
Ma, a mio avviso, la preghiera eccelsa di Francesco rivolta a Maria [e che compendia bene quel che lei era per lui] è il celebre «Saluto alla Beata Vergine Maria».
Così recita:
«Ave Signora Santa, Santa regina,
Santa Madre di Dio, Maria,
che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave suo tabernacolo,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre» (FF 259).
In aggiunta, notiamo che Francesco vedeva in Chiara «l’impronta della Madre di Dio» e l’amava per questo.
Scorgeva, infatti, nella sua vita la presenza costante di Maria.
Natività B.V. Maria (Mt 1,1-16.18-23)
La Liturgia pone attenzione al brano di Luca in cui Gesù enuncia le condizioni per poterLo seguire nella chiamata-missione per il Vangelo.
«Chiunque tra voi che non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14,33).
Altresì, chi non abbraccia la propria croce non può essere discepolo di Cristo.
Il Povero assisano in questo ci dà un mirabile esempio.
Dopo aver conosciuto la volontà del Signore per divina ispirazione, Francesco il Minimo si diede anima e corpo a compiere la missione affidatagli da Dio.
Suo compito: annunciare il Regno, far conoscere alla gente la Buona Novella - e in povertà, rinunciando ad ogni cosa che non fosse indispensabile.
Le Fonti sono straordinariamente ricche in proposito.
“Un giorno, mentre ascoltava la Messa, udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare […] Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano al sacerdote.
Allora, raggiante di gioia, esclamò:
«È proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze!».
E fissando nella memoria quelle direttive, s’impegnò ad eseguirle lietamente […]
Si sbarazzò di tutto quello che possedeva di doppio…
Si confezionò una tonaca misera e grossolana e, in luogo della cinghia di pelle, strinse i fianchi con una corda.
Ispirato da Dio, cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza, con semplicità.
Le sue parole non erano frivole […] ma piene della virtù dello Spirito Santo penetravano nell’intimo delle coscienze, così da toccare vivamente gli ascoltatori” (FF 1427).
“L’uomo di Dio, Francesco, animato dallo Spirito dei profeti e seguendo il loro linguaggio, come echeggiando il suo precursore, annunziava la pace e predicava la salvezza” (FF 1428).
“Un numero crescente di persone veniva attirato dalla schiettezza e veracità dell’insegnamento e della vita di Francesco.
Due anni dopo la sua conversione, alcuni uomini si sentirono stimolati dal suo esempio a fare penitenza e a unirsi a lui, rinunziando a tutto, indossando lo stesso saio e conducendo la stessa vita“ (FF 1429).
La prima donna che seguì Francesco fu Chiara, che abbandonata la casa paterna, prese a seguirlo per vivere il Vangelo.
“Nobile di nascita, più nobile per grazia… Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù” (FF 351).
Domenica 23.a T.O. anno C (Lc 14,25-33)
Nel Vangelo di Luca, al c.6 Gesù introduce la discussione sul sabato di cui Lui è signore, al servizio della vita, più importante delle regole - e che in ogni caso non devono schiavizzare la persona, sempre al centro dell’opera salvifica.
Francesco d’Assisi, colui che si definiva semplice e idiota, aveva ricevuto dall’Alto l’autentica sapienza evangelica.
Non era legato a luoghi comuni, era un uomo nuovo, libero da orpelli e schemi precostituiti, vivendo solo della Parola - che dichiara Signore Gesù.
Nelle Fonti c’è un episodio che ben lo evidenzia:
“Quando Francesco cominciò ad avere dei fratelli, dimorava con essi presso Rivotorto*.
Una volta, sulla mezzanotte, mentre tutti riposavano […] un frate gridò all’improvviso: Muoio! Muoio! Tutti gli altri si svegliarono stupefatti e atterriti.
Francesco si alzò e disse: «Levatevi, fratelli, e accendete un lume». Accesa la lucerna, il Santo interrogò:
«Chi ha gridato: Muoio?». Quello rispose: «Sono io». Riprese Francesco:
«Che hai fratello? Di cosa muori?». E lui: «Muoio di fame».
Francesco, da uomo pieno di bontà e gentilezza, fece subito preparare la mensa.
E affinché quel fratello non si vergognasse a mangiare da solo, si posero tutti a mangiare insieme con lui […]
Dopo la refezione Francesco parlò:
«Come ci dobbiamo trattenere dal soverchio mangiare, nocivo al corpo e all’anima, così, e anche di più, dalla eccessiva astinenza, poiché il Signore preferisce la misericordia al sacrificio»” (FF 1545).
Il Signore dell’anima signoreggia su ogni cosa!
E il Poverello lo aveva ben compreso.
«È signore del sabato il Figlio dell’uomo» (Lc 6,5)
*Rivotorto: località nella piana di Assisi, a circa tre chilometri dalla Porziuncola.
Sabato della 22.a sett. T.O. (Lc 6,1-5)
Il testo di Lc presenta Gesù che risponde a scribi e farisei sul digiuno. Ora lo Sposo è con loro e non si digiuna, quando sarà loro tolto digiuneranno.
Logica che scardina la mentalità legalista.
Nelle Fonti abbiamo vari brani che evidenziano il modo di agire del Povero d’Assisi in merito a tale argomento.
Il Minimo vietava gli eccessi.
Francesco sapeva ben discernere fra importanza del digiuno ed esagerazione nel praticarlo.
Nella sua vita, mai la forma prese il posto della sostanza. Le Fonti francescane c’illustrano nel merito:
“Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali […]
L’uomo di Dio vietava simili eccessi, ammonendo quei fratelli con amorevolezza e richiamandoli al buonsenso, curando le loro ferite con la medicina di sagge istruzioni […]
Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati.
Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti” (FF 1470).
Tutto questo pur essendo “uomo nuovo, [che] con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo” (FF 3162).
Da persona matura e profondamente umana, egli sapeva aiutare i suoi frati, valutando le diverse situazioni che aveva dinanzi.
Nella Leggenda dei Tre compagni: “Tuttavia, quand’era il caso, castigava quelli che commettevano delle infrazioni" (FF 1470).
Francesco aveva ricevuto, per Grazia, il dono incommensurabile del vero discernimento.
Il Piccolo non tradiva la sostanza per la forma: custodiva entrambe in un sensato equilibrio umano e spirituale.
«Ma verranno giorni quando sarà tolto loro lo sposo, allora digiuneranno in quei giorni» (Lc 5,35)
Venerdì della 22.a sett. T.O. (Lc 5,33-39)
Dopo aver pescato tutta la notte senza prendere pesci, Pietro si getta alle ginocchia di Gesù che realizza una pesca incredibilmente feconda, affidando a lui e agli altri discepoli la missione di divenire pescatori di anime per Dio.
Nelle Fonti, Francesco esorta spesso i suoi a non avere paura di essere considerati squilibrati per annunciare il Vangelo.
Il Poverello, uomo di Dio e ricco di fede nel Signore, divenne per grazia ‘pescatore di uomini’. Infatti in molti accorrevano per seguirlo e ascoltarlo.
La documentazione francescana istruisce in merito:
"Francesco, pieno della grazia dello Spirito Santo, ai sei frati […] convocandoli presso di sé dalla selva che si estendeva presso la Porziuncola, nella quale entravano spesso per pregare […]
Disse:
«Fratelli carissimi, considerando la nostra vocazione, Dio, nella sua misericordia, ci ha chiamati non solo per la nostra salvezza, ma anche per quella di molti altri.
Andiamo dunque per il mondo, esortando tutti, con l’esempio più che con le parole, a fare penitenza dei loro peccati e a ricordare i comandamenti di Dio».
E proseguì:
«Non abbiate paura di essere ritenuti insignificanti o squilibrati, ma annunciate con coraggio e semplicità la penitenza.
Abbiate fiducia nel Signore, che ha vinto il mondo! Egli parla con il suo Spirito in voi e per mezzo di voi, ammonendo uomini e donne a convertirsi a Lui e ad osservare i suoi precetti.
Incontrerete alcuni fedeli, mansueti e benevoli, che riceveranno con gioia voi e le vostre parole.
Molti di più saranno però gli increduli, orgogliosi, bestemmiatori, che vi ingiurieranno e resisteranno a voi e al vostro annunzio.
Proponetevi […] di sopportare ogni cosa con pazienza e umiltà» " (FF 1440).
«Non temere; d’ora in poi sarai ‘pescatore’ di uomini» (Lc 5,10)
Giovedì della 22.a sett. T.O. (Lc 5,1-11)
Nel brano di oggi Gesù guarisce la suocera di Pietro e, al calar del sole, molti infermi e indemoniati, proseguendo la sua traversata per annunciare la Buona Notizia del Regno.
Il Poverello di Assisi, fra i tanti doni ricevuti dall’Alto, aveva quello di prediligere l’Annuncio del Vangelo, perché tutti potessero gustare l’incontro con Cristo Salvatore.
Infatti leggiamo nelle Fonti, nella Vita Prima del Celano:
“In mezzo all’avvilimento in cui era caduta la dottrina evangelica, non nei particolari ma in generale, la Provvidenza di Dio mandò nel mondo quest’uomo, perché, come gli apostoli, fosse testimone della verità davanti a tutti gli uomini.
E realmente egli dimostrò con chiarezza, mediante la Parola e l’esempio, quanto fosse stolta la sapienza terrena, e in breve, sotto la guida di Cristo, trascinò gli uomini, mediante la stoltezza della predicazione, all’autentica Sapienza divina” (FF 474).
Grazie a questo stretto connubio con Cristo egli operò molte guarigioni, di quanti ricorrevano a lui.
Infatti: “Una donna, inferma da molti anni e completamente immobilizzata nel suo letto, appena ebbe fatto un voto a Dio e al beato Francesco, si rialzò guarita e in grado di attendere a tutte le sue occupazioni.
Nella città di Narni viveva una donna che da otto anni aveva una mano inaridita, del tutto inutilizzabile. Un giorno le apparve il beato Padre e, toccandole la mano malata, gliela rese atta al lavoro come l’altra” (FF 558).
Così il Signore operava prodigi di ogni genere mediante il suo servo Francesco.
«Anche alle altre città io devo annunziare la buona notizia del Regno di Dio, poiché sono stato mandato per questo» (Lc 4,43)
Mercoledì della 22.a sett. T.O. (Lc 4,38-44)
Nel Vangelo odierno Gesù suscita stupore nella gente per la sua autorevole parola, guarendo nella sinagoga un indemoniato che cercava di "esorcizzare" la presenza del Signore.
Nelle Fonti francescane troviamo che l’assidua contemplazione e la purezza della vita avevano fatto Francesco potente sul male per grazia, rendendolo testimone credibile del Signore attraverso numerose guarigioni.
Le Fonti illuminano in proposito, in modo eloquente:
“Gente di ogni età […] correva a vedere e ad ascoltare quell’uomo nuovo.
Egli pellegrinava per le varie regioni, annunciando con fervore il Vangelo; e il Signore cooperava, confermando la Parola con i miracoli che l’accompagnavano.
Infatti, nel nome del Signore, Francesco, predicatore della verità, scacciava i demoni, risanava gli infermi” (FF 1212).
Una volta ”non so come qualificare la malattia orrenda di cui soffriva un confratello, alcuni l’attribuivano alla presenza di un diavolo maligno. Il poveretto spesso si gettava a terra e, stralunando gli occhi in modo orribile, si ravvoltolava tutto con la schiuma alla bocca; le sue membra ora si contraevano, ora si distendevano, or rigide, or piegate e contorte […] Il santo Francesco ne ebbe compassione immensa, si recò da lui, lo benedisse, pregando umilmente Iddio, e il malato ottenne pronta e completa salute e non patì più un male del genere” (FF 440).
“A Città di Castello una donna era posseduta da uno spirito maligno e furioso: appena il Santo […] ebbe ingiunto per obbedienza [di uscire da lei], il demonio fuggì pieno di sdegno, lasciando libera nell’anima e nel corpo la povera ossessa” (FF 1219)
Francesco aveva sposato la Luce che non dava più spazio al male.
«Erano stupiti per il suo insegnamento perché la sua Parola era con autorità» (Lc 4,32)
Martedì della 22a sett. T.O. (Lc 4,31-37)
Gesù è nella sinagoga di Nazareth. Egli proclama dal rotolo del profeta Isaia:
«Lo Spirito del Signore su di me; perciò mi ha unto per annunziare la buona notizia ai poveri […]» (Lc 4,18).
Dopo averlo riavvolto afferma che, in quell’Oggi, si è compiuta la Scrittura ascoltata dagli astanti.
Francesco, sulle orme di Cristo, investito dalla potenza dello Spirito di Dio, seguì la chiamata che gli era stata rivolta dal Signore con coraggio, nonostante le avversità.
Nelle Fonti è attestato che “Francesco, che non fidandosi mai di se stesso, in ogni decisione cercava ispirazione da Dio nella preghiera, scelse di vivere non per sé soltanto, ma per Colui che morì per tutti, ben consapevole di essere stato inviato da Dio a conquistare le anime” (FF 381).
Consapevole del suo mandato ai poveri, di essere stato chiamato ad annunciare la Buona Novella, “divenne araldo del Vangelo. Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il Regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza” (FF 1072).
Si studiò di non turbarsi, nel suo annunzio evangelico, dinanzi a chi lo disprezzava:
“Non potrò considerarmi vero frate minore se non resto ugualmente sereno quando mi vilipendono e ignominiosamente mi cacciano via” (FF 1639).
Lo sguardo profetico donatogli dall’alto lo portò a guardare oltre le apparenze in vista della liberazione degli oppressi.
Lunedì 22.a sett.T.O. (Lc 4,16-30)
Nel Vangelo lucano di questa Domenica, Gesù sottolinea la sapienza nell’atteggiamento di chi sceglie l’ultimo posto e il relativo disonore, nella perfetta gratuità.
Nelle Fonti è presente in modo chiaro l’indisposizione del Poverello ad apparire e scegliere le condizioni di evidenza.
Francesco amava la povertà e l’umiltà di Dio e cercava di seguirle in ogni modo nella sua vita.
Detestava la sontuosità dei primi posti e voleva cibarsi di umiliazioni, sulle orme del Figlio di Dio, che questo insegnava nel suo Vangelo.
Basta leggere cosa Francesco dice ai suoi frati nella Lettera a tutto l’Ordine, per rimanere stupiti di quanto amasse l’umiltà.
«Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati.
Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga Colui che totalmente a voi si offre» (FF 221).
E ancora, nella Leggenda maggiore di S. Bonaventura:
“Francesco, tanto in se stesso quanto negli altri, preferiva l’umiltà a tutti gli onori e perciò quel Dio, che ama gli umili, lo giudicava degno della gloria più eccelsa, come mostrò la visione avuta da un frate assai virtuoso e devoto.
Questo frate, compagno di viaggio dell’uomo di Dio, pregando una volta con lui in una chiesa abbandonata, venne rapito in estasi.
Vide nel cielo molti seggi e, tra essi, uno più splendido e glorioso di tutti gli altri, costellato di pietre preziose.
Ammirando lo splendore di quel trono così eminente, cominciò a chiedersi ansiosamente chi mai fosse destinato ad occuparlo […]
Udì una voce che gli diceva:
«Questo seggio apparteneva a uno degli angeli ribelli ed ora è riservato per l’umile Francesco».
Ritornato in sé […] il frate seguì il Santo che stava uscendo dalla chiesa.
Ripresero il cammino, parlandosi a vicenda di Dio […] e allora quel frate […] colse abilmente l’occasione per chiedere a Francesco che opinione aveva di se stesso.
E l’umile servo di Cristo gli disse:
«Mi sembra di essere il più grande peccatore»
«Se Cristo avesse trattato il più scellerato degli uomini con la stessa misericordia e bontà con cui ha trattato me, sono sicuro che quello sarebbe molto più riconoscente di me a Dio».
Il frate ebbe la conferma che la sua visione era veritiera, ben sapendo che, secondo la testimonianza del Santo Vangelo, il vero umile verrà innalzato a quella gloria eccelsa, da cui il superbo viene respinto” (FF 1111).
22.a Domenica T.O. anno C (Lc 14,1.7-14)
Those living beside us, who may be scorned and sidelined because they are foreigners, can instead teach us how to walk on the path that the Lord wishes (Pope Francis)
Chi vive accanto a noi, forse disprezzato ed emarginato perché straniero, può insegnarci invece come camminare sulla via che il Signore vuole (Papa Francesco)
Many saints experienced the night of faith and God’s silence — when we knock and God does not respond — and these saints were persevering (Pope Francis)
Tanti santi e sante hanno sperimentato la notte della fede e il silenzio di Dio – quando noi bussiamo e Dio non risponde – e questi santi sono stati perseveranti (Papa Francesco)
In some passages of Scripture it seems to be first and foremost Jesus’ prayer, his intimacy with the Father, that governs everything (Pope Francis)
In qualche pagina della Scrittura sembra essere anzitutto la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto (Papa Francesco)
It is necessary to know how to be silent, to create spaces of solitude or, better still, of meeting reserved for intimacy with the Lord. It is necessary to know how to contemplate. Today's man feels a great need not to limit himself to pure material concerns, and instead to supplement his technical culture with superior and detoxifying inputs from the world of the spirit [John Paul II]
Occorre saper fare silenzio, creare spazi di solitudine o, meglio, di incontro riservato ad un’intimità col Signore. Occorre saper contemplare. L’uomo d’oggi sente molto il bisogno di non limitarsi alle pure preoccupazioni materiali, e di integrare invece la propria cultura tecnica con superiori e disintossicanti apporti provenienti dal mondo dello spirito [Giovanni Paolo II]
This can only take place on the basis of an intimate encounter with God, an encounter which has become a communion of will, even affecting my feelings (Pope Benedict)
Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento (Papa Benedetto)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
We are faced with the «drama of the resistance to become saved persons» (Pope Francis)
Siamo davanti al «dramma della resistenza a essere salvati» (Papa Francesco)
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]
don Giuseppe Nespeca
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