Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Gesù vuole la guarigione totale dell’uomo e una fede autentica: compagna di cammino.
Per divina rivelazione, Francesco, da buon conoscitore della Parola, negli eventi narrati dalle Fonti sottolinea tutto questo, facendo emergere l’opera di salvezza del Redentore.
Intanto vale rammentare quanto il suo biografo Celano esprime nella Vita prima e che, in relazione al brano di Vangelo considerato, porge una cornice significativa per capire il fatto in sé.
Il Celano parla delle ali del Serafino in connessione con il Poverello.
Leggiamo:
“Se […] sull’esempio del beato Francesco conserveremo in ogni opera buona purezza di intenzione e rettitudine di azione, così da rivolgere [le ali] a Dio, impegnandoci senza stanchezza a seguire in tutto il suo volere […] Il secondo paio di ali simboleggia il duplice precetto della carità verso il prossimo: confortare l’anima con la Parola di Dio e aiutare il corpo con i mezzi materiali.
Difficilmente esse si congiungono, perché assai di rado un’unica persona può attendere ai due compiti [aiuto comunitario, dunque!]
Le loro penne rappresentano le diverse opere per svolgere la funzione di consiglio e soccorso al prossimo.
Le due ali devono coprire il corpo ogni volta che questo, denudato a causa del peccato, viene di nuovo rivestito dell’innocenza mediante il pentimento e la confessione.
Le loro penne raffigurano tutti i buoni affetti e desideri suscitati nell’anima dalla esecrazione delle colpe e dal desiderio di giustizia” (FF 520).
Tale condizione si realizzò nel beato padre Francesco, che mai si staccava da fatiche e sofferenze, vivendo crocifisso.
Anche lui, all’inizio, paralitico nell’anima e guarito nei peccati perdonati da Cristo, attestò con la vita di fede e penitenza che Dio sana il corpo ma ancor più l’interiorità rattrappita dell’uomo, e che nel consiglio e nel soccorso dato al prossimo risiede la concretezza della fede operosa.
Al Povero d’Assisi, a cui Cristo aveva detto «Francesco alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina. Ti sono perdonati i tuoi peccati», per la Misericordia che testimonia la divinità del Figlio, Francesco stesso divenne strumento di guarigione per molti.
“Nel territorio di Narni viveva un fanciullo con una tibia talmente deformata che non poteva muoversi se non appoggiandosi su due stampelle. Era povero e viveva di elemosine, poiché era ammalato da molti anni e non conosceva neppure suo padre e sua madre. Per i meriti del beatissimo padre nostro Francesco riacquistò piena salute, e camminava liberamente, senza bastone, lodando e benedicendo Iddio e il suo Servo fedele” (FF 545).
«Vedendo la loro fede, disse: Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati. Alzati e torna a casa tua» (Lc 5,20.24).
Lunedì 2.a sett. di Avvento (Lc 5,17-26)
Il brano dell’Annunciazione alla Vergine Maria, scelta per essere la Madre di Gesù, è singolarmente caro alla Liturgia nella solennità dell’Immacolata.
Maria la «colmata di grazia», così come sottolinea Lc nel suo Vangelo, trovò sempre presso Francesco d’Assisi un indicibile amore perché, come lui ripeteva: «aveva reso nostro fratello il Signore della maestà».
“A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere” (FF 786).
E nella Lettera ai Fedeli:
«L’Altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della Santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità» (FF 181).
Il Poverello, innamorato di Maria, al termine della recita dei salmi sempre concludeva con una stupenda antifona mariana, che esalta tutte le prerogative di Dio in Lei:
«Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’Altissimo sommo Re il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro. Gloria al Padre […]» (FF 281).
Ma ciò che, a mio avviso, più esalta la Bellezza di Maria “colei che ha trovato Grazia presso Dio” (Lc 1,30) è la stupenda preghiera di Francesco conosciuta come «Saluto alla Beata Vergine Maria»:
Leggiamo nei suoi scritti:
«Ave, Signora, Santa regina,/ santa madre di Dio, Maria,/ che sei vergine fatta Chiesa/ ed eletta dal santissimo Padre celeste,/ che ti ha consacrata/ insieme col santissimo suo Figlio diletto/ e con lo Spirito Santo Paraclito;/ tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia/ e ogni bene.
Ave, suo palazzo,/ ave, suo tabernacolo,/ ave, sua casa./
Ave, suo vestimento,/ ave, sua ancella,/ ave, sua Madre […]» (FF 259).
Anche in Chiara, “àltera Maria”, troviamo espressioni che attestano come la santa Vergine fosse il modello del suo quotidiano vivere.
Leggiamo nella 3.a lettera rivolta alla sua figlia spirituale:
«A quel modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, tu pure, seguendo le sue vestigia, specialmente dell’umiltà e povertà di lui, puoi sempre […] portarlo spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale. E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute» (FF 2893).
«Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35).
Immacolata Concezione Beata Vergine Maria (Lc 1,26-38)
Vedendo la folla numerosa che lo seguiva, Gesù sottolinea la necessità di pregare perché siano più numerosi gli operai nella sua messe per annunciare il Regno e guarire i malati, nel segno della gratuità.
Nelle Fonti troviamo passi diversi riferiti all’annuncio del Regno di Dio e della sua Gratuità da parte di Francesco e dei suoi frati. Leggiamo infatti:
“I suoi discorsi non erano vani, ma ripieni della potenza dello Spirito Santo: penetravano nell’intimo del cuore e suscitavano forte stupore negli ascoltatori.
In ogni sua predica, all’esordio del discorso, salutava il popolo con l’augurio di Pace, dicendo: «Il Signore vi dia la pace!».
Aveva imparato questa forma di saluto per rivelazione del Signore.
Come i profeti, annunciava la pace, predicava la salvezza” (FF 1052).
Ma è sorprendente trovare episodi che evidenziano la sua nuda gratuità, ricevuta e restituita.
“Francesco, uomo di Dio, nudo delle cose del mondo, si consacrava al culto divino e, non facendo più caso del proprio tornaconto, s’impegna nel servire Dio in tutti i modi possibili.
Di ritorno alla chiesa di S. Damiano, rientrando in città, incominciò ad attraversare piazze e strade, elevando lodi al Signore.
Come finiva le lodi, si dava da fare per ottenere le pietre necessarie al restauro della chiesa.
Diceva: «Chi mi dà una pietra avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompense; chi tre, altrettante ricompense!». (FF 1420).
Inoltre: “Un mattino d’inverno, mentre pregava coperto di miseri indumenti, il suo fratello carnale, passandogli vicino, osservò con ironia rivolgendosi a un concittadino:
Di’ a Francesco che ti venda almeno un soldo del suo sudore!”.
L’uomo di Dio, sentite le parole beffarde, fu preso da gioia sovrumana e rispose in francese:
«Venderò questo sudore, e molto caro, al mio Signore» (FF 1424).
Sabato 1.a sett. Avvento (Mt 9,35-38-10,1.6-8)
Nel Vangelo odierno la guarigione dei due ciechi pone in risalto il tema della cecità interiore dei discepoli ambiziosi, correlata con la Fede profonda.
Francesco era convinto che questa non la si testimonia con le belle parole, ma con l’eloquenza dei fatti.
Nel suo Testamento - ad esempio - il Servo di Dio sottolinea tutto questo.
Infatti, in tale prezioso documento troviamo un susseguirsi di espressioni che sottolineano «il credere» di lui riconoscente, capace di avvolgere nel silenzio anche i difetti che vedeva nella sua comunità.
Leggiamo:
«E il Signore mi dette tale fede nelle chiese» (FF 111).
«Il Signore mi dette […] una così grande fede nei sacerdoti» (FF 112).
Ancor più Fede ebbe nella Parola, latrice di guarigione interiore.
Infatti, sulla base di questa, avvennero molte guarigioni nella stessa comunità dei frati, afflitta, a volte, da varie forme di cecità, dinanzi alle quali Francesco così si esprimeva:
«E tutti i frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui […] tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (FF 237).
Questa la logica evangelica adottata dalla comunità di Francesco, che, investito dallo Spirito, sanava ogni frate che avesse trasgredito.
“Il Santo aveva in orrore la superbia, origine di tutti i mali, e la disobbedienza sua pessima figlia.
Accoglieva però di buon grado chi umilmente si pentiva.
Una volta gli fu presentato un frate, che aveva trasgredito i comandi dell’obbedienza, perché lo correggesse con il magistero del castigo.
Ma l’uomo di Dio notò da segni evidenti che quel frate era sinceramente pentito e perciò si sentì incline a essere indulgente con lui, per amore della sua umiltà.
Tuttavia, a evitare che la facilità del perdono fosse per gli altri incentivo a mancare, comandò di togliere al frate il cappuccio e di gettarlo tra le fiamme, perché tutti potessero osservare quanta e quale vendetta esige la trasgressione contro l’obbedienza.
E dopo che il cappuccio era rimasto un bel pezzo nel fuoco, ordinò di levarlo dalle fiamme e di ridarlo al frate umile e pentito.
Meraviglia: il cappuccio non aveva alcun segno di bruciatura!
Così avvenne che con questo solo miracolo Dio esaltò la potenza del Santo e l’umiltà del frate pentito” (FF 1116).
Venerdì 1.a sett. Avvento (Mt 9,27-31)
Fiducia nel Signore è casa sulla Roccia.
Gesù chiama a fare concretamente la sua volontà, per essere come una dimora fondata sulla sua Roccia, resistendo a pioggia e venti.
Frate Francesco amava fare la volontà di Dio profondamente, tanto da farla sua vera consolazione.
Era felice quando vedeva anche tra i suoi frati piena adesione al volere divino o comunque ravvedimento, laddove risultasse qualche atto un poco restìo.
Le Fonti, chiare informatrici di autentico vissuto, ci documentano in merito, e offrono materiale per un’attenta riflessione.
“Ed essi, ricevendo con gaudio e letizia grande il precetto della santa obbedienza, si prostravano davanti al beato padre, che, abbracciandoli con tenerezza e devozione, diceva ad ognuno:
«Riponi la tua fiducia nel Signore ed Egli avrà cura di te».
Questa frase egli ripeteva ogni volta che mandava qualche frate ad eseguire l’obbedienza” (FF 367).
E sempre raccomandava ai suoi frati:
«Custodite nelle profondità del vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli» (FF 216 - Lettera a tutto l’Ordine).
Il Poverello d’Assisi, pure dinanzi ad un grande cumulo di mali e prove, attestava la sua incomparabile adesione al volere divino, quale altro Giobbe.
Leggiamo con commozione:
“Ma per quanto strazianti fossero i suoi dolori, quelle sue angosce non le chiamava sofferenze, ma sorelle.
[…] e benché stremato dalla lunga e grave infermità, si buttò per terra, battendo le ossa indebolite nella cruda caduta.
Poi baciò la terra, dicendo:
«Ti ringrazio, Signore Dio, per tutti questi miei dolori e ti prego, o Signore mio, di darmene cento volte di più, se così a te piace.
Io sarò contentissimo, se tu mi affliggerai e non mi risparmierai il dolore, perché adempiere alla tua volontà è per me consolazione sovrappiena»” (FF 1239).
E allorché giunse il tempo della sua dipartita:
“Disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al cielo, secondo la sua abitudine, totalmente intento a quella gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.
E disse ai frati: «Io ho fatto la mia parte; la vostra Cristo ve la insegni» (FF 1239).
Diceva pure: «TANTO UN UOMO SA, QUANTO FA; E TANTO UN RELIGIOSO È BUON PREDICATORE, QUANTO LUI STESSO AGISCE» (FF 1628).
«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore!" entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che [è] nei cieli» (Mt 7,21).
Giovedì 1.a sett. Avvento (Mt 7,21.24-27)
Gesù ai suoi discepoli aveva detto che, legati a Lui come il tralcio alla vite, avrebbero fatto cose più grandi di quelle operate finora dalla sua Persona.
Francesco è uno di quei discepoli mediante il quale Dio ha potuto compiere prodigi.
Infatti, investito dallo Spirito, così leggiamo nelle Fonti:
“Un cittadino di Fano che si chiamava Buonuomo, era paralitico e lebbroso. Portato dai genitori nella chiesa del beato Francesco, ottenne la guarigione da entrambe le malattie.
Ma anche un giovane di San Severino, di nome Atto, che aveva il corpo tutto ricoperto di lebbra, fu guarito per i meriti del Santo, dopo aver fatto un voto ed avere visitato il suo sepolcro” (FF 1312).
La folla radunata attorno fu sanata.
Molteplici guarigioni avvenivano per opera del suo Servo.
Ma tutto questo aveva un segreto: l’indicibile Fede di Francesco nell’efficacia della Parola che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo.
Francesco riposava su tali certezze.
Le Fonti ci offrono splendidi passi dove appare tutta la bellezza dell’accorato amore del Poverello per l’Eucaristia: Pane di Vita da distribuire agli uomini.
«Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato» (FF 144 - Ammonizioni).
E ancora:
«Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita”» (FF 207- Lettera a tutti chierici).
Si, Pane della Vita che sfama a sazietà chi crede in Colui che tutto a noi si è donato.
«Ho compassione per la folla, poiché [sono] tre giorni che rimangono presso di me e non hanno qualcosa da mangiare, e non voglio licenziarli digiuni perché non vengano meno nella vita» (Mt 15,32)
Mercoledì 1.a sett. di Avvento (Mt 15,29-37)
«[…] Esultò nello Spirito Santo e disse: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate agli infanti» (Lc 10,21).
Gesù è l’unico che può veramente chiamare Padre il Signore del cielo e della terra, ma in questa familiarità egli introduce tutti.
Chiara, pianticella del beato padre Francesco, con la sua speciale caratura di semplicità e piccolezza aveva raggiunto, per Grazia, una familiarità così grande con il Signore, da muoversi in totale sintonia con Lui.
Consultando le Fonti, nella Leggenda leggiamo del grado di unione intima della Santa con lo Sposo divino.
"Quanta forza e sostegno riceveva nella fornace della preghiera ardente, quanto le sia dolce la bontà divina in quella fruizione, lo testimoniano comprovati indizi.
Allorché infatti ritornava nella gioia della santa orazione, riportava dal fuoco dell’altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle.
Esse constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza e che la sua faccia pareva più luminosa del solito" (FF 3199).
In una lettera ad Ermentrude di Bruges* raccomanda:
«Sii sempre attenta e vigile nella preghiera. Porta alla sua consumazione il bene che hai incominciato, e adempi il mistero che hai abbracciato in santa povertà ed umiltà sincera» (FF 2916).
Tale era Chiara, creatura semplice e piccola, capace di gioire di ogni dono ricevuto, di ogni minuscola realtà che le parlava dell’Eterno.
"Accoglieva con grande letizia i frammenti di elemosina, i tozzi di pane che i questuanti riportavano e, quasi triste per i pani interi, era felice invece per quei pezzetti" (FF 3188).
Donna conformata a Cristo in tutto, si riteneva un nulla davanti a Dio.
Nel suo Testamento esortava alla mitezza ed umiltà del cuore, quale Madre amorevole:
«Ancora prego colei che sarà al governo delle sorelle, che si studi di presiedere alle altre più con le virtù e la santità della vita che per la dignità, affinché, animate dal suo esempio, le sorelle le prestino obbedienza, non tanto per l’ufficio che occupa, ma per amore.
Sia essa, inoltre, provvida e discreta verso le sue sorelle, come una buona madre verso le sue figlie […]
Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza […]» (FF 2848).
Mansuetudine ed umiltà: statura dei piccoli, a cui sono rivelati i Misteri del Regno, trovando consolazione nell’amare con i sentimenti di Cristo.
*Ermentrude di Bruges: a lei si deve la diffusione dell’Ordine delle Clarisse nelle Fiandre.
Martedì 1a sett. Avvento (Lc 10,21-24)
Gesù pone attenzione sulla potenza operativa della Parola di Dio, pure a distanza, laddove palpita Fede autentica.
In tal senso è sintomatico un episodio narrato dalle Fonti.
A colloquio con il cardinal Ugolino (futuro Papa), dinanzi al rimprovero di questi sul perché avesse mandato i suoi frati in terre straniere e così lontane, Francesco, uomo di fede profonda nella Parola di Dio, risponde con grande slancio di spirito:
«Non pensate, messere, che il Signore abbia inviato i frati soltanto per il bene di queste regioni.
Vi dico in verità che Dio ha scelto e inviato i frati per il vantaggio spirituale e la salvezza delle anime degli uomini del mondo intero; essi saranno ricevuti non solo nelle terre dei cristiani, ma anche in quelle degli infedeli.
Purché osservino quello che hanno promesso al Signore. Dio darà loro il necessario nelle terre degli infedeli come in quelle cristiane» (FF 1638).
Qui Francesco manifestava una fede solida e universale verso la Parola che opera sempre e ovunque laddove trova porte aperte e affidamento sincero.
Anche Chiara d’Assisi, cresciuta all’ombra di san Francesco, donna d’idee limpide e forti, rivelava una fede granitica nella Parola di Dio di cui intuiva tutta la potenza salvifica e trasformante, tanto da rifiutare dai frati questuanti il sostegno materiale se il signor Papa Gregorio avesse poi deciso di proibire ai frati di recarsi nei Monasteri, senza previa autorizzazione.
Rammaricata per la scarsità del pane della Parola, gemendo disse:
«Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!» (FF 3232).
Qual Sposa del Cantico, Chiara sapeva per conoscenza diretta quali benefici la sua anima e quella delle sorelle avevano ricevuto per la guarigione dell’anima e del corpo.
Lei, donna rinchiusa nel segreto della Parola, certa della sua ineluttabile efficacia senza confine, conosceva la trasformazione occorsa in S. Damiano grazie alla potenza della Parola - che non torna a Dio prima di aver operato efficacemente quanto desidera.
«In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato tanta fede!» (Mt 8,10).
Lunedì 1a sett. Avvento (Mt 8,5-11)
Come diceva mons. Tonino Bello: ‘attendere è l’infinito del verbo amare’.
In Francesco e Chiara si scorgono tutti i segni di questa Attesa-Evento.
Essi avevano compreso che il Signore Viene, e va sospirato con zelo non solo in certi periodi liturgici, quasi a pareggiare le noncuranze dei momenti precedenti, ma che il cammino di fede è parabola di attesa del Veniente, del Regno che si avvicina e bussa alla porta.
Alla luce di tutto questo per i due santi Avvento era ogni mattina, ogni giorno, ogni istante e per questo avevano le “orecchie del cuore” sempre ben tese a non perdere l’appuntamento.
Chiara si ere resa lei stessa lampada che emana luce per la Luce che viene.
Leggiamo nelle Fonti, mentre scrive alla sua figlia spirituale, Agnese di Boemia:
«Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza che Dio medesimo ha riservato fin dall’inizio per coloro che lo amano.
Senza concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il cuore, con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto si è donato» (FF 2889).
Amare: infinito del verbo attendere!
E ancora, Chiara:
«A quel modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, tu pure. seguendo le sue vestigia, specialmente dell’umiltà e povertà di lui, puoi sempre, senza alcun dubbio, portarlo spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale» (FF 2893).
Aspettativa e Speranza di un Evento che attraversa l’esistenza di chi veglia e non si distrae dall’importanza dell’Incontro.
Tutto ciò la rendeva, per Grazia, vivida e potente Luce che apre la strada all’Avvento del Gran Re.
Nel documento papale «Clara Claris praeclara» leggiamo:
«Non poteva avvenire che una lampada tanto vivida, tanto splendente rimanesse occulta senza diffondere la luce e di emanare chiaro lume nella casa del Signore» (FF 3285).
L’Attesa dello Sposo che Viene era in Chiara così sostanziale da non lasciare spazio a tiepidezze di sorta.
Era divenuta lei stessa Lampada che attende e risplende.
La sua vita era stata trasformata in un Avvento a lode del Signore.
1.a Domenica d’Avvento (anno C) (Lc 21,25-28.34-36)
Stephen's story tells us many things: for example, that charitable social commitment must never be separated from the courageous proclamation of the faith. He was one of the seven made responsible above all for charity. But it was impossible to separate charity and faith. Thus, with charity, he proclaimed the crucified Christ, to the point of accepting even martyrdom. This is the first lesson we can learn from the figure of St Stephen: charity and the proclamation of faith always go hand in hand (Pope Benedict
La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l'impegno sociale della carità dall'annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme (Papa Benedetto)
“They found”: this word indicates the Search. This is the truth about man. It cannot be falsified. It cannot even be destroyed. It must be left to man because it defines him (John Paul II)
“Trovarono”: questa parola indica la Ricerca. Questa è la verità sull’uomo. Non la si può falsificare. Non la si può nemmeno distruggere. La si deve lasciare all’uomo perché essa lo definisce (Giovanni Paolo II)
Thousands of Christians throughout the world begin the day by singing: “Blessed be the Lord” and end it by proclaiming “the greatness of the Lord, for he has looked with favour on his lowly servant” (Pope Francis)
Migliaia di cristiani in tutto il mondo cominciano la giornata cantando: “Benedetto il Signore” e la concludono “proclamando la sua grandezza perché ha guardato con bontà l’umiltà della sua serva” (Papa Francesco)
The new Creation announced in the suburbs invests the ancient territory, which still hesitates. We too, accepting different horizons than expected, allow the divine soul of the history of salvation to visit us
La nuova Creazione annunciata in periferia investe il territorio antico, che ancora tergiversa. Anche noi, accettando orizzonti differenti dal previsto, consentiamo all’anima divina della storia della salvezza di farci visita
People have a dream: to guess identity and mission. The feast is a sign that the Lord has come to the family
Il popolo ha un Sogno: cogliere la sua identità e missione. La festa è segno che il Signore è giunto in famiglia
“By the Holy Spirit was incarnate of the Virgin Mary”. At this sentence we kneel, for the veil that concealed God is lifted, as it were, and his unfathomable and inaccessible mystery touches us: God becomes the Emmanuel, “God-with-us” (Pope Benedict)
«Per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria». A questa frase ci inginocchiamo perché il velo che nascondeva Dio, viene, per così dire, aperto e il suo mistero insondabile e inaccessibile ci tocca: Dio diventa l’Emmanuele, “Dio con noi” (Papa Benedetto)
The ancient priest stagnates, and evaluates based on categories of possibilities; reluctant to the Spirit who moves situationsi
Il sacerdote antico ristagna, e valuta basando su categorie di possibilità; riluttante allo Spirito che smuove le situazioni
«Even through Joseph’s fears, God’s will, his history and his plan were at work. Joseph, then, teaches us that faith in God includes believing that he can work even through our fears, our frailties and our weaknesses
don Giuseppe Nespeca
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