Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

In questo Vangelo di Luca Gesù passa la notte in preghiera scegliendo, poi, i Dodici - e guarendo i malati che accorrevano a Lui.

Francesco d’Assisi, dopo la sua conversione, non era più un uomo che pregava, bensì una creatura fatta preghiera.

Di notte e di giorno sempre dialogava con Dio affidando alla Relazione col Padre le scelte più  importanti. Le Fonti sono testimoni del suo continuo orare:

“L’uomo di Dio devoto, secondo la sua abitudine, passò la notte a pregare Dio, in un tugurio situato nell’orto dei canonici, lontano, con il corpo, dai suoi figli” (FF 1070).

Sulle orme di Cristo cercava l’intimità con il Padre:

“E in completo annientamento di sé, dimorava a lungo come nascosto nelle piaghe del Salvatore.

Perciò cercava luoghi solitari per poter lanciare completamente la sua anima in Dio; tuttavia, quando c’era bisogno, non esitava un istante a passare all’azione per giovare alle anime e alla vita dei fratelli.

Suo porto sicuro era la preghiera, non di qualche minuto, o vuota, o pretenziosa, ma profondamente devota, umile e prolungata il più possibile.

Se la iniziava la sera, a stento riusciva a staccarsene il mattino.

Era sempre intento alla preghiera, quando camminava e quando sedeva, quando mangiava e quando beveva.

Di notte si recava, solo, nelle chiese abbandonate e sperdute a pregare; così, con la grazia del Signore, riuscì a trionfare di molti timori e di angustie spirituali” (FF 445).

 

«Egli uscì verso il monte per pregare e passò la notte nella preghiera a Dio» (Lc 6,12).

 

 

Martedì della 23.a sett. T.O. (Lc 6,12-19)

Ago 28, 2024

Doni al servizio

Pubblicato in Aforisma

Il Vangelo odierno evidenzia la durezza di cuore dei farisei pronti ad accusare Gesù per la guarigione di una mano paralizzata.

Per loro l’osservanza viene prima della persona. Ed è terrificante!

Francesco invece, sulle orme di Cristo, metteva al centro la sanità dell’uomo, fisica e interiore.

Dopo la sua conversione, il Piccolo d’Assisi visse operando sempre il bene, senza lasciarsi condizionare dalla mentalità corrente; e lo stesso insegnò a fare ai suoi frati, nella libertà dei figli di Dio.

Nelle Fonti - nello specifico nella Regola non bollata (1221) - troviamo quanto lui raccomandava ai suoi:

“E anche se sono tacciati da ipocriti, tuttavia non cessino di fare il bene” (FF 8).

E ancora:

“Facciamo frutti degni di penitenza. E amiamo i prossimi come noi stessi” (FF 189).

Dunque Francesco non perde occasione per fare il bene, lui che, investito dalla Grazia, veniva colmato di doni al servizio degli altri.

Infatti il Signore, per mezzo del Poverello, operò molte guarigioni in ogni tempo:

“A Gubbio, una donna paralitica ripete per tre volte il nome del beato Francesco, e subito è guarita.

Un certo Bonifacio, colpito alle mani e ai piedi da strazianti dolori, non può muoversi né camminare, e perde del tutto sonno e appetito. Viene un giorno da lui una donna e lo consiglia ed esorta a votarsi al beato Francesco, se vuole essere subito liberato.

Quell’uomo, dapprima quasi impazzito a causa degli spasimi, si rifiutò dicendo: ‘Non lo credo un Santo’.

Poi cedendo alla insistenza della donna, formula un voto così: ‘Mi affido all’intercessione di Francesco e lo considero Santo, se entro tre giorni, mi libererà dalla mia malattia’. E viene subito esaudito, recuperando la possibilità di camminare, l’appetito e il sonno e rende Gloria a Dio onnipotente” (FF 559).

Ma il Santo, come anzidetto, fu colpito dalla durezza di cuore mostrata da alcuni romani, dinanzi alla predicazione della Parola.

Nelle Testimonianze successive alla morte di Francesco leggiamo:

“Ma il popolo romano […] lo coprì di disprezzo, a tal punto che non solo non voleva ascoltarlo, ma disertava anche le sue prediche. E per molti giorni continuò a schernire la predicazione di lui. Allora Francesco li rimproverò per la durezza dei loro cuori, dicendo:

«Mi compiango assai per la vostra miseria, perché non soltanto coprite di disprezzo me, servo del Signore, ma in me fate vergogna a quel Redentore di cui vi annuncio la buona novella […]

Me ne andrò ad annunciare Cristo agli animali bruti e agli uccelli dell’aria; essi ascolteranno queste parole di salvezza e obbediranno a Dio con tutto il cuore» (FF 2288).

 

«Domando a voi se è lecito il sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o farla perire?» (Lc 6,6-11).

 

*Era una forma devozionale abbastanza diffusa nel Medioevo, quella di offrire, come ex voto, per strappare una grazia, figure di cera, di pane, di metallo, dello stesso peso o misura del supplicante.

 

 

Lunedì della 23.a sett. T.O. (Lc 6,6-11)

Ago 27, 2024

I Testimoni

L’evangelista Marco narra la guarigione di un sordo balbuziente: Gesù lo chiama in disparte, gli pone le dita negli orecchi e con la saliva gli tocca la lingua.

I testimoni della Parola di Dio, coloro che somigliano nella vita a Cristo, vengono resi da Lui capaci di guarire i malati di ogni genere. Francesco ebbe questo carisma da Dio.

Leggiamo, infatti, nelle Fonti Francescane:

A Città della Pieve c’era un giovane mendicante, sordo e muto fin dalla nascita. Aveva una lingua così corta e sottile, che sembrava troncata dalla radice [...]

Un certo Marco gli diede ospitalità per amor di Dio e il giovane, sentendo che gli voleva bene, prese l’abitudine di restare con lui.

Una sera Marco, durante la cena, disse alla moglie in presenza del ragazzo: ‘Se il beato Francesco ridonasse a questo ragazzo l’udito e la parola, questo sì, sarebbe un miracolo grandioso! Poi aggiunse: ‘Faccio voto a Dio che, se Francesco si degnerà di fare questo miracolo, io manterrò questo ragazzo a mie spese tutta la vita’.

Cosa davvero meravigliosa: in quello stesso istante la lingua del ragazzo ingrossò ed egli cominciò a parlare, dicendo: «Gloria a Dio e a S. Francesco, che mi hanno donato l’udito e la parola» (FF 1307).

Il Signore fa bene ogni cosa!

Dona ai suoi profeti quanto sensibilmente attestano con la vita, trasformandoli in schegge di Luce per il cammino di moltitudini di anime.

Il Signore si serve dei suoi Amici anche per quanti non vogliono udire e obbedire alla Parola, riportandoli all’ascolto e alle opere di umanizzazione.

Nelle Fonti troviamo un episodio significativo, tratto dalla Vita seconda del Celano.

"Un altro frate non voleva ubbidire al vicario del Santo, ma seguiva come suo superiore un confratello.

Il Santo, che era presente, lo ammonì per mezzo di una terza persona, ed egli si gettò ai piedi del vicario e, lasciato il maestro che si era scelto, promise obbedienza a colui che il Santo gli assegnò come superiore.

Francesco trasse un profondo sospiro, e rivolto al compagno, che aveva mandato per avvisarlo:

«Ho visto, fratello - gli disse - sul dorso del frate disobbediente un diavolo che lo stringeva al collo.

Sottomesso e tenuto a briglia da un tale cavaliere, dopo aver scosso il morso dell’obbedienza, si lasciava guidare dalla sua volontà e capriccio.

Ma quando ho pregato il Signore per lui, subito il demonio si è allontanato confuso».

Tanto penetrante era lo sguardo di questo uomo, che pur avendo occhi deboli per le cose materiali, li aveva perspicaci per quanto riguarda lo spirito [...]

Non c’è, dico, altra scelta: o portare un peso leggero, dal quale piuttosto tu stesso sarai portato, oppure essere schiavo dell’iniquità" (FF 620).

Ma il carisma di Francesco esaltava la Misericordia divina con quanto operava nella sua inconfondibile santità.

Nella Leggenda maggiore:

"A Maremma, nel Lazio, una donna, pazza da cinque anni, era diventata anche cieca e sorda.

Si dilaniava le vesti con i denti, si buttava nel fuoco e nell’acqua. Al colmo di tutte le sventure, contrasse anche l’orribile malcadùco.

Ma Dio nella sua misericordia dispose di venire in suo soccorso.

Una notte, illuminata da Dio con lo splendore di quella luce che salva, ella vide il beato Francesco, assiso sopra un trono eccelso.

Si prostrò dinanzi a lui, supplicandolo umilmente di guarirla; ma egli non accondiscese subito alle sue preghiere.

La donna allora fece il voto di non negare mai, finché ne avesse, l’elemosina a quanti gliel’avessero chiesta per amore di Dio e del Santo.

Subito il Santo accettò il patto: lui, che un tempo ne aveva fatto uno simile col Signore e, benedicendola col segno della croce, le ridonò una salute perfetta. 

Da uguale infermità Francesco, il santo di Dio, liberò per sua bontà una fanciulla di Norcia, il figlio di un nobile e alcuni altri, come risulta da fonte sicura" (FF 1310).

Ago 26, 2024

Sabato e primato della vita

Pubblicato in Aforisma

Nel Vangelo di Luca, al c.6 Gesù introduce la discussione sul sabato di cui Lui è signore, al servizio della vita, più importante delle regole - e che in ogni caso non devono schiavizzare la persona, sempre al centro dell’opera salvifica.

Francesco d’Assisi, colui che si definiva semplice e idiota, aveva ricevuto dall’Alto l’autentica sapienza evangelica.

Non era legato a luoghi comuni, era un uomo nuovo, libero da orpelli e schemi precostituiti, vivendo solo della Parola - che dichiara Signore Gesù.

Nelle Fonti c’è un episodio che ben lo evidenzia:

“Quando Francesco cominciò ad avere dei fratelli, dimorava con essi presso Rivotorto*.

Una volta, sulla mezzanotte, mentre tutti riposavano […] un frate gridò all’improvviso: Muoio! Muoio! Tutti gli altri si svegliarono stupefatti e atterriti.

Francesco si alzò e disse: «Levatevi, fratelli, e accendete un lume». Accesa la lucerna, il Santo interrogò:

«Chi ha gridato: Muoio?». Quello rispose: «Sono io». Riprese Francesco:

«Che hai fratello? Di cosa muori?». E lui: «Muoio di fame».

Francesco, da uomo pieno di bontà e gentilezza, fece subito preparare la mensa.

E affinché quel fratello non si vergognasse a mangiare da solo, si posero tutti a mangiare insieme con lui […]

Dopo la refezione Francesco parlò:

«Come ci dobbiamo trattenere dal soverchio mangiare, nocivo al corpo e all’anima, così, e anche di più, dalla eccessiva astinenza, poiché il Signore preferisce la misericordia al sacrificio»” (FF 1545).

Il Signore dell’anima signoreggia su ogni cosa!

E il Poverello lo aveva ben compreso.

 

«È signore del sabato il Figlio dell’uomo» (Lc 6,5)

 

*Rivotorto: località nella piana di Assisi, a circa tre chilometri dalla Porziuncola.

 

 

Sabato della 22.a sett. T.O. (Lc 6,1-5)

Il testo di Lc presenta Gesù che risponde a scribi e farisei sul digiuno. Ora lo Sposo è con loro e non si digiuna, quando sarà loro tolto digiuneranno.

Logica che scardina la mentalità legalista.

Nelle Fonti abbiamo vari brani che evidenziano il modo di agire del Povero d’Assisi in merito a tale argomento.

Il Minimo vietava gli eccessi.

Francesco sapeva ben discernere fra importanza del digiuno ed esagerazione nel praticarlo.

Nella sua vita, mai la forma prese il posto della sostanza. Le Fonti francescane c’illustrano nel merito:

“Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali […]

L’uomo di Dio vietava simili eccessi, ammonendo quei fratelli con amorevolezza e richiamandoli al buonsenso, curando le loro ferite con la medicina di sagge istruzioni […]

Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati.

Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti” (FF 1470).

Tutto questo pur essendo “uomo nuovo, [che] con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo” (FF 3162).

Da persona matura e profondamente umana, egli sapeva aiutare i suoi frati, valutando le diverse situazioni che aveva dinanzi.

Nella Leggenda dei Tre compagni:Tuttavia, quand’era il caso, castigava quelli che commettevano delle infrazioni" (FF 1470).

Francesco aveva ricevuto, per Grazia, il dono incommensurabile del vero discernimento.

Il Piccolo non tradiva la sostanza per la forma: custodiva entrambe in un sensato equilibrio umano e spirituale.

 

«Ma verranno giorni quando sarà tolto loro lo sposo, allora digiuneranno in quei giorni» (Lc 5,35).

 

 

Venerdì della 22.a sett. T.O. (Lc 5,33-39)

Ago 23, 2024

Pesca miracolosa

Pubblicato in Aforisma

Dopo aver pescato tutta la notte senza prendere pesci, Pietro si getta alle ginocchia di Gesù che realizza una pesca incredibilmente feconda, affidando a lui e agli altri discepoli la missione di divenire pescatori di anime per Dio.

 

Nelle Fonti, Francesco esorta spesso i suoi a non avere paura di essere considerati squilibrati per annunciare il Vangelo.

Il Poverello, uomo di Dio e ricco di fede nel Signore, divenne per grazia ‘pescatore di uomini’. Infatti in molti accorrevano per seguirlo e ascoltarlo.

La documentazione  francescana istruisce in merito:

"Francesco, pieno della grazia dello Spirito Santo, ai sei frati […] convocandoli presso di sé dalla selva che si estendeva presso la Porziuncola, nella quale entravano spesso per pregare […]

Disse:

«Fratelli carissimi, considerando la nostra vocazione, Dio, nella sua misericordia, ci ha chiamati non solo per la nostra salvezza, ma anche per quella di molti altri.

Andiamo dunque per il mondo, esortando tutti, con l’esempio più che con le parole, a fare penitenza dei loro peccati e a ricordare i comandamenti di Dio».

E proseguì:

«Non abbiate paura di essere ritenuti insignificanti o squilibrati, ma annunciate con coraggio e semplicità la penitenza.

Abbiate fiducia nel Signore, che ha vinto il mondo! Egli parla con il suo Spirito in voi e per mezzo di voi, ammonendo uomini e donne a convertirsi a Lui e ad osservare i suoi precetti.

Incontrerete alcuni fedeli, mansueti e benevoli, che riceveranno con gioia voi e le vostre parole.

Molti di più saranno però gli increduli, orgogliosi, bestemmiatori, che vi ingiurieranno e resisteranno a voi e al vostro annunzio.

Proponetevi […] di sopportare ogni cosa con pazienza e umiltà» " (FF 1440).

 

«Non temere; d’ora in poi sarai ‘pescatore’ di uomini» (Lc 5,10).

 

 

Giovedì della 22.a sett. T.O. (Lc 5,1-11)

Nel brano di oggi Gesù guarisce la suocera di Pietro e, al calar del sole, molti infermi e indemoniati, proseguendo la sua traversata per annunciare la Buona Notizia del Regno.

Il Poverello di Assisi, fra i tanti doni ricevuti dall’Alto, aveva quello di prediligere l’Annuncio del Vangelo, perché tutti potessero gustare l’incontro con Cristo Salvatore.

Infatti leggiamo nelle Fonti, nella Vita Prima del Celano:

“In mezzo all’avvilimento in cui era caduta la dottrina evangelica, non nei particolari ma in generale, la Provvidenza di Dio mandò nel mondo quest’uomo, perché, come gli apostoli, fosse testimone della verità davanti a tutti gli uomini.

E realmente egli dimostrò con chiarezza, mediante la Parola e l’esempio, quanto fosse stolta la sapienza terrena, e in breve, sotto la guida di Cristo, trascinò gli uomini, mediante la stoltezza della predicazione, all’autentica Sapienza divina” (FF 474).

Grazie a questo stretto connubio con Cristo egli operò molte guarigioni, di quanti ricorrevano a lui.

Infatti: “Una donna, inferma da molti anni e completamente immobilizzata nel suo letto, appena ebbe fatto un voto a Dio e al beato Francesco, si rialzò guarita e in grado di attendere a tutte le sue occupazioni.

Nella città di Narni viveva una donna che da otto anni aveva una mano inaridita, del tutto inutilizzabile. Un giorno le apparve il beato Padre e, toccandole la mano malata, gliela rese atta al lavoro come l’altra” (FF 558).

Così il Signore operava prodigi di ogni genere mediante il suo servo Francesco.

 

«Anche alle altre città io devo annunziare la buona notizia del Regno di Dio, poiché sono stato mandato per questo» (Lc 4,43).

 

 

Mercoledì della 22.a sett. T.O. (Lc 4,38-44)

Nel Vangelo odierno Gesù suscita stupore nella gente per la sua autorevole parola, guarendo nella sinagoga un indemoniato che cercava di "esorcizzare" la presenza del Signore.

Nelle Fonti francescane troviamo che l’assidua contemplazione e la purezza della vita avevano fatto Francesco potente sul male per grazia, rendendolo testimone credibile del Signore attraverso numerose guarigioni.

Le Fonti illuminano in proposito, in modo eloquente:

“Gente di ogni età […] correva a vedere e ad ascoltare quell’uomo nuovo.

Egli pellegrinava per le varie regioni, annunciando con fervore il Vangelo; e il Signore cooperava, confermando la Parola con i miracoli che l’accompagnavano.

Infatti, nel nome del Signore, Francesco, predicatore della verità, scacciava i demoni, risanava gli infermi” (FF 1212).

Una volta ”non so come qualificare la malattia orrenda di cui soffriva un confratello, alcuni l’attribuivano alla presenza di un diavolo maligno. Il poveretto spesso si gettava a terra e, stralunando gli occhi in modo orribile, si ravvoltolava tutto con la schiuma alla bocca; le sue membra ora si contraevano, ora si distendevano, or rigide, or piegate e contorte […] Il santo Francesco ne ebbe compassione immensa, si recò da lui, lo benedisse, pregando umilmente Iddio, e il malato ottenne pronta e completa salute e non patì più un male del genere” (FF 440).

“A Città di Castello una donna era posseduta da uno spirito maligno e furioso: appena il Santo […] ebbe ingiunto per obbedienza [di uscire da lei], il demonio fuggì pieno di sdegno, lasciando libera nell’anima e nel corpo la povera ossessa” (FF 1219)

Francesco aveva sposato la Luce che non dava più spazio al male.

 

«Erano stupiti per il suo insegnamento perché la sua Parola era con autorità» (Lc 4,32).

 

 

Martedì della 22a sett. T.O. (Lc 4,31-37)

Gesù è nella sinagoga di Nazareth. Egli proclama dal rotolo del profeta Isaia:

«Lo Spirito del Signore su di me; perciò mi ha unto per annunziare la buona notizia ai poveri […]» (Lc 4,18).

Dopo averlo riavvolto afferma che, in quell’Oggi, si è compiuta la Scrittura ascoltata dagli astanti.

 

Francesco, sulle orme di Cristo, investito dalla potenza dello Spirito di Dio, seguì la chiamata che gli era stata rivolta dal Signore con coraggio, nonostante le avversità.

Nelle Fonti è attestato che “Francesco, che non fidandosi mai di se stesso, in ogni decisione cercava ispirazione da Dio nella preghiera, scelse di vivere non per sé soltanto, ma per Colui che morì per tutti, ben consapevole di essere stato inviato da Dio a conquistare le anime” (FF 381).

Consapevole del suo mandato ai poveri, di essere stato chiamato ad annunciare la Buona Novella, “divenne araldo del Vangelo. Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il Regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza” (FF 1072).

Si studiò di non turbarsi, nel suo annunzio evangelico, dinanzi a chi lo disprezzava:

“Non potrò considerarmi vero frate minore se non resto ugualmente sereno quando mi vilipendono e ignominiosamente mi cacciano via” (FF 1639).

Lo sguardo profetico donatogli dall’alto lo portò a guardare oltre le apparenze in vista della liberazione degli oppressi.

 

 

Lunedì 22.a sett.T.O. (Lc 4,16-30)

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"His" in a very literal sense: the One whom only the Son knows as Father, and by whom alone He is mutually known. We are now on the same ground, from which the prologue of the Gospel of John will later arise (Pope John Paul II)
“Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni (Papa Giovanni Paolo II)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
But what moves me even more strongly to proclaim the urgency of missionary evangelization is the fact that it is the primary service which the Church can render to every individual and to all humanity [Redemptoris Missio n.2]
Ma ciò che ancor più mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità [Redemptoris Missio n.2]
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]
Who is freer than the One who is the Almighty? He did not, however, live his freedom as an arbitrary power or as domination (Pope Benedict)
Chi è libero più di Lui che è l'Onnipotente? Egli però non ha vissuto la sua libertà come arbitrio o come dominio (Papa Benedetto)
The Church with her permanent contradiction: between the ideal and reality, the more annoying contradiction, the more the ideal is affirmed sublime, evangelical, sacred, divine, and the reality is often petty, narrow, defective, sometimes even selfish (Pope Paul VI)
La Chiesa con la sua permanente contraddizione: tra l’ideale e la realtà, tanto più fastidiosa contraddizione, quanto più l’ideale è affermato sublime, evangelico, sacro, divino, e la realtà si presenta spesso meschina, angusta, difettosa, alcune volte perfino egoista (Papa Paolo VI)
St Augustine wrote in this regard: “as, therefore, there is in the Catholic — meaning the Church — something which is not Catholic, so there may be something which is Catholic outside the Catholic Church” [Pope Benedict]
Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» [Papa Benedetto]

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