L’Epifania del Signore regala espressioni evangeliche di straordinaria bellezza. Sulla bocca dei Magi troviamo una frase che ci appartiene, come adoratori del Bambino di Betlemme: «Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2).
In Francesco d’Assisi l’ampiezza, l’altezza e la profondità del Mistero della Manifestazione del Figlio di Dio ha connotazioni singolari da non lasciar cadere.
Basti pensare ad alcuni passi delle Fonti che ne registrano la misura.
“Il Santo si fermava volentieri nell’eremo di Greccio, sia perché lo vedeva ricco di povertà, sia perché da una celletta appartata, costruita sulla roccia prominente, poteva dedicarsi più liberamente alla contemplazione delle cose celesti.
È proprio questo il luogo, dove qualche tempo prima aveva celebrato il Natale del Bambino di Betlemme, facendosi bambino con il Bambino” (FF 621).
Ancora: “Non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata […] la Vergine poverella.
Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della Beata Vergine e l’indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore […]
Per questo chiamava la povertà virtù regale, perché rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina” (FF 788).
La Stella che guida Francesco alla grotta per adorare il Figlio di Dio è la Povertà. Questa rifulge nella penuria di Betlemme e lo commuove fino alle lacrime.
Al Bimbo-Dio il Piccolo di Assisi offre l’oro dell’amore per i poveri, l’incendio della sua continua contemplazione del Mistero e la mirra delle numerose sofferenze ricevute in custodia dal Dono del Padre, srotolato per noi sulla terra.
La sua vicinanza alla gente era tale da fargli indossare una poverissima tonaca, che somigliava alla ruvida tunica dei meno abbienti.
Anche tutti i suoi figli frati erano accanto al popolo, e tutto ciò lo rendeva un Adoratore per eccellenza della Divinità spoglia, solo vestita di carne; figura vicina ai bisogni dell’uomo.
“Un giorno un povero gli chiese l’elemosina ed egli, non avendo niente per le mani, scucì un lembo della sua tonaca e lo regalò al povero.
Altre volte, allo stesso fine, si tolse perfino i calzoni.
Tanta era la tenera compassione che provava per i poveri e tanto l’affetto che lo spingeva a seguire le orme di Cristo povero” (FF 677).
E di questo farsi dono al Re nei poveri cercò, con somma cura, d’informare i suoi frati.
Un episodio lo attesta:
“Era certamente di cuore buono per natura, ma lo divenne doppiamente per la carità che gli venne data dall’alto […] Qualunque fosse il bisogno e qualsivoglia necessità vedeva negli altri […] li riferiva a Cristo.
Così in tutti i poveri riconosceva il Figlio della Madonna povera e portava nudo nel cuore Colui, che lei aveva portato nudo tra le braccia” (FF 670).
Adorava nel suo cuore il Bambino fattosi Dono per l’umanità e ne inseguiva le sembianze in coloro che più da vicino ne mostravano i tratti. Tanto che una volta incontrando un povero e osservandone l’estrema nudità, disse al frate che l’accompagnava:
«Ho scelto per mia ricchezza e mia donna la povertà: ma ecco che rifulge maggiormente in costui.
Non sai tu che si è sparsa per tutto il mondo la fama che noi siamo i più poveri per amore di Cristo?
Ma questo povero ci convince che le cose non stanno così» (FF 671).
Seguendo la stella della santa povertà evangelica di cui Francesco era innamorato, giunse alla grotta della Manifestazione, dove tutti sono chiamati ad adorare il Figlio di Dio.
Gustò la Bellezza fatta carne per altra strada, lontano dai non pochi ‘Erodi’ figli dell’inganno.
“L’uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia” (FF 1186).
«Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» ( Mt 2,2).
Epifania del Signore (Mt 2,1-12)