In questo brano del Vangelo di Marco viene narrato l’episodio della tempesta sedata dal Signore della storia e della gloria.
Gesù comanda ai venti e dice al mare:« Taci, sta’ zitto!» (Mc 4,39) e, dinanzi alla paura dei suoi, chiama in causa la loro fede.
Francesco, Araldo del Vangelo, dopo pochi anni dalla sua conversione, guidato dallo Spirito che spinge la vela dell’esistenza umana, desiderava morire per Cristo nell’annuncio della Parola, oltremare.
L’incontro con Gesù lo avevo reso coraggioso e tenace, tanto da esortare i suoi stessi frati ad abbandonare ogni timore navigando nei marosi del mondo.
Interessante è fermarsi a meditare su un brano riportato dalle Fonti e che ritrae Francesco nell’esperienza dei venti contrari.
"A sei anni dalla sua conversione, infiammato dal desiderio del martirio, decise di passare il mare e recarsi nelle parti della Siria, per predicare la fede cristiana e la penitenza ai saraceni e agli altri infedeli.
Ma la nave su cui si era imbarcato, per raggiungere quel paese, fu costretto dai venti contrari a sbarcare dalle parti della Schiavonia.
Vi rimase per qualche tempo; ma poi, non riuscendo a trovare una nave che andasse nei paesi d’oltremare, defraudato nel suo desiderio, pregò alcuni marinai, diretti ad Ancona, di prenderlo con sé, per amore di Dio. Ne ebbe un netto rifiuto, perché non aveva il denaro necessario.
Allora l’uomo di Dio, riponendo tutta la sua fiducia nella bontà del Signore, salì ugualmente, di nascosto, sulla nave, col suo compagno.
Si presentò un tale - certo mandato da Dio in soccorso del suo poverello - portando con sé il vitto necessario.
Chiamò uno dei marinai, che aveva timor di Dio, e gli parlò così: «Tutta questa roba tienila per i poveri frati che sono nascosti sulla nave: gliela darai quando ne avranno bisogno».
Se non che, capitò che, per la violenza, i marinai, per moltissimi giorni, non poterono sbarcare e così consumarono tutte le provviste.
Era rimasto solo il cibo offerto in elemosina, dall’alto, a Francesco poverello.
Era molto scarso, in verità; ma la potenza divina lo moltiplicò in modo tale che bastò per soddisfare pienamente le necessità di tutti, per tutti quei giorni di tempesta, finché poterono raggiungere il porto di Ancona.
I marinai, vedendo che erano scampati molte volte alla morte, per i meriti del servo di Dio, resero grazie a Dio onnipotente, che si mostra sempre mirabile e amabile nei suoi amici e nei suoi servi.
Ben a ragione, perché avevano provato da vicino gli spaventosi pericoli del mare e avevano visto le ammirabili opere di Dio nelle acque profonde" (FF 1170).
Leggiamo ancora del Poverello:
"Lasciato il mare, incominciò a pellegrinare sulla terra spargendovi il seme della salvezza e raccogliendo una messe abbondante di buoni frutti" (FF 1171).
“Confortandosi nel Signore, pregava fiducioso e ripeteva cantando quella parola del profeta: infatti anche se dovessi camminare in mezzo all’ombra di morte, non temerò alcun male, perché tu sei con me" (FF 1172).
La sua fede nel Cristo gli faceva superare ogni timore, dormendo a poppa delle situazioni incresciose, sapendo in Chi aveva posto ogni speranza.
«Perché siete paurosi? Non avete ancora Fede?»
Sabato 3.a sett.T.O. (Mc 4,35-41)