Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Martedì, 15 Aprile 2025 03:51

Scritture che aprono, Missione che attesta

Il Risorto, prima di ascendere al Padre, apparve agli Undici e agli altri discepoli, facendo le sue grandi consegne: essere testimoni di vita nuova, predicando il Vangelo a tutti i popoli.

Il Povero d’Assisi, sempre assorto nella contemplazione dei misteri di Cristo, aveva compreso che nel nome del Signore crocifisso e risorto sarebbero stati predicati a tutti gli uomini la conversione e il perdono dei peccati.

La sua mente aperta gli consentiva di scrutare e penetrare acutamente le Scritture, considerandole di somma importanza.

Infatti le Fonti illustrano:

"«Il predicatore - diceva - deve prima attingere nel segreto della preghiera ciò che poi riverserà nei discorsi.

Prima deve riscaldarsi interiormente, per non proferire all’esterno fredde parole».

È un ufficio, sottolineava, degno di riverenza, e tutti devono venerare quelli che lo esercitano: 

Essi sono la vita del corpo, gli avversari dei demoni, essi sono la lampada del mondo […]

Una volta fece scrivere come norma generale:

«Dobbiamo onorare e venerare tutti i teologi e quanti ci dispensano la parola di Dio come quelli che ci somministrano spirito e vita»" (FF 747).

E ancora la Leggenda maggiore ammaestra:

"Cercava la salvezza delle anime con pietà appassionata, con zelo e fervida gelosia e, perciò, diceva che si sentiva riempire di profumi dolcissimi e, per così dire, cospargere di unguento prezioso, quando veniva a sapere che i suoi frati sparsi per il mondo, col profumo soave della loro santità, inducevano molti a tornare sulla retta via.

All’udire simili notizie esultava nello spirito e ricolmava di invidiabilissime benedizioni quei frati che, con la parola e con le opere, trascinavano i peccatori all’amore di Cristo" (FF 1138).

Il compimento delle Scritture su Gesù diventa per Francesco l’entrata del Kerigma nel suo cammino spirituale, con la conseguente trasformazione del Poverello in Servo della Parola annunciata con fede e testimoniata dalle opere.

La Pasqua del Signore crocifisso e risorto sfociava nella predicazione indefessa della salvezza a prezzo del suo sangue versato per tutti in remissione dei peccati del mondo intero.

Il Minimo fece sua la missione affidata da Cristo ai discepoli, sospinto dalla potenza dello Spirito, incontro al Regno di Dio.

 

«Così sta scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che sarebbe stata predicata nel suo nome la conversione in remissione dei peccati a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme» (Lc 24,46-47)

 

 

Giovedì dell’ottava di Pasqua  (Lc 24,35-48)

Lunedì, 14 Aprile 2025 04:01

Vedere e credere pellegrinando

Gesù Risorto si affiancò ai discepoli di Emmaus che conversavano di Lui su quanto era accaduto in Gerusalemme. Egli li mise alla prova.

Il corpo di Cristo era ormai in una condizione nuova, gloriosa, pur conservando la sua identità. Per riconoscerlo era necessaria la fede e la libertà dei figli di Dio.

 

Per Francesco la povertà e la libertà di spirito unite alla fede erano l’ossatura fondamentale della sua parabola esistenziale di «minore».

Chiedere l’elemosina, ad esempio, anche nel tempo di Pasqua, vivendo la condizione di viandante in cammino, era per lui esercizio mirabile dei valori anzidetti.

Sfogliando le Fonti, nella Leggenda maggiore, si legge:

"Una volta, nel giorno santo di Pasqua, siccome si trovava in un romitorio molto lontano dall’abitato e non c’era possibilità di andare a mendicare, memore di Colui che in quello stesso giorno apparve ai discepoli in cammino verso Emmaus, in figura di pellegrino, chiese l’elemosina, come pellegrino e povero, ai suoi stessi frati.

Come l’ebbe ricevuta, li ammaestrò con santi discorsi a celebrare continuamente la Pasqua del Signore, passando per il deserto del mondo in povertà di spirito e come pellegrini e forestieri e come veri Ebrei.

Poiché, nel chiedere le elemosine egli non era spinto dalla brama del guadagno, ma dalla libertà dello Spirito. Dio, padre dei poveri, mostrava per lui una speciale sollecitudine" (FF 1129).

E fu quella libertà interiore insieme alla fede che si trasformarono in porta di riconoscimento del Cristo Risorto allo spezzare del pane, come ad Emmaus.

Francesco aveva occhi tridimensionali, che gli consentivano di andare oltre le apparenze, cogliendo la sostanza del messaggio che aveva dinanzi.

Infatti, nelle Ammonizioni, così si esprime:

«Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile […]

E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato.

E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo il pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero» (FF 144).

Il Poverello aveva acquisito, per grazia, la capacità interiore di decifrare le orme del Signore nell’ordinario dei giorni, con vera concretezza.

 

«E avvenne che essendosi egli messo a tavola con loro, preso il pane, pronunziò la benedizione e spezzato porgeva loro. Ora, si aprirono i loro occhi e lo riconobbero» (Lc 24,30-31)

 

 

Mercoledì fra l’ottava di Pasqua  (Lc 24,13-35)

Domenica, 13 Aprile 2025 06:06

Dall’esterno all’interno

«Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15).

 

Maria di Magdala piangeva il suo Signore, vicino al sepolcro. Smarrita e addolorata, si affliggeva non sapendo dove fosse, fin quando Gesù si fece presente.

Anche Chiara, nel chiuso di San Damiano, piangeva durante l’orazione per il suo Cristo, unendosi alla sua Passione, nell’attesa della Risurrezione.

Nella Leggenda leggiamo:

"Aveva ormai fissato nella Luce lo sguardo ardentissimo del desiderio interiore e, trascesa la sfera delle vicissitudini umane, spalancava in tutta la sua ampiezza il campo del suo spirito alla pioggia della Grazia.

[…] Spessissimo, prostrata in orazione col volto a terra, bagna il suolo di lacrime e lo sfiora con baci: così che pare avere sempre tra le braccia il suo Gesù, i cui piedi inondare di lacrime, su cui imprimere baci" (FF 3197).

Chiara cercava interiormente il Signore, anche per coloro che non lo desideravano.

Si guardava dal trattenere Cristo che saliva al Padre, vivendo l’annuncio della Resurrezione con volto di luce, attestante la visione attuale di Lui ai fratelli che l’avvicinavano.

Visse il perenne Esodo terreno in vista della Terra promessa, che già assaporava a piccole dosi.

Francesco, dal canto suo, giullare della Risurrezione, piangeva la Passione d’Amore, corroborata dalla rinascita esistenziale.

Ancora, nella Leggenda maggiore di San Bonaventura:

"A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell’altro mondo: uno che, la mente e il volto sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l’alto" (FF 1072).

Come Maria di Magdala ebbe a fare il passaggio dall’esterno (vicina al sepolcro) all’interno della propria anima - per riconoscere Gesù Risorto.

Così Francesco, dopo essere vissuto all’esterno, fra allegre brigate assisane, aveva incontrato il «Rabbuni» all’interno del suo  cuore.  Riconoscendo e decifrando il Maestro della sua vita, in orazione dinanzi al Crocifisso di San Damiano.

Lì ritrovando Dio, ritrovava se stesso; in mezzo al pianto e alla gioia perfetta.

Gesù rivolse pure a lui la domanda: «Perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20,15).

Il Crocifisso damianita divenne il luogo della sua risurrezione, dove il pianto di una vita mancata, passata nei sollazzi, cedette il passo alla Chiamata per nome, in vista d’una rigenerazione personale e comunitaria.

A San Damiano, quando dal Crocifisso venne a lui una Voce divina che lo invitò a cambiare vita, il Povero pronunciò questa preghiera:

«Rapisca, ti prego, o Signore,

l’ardente e dolce forza del tuo amore

la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,

perché io muoia per amore dell’amore tuo,

come tu ti sei degnato morire

per amore dell’amore mio» (FF 277).

 

 

Martedì Ottava di Pasqua  (Gv 20,11-18)

Sabato, 12 Aprile 2025 05:07

Gioia dell’Annuncio

«Essendo andate presto dal sepolcro con paura e grande gioia, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli» (Mt 28,8).

La liturgia del Lunedì dell’Angelo ritrae la gioia delle donne cui è affidato l’annuncio ai fratelli affinché vadano in Galilea: là lo avrebbero visto!

 

Francesco e Chiara d’Assisi vivevano la Pasqua ogni giorno, e ogni mattino era occasione favorevole per testimoniare che la Croce era fiorita nel mandorlo della Resurrezione.

Ogni momento era l’istante giusto per lodare il Signore Crocifisso e Risorto, e per invitare alla lode tutte le creature, poiché i Due Poveri appartenevano al mondo dei piccoli e semplici.

Francesco non sprecava alcuna opportunità per annunciare la Buona Novella.

Lui, il discepolo amato da Gesù, e Chiara, ‘altra Maria’, erano stati al sepolcro. Avevano trovato la pietra rotolata e con la loro esistenza narravano la rigenerazione sperimentata.

La gioia della Pasqua era inscritta nei loro cuori e le Fonti ci aiutano a comprenderlo bene.

"Andando Francesco per città e castelli, cominciò a predicare dappertutto con più grande impegno e sicurezza, non ricorrendo a persuasivi ragionamenti fondati sulla sapienza umana, ma basandosi sulla dottrina e sulla virtù dello Spirito Santo, annunziando con fiducia il regno di Dio.

Era un evangelizzatore della verità, fatto forte dall’autorità apostolica. Non ricorreva all’adulazione, sprezzava il bel parlare.

Quella che proponeva agli altri nelle sue esortazioni, era innanzitutto sua vissuta convinzione personale; così era in grado di annunziare sinceramente la verità" (FF 1463).

Infatti, l’unica Verità da annunciare era ed è Cristo risorto dai morti, Speranza della Gloria!

Sempre esortava i suoi frati a celebrare la Pasqua, fedeli alla povertà di Cristo:

"Anche nelle feste principali, quando ve n’era l’opportunità, era solito andare per l’elemosina. Perché, diceva, nei poveri di Dio si realizza la parola del profeta: l’uomo ha mangiato il pane degli Angeli.

Il pane degli Angeli è quello che la santa povertà raccoglie di porta in porta e che, domandato per amor di Dio, per amor di Dio viene elargito, per suggerimento degli Angeli santi" (FF 1129).

Contemplando la Bellezza di Dio, che richiama la Luce Pasquale della Resurrezione, nelle Lodi di Dio Altissimo, Francesco così si esprime:

«Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.

Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,

Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.

Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei.

Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero […]» (FF 261).

Con umiltà e fiducia nel Signore, l’alba della Resurrezione abitava ogni gesto dell’Alter Christus e di Chiara, in ogni evento quotidiano.

 

 

Lunedì dell’ottava di Pasqua  (Mt 28,8-15)

Venerdì, 11 Aprile 2025 15:29

Con il Risorto!

«Ora, il primo giorno della settimana, Maria di Magdala viene al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vede la pietra tolta dal sepolcro» (Gv 20,1).

Il quarto Vangelo narra del sepolcro vuoto trovato dalla Maddalena che corre dai discepoli per attestare quanto ha veduto. Pietro e Giovanni corrono a constatare la Verità: Gesù non è in un luogo di morte.

 

Francesco e Chiara furono i discepoli della Resurrezione, poiché il loro tenore di vita quaggiù fu quello di umili e rigenerati figli del Risorto.

Anche dopo la loro morte gli astanti videro luci e miracoli che ne derivarono, testimoniando il Vangelo.

A riguardo della dipartita di Chiara, così si esprime la Leggenda:

"Il giorno successivo alla festa del beato Lorenzo, quella santissima anima esce dalla vita mortale, per essere premiata con l’alloro eterno; e, disfatto il tempio della carne, il suo spirito passa beatamente al cielo.

Benedetto quest’esodo dalla valle della miseria, che fu per lei ingresso nella vita beata!

Ormai, in cambio della penuria del cibo, si rallegra al convito dei cittadini del cielo; ormai in cambio dell'umile cenere, beata nel regno dei cieli, è resa splendente dalla stola della gloria eterna" (FF 3254).

Ancora le Fonti:

"Dunque Chiara, mentre era in vita, rifulgeva per la luce dei suoi meriti: e ora, che è inabissata nella chiarità senza fine, non di meno risplende tuttora, per la meravigliosa luce dei miracoli, fino all’estremità della terra" (FF 3262).

Infatti, come attesta la Bolla papale:

"Dopo la sua morte […] fu condotto al suo sepolcro un malato di mal caduco, che non poteva camminare da sé per la contrazione di una gamba: e, lì davanti, la sua gamba risuonò fragorosamente, ed egli fu guarito dall’una e dall’altra infermità" (FF 3309).

Corse al sepolcro… e incontrò la vita!

Chiara, entrata nella gloria, seminava con Cristo risurrezione.

E la stessa dipartita di Francesco sparse quella gioia che unicamente il Signore può dare.

"I frati e figli, che erano accorsi al transito del padre, insieme con tutta la popolazione, dedicarono quella notte, in cui l’almo confessore di Cristo era morto, alle divine lodi: quelle non sembravano esequie di defunti, ma veglie d’angeli.

Venuto il mattino, le folle, con rami d’albero e gran numero di fiaccole, tra inni e cantici scortarono il sacro corpo nella città di Assisi.

Passarono anche dalla chiesa di San Damiano, ove allora dimorava con le sue vergini quella nobile Chiara, che ora è gloriosa nei cieli.

Là sostarono un poco […] Giunsero finalmente, con grande giubilo, nella città e seppellirono con ogni riverenza quel prezioso tesoro, nella chiesa di San Giorgio, perché là, da fanciullino, egli aveva appreso le lettere e là, in seguito, aveva predicato per la prima volta. Là, dunque, giustamente trovò, alla fine, il primo luogo del suo riposo" (FF 1250).

E ancora:

"Il venerabile padre passò dal naufragio di questo mondo nell’anno 1226 dell’incarnazione del Signore, il 4 ottobre, la sera di un sabato, e fu sepolto la domenica successiva.

L’uomo beato, appena fu assunto a godere la luce del volto di Dio, incominciò a risplendere per grandi e numerosi miracoli" (FF 1251).

Ora che regnava con Cristo crocifisso e Risorto, a cui si era perfettamente conformato, lasciava tracce di Luce sulla terra, sulle orme di Lui.

Il sepolcro era vuoto! L’Energia e la Vita divina avevano prevalso. Alleluja!

 

 

Pasqua «Risurrezione del Signore»  (Gv 20,1-9)

Venerdì, 11 Aprile 2025 04:18

E tu sii benedetto per avermi redenta

Il sabato santo, giorno di silenziosa attesa, era per Francesco e Chiara occasione di speciale unità con Maria, la Madre di Gesù, che con Lui visse tutti i misteri della redenzione.

Al pari di Francesco, Chiara partecipò "in simbiosi" con Cristo alla sua Passione.

Nella contemplazione le fu dato di sperimentare il Mistero Pasquale dello Sposo, conoscendo la profondità del martirio di Lui.

Immobile e fuori di sé dal giovedì santo, arrivò al sabato santo con una indicibile ‘unità cristica’.

Leggiamo nelle Fonti passi preziosi al riguardo:

"Venendo poi la notte dopo il venerdì, la figlia devota accende una candela e con un cenno, non con le parole, ricorda alla Madre il comando di San Francesco.

Il Santo le aveva ordinato, infatti, di non lasciar passare giorno alcuno senza cibo.

E, mentre le stava in piedi davanti, Chiara, come ritornando da un altro luogo, proferì queste parole:

«Che bisogno c’è della candela? Non è forse giorno?».

«Madre - le risponde quella - il giorno è passato ed è ritornata un’altra notte».

E a lei Chiara:

«Sia benedetto questo sonno, carissima figlia; perché, dopo averlo tanto desiderato, mi è stato dato in dono.

Ma guardati dal raccontare di questo sonno a qualcuno, finché vivo in questo corpo»” (FF 3217).

Al momento del suo commiato, come “Altera-Maria” visse con il cuore sempre ai piedi della croce e nella fede, tra le lacrime delle figlie desolate.

E volgendosi alla sua anima disse:

«Va’, sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio. Va’, perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore».

«E tu, Signore, - soggiunse - sii benedetto, che mi hai creata».

Interrogandola una delle sorelle a chi stesse parlando, rispose:

«Io parlo all’anima mia benedetta»*.

E ormai quella gloriosa scorta non era molto lontana.

Volgendosi infatti a una figlia, le domanda:

«Vedi tu il Re della gloria, che io vedo, o figlia?» (FF 3252).

Chiara era ormai vicina al passare da questo mondo al Padre, quando una sua figlia, su cui si posò lo Spirito del Signore, vide, con gli occhi del corpo, questa beatificante visione:

"Trafitta invero dal dardo di un profondo dolore, volge lo sguardo verso la porta della casa: ed ecco, entra una schiera di vergini in bianche vesti e tutte hanno ghirlande d’oro sul capo.

Si avanza tra loro una più splendente delle altre, dalla cui corona, che appare alla sommità come un turibolo traforato, s’irradia un tale splendore da mutare in luce del giorno l’oscurità della notte tra le pareti della casa.

Si avvicina al lettuccio, dove giace la Sposa del Figlio e, chinandosi su di lei con tenerissimo amore, le dona un dolcissimo abbraccio.

Le vergini distendono un pallio di meravigliosa bellezza e, tutte a gara servendo, rivestono il corpo di Chiara e ne adornano il talamo" (FF 3253).

La Vergine Maria, la Madre di Gesù, Colei che aveva vissuto con la Povera il sabato santo, era venuta a prenderla per condurla dal suo Figlio glorioso, crocifisso e Risorto.

Un albeggiare colmo di attesa, e gravido - nella potenza dello Spirito.

 

«Non abbiate paura, voi; so infatti che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui […]» (Mt 28,5-6a).

«Chi ci rotolerà via la pietra dalla porta del sepolcro?» (Mc 16,3).

«Il Figlio dell’uomo deve essere consegnato nelle mani di uomini peccatori ed essere crocifisso e il terzo giorno risorgere» (Lc 24,7).

 

* È la notte tra il venerdì e il sabato prima della morte di Chiara, cioè la notte tra l’8 e il 9 agosto 1253.

 

 

Sabato santo - Veglia Pasquale (Mt 28,1-10); (Mc 16,1-7); (Lc 24,1-12).

Giovedì, 10 Aprile 2025 06:16

Amore sino alla fine

La Passione del Signore narrata dall’evangelista Giovanni, ripropone alla nostra attenzione l’arresto e il tradimento del Figlio di Dio, il suo essere condotto davanti ai sommi sacerdoti Anna e Caifa.

Quest’ultimo pronunciò quella cruda espressione:

«Conviene che muoia un solo uomo per il popolo» (Gv 18,14).

Quindi condotto nel pretorio di Pilato che lo consegna ai capi dei sacerdoti e guardie per essere crocifisso.

Dramma d’Amore del nostro Dio per l’uomo da Lui amato!

 

Francesco trascorreva il venerdì santo unendosi alla Passione del Signore, immedesimato in essa.

Il digiuno, in coerenza con quanto Gesù dice nel Vangelo [quando sarà tolto loro lo Sposo, allora digiuneranno] era di certo rispettato in quel giorno da tutti i frati e dalle sorelle di San Damiano.

Nella Regola non bollata (1221), così Francesco si esprime:

«La santa Quaresima, invece, che comincia dall’Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni, quella che il Signore consacrò con il suo santo digiuno, coloro che volontariamente la digiunano siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non siano obbligati. Ma l’altra, fino alla Resurrezione del Signore, la digiunino.

Negli altri tempi non siano tenuti a digiunare, se non il venerdì» (FF 84).

Così pure Chiara e le sue sorelle erano fedeli al digiuno, specie la Madre:

"Finché fu in salute, infatti, digiunava a pane e acqua la quaresima maggiore e la quaresima di San Martino vescovo, gustando solo la domenica un po’ di vino, se ne aveva […]" (FF 3194).

Le sorelle, preoccupate per la sua salute, deploravano con lacrime quelle morti quotidiane a cui si sottoponeva, finché Francesco le ordinò di non far passare giorno senza mangiare almeno un’oncia e mezza di pane.

L’unione alla Passione di Cristo era vissuta anzitutto interiormente, ma pure il corpo viveva il lutto per lo Sposo tradito, vilipeso e ucciso per la salvezza di molti.

Francesco piangeva la Passione del Signore riempiendo i boschi di lacrime e gemiti, mentre Chiara, in monastero, con tutta sé stessa prendeva parte al martirio di Cristo nell’orazione continua.

Nella Vita seconda del Celano, a riguardo degli ultimi momenti di vita del Poverello, viene riportato quanto segue:

"Trascorse i pochi giorni che gli rimasero in un inno di lode, invitando i suoi compagni dilettissimi* a lodare con lui Cristo. Egli poi, come gli fu possibile, proruppe in questo salmo:

«Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce ho chiesto soccorso al Signore».

Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio, e con certi versi, che aveva composto un tempo, le esortava all’amore divino. Perfino la morte, a tutti terribile e odiosa, esortava alla lode, e andandole incontro lieto, la invitava ad essere sua ospite:

«Ben venga, mia sorella morte!» " (FF 809).

E ancora:

"Si rivolse poi al medico*: «Coraggio, frate medico, dimmi pure che la morte è imminente: per me sarà la porta della vita!».

E ai frati:

«Quando mi vedrete ridotto all’estremo, deponetemi nudo sulla terra, come mi avete visto ieri l’altro, e dopo che sarò morto, lasciatemi giacere così per il tempo necessario a percorrere comodamente un miglio».

Giunse infine la sua ora, ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio" (FF 810).

Chiara, innamorata del suo Signore e pianticella del Serafico padre, passò altresì il giovedì santo e tutto il venerdì fra le piaghe di Cristo:

"Tutta quella notte e per tutto il giorno seguente rimane come assorbita, così fuori di sé stessa che, con gli occhi assenti, sempre fissa ad un’unica visione, sembra inchiodata con Cristo e del tutto insensibile.

Torna più volte da lei una figlia familiare, per vedere se per caso desideri qualche cosa, e sempre la trova immobile nella stessa posizione" (FF 3217).

L’amore per Cristo crocifisso fu per Chiara e Francesco fonte di ogni ragione di vita, di ogni gesto compiuto nel segno della croce, fiorita il mattino di Pasqua.

 

* frate Angelo e frate Leone.

* Il medico: Bongiovanni, nativo di Arezzo secondo varie fonti, o forse di Assisi, figlio di Marangone Cristiano.

 

 

Venerdì santo «Passione del Signore»  (Gv 18,1-19,42)

Mercoledì, 09 Aprile 2025 05:17

Cena e grembiule

«Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1).

La lavanda dei piedi fatta da Gesù ai suoi fu per Francesco scuola di vita. Comprese, infatti, sino in fondo il significato profondo di quel gesto, riproducendolo nel suo cammino.

Il Povero d’Assisi tutta la vita lavò i piedi ai suoi frati e al prossimo che incontrava, sempre pronto a servire e aiutare chiunque avesse bisogno.

Francesco non solo amò l’Eucaristia, ma lui stesso visse in modo eucaristico, facendo del suo corpo e del suo sangue pane per i fratelli e per la cura di loro.

Scorrendo le Fonti ci accorgiamo di  quanta enfasi e sollecitudine eucaristica rivestì i suoi giorni.

Da quanto ardore e penetrazione evangelica è attraversata la sua nuda esistenza di frate, che sempre restituiva a Dio e ai fratelli quanto gratuitamente aveva ricevuto.

Anche gli ultimi giorni di Francesco enunciano con chiarezza il suo sguardo rivolto alla Cena del Signore.

Leggiamo nelle Fonti:

"Mentre i frati versavano amarissime lacrime e si lamentavano desolati, si fece portare del pane, lo benedisse, lo spezzò e ne diede da mangiare un pezzetto ciascuno.

Volle anche il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il Vangelo secondo Giovanni, dal brano che inizia:

«Prima della festa di Pasqua», ecc.

Si ricordava in quel momento della santissima cena, che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli per l’ultima volta, e fece tutto questo appunto a veneranda memoria di quella cena e per mostrare quanta tenerezza di amore portasse ai frati" (FF 808).

Anche Chiara ebbe grande devozione per la Santa Cena del Signore, vivendo in unità con lo Sposo il mistero pasquale.

"Era giunto, una volta, il giorno della Cena santissima, nella quale il Signore amò i suoi fino alla fine.

Verso sera, avvicinandosi l’agonia di Cristo, Chiara si chiuse, triste ed afflitta, nel segreto della cella. E accompagnando in preghiera il Signore in preghiera, la sua anima triste fino alla morte si imbevve dell’angosciosa tristezza di Lui e la memoria, poco a poco, si compenetrò pienamente della cattura e di tutta la derisione: sì che cadde riversa sul giaciglio" (FF 3217).

E le Fonti registrano il suo intenso amore per l’Eucaristia dicendo:

"Quando poi stava per ricevere il Corpo del Signore, versava prima calde lacrime e, accostandosi quindi con tremore, temeva Colui che si nasconde nel Sacramento non meno che il Sovrano del cielo e della terra" (FF 3210).

Francesco e Chiara fecero dell’Eucaristia il luogo dell’apprendimento nell’arte di vivere.

 

 

Giovedì santo «Cena del Signore»  (Gv 13,1-15)

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We may ask ourselves: who is a witness? A witness is a person who has seen, who recalls and tells. See, recall and tell: these are three verbs which describe the identity and mission (Pope Francis, Regina Coeli April 19, 2015)
Possiamo domandarci: ma chi è il testimone? Il testimone è uno che ha visto, che ricorda e racconta. Vedere, ricordare e raccontare sono i tre verbi che ne descrivono l’identità e la missione (Papa Francesco, Regina Coeli 19 aprile 2015)
There is the path of those who, like those two on the outbound journey, allow themselves to be paralysed by life’s disappointments and proceed sadly; and there is the path of those who do not put themselves and their problems first, but rather Jesus who visits us, and the brothers who await his visit (Pope Francis)
C’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto se stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita (Papa Francesco)
So that Christians may properly carry out this mandate entrusted to them, it is indispensable that they have a personal encounter with Christ, crucified and risen, and let the power of his love transform them. When this happens, sadness changes to joy and fear gives way to missionary enthusiasm (John Paul II)
Perché i cristiani possano compiere appieno questo mandato loro affidato, è indispensabile che incontrino personalmente il Crocifisso risorto, e si lascino trasformare dalla potenza del suo amore. Quando questo avviene, la tristezza si muta in gioia, il timore cede il passo all’ardore missionario (Giovanni Paolo II)
This is the message that Christians are called to spread to the very ends of the earth. The Christian faith, as we know, is not born from the acceptance of a doctrine but from an encounter with a Person (Pope Benedict))
È questo il messaggio che i cristiani sono chiamati a diffondere sino agli estremi confini del mondo. La fede cristiana come sappiamo nasce non dall'accoglienza di una dottrina, ma dall'incontro con una Persona (Papa Benedetto)
From ancient times the liturgy of Easter day has begun with the words: Resurrexi et adhuc tecum sum – I arose, and am still with you; you have set your hand upon me. The liturgy sees these as the first words spoken by the Son to the Father after his resurrection, after his return from the night of death into the world of the living. The hand of the Father upheld him even on that night, and thus he could rise again (Pope Benedict)
Dai tempi più antichi la liturgia del giorno di Pasqua comincia con le parole: Resurrexi et adhuc tecum sum – sono risorto e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano. La liturgia vi vede la prima parola del Figlio rivolta al Padre dopo la risurrezione, dopo il ritorno dalla notte della morte nel mondo dei viventi. La mano del Padre lo ha sorretto anche in questa notte, e così Egli ha potuto rialzarsi, risorgere (Papa Benedetto)
The Church keeps watch. And the world keeps watch. The hour of Christ's victory over death is the greatest hour in history (John Paul II)
Veglia la Chiesa. E veglia il mondo. L’ora della vittoria di Cristo sulla morte è l’ora più grande della storia (Giovanni Paolo II)
Before the Cross of Jesus, we apprehend in a way that we can almost touch with our hands how much we are eternally loved; before the Cross we feel that we are “children” and not “things” or “objects” [Pope Francis, via Crucis at the Colosseum 2014]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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