Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
In questa liturgia il brano lucano propone la parabola del Seminatore e la ricezione dei vari terreni; parallelo con la Parola di Dio assimilata in modo differente.
Il nuovo Evangelista di questo ultimo tempo, Francesco, era innamorato della Parola e il suo ascolto era costante, tanto da averla impressa nella sua memoria.
Era terreno buono che produceva il cento per uno.
Le Fonti c’informano:
”Irradiato dagli splendori della Luce eterna, scrutava le profondità delle Scritture con intelletto limpido e acuto. Il suo ingegno, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri […]
Leggeva di tanto in tanto i libri sacri e riteneva tenacemente impresso nella memoria quanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosa devozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta” (FF 1188).
“Con altrettanta cura e devozione si impegnava a compiere gli altri insegnamenti uditi.
Egli infatti non era mai stato ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando ad una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di eseguirlo alla lettera” (FF 357).
Come lo chiama il Celano, nella Vita prima - «fiume di Paradiso» - Francesco, “il nuovo evangelista di questo ultimo tempo ha diffuso con amorosa cura le acque del Vangelo per il mondo intero, e con le opere ha additato la via e la vera dottrina del Figlio di Dio” (FF 475).
Nella Regola non bollata (1221):
«Manteniamoci dunque Fedeli alle parole, alla vita, alla dottrina e al Santo Vangelo di Colui che si è degnato di pregare per noi il Padre» (FF 62).
E “guardiamoci bene dall’essere la terra lungo la strada, o la terra sassosa, o quella invasa dalle spine secondo quanto dice il Signore nel Vangelo:
«Il seme è la Parola di Dio […] il seme affidato alla terra buona, sono coloro che, ascoltando la parola con buone, anzi ottime disposizioni, la intendono e la custodiscono e portano frutti con la perseveranza»” (FF 58).
«Uscì il Seminatore per seminare la sua semente […] La semente è la Parola di Dio» (Lc 8,5a.11b)
Sabato della 24.a sett. T.O. (Lc 8 4-15)
Il capitolo otto di Luca, all’inizio, parla di annuncio della Buona Novella del Regno da parte di Gesù e dei Dodici, e della sequela di donne che, sanate, seguono il Signore, mettendo quanto possiedono al loro servizio.
Aprendo la finestra francescana vediamo che, dopo aver conosciuto la volontà del Signore per divina ispirazione, Francesco, il Minimo, si dedica anima e corpo a compiere la missione affidatagli da Dio.
Suo compito: annunciare il Regno, far conoscere alla gente la Buona Novella in povertà, rinunciando a ogni cosa che non fosse indispensabile.
Le Fonti sono straordinariamente ricche in proposito.
“Un giorno, mentre ascoltava la Messa, udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare […] Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano al sacerdote.
Allora, raggiante di gioia, esclamò:
«È proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze!».
E fissando nella memoria quelle direttive, s’impegnò ad eseguirle lietamente […]
Si sbarazzò di tutto quello che possedeva di doppio […] Si confezionò una tonaca misera e grossolana e, in luogo della cinghia di pelle, strinse i fianchi con una corda.
Ispirato da Dio, cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza, con semplicità.
Le sue parole non erano frivole […] ma piene della virtù dello Spirito Santo penetravano nell’intimo delle coscienze, così da toccare vivamente gli ascoltatori” (FF 1427).
“L’uomo di Dio, Francesco, animato dallo Spirito dei profeti e seguendo il loro linguaggio, come echeggiando il suo precursore, annunziava la pace e predicava la salvezza” (FF 1428).
“Un numero crescente di persone veniva attirato dalla schiettezza e veracità dell’insegnamento e della vita di Francesco.
Due anni dopo la sua conversione, alcuni uomini si sentirono stimolati dal suo esempio a fare penitenza e a unirsi a lui, rinunziando a tutto, indossando lo stesso saio e conducendo la stessa vita” (FF 1429).
La prima donna che seguì Francesco fu Chiara, che abbandonata la casa paterna, prese a seguirlo per vivere il Vangelo.
“Nobile di nascita, più nobile per grazia […] Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù” (FF 351).
Sull’esempio di lei anche le altre sorelle mettevano a disposizione i loro beni spirituali a servizio del Vangelo.
«C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state curate […] Susanna e molte altre, che li servivano con i propri averi» (Lc 8,1b-2a.3b)
Venerdì 24.a sett. T.O. (Lc 8,1-3)
Dopo la sua conversione, Francesco diceva ai suoi frati:
«Un peccatore può digiunare, pregare, piangere e macerare la propria carne […] Dunque noi dobbiamo gloriarci solo in questo caso: se rendiamo a Dio la gloria che è sua» (FF 1105).
Cosa che ben fece la donna peccatrice in casa del fariseo e che questi non capì.
Francesco e Chiara, consapevoli della misericordia usata loro da Dio, passarono la vita ad amare senza misura, sapendo di essere stati graziati dall’Altissimo. Da qui il loro vivere facendo continui atti d’amore verso gli altri, baciando, chinandosi sui bisogni del prossimo, perdonando.
Le Fonti informano in proposito, e, nello specifico, così racconta S. Bonaventura nella Leggenda maggiore:
“Un uomo della contea di Spoleto, aveva una malattia orrenda che gli devastava la bocca [...]
Costui si era recato a Roma, per visitare la tomba degli Apostoli e impetrare loro la grazia. Tornando dal pellegrinaggio, incontrò il servo di Dio, al quale avrebbe voluto, per devozione, baciare i piedi. Ma l’umile Francesco non lo permise, anzi baciò in volto colui che avrebbe voluto baciargli i piedi.
Appena Francesco, il servitore dei lebbrosi, mosso dalla sua mirabile pietà, ebbe toccato con la sua sacra bocca quella piaga orrenda, questa scomparve completamente e il malato recuperò la sospirata salute.
Non so che cosa ammirare maggiormente, a ragion veduta, in questo fatto, se l’umiltà profonda, che spinse a quel bacio così benevolo, o la splendida potenza che operò un miracolo così stupendo” (FF 1046).
Ma pure Chiara, nella Bolla papale (Clara Claris praeclara) così viene contemplata:
“Spezzando duramente nell’angusta solitudine della sua cella l’alabastro del suo corpo, riempiva degli aromi della sua santità l’intero edificio della Chiesa” (FF 3285).
“Quel vaso veramente purissimo sì rivelò un vaso di grazie” (FF 3157).
E “molto spesso lavava i piedi delle servigiali* che tornavano da fuori e, lavatili, li baciava” (FF 3182).
A chi molto ama, molto verrà perdonato!
*sorelle addette al servizio esterno del Monastero.
In questo brano del Vangelo di Luca, Gesù paragona la generazione del suo tempo a quei bambini che gridano gli uni agli altri l’incapacità di accogliere i profeti e il Figlio dell’uomo, criticando ogni cosa fatta o proposta.
Giovanni Battista è stato trattato da indemoniato perché digiunava, il Figlio di Dio, che mangia e beve, come un amico dei pubblicàni e peccatori.
Ma chi ha La Sapienza che viene dall’alto sa riconoscere la natura delle cose.
Così Francesco d’Assisi!
Sulle orme di Cristo si faceva ‘uno’ con i peccatori, ritenendosi lui stesso il primo - e intrattenendosi con essi con amore.
Leggiamo nelle Fonti:
"Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.
E chiunque verrà da essi, amici o nemici, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà.
E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione" (FF 26).
Francesco possedeva la vera Sapienza che gli permetteva di stare con tutti, peccatori e non, di discernere e riconoscere l’opera del Signore in atto in qualunque contesto, poiché penetrava la radice delle cose, guardandole con l’occhio di Dio.
Così Chiara, sorella fra sorelle, con grande discernimento riconosceva il passaggio dello Spirito e della sua santa operazione, accogliendo tutti e conformandosi ai progetti divini.
«È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane né beve vino, e voi dite: "Ha un demonio".
È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e dite: "Ecco un uomo mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori!"» (Lc 7,33-34)
Mercoledì 24.a sett. T.O. (Lc 7,31-35)
Nel proseguo del capitolo sette di Luca viene narrata la rianimazione dell’unico figlio della vedova di Nain. Gesù, preso da grande compassione, lo richiama alla vita, tra lo stupore degli astanti.
Nelle Fonti francescane il Povero d’Assisi compì, per Grazia del Signore, tanti prodigi in vita e in morte.
Nella Leggenda maggiore troviamo questa vicenda davvero stupenda.
"Il figlioletto appena settenne d’un notaio di Roma, si era messo in testa, come usano i bambini, di seguire la mamma che stava andando alla chiesa di San Marco.
Siccome la mamma lo aveva costretto a restare a casa, si buttò dalla finestra del palazzo e, abbattendosi al suolo, spirò sul colpo.
La madre, che non era molto lontana, sospettando, dal rumore, che il suo bambino fosse precipitato, tornò in fretta e, vedendo che aveva improvvisamente perduto il figlio per quella caduta sciagurata, incominciò a straziarsi con le proprie mani, come per punirsi da se stessa, mentre con le sue grida di dolore eccitava al pianto tutto il vicinato.
Ma un frate dell’Ordine dei minori, di nome Rao, che si stava recando in quel luogo per predicare, si avvicinò al bambino e poi, pieno di fede, disse al padre:
«Credi tu che Francesco, il santo di Dio, può risuscitare dai morti tuo figlio, in forza dell’amore che ha sempre avuto verso Gesù Cristo, morto in croce per ridare la vita agli uomini?».
Il padre rispose che lo credeva fermamente e che da quel momento sarebbe stato per sempre un fedele servitore del Santo, se, per i suoi meriti, Dio gli avesse concesso un dono così grande.
Quel frate si prostrò in orazione con il frate suo compagno e incitò tutti i presenti a pregare.
Come fu terminata la preghiera, il bambino incominciò a sbadigliare un poco, aprì gli occhi e sollevò le braccia e, finalmente, si alzò da solo e subito, alla presenza di tutti, si mise a camminare, sano e salvo, restituito alla vita e, insieme, alla salvezza per la mirabile potenza del Santo" (FF 1266).
Francesco, sulle orme di Cristo, molto poté a beneficio di tanti.
Anche in questo caso una madre riebbe in vita il figlio morto.
Potenza della resurrezione di Cristo, anche attraverso i suoi profeti!
«E Gesù lo diede a sua madre» (Lc 7,15b)
La liturgia di questo giorno pone attenzione, sia nel Vangelo di Giovanni che in quello di Luca, alla figura della Vergine Maria, compresa nel mistero di dolore salvifico che l’attraversa.
A Maria era stato preannunciata la spada lacerante che l’avrebbe trafitta e fatta ritrovare ai piedi della Croce, unita al Figlio suo nel Mistero Pasquale, a vantaggio di molti.
Francesco amò d’indicibile amore la Santa Vergine e ne contemplò i misteri continuamente.
Altresì fece Chiara, spronando le sue figlie a vivere, come Maria, le speranze e le sofferenze.
Leggiamo nelle Fonti quanto scrive alla sua figlia spirituale Ermentrude di Bruges:
«Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede. Poiché dopo molte e varie tribolazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria.
Ama con tutto il cuore Dio, e Gesù, suo Figlio Crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui.
MEDITA SENZA STANCARTI IL MISTERO DELLA CROCE E I DOLORI DELLA MADRE RITTA AI PIEDI DELLA CROCE […]» (FF 2915).
E ancora nella Regola di Chiara, a riguardo della povertà vissuta a tutti i livelli:
«Non vogliate mai, sorelle dilettissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre» (FF 2795).
E lo stesso Francesco “circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che aveva reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia.
In lei […] dopo Cristo, riponeva la sua fiducia” (FF 1165).
La Santa Vergine era sempre nella sua memoria e contemplava ininterrottamente i dolori e i disagi sofferti da Lei durante il suo pellegrinaggio terreno.
«Ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Màgdala» (Gv 19,25)
B.V. Maria Addolorata (Gv 19,25-27)
Giovanni, evidenzia come Dio abbia inviato il Figlio suo Gesù non condannare il mondo, ma per salvarlo attraverso di Lui.
Francesco amò talmente il Crocifisso e per Lui e in Lui la Croce su cui fu confitto per la salvezza del mondo, da ricevere il dono delle stigmate.
Fatto simile a Cristo, dunque Alter Christus. Aveva sempre fisso nella mente il Dono del Padre all’umanità, nel Figlio.
Le Fonti illuminano in proposito:
“E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il Santo tuo amore, col quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima Santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluto redimere dalla schiavitù” (FF 64).
E ancora: “Diceva infatti che niente è più importante della salvezza delle anime, e lo provava molto spesso col fatto che l’Unigenito di Dio si è degnato di essere appeso alla croce per le anime […] Non si riteneva amico di Cristo, se non amava le anime che Egli ha amato” (FF 758).
“Una mattina, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infuocate, discendere dalla sublimità dei cieli […] Giunse vicino all’uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l’effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce […] Comprese per divina rivelazione lo scopo per cui la divina Provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui […] stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso […] mediante l’incendio dello Spirito” (FF 1225).
Passando per il dolore e la morte si sarebbe verificato il trionfo della Vita. Una Croce fiorita nel Mistero Pasquale.
La leggenda maggiore attesta:
"Durante il biennio che seguì all’impressione delle stimmate egli, come una pietra destinata all’edificio della Gerusalemme celeste, era stato squadrato dai colpi della prova, per mezzo delle sue molte e tormentate infermità, e, come un materiale duttile, era stato ridotto all’ultima perfezione sotto il martello di numerose tribolazioni" (FF 1239).
Le Fonti ci ammaestrano:
“Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere.
Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro” (FF 467).
E nei suoi scritti:
“A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro […] Egli che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile […] degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen” (FF 202).
Ancora: “Si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e […] le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore […] e non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi.
Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo.
Incontrò, un giorno, un suo intimo amico, e avendogli manifestato la causa del dolore, subito anche questi proruppe in lacrime amare” (FF 594).
Il pensiero che Gesù in noi doveva ancora soffrire molto lo tormentava rendendolo compreso di tale Mistero giorno e notte.
«Così infatti Dio amò il mondo che diede il suo Figlio, l’Unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita dell’Eterno» (Gv 3,16).
Esaltazione della Santa Croce (Gv 3,13-17)
Gesù sottolinea il criterio principe per riconoscere la fecondità dell’albero: notare quali frutti produce.
Inoltre riprende il cuore di ogni creatura che dice, dice… ma non fa.
Ascolto o non ascolto!
Il primo poggia sulla Roccia che Lui è, il secondo sul non voler mettere in pratica la sua Parola con conseguente rovina di ciascuno.
Francesco, il Piccolo d’Assisi, traeva dal suo cuore nuovo il bene. Era un albero proficuo, riconoscibile dai suoi frutti.
Infatti le Fonti ci mettono al corrente di un episodio che lo testimonia:
“Passati dei mesi, Francesco soggiornava presso la chiesa della Porziuncola, e stava vicino alla cella che sorge dopo la casa, lungo la via, quando quel frate tornò a parlargli del salterio.
Gli disse Francesco: «Va’, e fa’ come ti dirà il tuo Ministro».
A queste parole, quello cominciò a ritornare per dove era venuto.
Ma il Santo, rimasto sulla strada, cominciò a riflettere su quanto aveva detto, e d’improvviso gridò dietro a colui:
«Aspettami, fratello, aspettami!».
Andò fino a lui e gli disse:
«Torna indietro con me, fratello, e mostrami il posto dove ti ho detto di fare, riguardo al salterio, quanto ti dirà il ministro».
Arrivati a quel posto, Francesco si inchinò davanti al frate e mettendosi in ginocchio disse:
«Mia colpa, fratello, mia colpa! Chiunque vuol essere un ‘minore’ non deve avere che la tonaca, la corda e le brache, come dice la Regola, e in più le calzature, per chi sia stretto da evidente necessità o malattia».
A tutti i frati che venivano a consultarlo sull’argomento, dava la stessa risposta.
E diceva: «TANTO UN UOMO SA, QUANTO FA; E TANTO UN RELIGIOSO È BUON PREDICATORE, QUANTO LUI STESSO AGISCE».
Come dire: «L’ALBERO BUONO SI CONOSCE DAL FRUTTO CHE PRODUCE»”. (FF 1628).
«Ogni albero infatti si conosce dal proprio frutto […]
Ma perché mi chiamate: "Signore,Signore!" e non fate quelle cose che dico?» (Lc 6,44a.46)
Sabato della 23.a sett. T.O (Lc 6,43-49)
The sower is Jesus. With this image, we can see that he presents himself as one who does not impose himself, but rather offers himself. He does not attract us by conquering us, but by donating himself: he casts seeds. With patience and generosity, he spreads his Word, which is not a cage or a trap, but a seed which can bear fruit (Pope Francis)
Il seminatore è Gesù. Notiamo che, con questa immagine, Egli si presenta come uno che non si impone, ma si propone; non ci attira conquistandoci, ma donandosi: butta il seme. Egli sparge con pazienza e generosità la sua Parola, che non è una gabbia o una trappola, ma un seme che può portare frutto (Papa Francesco)
Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
«The Russian mystics of the first centuries of the Church gave advice to their disciples, the young monks: in the moment of spiritual turmoil take refuge under the mantle of the holy Mother of God». Then «the West took this advice and made the first Marian antiphon “Sub tuum Praesidium”: under your cloak, in your custody, O Mother, we are sure there» (Pope Francis)
«I mistici russi dei primi secoli della Chiesa davano un consiglio ai loro discepoli, i giovani monaci: nel momento delle turbolenze spirituali rifugiatevi sotto il manto della santa Madre di Dio». Poi «l’occidente ha preso questo consiglio e ha fatto la prima antifona mariana “Sub tuum praesidium”: sotto il tuo mantello, sotto la tua custodia, o Madre, lì siamo sicuri» (Papa Francesco)
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
The basis of Christian construction is listening to and the fulfilment of the word of Christ (Pope John Paul II)
Alla base della costruzione cristiana c’è l’ascolto e il compimento della parola di Cristo (Papa Giovanni Paolo II)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
don Giuseppe Nespeca
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