Al solo pensiero della Cena del Signore, fuor di retorica
Come pure Chiara, il Povero d’Assisi, ebbe sempre sollecitudine e venerazione speciale per l’Eucaristia.
Il solo pensiero della Cena del Signore, di come e quanto Gesù avesse fatto per ogni anima, lo faceva fremere nel corpo e nello spirito. Considerava fondamentale, per vivere pienamente il Vangelo, che lui e i suoi frati si facessero dono al prossimo in ogni modo e in ogni circostanza.
Francesco aveva compreso perfettamente che tutto è retorica se non c’è l’effettivo Dono di sé ai fratelli, che hanno bisogno di concreta testimonianza per riconoscere Cristo.
Le Fonti, scrigno francescano, ci attestano questa verità da lui vissuta:
“Pertanto, scongiuro tutti voi fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l’amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potete […] tutta la riverenza e tutto l’onore al Santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo, nel quale tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente” (FF 217).
E ancora: ”Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla Parola. Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti «da morte a vita»”. (Lettera di Francesco a tutti i chierici; FF 207).
“Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevolente degnazione e generosissima carità […] Offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e, quando riceveva l’Agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull’altare del suo cuore” (FF 789).
Essendo, dunque, penetrato per grazia nel Mistero, Francesco era divenuto Eucaristia vivente, donazione effettiva di Chi lo abitava.
Feria propria, 8 gennaio