Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Mercoledì, 05 Novembre 2025 02:52

Occhio agli accadimenti

Il Signore chiama a porre attenzione agli accadimenti. A non sprecare opportunità di vita.

Francesco d’Assisi era singolare profeta capace di leggere i segni incontrati nel cammino di fede.

Ma il grave errore poteva essere quello di non aver compreso che Francesco era lui un segno dei tempi, e che segno!

Donato dal Cielo per conquistare anime a Dio, sapendo che il tempo ormai s’e fatto breve.

Le Fonti, Maestre di francescanesimo, dicono perché il Santo era stato scelto come segno dei tempi.

In tal senso la Leggenda maggiore di S. Bonaventura si fa rivelazione:

“Su di lui veramente poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo sguardo con grande accondiscendenza e bontà; non soltanto lo sollevò mendico dalla polvere della vita mondana, ma lo rese campione, guida e araldo della perfezione evangelica e lo scelse come luce per i credenti, affinché divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli” (FF 1020).

Continua S. Bonaventura:

“Come la stella del mattino che appare in mezzo alle nubi, coi raggi fulgentissimi della sua vita e della sua dottrina attrasse verso la luce coloro che giacevano nell’ombra della morte; come arcobaleno, che brilla tra le nubi luminose, portando in se stesso il segno del patto con il Signore, annunziò agli uomini il Vangelo della Pace e della salvezza.

Angelo della vera pace, anch’egli, ad imitazione del Precursore, fu predestinato da Dio a preparargli la strada nel deserto dell’altissima povertà e a predicare la penitenza con l’esempio e con la parola […]

Fu ricolmo dello spirito profetico e, deputato all’ufficio degli Angeli, venne ricolmato dell’ardente amore dei serafini, finché, divenuto simile alle gerarchie angeliche, venne rapito in cielo da un carro di fuoco.

Resta così razionalmente dimostrato che egli è stato inviato fra noi con lo spirito e la potenza di Elia” (FF 1021).

“E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo” (FF 1022).

“Egli ebbe dal Cielo la missione di chiamare gli uomini a piangere, a lamentarsi, a radersi la testa e a cingere il sacco, e di imprimere, col segno della croce penitenziale e con un abito fatto in forma di croce; il Tau, sulla fronte di coloro che gemono e piangono” (FF 1022).

 

«Perché come la folgore, folgoreggiando da un capo del cielo risplende fino all’altro capo del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo [nel suo giorno]» (Lc 17,24)

 

 

Giovedì 32.a sett. T.O.  (Lc 17,20-25)

Martedì, 04 Novembre 2025 03:13

Incontro coi lebbrosi, nel memoriale

La liturgia odierna ci visita con l’incontro di Gesù con i dieci lebbrosi. Vengono tutti guariti, ma uno solo torna da Lui per ringraziarlo, memore di quanto aveva ricevuto, e soprattutto per ‘dare gloria a Dio’ [riconoscendo Cristo, Signore].

Il Povero di Assisi, dopo la sua conversione, vide nell’incontro con i lebbrosi la strada maestra per trasformarsi in Parola incarnata.

Provava memoria grata verso il Signore per l’esperienza fatta tra questi.

E Gesù, per tutta risposta, lo usò per guarire anche i lebbrosi. Nelle Fonti leggiamo:

“A San Severino nella Marca d’Ancona, abitava un giovane di nome Atto. Era talmente coperto da ulcere che per giudizio dei medici era ritenuto da tutti un vero lebbroso. Le membra erano tutte tumefatte e ingrossate, a causa del rigonfiamento delle vene, tutto gli appariva deformato. Camminare gli era impossibile, e doveva starsene sempre inchiodato nel giaciglio del suo dolore, con disperata afflizione dei genitori. Specialmente il padre suo, straziato da quel diuturno eccessivo dolore, non sapeva più che cosa fare. Ma finalmente gli venne in mente di raccomandarlo e votarlo al beato Francesco, e gli fece questa proposta:

 ‘Figlio mio vuoi fare un voto al glorioso Francesco, che rifulge per molti miracoli, perché voglia liberarti dal tuo male?’. Rispose: ‘Sì babbo!’.

Il padre si fece subito portare un foglio di papiro, prese le misure dell’altezza e grossezza del figlio e poi gli disse:

‘Alzati, fai voto al beato Francesco che se guarirai, ogni anno e per tutta la tua vita, andrai pellegrino alla sua tomba, recandogli un cero alto come te’.

Il giovane obbedì alla richiesta paterna; si alzò come poté, e a mani giunte, incominciò a invocare la misericordia del Beato Francesco.

Presa la misura del papiro, si alzò appena finita la preghiera, ed era completamente guarito dalla lebbra. Cominciò a camminare, dando lode a Dio e al beato Francesco” (FF 563).

La memoria grata di quanto ricevuto rende testimonianza che a Dio piace che le sue creature non siano smemorate.

 

«Non sono stati mondati i dieci? Ma i nove dove [sono]? Non sono stati trovati che dessero gloria a Dio, se non questo straniero?» (Lc 17,17-18)

 

 

Mercoledì 32.a sett. T.O.  (Lc 17,-11-19)

Lunedì, 03 Novembre 2025 05:20

Il dovere di servire in umiltà

Nel Vangelo di oggi Gesù insegna ai suoi discepoli l’umiltà e la grandezza del servire: fare semplicemente quanto ci è stato ordinato.

Grazie alla luce ricevuta dallo Spirito, Francesco e Chiara avevano imparato ad incarnare la Parola di Dio quotidianamente.

Destinatario del loro agire era il Cristo da riconoscere e servire nei frati o nelle sorelle, ma pure da soccorrere in quanti bussavano alla porta o incontravano lungo la strada.

I figli del Regno dei cieli non dominano, bensì servono umilmente il prossimo.

I discepoli di Gesù non ambiscono a posizioni di prestigio, ma a conformarsi all’identikit delineato dalle Beatitudini.

Da qui la comprensione attiva di quanto le Fonti propongono.

"Occupavano [i frati] la giornata nell’orazione e lavorando con le loro mani, in maniera da evitare risolutamente l’ozio, nemico dell’anima […]

Si amavano l’un l’altro con un affetto profondo, e a vicenda si servivano e procuravano il necessario, come farebbe una madre col suo unico figlio teneramente amato.

Tale era l’affetto che ardeva loro in cuore, che erano pronti a consegnarsi alla morte senza esitare, non solo per amore di Cristo, ma anche per salvare l’anima o il corpo dei fratelli" (FF 1446).

 

«Quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite:

"Siamo servi di nessun conto. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare» (Lc 17,10).

 

E la stessa Chiara, chiusa fra le mura damianite, offriva in semplicità alle sorelle la testimonianza di un servizio a tutto campo.

"Da allora non respinse più alcuna incombenza servile, al punto che, per lo più, era lei a versare l’acqua sulle mani delle sorelle, se ne stava in piedi per assisterle mentre esse sedevano e le serviva a tavola mentre mangiavano.

Malvolentieri imparte appena qualche ordine: ma fa da sé spontaneamente, preferendo eseguire lei stessa piuttosto che comandare alle sorelle" (FF 3180).

Il Minimo e la Povera di San Damiano avevano ricevuto in dono un cuore puro, infiammato dalla Carità, al servizio del Regno.

Guardando Gesù, Autore e Perfezionatore della legge, avevano acquisito la Sua fisionomia di servitori fraterni, per riscattare le moltitudini.

 

 

Martedì 32.a sett. T.O. (Lc 17,7-10)

Sabato, 01 Novembre 2025 22:47

Dopo l’Incontro, perdonare infinitamente

Gesù sottolinea il doveroso perdono da offrire al fratello che ha sbagliato.

Francesco aveva di speciale tante qualità, ma eccelleva in una: la stabile e solida memoria della Misericordia divina china su di lui, al punto di condonargli tutti gli errori della vita passata.

Aveva fatto esperienza della paternità e maternità di Dio, assorbito da quelle viscere di misericordia che lo avevano visitato e guarito interiormente.

Per lui compatire e perdonare - come pure riprendere, dove fosse necessario - erano atteggiamenti basilari nel cammino fraterno.

Ormai portava scolpita nel cuore la risposta di Gesù alla domanda di Pietro: quante volte concedere il perdono.

Il Signore gli risponde: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18,22). Come a dire: "sempre".

Francesco d’Assisi al riguardo, in un passo della Lettera ad un Ministro, spiega bene la disponibilità continua a perdonare, e ricominciare senza stancarsi. Gli accenti sono commoventi.

«Io ti dico […] che quelle cose che ti sono di impedimento nell’amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sarà di ostacolo […] tutto questo devi ritenere come una grazia […] E ama coloro che agiscono con te in questo modo […]» (FF 234).

Ancora: «E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto più è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli» (FF 235).

La lettera, vero gioiello, fra quelle scritte dal Poverello, continua:

«Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano. E tutti frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma ne abbiano grande misericordia e tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati» (FF 237).

 

«Se tuo fratello pecca, rimproveralo; e se si pentirà, perdonagli» (Lc 17,3)

 

 

Lunedì 32.a sett. T.O.  (Lc 17,1-6)

Gesù scaccia i venditori dal tempio e pone l’accento a non fare della casa di suo Padre un luogo di mercato.

Francesco aveva zelo per il Signore e la sua volontà, come per tutte le chiese che sono in tutto il mondo.

Le voleva rispettate per quel che sono e rappresentano; non voleva saperne di trasformarle in quanto Dio non è.

Ciò anche se Gesù gli aveva fatto comprendere che lo zelo era rivolto alla Chiesa, assemblea dei credenti, tempio vivo di Cristo.

Nelle Fonti:

“Non aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui; lui vero minore, che aveva imparato dal Maestro supremo le cose più grandi.

Era solito ricercare con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace” (FF 1205).

Inoltre: “Veramente con gioiosa devozione egli s’aggirava tra le dimore celesti, e in completo annientamento di sé, dimorava a lungo come nascosto nelle piaghe del Salvatore […]

Suo porto sicuro era la preghiera, non di qualche minuto, o vuota, o pretenziosa, ma profondamente devota, umile e prolungata il più possibile” (FF 445).

Ma a riguardo della riparazione di S. Damiano:

“È questo luogo nel quale S. Francesco, guidato dalla divina rivelazione, diede inizio all’Ordine dei frati minori.

Proprio per disposizione della Provvidenza divina che lo dirigeva in ogni cosa, il servo di Cristo aveva restaurato materialmente tre chiese, prima di fondare l’Ordine e di darsi alla predicazione del Vangelo […]

Infatti, così, come furono riparati tre edifici, sotto la guida di quest’uomo santo si sarebbe rinnovata la Chiesa in tre modi: secondo la forma di vita, secondo la Regola e secondo la dottrina di Cristo da lui proposte” (FF 1050).

Aveva insegnato ai suoi frati di recitare vicino a ogni chiesa incontrata questa preghiera, adorando l’Onnipotente:

«Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese […]» (FF 401).

Lo zelo per la casa di Dio lo divorava.

 

«Togliete queste cose da qui, e non fate della casa del Padre mio una casa di mercato» (Gv 2,16b)

 

 

Dedicazione Basilica Lateranense  (Gv 2,13-22)

Venerdì, 31 Ottobre 2025 03:47

Fedeltà, nel poco come nel molto

Gesù pone l’accento sul saper essere fedeli in cose di poco conto, anticamera dell’esserlo in cose importanti.

Per Francesco d’Assisi la fedeltà alle promesse, al Vangelo di Cristo, erano per lui senso e ragione di vita. Ben sapendo che ciò che gli uomini esaltano, spesso non è lodato dall’Altissimo.

Dopo la sua conversione, il Povero assisano comprese che Cristo, per fedeltà al Progetto del Padre, aveva dato la sua vita e che pure lui era chiamato a farlo insieme ai suoi frati.

Nelle Fonti, vaso di esperienze singolari, troviamo brani significativi:

“Ripeteva spesso ai frati:

«Nessuno deve lusingarsi con ingiusto vanto per quelle azioni, che anche il peccatore potrebbe compiere. Il peccatore - spiegava - può digiunare, pregare, piangere, macerare il proprio corpo.

Ma una sola cosa non gli è possibile: rimanere fedele al suo Signore. Proprio di questo dobbiamo gloriarci, se diamo a Dio la gloria che gli spetta, se da servitori fedeli attribuiamo a lui tutto il bene che ci dona.

Il peggiore nemico dell’uomo è la sua carne: è del tutto incapace di ripensare al passato per pentirsene, niente sa prevedere per tutelarsi. Unica sua preoccupazione è approfittare senza scrupoli del tempo presente.

E ciò che è peggio - aggiungeva - essa si usurpa e attribuisce a propria gloria quanto non è stato dato a lei, ma all’anima. La carne raccoglie lode dalle virtù, e plauso, dalle veglie e dalle preghiere, da parte della gente. Niente lascia all’anima e anche dalle lacrime cerca profitto» (FF 718).

E nelle sue lettere Chiara d’Assisi, scrivendo alla sua figlia spirituale, Ermentrude di Bruges:

«Rendi fedelmente a Dio quello che hai promesso con voto, ed Egli ti darà la ricompensa.

Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede» (FF 2195).

«Porta alla consumazione il bene che hai incominciato e adempi il mistero che hai abbracciato in santa povertà e in umiltà sincera» (FF 2916).

 

«Chi [è] fedele in una cosa minima è fedele anche in una cosa grande, e [chi] è ingiusto in una cosa minima è ingiusto anche in una cosa grande» (Lc 16,10)

 

 

Sabato 31.a sett. T.O.  (Lc 16,9-15)

Giovedì, 30 Ottobre 2025 04:48

Amici nelle dimore eterne

Nel Vangelo di oggi Gesù parla ai suoi con la parabola dell’amministratore disonesto che scaltramente si assicura amici con la ricchezza altrui per essere accolto da loro nel  suo incerto futuro.

Francesco d’Assisi, in realtà, è colui che ha saputo farsi amici nel Cielo con la disonesta ricchezza.

Non la amava, infatti restituì tutto al padre, sposando Madonna Povertà.

Ma il suo merito fu che seppe giovarsi dei beni terreni in modo sapiente, evangelico.

Le Fonti francescane, luogo di ricchezza spirituale, lo pongono in evidenza:

“Anche nelle feste principali, quando ve n’era l’opportunità, era solito andare per l’elemosina. Perché, diceva, nei poveri di Dio si realizza la parola del profeta: l’uomo ha mangiato il pane degli Angeli. Il pane degli Angeli è quello che la santa povertà raccoglie di porta in porta e che, domandato per amor di Dio, per amor di Dio viene elargito, per suggerimento degli Angeli santi” (FF 1129).

E nella Regola di Chiara vediamo come ella parla della povertà rivolta alle sorelle:

«Questa sia la vostra parte di eredità, che introduce nella terra dei viventi. Aderendo totalmente ad essa, non vogliate mai, sorelle dilettissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre» (FF 2795).

Sapevano, infatti, che i beni donati a chi ha bisogno costituiscono la pietra miliare del seguire Gesù e la sua Santa Parola.

 

«I figli di questo secolo sono più scaltri dei figli della luce verso la loro stessa specie» (Lc 16,8b)

 

 

Venerdì 31.a sett. T.O.  (Lc 16,1-8)

Mercoledì, 29 Ottobre 2025 04:57

Gioia per i peccatori ritrovati

A quanti mormoravano verso di Lui, Gesù risponde con la parabola della pecora smarrita e della moneta perduta.

Nelle Fonti Francescane ci sono molti passi che evidenziano la compassione e la gioia di Francesco per gli altri.

In questo scrigno francescano, si legge che “Dio, infatti, aveva infuso nell’animo del giovane Francesco un sentimento di generosa compassione, che, crescendo con lui […] gli aveva riempito il cuore di bontà; tanto che già allora, ascoltatore non sordo del Vangelo, si propose di dare a chiunque gli chiedesse, soprattutto se chiedeva per amore di Dio” (FF 1028).

Ancora: “E siccome lo spavento fa comprendere la lezione, venne su di lui la mano del Signore […] colpì il suo corpo con una lunga infermità […]”

Quand’ebbe riacquistate le forze fisiche, si procurò, com’era sua abitudine, vestiti decorosi.

Una volta incontrò un cavaliere, nobile ma povero e mal vestito e, commiserando con affettuosa pietà la sua miseria, subito si spogliò e fece indossare i suoi vestiti all’altro.

Così, con un solo gesto, compì un duplice atto di pietà, poiché nascose la vergogna di un nobile cavaliere e alleviò la miseria di un povero” (FF 1030).

 

«Quale uomo tra voi avendo cento pecore e perduta una di esse non abbandona le novantanove nel deserto e parte verso quella perduta finché l’abbia trovata?» (Lc 15,4)

 

 

Giovedì della 31.a sett. T.O.  (Lc 15,1-10)

Martedì, 28 Ottobre 2025 02:55

Rinunzia ai beni

Gesù parla nel Vangelo della rinunzia a tutti i beni per poter divenire vero discepolo di Lui.

Francesco per seguire le orme di Cristo rinunciò alla sua ricca posizione, ad ogni bene, perché aveva trovato molto di più: Cristo, per il Quale sposò Madonna Povertà, abbracciata proprio dal Figlio di Dio.

Troviamo nelle Fonti riferimenti speciali.

“Dietro consiglio del vescovo della città, uomo molto pio, che non riteneva giusto utilizzare per usi sacri denaro di male acquisto, l’uomo di Dio restituì al padre la somma, che voleva spendere per il restauro della chiesa.

E davanti a molti che si erano lì riuniti e in ascolto:

«D’ora in poi - esclamò - potrò dire liberamente: Padre nostro, che sei nei cieli, non padre Pietro Bernardone. Ecco, non solo gli restituisco il denaro, ma gli rendo pure tutte le vesti. Così, andrò nudo incontro al Signore».

O anima nobile di un uomo, al quale ormai basta solo Cristo!

Si accorsero allora che l’uomo di Dio, sotto le vesti, portava il cilizio, gioioso non tanto di apparire quanto di essere virtuoso” (FF 597).

Inoltre “insegnava, avendolo appreso per rivelazione, che il primo passo nella Santa religione consiste nel realizzare quella parola del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri».

Perciò ammetteva all’Ordine solo chi aveva rinunciato alla proprietà e non aveva tenuto assolutamente nulla per sé.

Così faceva, in omaggio alla Parola del Vangelo; ma anche per evitare lo scandalo delle borse private” (FF 1121).

 

La stessa Chiara, di nobili origini, per seguire Cristo sulla scia di Francesco, aveva rinunciato a tutti i beni e ai parenti.

Infatti, nel suo Testamento dice:

«Dopo che L’Altissimo Padre celeste si fu degnato, per sua misericordia e grazia, di illuminare il mio cuore perché cominciassi a fare penitenza, dietro l’esempio e l’ammaestramento del beatissimo Padre nostro Francesco, poco tempo dopo la sua conversione, io, assieme alle poche sorelle che il Signore mi aveva donate poco tempo dopo la mia conversione, liberamente gli promisi obbedienza, conforme alla ispirazione che il Signore ci aveva comunicata attraverso la lodevole vita e l’insegnamento di lui» (FF 2831).

 

Tutto reputavano spazzatura dinanzi alla sublime conoscenza di Cristo.

 

 

Mercoledì 31.a sett. T.O.  (Lc 14,25-33)

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In the communities of Galilee and Syria the pagans quickly became a majority - elevated to the rank of sons. They did not submit to nerve-wracking processes, but spontaneously were recognizing the Lord
Nelle comunità di Galilea e Siria i pagani diventavano rapidamente maggioranza - elevati al rango di figli. Essi non si sottoponevano a trafile snervanti, ma spontaneamente riconoscevano il Signore
And thus we must see Christ again and ask Christ: “Is it you?” The Lord, in his own silent way, answers: “You see what I did, I did not start a bloody revolution, I did not change the world with force; but lit many I, which in the meantime form a pathway of light through the millenniums” (Pope Benedict)
E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: “Sei tu?”. Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: “Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni” (Papa Benedetto)
Experts in the Holy Scriptures believed that Elijah's return should anticipate and prepare for the advent of the Kingdom of God. Since the Lord was present, the first disciples wondered what the value of that teaching was. Among the people coming from Judaism the question arose about the value of ancient doctrines…
Gli esperti delle sacre Scritture ritenevano che il ritorno di Elia dovesse anticipare e preparare l’avvento del Regno di Dio. Poiché il Signore era presente, i primi discepoli si chiedevano quale fosse il valore di quell’insegnamento. Tra i provenienti dal giudaismo sorgeva il quesito circa il peso delle dottrine antiche...
Gospels make their way, advance and free, making us understand the enormous difference between any creed and the proposal of Jesus. Even within us, the life of Faith embraces all our sides and admits many things. Thus we become more complete and emancipate ourselves, reversing positions.
I Vangeli si fanno largo, avanzano e liberano, facendo comprendere l’enorme differenza tra credo qualsiasi e proposta di Gesù. Anche dentro di noi, la vita di Fede abbraccia tutti i nostri lati e ammette tante cose. Così diventiamo più completi e ci emancipiamo, ribaltando posizioni
We cannot draw energy from a severe setting, contrary to the flowering of our precious uniqueness. New eyes are transmitted only by the one who is Friend. And Christ does it not when we are well placed or when we equip ourselves strongly - remaining in a managerial attitude - but in total listening
Non possiamo trarre energia da un’impostazione severa, contraria alla fioritura della nostra preziosa unicità. Gli occhi nuovi sono trasmessi solo da colui che è Amico. E Cristo lo fa non quando ci collochiamo bene o attrezziamo forte - permanendo in atteggiamento dirigista - bensì nell’ascolto totale
The Evangelists Matthew and Luke (cf. Mt 11:25-30 and Lk 10:21-22) have handed down to us a “jewel” of Jesus’ prayer that is often called the Cry of Exultation or the Cry of Messianic Exultation. It is a prayer of thanksgiving and praise [Pope Benedict]
Gli evangelisti Matteo e Luca (cfr Mt 11,25-30 e Lc 10,21-22) ci hanno tramandato un «gioiello» della preghiera di Gesù, che spesso viene chiamato Inno di giubilo o Inno di giubilo messianico. Si tratta di una preghiera di riconoscenza e di lode [Papa Benedetto]
The human race – every one of us – is the sheep lost in the desert which no longer knows the way. The Son of God will not let this happen; he cannot abandon humanity in so wretched a condition [Papa Benedetto]

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