Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Nella prima pericope, il Vangelo di oggi evidenzia l’urgenza della conversione profonda di ogni uomo, senza puntare il dito sulla colpevolezza altrui, bensì guardando alla propria.

In Francesco è il caso di parlare di conversione permanente, sempre cercata - e che durò finché visse.

Si considerava, infatti, il più peccatore fra gli uomini, raggiunto dalla Grazia.

Consultando le Fonti ci accorgiamo del calibro del Poverello anche a riguardo di questo tema.

Leggiamo di un frate che, rapito in estasi, vide fra i tanti seggi in cielo uno di particolare bellezza.

Chiedendo di chi fosse, una voce gli rispose che era riservato all’umile Francesco.

Il racconto continua:

"Rientrato in se stesso, il frate vede Francesco che ritorna dalla preghiera.

Gli si prostra subito dinanzi, con le braccia in forma di croce, e si rivolge non come a uno che viva sulla terra, ma quasi ad un essere che regni già in cielo:

«Prega per me il Figlio di Dio, padre, che non tenga conto dei miei peccati».

L’uomo di Dio gli tende la mano e lo rialza, sicuro che nella preghiera ha ricevuto una Visione.

Alla fine, mentre si allontanano dal luogo, il frate chiede a Francesco:

«Padre, cosa ne pensi di te stesso?».

Ed egli rispose:

«Mi sembra di essere il più grande peccatore, perché se Dio avesse usata tanta misericordia con qualche scellerato, sarebbe dieci volte migliore di me».

A queste parole, subito lo Spirito disse interiormente al frate:

«Conosci che è stata vera la tua visione da questo: perché quest’uomo umilissimo sarà innalzato per la sua umiltà a quel trono che è stato perduto per la superbia» (FF 707).

E lo stesso Francesco, parlando ai suoi frati dell’efficacia della preghiera, diceva loro:

«Invero [ci sono] coloro che si illudono d’avere edificato o convertito a penitenza con i loro discorsi; è il Signore che li edifica e converte grazie alle orazioni dei frati santi, anche se questi ultimi lo ignorano […]

Questi frati sono i miei cavalieri della tavola rotonda, che si nascondono in luoghi appartati e disabitati, per impegnarsi con più fervore nella preghiera e nella meditazione, piangendo i peccati propri e altrui […]» (FF 1624).

Il Minimo metteva in guardia dal sentirsi migliori degli altri e dal gloriarsi d’indurre a conversione con propri discorsi, gonfi di sapienza compiaciuta.

Nessuno è perfetto! Migliore è solo lo Spirito di Dio, che trasforma i cuori di pietra in cuori di carne.

 

Gesù richiama alla conversione: «se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,5) è espressione ricorrente.

Francesco, umile di cuore e semplice, al riguardo offre un episodio che chiama a riflessione.

“Diceva che sono da compiangere i predicatori, che vendono spesso il loro ministero per un soldo di vanagloria. E cercava a volte di guarire il loro gonfiore con questo rimedio:

«Perché vi gloriate della conversione degli uomini, quando li hanno convertiti con le loro preghiere i miei frati semplici?».

Ed anzi commentava così il passo che dice: «perfino la sterile ha partorito numerosi figli»:

«La sterile è il mio frate poverello, che non ha il compito di generare figli nella Chiesa. Ma nel giudizio ne avrà dato alla luce moltissimi, perché in quel giorno il giudice ascriverà a sua gloria quelli, che ora converte con le sue preghiere personali»” (FF 749).

E ancora:

«Ci sono molti frati che […] annunziando il Vangelo a qualche persona e al popolo, nel vedere o nel sentire che alcuni ne sono rimasti edificati o convertiti a penitenza, diventano tronfi e montano in superbia per risultati ottenuti da fatica altrui.

L’umile e quotidiana conversione del Minimo e dei suoi frati ha, nel tempo, rivoluzionato ogni modo di pensare borioso, grazie alla Parola di Cristo.

 

«Credete che questi Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver sofferto queste cose? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti ugualmente» (Lc 13,2-3).

 

 

3a Domenica di Quaresima (anno C)  (Lc 13,1-9)

Il capitolo quindici di Luca è noto per le parabole della Misericordia.

Dinanzi ai farisei e scribi che mormorano, perché vicino ai pubblicani e peccatori, Gesù risponde con parabole efficaci il cui fondamento è:

non respingere, ma andare incontro per rialzare.

Laddove si ha pietà della condizione perdente dell’uomo, ivi Cristo risorge.

 

Francesco nella sua giovane esistenza aveva incontrato la compassione paterna e materna del Signore.

Dopo una vita trascorsa in allegre brigate e un po’ dissoluta, fu folgorato dal Padre delle Misericordie o, come lui lo chiamava, dal Grande Elemosiniere.

Toccato dalla Grazia, dopo il suo evidente cambiamento di mentalità, dinanzi al Crocifisso di San Damiano gli fu rivelata la sua vocazione-missione.

Rinunciò a tutto, perfino al padre terreno, per essere libero di andare dove il Padre che è nei cieli lo inviava.

Lo spreco degli anni giovanili lo tradusse in generosità senza limiti verso lebbrosi e poveri.

L’Abbraccio benedicente dell’Onnipotente gli aveva impresso una più solida e preziosa caratura umana e spirituale.

Pianse per tutta la vita i suoi peccati, pensando alla Passione di Gesù Cristo, morto e risorto per tutti i figli perduti.

Nelle Fonti (‘Vita seconda’ del suo biografo Celano) troviamo un passo commovente:

"Una volta venne a conoscenza che un frate ammalato aveva desiderio di mangiare un po’ d’uva. Lo accompagnò in una vigna e, sedutosi sotto una vite, per infondergli coraggio, cominciò egli stesso a mangiare per primo" (FF 762).

La misericordia per i mali altrui è fondamento francescano nel  cammino spirituale.

E ancora:

"Soleva dire che è dovere del superiore, padre e non tiranno, prevenire l’occasione della colpa e non permettere che cada chi poi difficilmente potrebbe rialzarsi, una volta caduto.

Oh, quanto è degna di compassione la nostra stoltezza!

Non soltanto non rialziamo o sosteniamo i deboli, ma a volte li spingiamo a cadere.

Giudichiamo di nessuna importanza sottrarre al Sommo Pastore una pecorella, per la quale sulla Croce gettò un forte grido con lacrime.

Ma ben diversamente tu, padre santo, preferivi emendare gli erranti e non perderli!

[…] l’olio ed il vino, la verga e il bastone, lo zelo e l’indulgenza, la bruciatura e l’unzione, il carcere ed il grembo materno, ogni cosa ha il suo tempo.

Tutto ciò richiede il Dio delle vendette e il Padre delle misericordie: però preferisce la misericordia al sacrificio" (FF 763).

 

La stessa Chiara, madre amorevole, aveva ricevuto un cuore generoso e pieno di compassione, specie verso le sorelle bisognose.

Le Fonti, attraverso la Regola, attestano che come  guida della comunità, la Prima Pianta di Francesco non si faceva imprigionare dalla legge, ma su tutto regnava l’inconfondibile Carità.

Leggiamo infatti:

"[L’abbadessa] consoli le afflitte. Sia ancora l’ultimo rifugio delle tribolate perché, se mancassero presso di lei i rimedi di salute, non abbia a prevalere nelle inferme il morbo della disperazione" (FF 2778).

 

Francesco e Chiara trasformati dalla Misericordia del Padre fecero tesoro del dono ricevuto riversandolo gratuitamente su tutte le creature. Mai ingabbiati dalla inamovibilità dei codici, furono testimoni di quella singolare accoglienza che recupera chi ha sbagliato e lo reintroduce nella vita nuova dei risorti.

«Dov’è misericordia e discrezione,

ivi non è superfluità né durezza» (FF 177).

 

«Mentre ancora era lontano, lo vide suo padre, ebbe compassione, e correndo cadde al suo collo e lo strabaciò» (Lc 15,20)

 

 

Sabato 2.a sett. Quaresima, (Lc 15,1-3.11-32)

Giovedì, 13 Marzo 2025 04:12

Pietre base

Gesù narra la metafora dei contadini omicidi. Solo al termine i sacerdoti e i farisei capiscono che era rivolta a loro, e cercano di catturarlo, temendo però la folla che lo considerava un profeta.

Francesco ben sapeva che Gesù è la Pietra angolare, scartata dai costruttori, eppur preziosa e granitica davanti a Dio.

Conosceva e ripeteva nel suo cuore il Salmo (118) che fotografa tutto questo: 

«Dice loro Gesù: Non avete mai letto nelle Scritture: la pietra che i costruttori hanno riprovato, questa è diventata testata d’angolo […]» (Mt 21,42).

Nelle Fonti, infatti, troviamo il grande rispetto del Poverello per le pietre che gli richiamavano alla memoria la Pietra miliare: Cristo.

Il Celano, nella Vita seconda, sottolinea:

"Camminava con riverenza sulle pietre, per riguardo a colui, che è detto Pietra. E dovendo recitare il versetto, che dice: sulla pietra mi hai innalzato, muta così le parole per maggior rispetto: «Sotto i piedi della Pietra tu mi hai innalzato»" (FF 750).

 

Sull’esempio di Cristo e per opera dello Spirito, Francesco divenne pietra nell’edificio della Chiesa.

La leggenda maggiore attesta in merito:

"Durante il biennio che seguì all’impressione delle stimmate egli,  come una pietra destinata all’edificio della Gerusalemme celeste, era stato squadrato dai colpi della prova, per mezzo delle sue molte e tormentate infermità, e, come un materiale duttile, era stato ridotto all’ultima perfezione sotto il martello di numerose tribolazioni" (FF 1239).

Insieme a Francesco anche Chiara fu trasformata in pietra di base per l’Ordine delle Povere Dame.

Leggiamo: "La prima opera cui Francesco pose mano […] fu di riedificare un tempio al Signore. Non pensa di costruirne uno nuovo, ma restaura una chiesa antica e diroccata; non scalza le fondamenta, ma edifica su di esse, lasciandone così, senza saperlo, il primato a Cristo. Nessuno infatti potrebbe creare un altro fondamento all’infuori di quello che già è stato posto: Gesù Cristo.

Tornato perciò nel luogo in cui, come si è detto, era stata costruita anticamente la chiesa di San Damiano, con la grazia dell’Altissimo in poco tempo la riparò con ogni diligenza" (FF 350).

"È questo il luogo beato e santo nel quale ebbe felice origine, per opera di Francesco stesso, l’Ordine glorioso delle «Povere Dame» e sante vergini, a quasi sei anni dalla sua conversione.

È là che donna Chiara, pure nativa d’Assisi, pietra preziosissima e fortissima, divenne la pietra basilare per tutte le altre pietre di questa famiglia religiosa" (FF 351).

Sulla Pietra angolare di Cristo, Colui che i vignaioli omicidi hanno perseguitato e ucciso, sono state collocate (ivi trovando luogo e senso) pietre da Lui rese vive per edificare il Regno di Dio con la forza dello Spirito.

 

 

Venerdì 2a sett. Quaresima  (Mt 21,33-43.45-46)

Mercoledì, 12 Marzo 2025 04:57

Briciole

Il Vangelo proposto dalla Liturgia odierna ci pone dinanzi tre dimensioni esistenziali importanti, che Francesco teneva in grande conto.

La parabola del povero Lazzaro e del ricco smodato evoca l’uso diligente delle ricchezze, la premura verso i bisognosi, ed è un richiamo alla conversione, poiché dopo la morte il giudizio individuale sarà irreversibile.

Francesco, il Povero d’Assisi, ebbe sempre dinanzi allo sguardo questo quadro evangelico, che lo indusse a meglio dirigere il suo cuore verso Dio e i poveri.

Le Fonti attestano, fin dagli inizi del suo cammino:

"(Francesco) aveva sempre beneficato i bisognosi, ma da quel momento si propose fermamente di non rifiutare mai l’elemosina al povero che la chiedesse per amore di Dio, e anzi di fare largizioni spontanee e generose.

A ogni misero che gli domandasse la carità, quando Francesco era fuori casa, provvedeva con denaro; se ne era sprovvisto, gli regalava il cappello o la cintura, pur di non rimandarlo a mani vuote.

O essendo privo di questi, si ritirava in disparte, si toglieva la camicia e la faceva avere di nascosto all’indigente, pregandolo di prenderla per amore di Dio.

Comperava utensili di cui abbisognavano le chiese e segretamente li donava ai sacerdoti poveri" (FF 1403).

E ancora, la Leggenda dei tre compagni c’informa:

"La Grazia divina lo aveva profondamente cambiato. Pur non indossando un abito religioso, bramava trovarsi sconosciuto in qualche città, dove barattare i suoi abiti con gli stracci di un mendicante e provare lui stesso a chiedere l’elemosina per amor di Dio" (FF 1405).

 

Il Minimo sapeva che quanto riceveva un povero era rivolto a Cristo stesso e che un solo bicchiere d’acqua dato a quei piccoli ed emarginati era offerto a Gesù.

L’incontro con il lebbroso nella piana d’Assisi, infatti, aveva trasformato in lui l’amaro in vera dolcezza.

Francesco temeva il giudizio divino e desiderava corrispondere a quanto la Parola di Dio gli chiedeva.

 

La stessa Chiara, fin da piccola, sottraeva al suo corpo il cibo per donarlo ai poveri, mantenendo questo atteggiamento di cura e sollecitudine speciale verso i bisognosi - tutta la vita.

Entrambi fecero dei beni a loro disposizione un uso evangelico, intelligente, al servizio del Regno di Dio.

 

«Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni nella tua vita, e Lazzaro ugualmente i mali; ma adesso qui è consolato, tu invece sei tormentato» (Lc 16,25).

 

Il Poverello sempre esortò i suoi frati ad essere misericordiosi con ogni forma d’indigenza, perché il giudizio non concede vita piena a chi non la riconosce ai fratelli.

 

 

Giovedì 2a sett. Quaresima  (Lc 16,19-31)

Martedì, 11 Marzo 2025 04:42

Accolse Chiara

Il Vangelo odierno narra dell’annuncio fatto dall’angelo a Giuseppe, invitandolo a prendere con sé Maria, poiché il bambino generato in lei era frutto dello Spirito Santo.

Meravigliosa obbedienza di Giuseppe che richiama quella dinanzi al Crocifisso di San Damiano di Francesco, e che invita quest’ultimo ad accogliere una nuova chiamata.

Consultando le Fonti francescane leggiamo:

"Mentre passava vicino alla chiesa di San Damiano, fu ispirato a entrarvi. Andatoci, prese a fare orazione fervidamente davanti all’immagine del Crocifisso, che gli parlò con commovente bontà:

«Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restauramela». Tremante e stupefatto, il giovane rispose:

«Lo farò volentieri, Signore».

Egli aveva però frainteso: pensava si trattasse di quella chiesa che, per la sua antichità, minacciava prossima rovina. Per quelle parole di Cristo egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell’anima ch’era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio.

Uscito dalla chiesa, trovò il sacerdote seduto lì accanto, e mettendo mano alla borsa, gli offrì del denaro dicendo:

«Messere, ti prego di comprare l’olio per fare ardere una lampada dinanzi a quel Crocifisso.

Finiti questi soldi te ne porterò degli altri, secondo il bisogno»" (FF1411).

"In seguito a questa visione, il suo cuore si struggeva, come ferito, al ricordo della passione del Signore […]" (FF1412).

Consapevole della sua chiamata, Francesco si destò dalla visione avuta e, poco dopo la sua conversione, accolse alla Porziuncola Chiara d’Assisi, sua pianticella e fedele discepola:

"Abbandonati, dunque casa, città e parenti, si affrettò verso Santa Maria della Porziuncola, dove i frati, che vegliavano in preghiera presso il piccolo altare di Dio, accolsero la vergine Chiara con torce accese.

Lì subito, rinnegate le sozzure di Babilonia, consegnò al mondo il libello del ripudio; lì lasciando cadere i suoi capelli per mano dei frati, depose per sempre i variegati ornamenti" (FF 3170).

Giuseppe, attraverso la sua speciale chiamata, aderì alla volontà di Dio e Francesco, mediante l’appello del Crocifisso, comprese a cosa il Signore lo destinava. Giuseppe accolse Maria, la Madre di Gesù e

l’uomo nuovo della piana d’Assisi accolse Chiara, che divenne la Madre del secondo Ordine francescano (clariano). Per questo dono lo Spirito di Dio si servì di entrambi, per portarlo alla luce. Chiara generò in S. Damiano molte vergini a Cristo.

La Leggenda c’informa:

"È questa la famosa chiesa per il cui restauro Francesco si affaticò con mirabile zelo […]" (FF 3175).

In questo minuscolo luogo Chiara si rinchiuse e:

"Ponendo il suo nido, quale argentea colomba, nella cavità di questa rupe, generò una schiera di vergini di Cristo, fondò un monastero santo e diede inizio all’Ordine delle Povere Dame" (FF 3176).

 

«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Perché quello generato in lei è da Spirito Santo» (Mt 1,20)

 

 

[S. Giuseppe (Mt 1,16.18-21.24a)]

Lunedì, 10 Marzo 2025 05:55

Più volentieri servire che apparire

Gesù sprona la folla ad ascoltare e osservare quanto dicono scribi e farisei, senza fare secondo le loro opere, per l’evidente contraddizione fra il loro dire e l’operare.

Il Signore invita inoltre all’umiltà e al servizio.

Il Povero d’Assisi aveva fatto della povertà il motivo conduttore della sua vita. Non parliamo solo di penuria materiale, bensì in primo luogo spirituale - con le numerose “sorelle”… Umiltà, discrezione, nascondimento; fuggendo ogni forma di potere e di apparire, come invece amavano fare scribi e farisei - rintuzzati, nel brano odierno, dal Maestro Gesù.

«Essi dicono e non fanno […] Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente» (Mt 23,3.5).

Francesco era convinto che la virtù deve rimanere nascosta, lontana dalla ricerca di ammirazione.

Nelle Fonti, il Celano ribadisce:

"In questo modo Francesco aveva rifiutato ogni gloria che non sapesse di Cristo e aveva inflitto un ripudio radicale al plauso umano.

Ben sapeva che il prezzo della fama diminuiva quello segreto della coscienza, e che è di gran lunga più dannoso abusare delle virtù che mancarne affatto […]

[Noi invece] sopportiamo pazienti di non essere buoni, ma non ci rassegniamo a non sembrarlo né a non essere creduti tali.

Così viviamo completamente nella ricerca della stima degli uomini, perché non siamo altro che uomini" (FF 723).

E continua, a riguardo del Poverello:

"Umile nel contegno, più umile nel sentimento, umilissimo nella propria stima.

Da nulla si poteva distinguere che questo principe di Dio aveva la carica di superiore, se non da questa fulgidissima gemma, che cioè era il minimo tra i minori.

Questa la virtù, questo il titolo, questo il distintivo che lo indicava ministro generale.

La sua bocca non conosceva alcuna alterigia, i suoi gesti nessuna pompa, i suoi atti nessuna ostentazione" (FF 724).

Inoltre, Francesco, fedele al Signore: "non voleva dare a nessuno il titolo di ‘padre’ o di ‘maestro’, né scriverlo nelle lettere, per rispetto al Signore che disse: «non chiamate nessuno padre sulla terra, né fatevi chiamare maestri»" (FF 1615).

Dunque, il Minimo amava farsi servo sulle orme di Cristo, come la stessa Chiara praticò in San Damiano fra le sue sorelle.

Dalla  Leggenda, contenuta nelle Fonti, apprendiamo:

"Chiara, pietra primaria e nobile fondamento del suo Ordine, fin da principio si studiò d’impostare l’edificio di tutte le virtù sul fondamento della santa umiltà.

Promise infatti santa obbedienza al beato Francesco, e mai si scostò in alcun modo da questa promessa […]

avrebbe voluto umilmente sottostare, piuttosto che essere a capo, e tra le ancelle di Cristo più volentieri servire che essere servita.

[…] costretta dal beato Francesco, assunse infine il governo delle Donne: e da ciò nel suo cuore nacque timore, non arroganza; e vi crebbe non l’indipendenza, ma lo spirito e la pratica del servizio.

Quanto più, infatti, si vede innalzata da queste apparenze di superiorità, tanto più in basso si ritrova nella propria stima, più pronta al dovere, più umile anche nell’aspetto esteriore" (FF 3179).

 

«Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo» (Mt 23,11)

 

 

Martedì 2a sett. Quaresima  (Mt 23,1-12)

Domenica, 09 Marzo 2025 03:59

Misura senza misura

Gesù chiama a evitare ogni giudizio, ad essere misericordiosi, donando con larghezza.

Dopo la sua conversione, Francesco aveva sperimentato che la misura dell’Amore è il non averne.

Soccorso dal Buon Samaritano, aveva imparato a donare in modo traboccante e gioioso a chiunque chiedesse per amor di Dio.

Inoltre, conforme alla Parola del Vangelo che invita ad essere misericordiosi, era animato da vera compassione verso tutti i bisognosi, a partire dai lebbrosi, che un tempo ripudiava.

Nelle Fonti, gioiello di documentazione delle origini, in merito al giudizio condito di misericordia, leggiamo:

«Coloro poi che hanno ricevuto l’autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia» (FF 191 - Lettera ai Fedeli).

Il Minimo, un tempo, aveva fatto esperienza singolare di compassione nella piana d’Assisi:

"Francesco mentre un giorno cavalcava nei paraggi di Assisi, incontrò sulla strada un lebbroso.

Di questi infelici egli provava un invincibile ribrezzo; ma stavolta, facendo violenza al proprio istinto, smontò da cavallo e offrì al lebbroso un denaro, baciandogli la mano.

E ricevendone un bacio di pace, risalì a cavallo e seguitò il suo cammino.

Da quel giorno cominciò a svincolarsi dal proprio egoismo, fino al punto di sapersi vincere perfettamente, con l’aiuto di Dio" (FF 1407).

Questo incontro rivoluzionò la sua mentalità, trasformandolo profondamente.

Sollecitava con l’esempio i suoi compagni a farsi dono continuo ad ogni indigente.

"Nessuna cosa ritenevano proprietà privata […] erano spontaneamente generosi di tutto quello che venisse loro offerto in nome di Dio. Donavano con gioia, per amore di Lui, le elemosine raccolte, a quanti ne facessero richiesta, massime ai poveri" (FF 1450).

La salvezza ricevuta gratuitamente era divenuta per loro metro di misura nel relazionarsi con il prossimo.

 

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Non giudicate e non sarete giudicati» (Lc 6,36-37)

 

 

Lunedì 2ª sett. Quaresima  (Lc 6,36-38)

Sabato, 08 Marzo 2025 04:12

Il vento dell’applauso, solo fuori

In questa domenica di Quaresima il Vangelo propone la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni. I discepoli, stupefatti, cadono con la faccia a terra dinanzi a tanto fulgore, mentre dalla nube che li copre la Voce del Padre chiama ad ascoltare il Figlio oggetto del suo compiacimento.

Le Fonti raccontano che “l’uomo di Dio, restandosene tutto solo e in pace, riempiva i boschi di gemiti, cospargeva la terra di lacrime, si percuoteva il petto e, quasi avesse trovato un più intimo santuario, discorreva col suo Signore […]

Là pure dai frati, che piamente lo osservavano, fu udito interpellare con grida e gemiti la Bontà divina a favore dei peccatori; piangere, anche, ad alta voce la Passione del Signore, come se l’avesse davanti agli occhi.

Là, mentre pregava di notte, fu visto con le mani stese in forma di croce, sollevato da terra con tutto il corpo e circondato da una nuvoletta luminosa: luce meravigliosa diffusa intorno al suo corpo, che meravigliosamente testimoniava la luce risplendente nel suo Spirito.

Là, inoltre, come testimoniano prove sicure, gli venivano svelati i misteri nascosti della Sapienza divina, che egli, però, non divulgava all’esterno, se non nella misura in cui ve lo sforzava la carità di Cristo e lo esigeva l’utilità del prossimo […]

Quando tornava dalle sue preghiere, che lo trasformavano quasi in un altro uomo, metteva la più grande attenzione per comportarsi in uniformità con gli altri, perché non avvenisse che il vento dell’applauso, a causa di quanto lui lasciava trapelare di fuori, lo privasse della ricompensa interiore” (FF 1180 - Leggenda maggiore).

Francesco custodiva con grande discrezione la sua trasformazione in «Alter Christus», quasi vivendo nella clausura del suo cuore.

Infatti le stesse Fonti attestano:

“Da principio, quando il vero amore di Cristo aveva già trasformato nella sua stessa immagine l’amante, cominciò a celare e ad occultare il Tesoro con tanta cautela, da non farlo scoprire per lungo tempo neppure ai suoi intimi.

Ma la divina Provvidenza non permise che rimanesse sempre nascosto e non giungesse agli occhi dei suoi cari […]

Uno dei compagni una volta, vedendo le stimmate nei piedi, gli disse: «Cosa è ciò, buon fratello?». 

«Pensa ai fatti tuoi» - gli rispose” (FF 719 - Vita Seconda del Celano) con la schiettezza e semplicità che lo contraddistingueva.

 

«Questi è il mio Figlio, l’Eletto. Lui ascoltate» (Lc 9,35)

 

Trasfigurazione del Signore C  (Lc 9,28-36)

Venerdì, 07 Marzo 2025 04:10

Fierezza nell’amare

Gesù propone la Perfezione secondo il Padre: amare e perdonare anche i nemici, ci rende figli.

Francesco d’Assisi spesso ripeteva che l’Amore non era amato. Oltrepassando le considerazioni dell’Antico Testamento (cf. Lv 19,18), per lui si era chiamati ad amare tutti e a non ritenere prossimo solo i connazionali.

«Avete udito che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ora io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 5,43-44).

 

Negli scritti del Povero assisano [Parafrasi del Padre nostro] leggiamo:

«Come noi li rimettiamo ai nostri debitori:

e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa’ che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti» (FF 273).

Nella Lettera ad un Ministro:

«Io ti dico […] ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti coprissero di battiture, tutto questo devo ritenere come una grazia […]

E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori» (FF 234).

Tutto ciò per essere figli del Padre celeste, che fa sorgere il sole su tutti: buoni e cattivi.

Francesco, infatti, dinanzi ai manigoldi incontrati in una selva - mentre cantava le lodi di Dio in francese - e che lo assalgono chiedendogli chi fosse, reagisce così:

"«Sono l’araldo del gran Re; vi interessa questo?».

Quelli lo percuotono e lo gettano in una fossa piena di neve, dicendo:

«Stattene lì, zotico araldo di Dio!».

Ma egli, rivoltandosi di qua e di là, scossasi di dosso la neve, appena i briganti sono spariti, balza fuori dalla fossa e, tutto giulivo, riprende a cantare a gran voce, riempiendo il bosco con le lodi al Creatore di tutte le cose" (FF 346).

Amare i nemici in Perfetta Letizia!

 

 

Sabato 1a sett. Quaresima  (Mt 5,43-48)

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We see that the disciples are still closed in their thinking […] How does Jesus answer? He answers by broadening their horizons […] and he confers upon them the task of bearing witness to him all over the world, transcending the cultural and religious confines within which they were accustomed to think and live (Pope Benedict)
Vediamo che i discepoli sono ancora chiusi nella loro visione […] E come risponde Gesù? Risponde aprendo i loro orizzonti […] e conferisce loro l’incarico di testimoniarlo in tutto il mondo oltrepassando i confini culturali e religiosi entro cui erano abituati a pensare e a vivere (Papa Benedetto)
The Fathers made a very significant commentary on this singular task. This is what they say: for a fish, created for water, it is fatal to be taken out of the sea, to be removed from its vital element to serve as human food. But in the mission of a fisher of men, the reverse is true. We are living in alienation, in the salt waters of suffering and death; in a sea of darkness without light. The net of the Gospel pulls us out of the waters of death and brings us into the splendour of God’s light, into true life (Pope Benedict)
I Padri […] dicono così: per il pesce, creato per l’acqua, è mortale essere tirato fuori dal mare. Esso viene sottratto al suo elemento vitale per servire di nutrimento all’uomo. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurità senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita (Papa Benedetto)
We may ask ourselves: who is a witness? A witness is a person who has seen, who recalls and tells. See, recall and tell: these are three verbs which describe the identity and mission (Pope Francis, Regina Coeli April 19, 2015)
Possiamo domandarci: ma chi è il testimone? Il testimone è uno che ha visto, che ricorda e racconta. Vedere, ricordare e raccontare sono i tre verbi che ne descrivono l’identità e la missione (Papa Francesco, Regina Coeli 19 aprile 2015)
There is the path of those who, like those two on the outbound journey, allow themselves to be paralysed by life’s disappointments and proceed sadly; and there is the path of those who do not put themselves and their problems first, but rather Jesus who visits us, and the brothers who await his visit (Pope Francis)
C’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto se stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita (Papa Francesco)
So that Christians may properly carry out this mandate entrusted to them, it is indispensable that they have a personal encounter with Christ, crucified and risen, and let the power of his love transform them. When this happens, sadness changes to joy and fear gives way to missionary enthusiasm (John Paul II)
Perché i cristiani possano compiere appieno questo mandato loro affidato, è indispensabile che incontrino personalmente il Crocifisso risorto, e si lascino trasformare dalla potenza del suo amore. Quando questo avviene, la tristezza si muta in gioia, il timore cede il passo all’ardore missionario (Giovanni Paolo II)
This is the message that Christians are called to spread to the very ends of the earth. The Christian faith, as we know, is not born from the acceptance of a doctrine but from an encounter with a Person (Pope Benedict))

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