Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Mercoledì, 04 Settembre 2024 19:08

A chi molto ama

Dopo la sua conversione, Francesco diceva ai suoi frati:

«Un peccatore può digiunare, pregare, piangere e macerare la propria carne […] Dunque noi dobbiamo gloriarci solo in questo caso: se rendiamo a Dio la gloria che è sua» (FF 1105).

Cosa che ben fece la donna peccatrice in casa del fariseo e che questi non capì.

Francesco e Chiara, consapevoli della misericordia usata loro da Dio, passarono la vita ad amare senza misura, sapendo di essere stati graziati dall’Altissimo. Da qui il loro vivere facendo continui atti d’amore verso gli altri, baciando, chinandosi sui bisogni del prossimo, perdonando.

Le Fonti informano in proposito, e, nello specifico, così racconta S. Bonaventura nella Leggenda maggiore:

“Un uomo della contea di Spoleto, aveva una malattia orrenda che gli devastava la bocca [...]

Costui si era recato a Roma, per visitare la tomba degli Apostoli e impetrare loro la grazia. Tornando dal pellegrinaggio, incontrò il servo di Dio, al quale avrebbe voluto, per devozione, baciare i piedi. Ma l’umile Francesco non lo permise, anzi baciò in volto colui che avrebbe voluto baciargli i piedi.

Appena Francesco, il servitore dei lebbrosi, mosso dalla sua mirabile pietà, ebbe toccato con la sua sacra bocca quella piaga orrenda, questa scomparve completamente e il malato recuperò la sospirata salute.

Non so che cosa ammirare maggiormente, a ragion veduta, in questo fatto, se l’umiltà profonda, che spinse a quel bacio così benevolo, o la splendida potenza che operò un miracolo così stupendo” (FF 1046).

Ma pure Chiara, nella Bolla papale (Clara Claris praeclara) così viene contemplata:

“Spezzando duramente nell’angusta solitudine della sua cella l’alabastro del suo corpo, riempiva degli aromi della sua santità l’intero edificio della Chiesa” (FF 3285).

“Quel vaso veramente purissimo sì rivelò un vaso di grazie” (FF 3157).

E “molto spesso lavava i piedi delle servigiali* che tornavano da fuori e, lavatili, li baciava” (FF 3182).

A chi molto ama, molto verrà perdonato!

 

*sorelle addette al servizio esterno del Monastero.

Mercoledì, 04 Settembre 2024 05:10

Sapienza riconosciuta dai figli, senza mormorazione

In questo brano del Vangelo di Luca, Gesù paragona la generazione del suo tempo a quei bambini che gridano gli uni agli altri l’incapacità di accogliere i profeti e il Figlio dell’uomo, criticando ogni cosa fatta o proposta.

Giovanni Battista è stato trattato da indemoniato perché digiunava, il Figlio di Dio, che mangia e beve, come un amico dei pubblicàni e peccatori.

Ma chi ha La Sapienza che viene dall’alto sa riconoscere la natura delle cose.

Così Francesco d’Assisi!

Sulle orme di Cristo si faceva ‘uno’ con i peccatori, ritenendosi lui stesso il primo - e intrattenendosi con essi con amore.

Leggiamo nelle Fonti:

"Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.

E chiunque verrà da essi, amici o nemici, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà.

E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione" (FF 26).

Francesco possedeva la vera Sapienza che gli permetteva di stare con tutti, peccatori e non, di discernere e riconoscere l’opera del Signore in atto in qualunque contesto, poiché penetrava la radice delle cose, guardandole con l’occhio di Dio.

Così Chiara, sorella fra sorelle, con grande discernimento riconosceva il passaggio dello Spirito e della sua santa operazione, accogliendo tutti e conformandosi ai progetti divini.

 

«È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane né beve vino, e voi dite: "Ha un demonio".

È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e dite: "Ecco un uomo mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori!"» (Lc 7,33-34).

 

 

Mercoledì 24.a sett. T.O (Lc 7,31-35)

Martedì, 03 Settembre 2024 12:41

L’Ascoltare Francescano e il Parlare

Martedì, 03 Settembre 2024 11:29

Rianimazione di un figlio restituito ai suoi

Nel proseguo del capitolo sette di Luca viene narrata la rianimazione dell’unico figlio della vedova di Nain. Gesù, preso da grande compassione, lo richiama alla vita, tra lo stupore degli astanti.

Nelle Fonti francescane il Povero d’Assisi compì, per Grazia del Signore, tanti prodigi in vita e in morte.

Nella Leggenda maggiore troviamo questa vicenda davvero stupenda.

"Il figlioletto appena settenne d’un notaio di Roma, si era messo in testa, come usano i bambini, di seguire la mamma che stava andando alla chiesa di San Marco.

Siccome la mamma lo aveva costretto a restare a casa, si buttò dalla finestra del palazzo e, abbattendosi al suolo, spirò sul colpo.

La madre, che non era molto lontana, sospettando, dal rumore, che il suo bambino fosse precipitato, tornò in fretta e, vedendo che aveva improvvisamente perduto il figlio per quella caduta sciagurata, incominciò a straziarsi con le proprie mani, come per punirsi da se stessa, mentre con le sue grida di dolore eccitava al pianto tutto il vicinato.

Ma un frate dell’Ordine dei minori, di nome Rao, che si stava recando in quel luogo per predicare, si avvicinò al bambino e poi, pieno di fede, disse al padre:

«Credi tu che Francesco, il santo di Dio, può risuscitare dai morti tuo figlio, in forza dell’amore che ha sempre avuto verso Gesù Cristo, morto in croce per ridare la vita agli uomini?».

Il padre rispose che lo credeva fermamente e che da quel momento sarebbe stato per sempre un fedele servitore del Santo, se, per i suoi meriti, Dio gli avesse concesso un dono così grande.

Quel frate si prostrò in orazione con il frate suo compagno e incitò tutti i presenti a pregare.

Come fu terminata la preghiera, il bambino incominciò a sbadigliare un poco, aprì gli occhi e sollevò le braccia e, finalmente, si alzò da solo e subito, alla presenza di tutti, si mise a camminare, sano e salvo, restituito alla vita e, insieme, alla salvezza per la mirabile potenza del Santo" (FF 1266).

Francesco, sulle orme di Cristo, molto poté a beneficio di tanti.

Anche in questo caso una madre riebbe in vita il figlio morto.

Potenza della resurrezione di Cristo, anche attraverso i suoi profeti!

 

«E Gesù lo diede a sua madre» (Lc 7,15b).

 

 

Martedì della 24.a sett. T.O. (Lc 7,11-17)

Martedì, 03 Settembre 2024 05:17

Fede senza tentennamenti

Gesù guarisce il servo malato di un centurione. Egli ne ammira la sua fede solida e profonda.

 

Molti sono i miracoli che Francesco operò in vita e in morte a sostegno e rafforzamento della Fede. Nelle Fonti troviamo numerosi passi che ricordano tutto questo.

Nella Leggenda Maggiore di S. Bonaventura scopriamo un paragrafo in cui, fra l’altro, è scritto:

“L’uomo beato, appena fu assunto a godere la luce del Volto di Dio, incominciò a risplendere per grandi e numerosi miracoli.

Quella santità eccelsa […] ora che egli regnava con Cristo, veniva confermata da Dio onnipotente per mezzo dei miracoli, a pieno consolidamento della fede” (FF 1251).

Fede che Francesco stimolò durante la sua vita in tutti, piccoli e grandi.

Infatti nella sua Regola non bollata (1221) leggiamo:

«E tutti coloro che vogliono servire il Signore […] i giovani e i vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli […]

Umilmente preghiamo e supplichiamo perché perseveriamo nella vera fede e penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo» (FF 68).

Francesco stesso crebbe nella Fede e fu provato in essa.

Nella Vita seconda del Celano troviamo il passo:

“Ad un certo momento della sua vita, il Padre subì una violentissima tentazione di spirito, sicuramente a vantaggio della sua corona […]

Per questo era angustiato e pieno di sofferenza […] pregava e piangeva nel modo più penoso. Questa lotta durò più anni.

Un giorno, mentre pregava in S. Maria della Porziuncola, udì in spirito una voce:

«Francesco, se avrai fede quanto un granellino di senapa, dirai al monte che si sposti ed esso si muoverà».

«Signore - rispose il Santo - qual è il monte, che io vorrei trasferire?».

E la voce di nuovo: «Il monte è la tua tentazione».

«O Signore - rispose il Santo in lacrime - avvenga di me come hai detto».

Subito sparì ogni tentazione e si sentì libero e del tutto sereno nel più profondo del cuore” (FF 702).

 

«Vi dico, neanche in Israele ho trovato una fede tanto grande!» (Lc 7,9).

 

 

Lunedì della 24.a. sett. T.O. (Lc 7,1-10)

Lunedì, 02 Settembre 2024 17:57

Fondamento del cammino

Per divina ispirazione, Francesco aveva compreso che per aderire a Cristo e alla sua Santa volontà, la Via sicura era sottrarsi alla mentalità del mondo e vivere del Vangelo.

Infatti le Fonti c’informano:

“La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo” (FF 466).

E ancora:

“Ascoltandolo, il servo di Dio si sentì ripieno della consolazione dello Spirito Santo, perché aveva concepito il suo primo figlio, ed esclamò:

«Un simile consiglio dobbiamo chiederlo a Dio!».

Poiché era ormai mattina, entrarono nella chiesa di S. Nicolò. Dopo aver pregato, Francesco, devoto adoratore della Trinità, per tre volte aprì il libro dei Vangeli, chiedendo a Dio che per tre volte confermasse il proposito di Bernardo.

Alla prima apertura si imbatté nel passo che dice: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri».

Alla seconda: «Non portate niente durante il viaggio».

Alla terza: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua».

Questa - disse il Santo - è la vita e la Regola nostra e di tutti quelli che vorranno unirsi alla nostra compagnia. Va’, dunque, se vuoi essere perfetto, e fa come hai sentito” (FF 1054).

 

Francesco aveva l’occhio vigile sulla capacità di rinnegamento di quanti volevano entrare in quella fraternità evangelica.

Infatti, nei documenti francescani, troviamo un episodio molto significativo.

Il Minimo d’Assisi, percorrendo la provincia della Marca per predicare, conobbe un uomo che gli chiese di entrare nella sua comunità.

Il padre si rivolse a lui così:

«Fratello, se vuoi entrare nella nostra famiglia, è necessario per prima cosa che tu distribuisca ai poveri tutti i tuoi beni, secondo la perfezione consigliata dal santo Vangelo, e poi che tu rinunzi completamente alla tua volontà» (Fonti 1567).

A queste parole l’uomo ispirato da amore carnale e non spirituale, donò tutti i suoi beni ai suoi consanguinei.

Poi andò da Francesco riferendo di essersi privato di quanto aveva.

Ma il padre gli chiese come aveva fatto.

E quello rispose: «Fratello, ho donato tutto il mio ad alcuni parenti, che erano nella necessità» (Fonti 1567).

Il brano continua: "Conobbe Francesco, per mezzo dello Spirito Santo, che quello era un uomo carnale, e subito lo accomiatò:

«Va’ per la tua strada, frate Mosca, poiché hai dato il tuo ai consanguinei, e ora vorresti vivere di elemosine tra i frati».

E colui se ne andò per la sua strada, ricusando di distribuire i suoi averi ad altri poveri” (Fonti 1567).

 

Perdere la vita per il Vangelo era, dunque, il fondamento del cammino di Francesco e dei suoi figli.

Giovanni, evidenzia come Dio abbia inviato nel mondo il Figlio suo Gesù non per condannarlo, ma per salvarlo attraverso di Lui.

 

Francesco amò talmente il Crocifisso e per Lui e in Lui la Croce su cui fu confitto per la salvezza del mondo, da ricevere il dono delle stigmate.

Fatto simile a Cristo, dunque Alter Christus. Aveva sempre fisso nella mente il Dono del Padre all’umanità, nel Figlio.

Le Fonti illuminano in proposito:

“E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il Santo tuo amore, col quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima Santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluto redimere dalla schiavitù” (FF 64).

E ancora: “Diceva infatti che niente è più importante della salvezza delle anime, e lo provava molto spesso col fatto che l’Unigenito di Dio si è degnato di essere appeso alla croce per le anime […] Non si riteneva amico di Cristo, se non amava le anime che Egli ha amato” (FF 758).

“Una mattina, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infuocate, discendere dalla sublimità cieli […] Giunse vicino all’uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l’effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce […] Comprese per divina rivelazione lo scopo per cui la divina Provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui […] stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso […] mediante l’incendio dello Spirito” (FF 1225).

Passando per il dolore e la morte si sarebbe verificato il trionfo della Vita. Una Croce fiorita nel Mistero Pasquale.

 

«Così infatti Dio amò il mondo che diede il suo Figlio, l’Unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita dell’Eterno» (Gv 3,16).

 

 

Esaltazione della Santa Croce (Gv 3,13-17)

Sabato, 31 Agosto 2024 12:18

Il giudizio appartiene a Dio

Il Vangelo alza lo sguardo sui ciechi guide di ciechi [con esiti nefasti] e su chi pretende di togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello dimenticando la trave che dimora in lui.

Francesco aveva in abominio qualsiasi giudizio nei confronti dei fratelli, poiché riteneva che ogni altezzosa espressione rivolta loro era, praticamente, indirizzata a Dio stesso.

Chiara raccomandava alle sorelle di guardarsi da giudizi, detrazioni e mormorazioni:

«Si guardino le sorelle […] dalla detrazione e mormorazione» (FF 2809).

In quello scrigno di ricchezze che sono le Fonti troviamo in merito molte narrazioni interessanti.

Nella Regola bollata (1223) scritta da Francesco leggiamo:

«[I frati] li ammonisco, però, e li esorto a non disprezzare e a non giudicare gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e colorati ed usare cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso» (FF 81).

E nella Lettera ai Fedeli continua:

«Coloro poi che hanno ricevuto l’autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore: infatti il giudizio sarà senza Misericordia per coloro che non hanno usato Misericordia» (FF 191).

Agli stessi frati:

“Se talora accadeva che a un fratello sfuggisse una parola capace di ferire, il rimorso di coscienza non gli lasciava aver pace, finché non confessava il suo sbaglio, gettandosi a terra umilmente e pregando l’offeso a mettergli un piede sulla bocca […]

I frati s’impegnavano a scacciare qualunque rancore e incompatibilità, e a conservare intatto l’amore scambievole” (FF 1449).

Dunque metro di misura di ogni pensiero ed espressione era il guardare se stessi in onestà davanti a Dio, lasciando a Lui lo sguardo sugli altri.

 

«Può forse un cieco guidare un [altro] cieco? […]

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello ma la trave nel proprio occhio non osservi?» (Lc 6,39a.41).

 

 

Venerdì della 23.a sett. T.O. (Lc 6,39-42)

Nel Vangelo odierno Gesù chiama coloro che ascoltano ad amare quanti si comportano da nemici.

«Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano» (Lc 6,27).

Francesco amava con predilezione quelli che lo deridevano e giudicavano - e invitava i suoi frati a fare altrettanto.

Il Povero d’Assisi aveva ormai conosciuto Cristo e, secondo la Parola del Vangelo, s’impegnava ad amare tutti, anche chi si comportava da nemico; a donare ai poveri quanto aveva.

Infatti nelle Fonti francescane troviamo vari episodi che siglano queste circostanze.

Leggiamo nelle Ammonizioni da lui scritte:

“Dice il Signore: «Amate i vostri nemici [e fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano e calunniano]».

Infatti, veramente ama il nemico Colui che non si duole per l’ingiuria che quegli gli fa, ma brucia nel suo intimo, per l’amore di Dio, a motivo del peccato dell’anima di lui. E gli dimostri con le opere il suo amore” (FF 158).

Lo stesso padre, che detestava la scelta di povertà di Francesco, lo perseguitava, inducendo il figlio a nascondersi.

Attestano le Fonti:

“Ma Francesco, atleta ancora agli inizi, informato delle minacce dei persecutori e presentendo la loro venuta, volle lasciare tempo all’ira e si nascose in una fossa segreta. Vi rimase nascosto per alcuni giorni, e intanto supplicava incessantemente, tra fiumi di lacrime, il Signore, che lo liberasse dalle mani dei persecutori e portasse a compimento, con la sua bontà e il suo favore i pii propositi che gli aveva ispirato” (FF 1040).

E ancora:

“Si recò a visitare […] la tomba dell’apostolo Pietro. Fu in questa circostanza che, vedendo la grande moltitudine di mendicanti davanti alla porta di quella chiesa, spinto da una soave compassione, e, insieme, allettato dall’amore per la povertà, donò le sue vesti al più bisognoso di loro e, ricoperto degli stracci di costui, passò tutta la giornata in mezzo ai poveri, con insolita gioia di spirito” (FF 1037).

Il dare era divenuto per il Poverello l’a-b-c del suo quotidiano vivere la Parola di Dio.

 

«…perché con la misura con la quale misurate, sarà rimisurato a voi» (Lc 6,38).

 

 

Giovedì 23.a sett. T.O. (Lc 6,27-38)

Venerdì, 30 Agosto 2024 18:13

Beati e Sazi

Nel Vangelo di Luca alle Beatitudini sono contrapposti i "Guai" che il Signore pronuncia verso i pieni di questo mondo.

Ci soffermiamo sulle Beatitudini.

Gesù proclama in esse  l’amore di Dio per ogni uomo, specie per il povero, oggetto della sua predilezione.

Francesco guardava le Beatitudini come il ritratto di Cristo e le seguiva perché innamorato di Lui.

Grande venerazione aveva non solo per la Vergine Maria ma pure per tuti i Santi.

Infatti fra i suoi scritti vi è un’antifona recitata ogni ora:

«Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’Altissimo sommo Re il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro. Gloria al Padre. Come era.» (FF 281).

Le Fonti sottolineano che “i santi e il loro ricordo eran per lui come carboni ardenti, che ravvivavano in lui l’incendio deificante” (FF 1167).

Nelle Ammonizioni di Francesco leggiamo:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli.

Ci sono molti che applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa che venga loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano.

Questi non sono poveri in spirito, poiché chi è veramente povero in spirito odia se stesso e ama quelli che li percuotono nella guancia» (FF 163).

«Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio».

«Sono veri pacifici coloro che in tutte le contrarietà che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo» (FF 164).

Ma, nello stesso Cantico di Frate Sole, quand’era ormai molto malato aggiunse la famosa strofa del perdono:

«Laudato si, mi Segnore/ per quilli ke perdonano per lo tuo amore/ e sustengu enfirmitate et tribulacione./

Beati quilgli kel sosteranno in pace,/ ka da te, Altissimo, sirano coronati» (FF 1593).

Nondimeno Chiara d’Assisi, nella sua stupenda Benedizione alle sorelle, volge lo sguardo a tutta l’assemblea dei Santi in cielo e in terra:

«Prego il Signore nostro Gesù Cristo per la sua misericordia e per l’Intercessione della sua santissima Madre Maria, del beato arcangelo Michele e di tutti i santi Angeli di Dio, [del beato Padre nostro Francesco] e di tutti i santi e le sante di Dio, perché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra: in terra, moltiplicandovi, con la sua Grazia e le sue virtù, fra i suoi servi e le sue serve nella sua Chiesa militante; in cielo, esaltandovi e glorificandosi nella sua Chiesa trionfante fra i suoi santi e le sue sante» (FF 2855).

Bellezza evidente di una comunione vissuta a tutto tondo con i Beati che ancora camminano sulla terra e con quelli che agitano le loro palme davanti al trono dell’Agnello nella Gerusalemme celeste.

 

«Beati i poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6,20b).

 

 

Mercoledì della 23.a sett.T.O. (Lc 6,20-26)

Pagina 3 di 8
"His" in a very literal sense: the One whom only the Son knows as Father, and by whom alone He is mutually known. We are now on the same ground, from which the prologue of the Gospel of John will later arise (Pope John Paul II)
“Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni (Papa Giovanni Paolo II)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
But what moves me even more strongly to proclaim the urgency of missionary evangelization is the fact that it is the primary service which the Church can render to every individual and to all humanity [Redemptoris Missio n.2]
Ma ciò che ancor più mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità [Redemptoris Missio n.2]
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]
Who is freer than the One who is the Almighty? He did not, however, live his freedom as an arbitrary power or as domination (Pope Benedict)
Chi è libero più di Lui che è l'Onnipotente? Egli però non ha vissuto la sua libertà come arbitrio o come dominio (Papa Benedetto)
The Church with her permanent contradiction: between the ideal and reality, the more annoying contradiction, the more the ideal is affirmed sublime, evangelical, sacred, divine, and the reality is often petty, narrow, defective, sometimes even selfish (Pope Paul VI)
La Chiesa con la sua permanente contraddizione: tra l’ideale e la realtà, tanto più fastidiosa contraddizione, quanto più l’ideale è affermato sublime, evangelico, sacro, divino, e la realtà si presenta spesso meschina, angusta, difettosa, alcune volte perfino egoista (Papa Paolo VI)
St Augustine wrote in this regard: “as, therefore, there is in the Catholic — meaning the Church — something which is not Catholic, so there may be something which is Catholic outside the Catholic Church” [Pope Benedict]
Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» [Papa Benedetto]

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