Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Mercoledì, 07 Agosto 2024 13:05

Correzione fraterna in mezzo

Nella Liturgia odierna Gesù richiama a correggere in modo discreto e fraterno, prima di assumere misure più drastiche.

 

I due Poveri d’Assisi furono persone esemplari nell’amore fraterno e nelle eventuali correzioni da fare, sempre condite di saggezza, umanità e carità. 

Severi con se stessi; attenti e misericordiosi con il prossimo.

Francesco prima d’intervenire verso i frati pregava e ancor prima esaminava se stesso.

 

Chiara d’Assisi amava definirsi «pianticella del Serafico Padre Francesco».

Fu sempre Madre sollecita e di grande esempio per le sue figlie e sorelle nel Monastero di S. Damiano.

Anche quando era necessario esortare o riprendere sapeva correggere con amorevolezza e sapienza che le venivano dall’alto.

Le Fonti attestano [Regola di S. Chiara]:

«L’abbadessa ammonisca e visiti le sue sorelle e le corregga con umiltà e carità, non comandando loro cosa alcuna che sia contro la sua anima e la forma della nostra professione» (FF 2806).

E ancora, con uno sguardo lungimirante estensivo, la stessa Chiara continua:

«Ammonisco ed esorto nel Signore Gesù Cristo tutte le mie sorelle, presenti e future, che si studino sempre di imitare la via della santa semplicità, dell’umiltà e della povertà, ed anche l’onestà di quella santa vita, che ci fu insegnata dal beato Padre nostro Francesco fin dal principio della nostra conversione a Cristo» (FF 2845 - Testamento).

«E amandovi a vicenda nell’amore di Cristo, quell’amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità» (FF 2847 - Testamento).

 

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15).

 

 

Mercoledì 19.a sett. T.O (Mt 18,15-20)

Mercoledì, 07 Agosto 2024 09:58

Per una sola pecorella

Chissà quante volte Francesco, l’Araldo del Gran Re, nel leggere l’episodio della pecora smarrita si sarà soffermato su quel «Che ve ne pare?» (Mt 18,12). Come a dire: «Lo fareste voi?». 

Francesco di certo se la sarà posta questa disarmante domanda, cui tutta la sua eloquente esistenza ha risposto «Sì, senza alcun dubbio».

Per una sola pecorella del suo gregge avrebbe certo lasciato le altre al sicuro alla ricerca di quella perduta.

«Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon Pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce» (FF 155 - Ammonizioni).

Lui, che era solito chiamare frate Leone «pecorella di Dio» avrebbe affrontato ogni avversità pur di ritrovarla, e per questo cercava il martirio perfino presso il Sultano d’Egitto per guadagnarlo a Cristo.

Ricco di tenerezza e misericordia è un episodio che mette in evidenza il cuore di pastore di Francesco. 

Troviamo nelle Fonti:

“Attraversando una volta la Marca d’Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge di montoni e di capre.

In mezzo al branco c’era una sola pecorella, che tutta quieta e umile brucava l’erba.

Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al cuore, pieno di compassione disse al fratello:

«Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti doveva proprio apparire come quell’umile creatura.

Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste capre e da questi caproni» (FF 456).

 

«Che cosa vi pare? Lo fareste?» (Mt 18,12).

Mercoledì, 07 Agosto 2024 06:51

Annuncio del mistero pasquale nell’umiltà

Gesù annuncia ai suoi la sua morte e resurrezione. Egli fa scuola di umiltà e minorità ai suoi pagando la tassa per il tempio.

 

Il primo biografo di San Francesco, Tommaso da Celano, nella Vita Seconda, narra l’incontro che avvenne tra Domenico e Francesco, in casa del Cardinal Ugolino, poi Papa Gregorio IX, probabilmente tra la fine del 1219 e l’inizio del 1221.

Lo stesso Cardinale si commosse profondamente nel sentire dialogare 

due santi, che parlavano di Dio con tanta dolcezza e umiltà, servitori di Dio in modo originale, entrambi vivendo il mistero Pasquale.

"Si trovarono insieme a Roma, in casa del cardinale d'Ostia che poi fu Sommo Pontefice, le fulgide luci del mondo san Francesco e san Domenico.

Sentendoli parlare fra loro del Signore con tanta dolcezza, alla fine il vescovo disse:

"Nella Chiesa primitiva i pastori erano poveri e persone di carità, senza cupidigia. Perché - chiese - tra i vostri frati quelli che emergono per dottrina e buon esempio, non li facciamo vescovi e prelati?".

Fra i due Santi sorse una gara, non per precedersi nella risposta, ma perché l'uno proponeva all'altro l'onore ed anzi voleva costringerlo a parlare per primo. In realtà si superavano a vicenda nella venerazione che nutrivano reciprocamente.

Alla fine vinse l'umiltà in Francesco, perché non si mise avanti e vinse pure in Domenico, perché ubbidì umilmente e rispose per primo.

Disse dunque Domenico al vescovo:

«Signore, i miei frati, se lo capiscono, sono già posti in alto grado, e per quanto sta in me non permetterò che ottengano altra dignità».

Dopo questa breve e convinta risposta, Francesco si inchinò al vescovo e disse a sua volta:

«Signore, i miei frati proprio per questo sono stati chiamati Minori, perché non presumano di diventare maggiori.

Il nome stesso insegna loro a rimanere in basso ed a seguire le orme dell'umiltà di Cristo, per essere alla fine innalzati più degli altri al cospetto dei Santi.

Se volete - continuò - che portino frutto nella Chiesa di Dio, manteneteli e conservateli nello stato della loro vocazione, e riportateli in basso anche contro loro volontà.

Per questo, Padre, ti prego: affinché non siano tanto più superbi quanto più poveri e non si mostrino arroganti verso gli altri, non permettere in nessun modo che ottengano cariche».

Queste furono le risposte dei Santi" (FF 732).

Sapienza ed umiltà al seguito di Cristo, figli liberi del Regno.

 

«Ora, trovandosi essi riuniti insieme nella Galilea, Gesù disse loro: Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini, e lo uccideranno, e il terzo giorno risorgerà - Ed essi furono grandemente rattristati» (Mt 17,22).

 

 

Lunedì della 19.a sett. T.O. (Mt 17,22-27)

Martedì, 06 Agosto 2024 15:25

Il Pane degli Angeli e la santa Povertà

Il Povero d’Assisi aveva grande devozione per il pane, perché gli richiamava il Pane vivo disceso dal Cielo per noi, Gesù, fattosi Alimento per la nostra fame d’amore.

Nelle Fonti c’è un particolare episodio che lo sottolinea:

“Anche nelle feste principali, quando ve n’era l’opportunità, era solito andare per l’elemosina. Perché, diceva, nei poveri di Dio si realizza la parola del profeta «l’uomo ha mangiato il pane degli angeli»”.

“Il pane degli Angeli è quello che la Santa povertà raccoglie di porta in porta e che, domandato per amor di Dio, per amore di Dio viene elargito, per suggerimento degli Angeli Santi”.

Una volta, dopo aver chiesto l’elemosina e dopo averla ricevuta si rivolse ai suoi frati per “celebrare continuamente la Pasqua del Signore, cioè il passaggio da questo mondo al Padre, passando per il deserto del mondo in povertà di spirito, e come pellegrini e forestieri e come veri Ebrei” (FF1129).

Francesco aveva una vita centrata sul dono di sé guardando a Gesù, Pane della Vita, e aveva particolare e profondo rispetto del Cibo celeste. Troviamo nei suoi scritti:

“Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile […] e come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne […] così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero” (FF144).

E pensando al suo Ordine ormai esteso e desiderando farsi approvare in perpetuo da papa Onorio la sua forma di vita, Dio lo incoraggiò con questa rivelazione:

“Gli sembrava di aver raccolto da terra delle minutissime briciole di pane, per distribuirle a molti frati affamati, che gli stavano intorno. Aveva timore che, nel distribuirle, quelle briciole così piccole non gli cadessero magari di mano. Ma una voce dall’alto gli disse: «Francesco, con tutte queste briciole, fa un’ostia sola e porgi a chi vorrà mangiare»”.

“Mentre egli così faceva, tutti quelli che non ricevevano il dono con devozione, oppure, dopo averlo ricevuto, lo disprezzavano, subito si distinguevano dagli altri, perché diventavano lebbrosi […] Il giorno seguente, mentre pregava con grande perseveranza, sentì venire dal cielo questa voce: «Francesco, le briciole che hai visto la notte scorsa sono le parole del Vangelo; l’ostia è la Regola, la lebbra è l’iniquità»” (FF1082).

Un cammino, quello di Francesco, in chiave eucaristica, che fa del Pane vivo il suo punto di riferimento in ogni frangente.

Martedì, 06 Agosto 2024 13:40

Chicco che muore

Nella festa di S.Lorenzo  [martirizzato nel 258, durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano] la liturgia propone un brano giovanneo che a lui si addice, riguardo il suo percorso di fede.

Uno dei sette diaconi di Roma, morto per la causa del Vangelo, fu seme fecondo per le anime, attestando che perdere la vita in questo mondo significa conservarla per la vita eterna.

Francesco, nella sua nuova vita, fu davvero il chicco di grano che muore per risorgere con Cristo e in Cristo. Non per niente viene spesso ricordato come «Alter Christus» in quanto divenuto, per grazia, somigliantissimo a Lui.

Il Santo spese la sua nuda esistenza al servizio del Signore e del prossimo, spesso chiedendosi se davvero fosse divenuto servo della sua Parola o meno.

La luce che le Fonti ci offre è davvero rivelatrice:

“Dal momento in cui Francesco rigettò le cose caduche e cominciò ad aderire strettamente al Signore, non volle perdere nemmeno una particella di tempo […]

Riteneva gran peccato non fare qualcosa di bene e giudicava un retrocedere il non progredire sempre.

Mentre dimorava in una cella a Siena, una notte chiamò a sé i compagni che dormivano.

«Ho invocato il Signore - spiegò loro - perché si degnasse indicarmi quando sono suo servo e quando no.

Perché non vorrei essere altro che suo servo.

E il Signore, nella sua immensa benevolenza e degnazione, mi ha risposto ora:

«Riconosciti mio servo veramente, quando pensi, dici, agisci santamente».

Per questo vi ho chiamati, fratelli, perché voglio arrossire davanti a voi, se a volte avrò mancato in queste tre cose»” (FF 743).

Nella preghiera, spesso, ripeteva:

“Rapisca, ti prego, o Signore,/ l’ardente e dolce forza del tuo amore/ la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,/ perché io muoia per amore dell’amor tuo,/ come tu ti sei degnato morire/ per amore dell’amor mio” (FF 277).

 

«Se il granello di frumento caduto a terra non muore, esso rimane solo; ma se muore, porta molto frutto» (Gv 12,24).

 

 

10 agosto 2022. S. Lorenzo. (Gv 12,24-26)

Martedì, 06 Agosto 2024 12:23

Incontro allo Sposo

Lampade: Chiara, Francesco, la Madre di Dio e Teresa.

 

Edhit Stein, di origine ebraica, in religione Suor Teresa Benedetta della Croce, andò incontro a Cristo quale vittima della Shoah, tenendo sempre davanti agli occhi il suo Oriente: Gesù!

Come lei anche S. Chiara è stata vergine sapiente e vigile che ha rinnovato la Chiesa con la sua vita, fecondata dalla potenza sempre nuova dello Spirito di Dio.

Vergine andata incontro allo Sposo spendendo, giorno dopo giorno, la sua vita per gli altri, senza risparmio.

Nelle Fonti leggiamo:

“Era solita, per Mattutino, prevenire le giovinette; svegliandole senza rumore con cenni, le invitava alle lodi di Dio.

Spesso, mentre tutte dormivano ancora, accendeva le lampade; spesso suonava lei stessa, con le sue mani, la campana.

Non c’era posto nel suo monastero per la tiepidezza, non c’era posto per l’accidia lì dove la pigrizia era scossa da un pungente impulso a pregare e a servire il Signore” (FF 3200).

All’inizio della Leggenda di S. Chiara, troviamo un passo illuminante:

“Perciò Dio misericordioso suscitò la venerabile vergine Chiara e in lei fece splendere alle donne una chiarissima lampada: e tu Padre beatissimo […] hai posto questa lampada sul candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (FF 3151).

“Imitino le donne Chiara, impronta della Madre di Dio, nuova guida delle donne” (FF 3153).

Chiara durante tutta la sua breve esistenza fu vergine saggia in attesa solerte dello Sposo, facendo sì che “Chiara di nome e chiara per virtù” (FF 3154) rifulgesse quale donna nuova della valle Spoletana.

Infatti era tanto amorevole verso le sue figlie e sorelle tanto che “assai spesso nel freddo della notte di propria mano le ricopre mentre dormono e vuole che quelle che vede incapaci di osservare l’austerità comune, si accontentino di un regime meno severo.

Se qualcuna era turbata da una tentazione, se qualcuna, come può avvenire, era presa da mestizia, chiamandole da parte le consolava piangendo.

Talvolta si prostra ai piedi delle afflitte per alleviare con materne carezze la violenza del dolore” (FF 3233).

Lo stesso Francesco, racconta il suo biografo Celano, aveva “riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna” (FF 750).

Aveva compreso, per rivelazione del Crocifisso di S. Damiano, il compito assegnatogli: riparare la Chiesa di Cristo, acquistata col suo Sangue, ed ora in rovina.

Da qui il suo gesto solerte di far porre dinanzi a quell’immagine una lampada ad olio, sollecita e immediata risposta del Poverello a farsi testimone concreto di una esistenza-attesa in trasparenza per Cristo: per Colui che si era degnato chiamarlo a vivere per Lui e di Lui.

 

«Ecco lo Sposo! Uscite incontro [a Lui]!» (Mt 25,6).

 

 

9 agosto 2022. S. Teresa B. della Croce patr. d’Europa (Mt 25,1-13)

Martedì, 06 Agosto 2024 07:18

Francesco Pietra

Gesù chiede ai suoi discepoli:

«Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15).

Chi fosse per Francesco Gesù è evidente ad es. nei suoi scritti, in particolare nelle Lodi di Dio Altissimo, dove così si esprime:

“Tu sei Santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.

Tu sei Altissimo… Tu sei re onnipotente… Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei. Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero… Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore” (FF 261).

E altrettanto inculcò ai suoi frati, vivendo il Vangelo della carità e della concordia:

”Davvero su questa solida base edificarono, splendida, la costruzione della carità. E come pietre vive, raccolte, per così dire, da ogni parte del mondo, crebbero in tempio dello Spirito Santo” (FF 387).

E come avrebbero potuto crescere diversamente con una guida trasparente come Francesco? Egli che “esulta di gioia in tutte le opere delle mani del Signore, e attraverso questa visione letificante intuisce la causa e la ragione che le vivifica […]

Nelle cose belle riconosce la Bellezza somma, e da tutto ciò che per lui è buono sale un grido: Chi ci ha creati è infinitamente buono […]

Ha riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna.

Cammina con RIVERENZA SULLE PIETRE, per riguardo a colui, che è detto PIETRA. E dovendo recitare il versetto che dice «Sulla pietra mi hai innalzato», muta così le parole per maggiore rispetto: «Sotto i piedi della Pietra tu mi hai innalzato»” (FF 750).

E vicino alla morte, Francesco, chiede di tornare a S. Maria degli Angeli, dove tutto era iniziato. Si fa porre sulla nuda terra, quale pietra miliare dell’Ordine Serafico:

“Nell’anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito della vita là dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia.

Quando vi fu condotto, per dimostrare che, sul modello di Cristo-Verità, egli non aveva nulla in comune con il mondo […] si prostrò in fervore di spirito, tutto nudo sulla nuda terra […]

Così disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al Cielo, secondo la sua abitudine, totalmente intento a quella Gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.

E disse ai frati: «Io ho fatto la mia parte: la vostra, Cristo ve la insegni»” (FF 1239).

Francesco, a conclusione della vita, si rivela pietra su cui Cristo edifica la sua Chiesa.

Quella Chiesa che all’inizio del suo cammino il Poverello aveva “confuso” con la riparazione della chiesa di S. Damiano, nella cui opera le pietre avevano avuto il loro peso e significato.

“Infatti, così come furono riparati i tre edifici (S. Damiano, la Porziuncola, la chiesetta di S. Pietro, poco distante da Assisi), sotto la guida di quest’uomo Santo si sarebbe rinnovata la Chiesa in tre modi: secondo la forma di vita, secondo la Regola e secondo la dottrina di Cristo da lui proposte - e avrebbe celebrato i suoi trionfi una triplice milizia di eletti” (FF 1050).

Francesco: Pietra su cui Cristo edifica la sua Chiesa in rovina.

 

 

Giovedì della 18.a sett. T.O. (Mt 16 13-23)

Lunedì, 05 Agosto 2024 15:58

Pane Vivente Francescano, Pane della Vita

Lunedì, 05 Agosto 2024 07:33

La Meticcia attesta la sua fede

La Parola del Vangelo oggi evidenzia la fede incipiente e già granitica di una donna pagana che chiede pietà per la figlia, tormentata da un demonio.

Anche Francesco d’Assisi, profeta di Dio, estraneo al mondo istituzionale ufficiale, operò cose mirabili in merito.

Il Povero, campione della fede in Cristo, realizzò guarigioni per la potenza dello Spirito di Dio, in vita e in morte.

La sua vita di fede contagiò molte persone che, beneficiando della sua testimonianza, guarirono da mali e possessioni diaboliche.

A tal proposito, le Fonti ci porgono vari episodi:

“Viveva a Foligno un uomo di nome Pietro. Postosi in cammino per visitare il santuario di S. Michele arcangelo […] arrivato ad una fonte, stanco e assetato, prese a bere dell’acqua; e gli sembrò d’aver ingoiato dei demoni. Ed effettivamente da quell’istante rimase ossesso per tre anni, dicendo e compiendo cose orrende.

Si portò sulla tomba del santissimo Padre Francesco, e vi giunse ancora strapazzato dai demoni, più che mai furiosi contro di lui; appena toccò il sepolcro, fu con evidente e chiaro miracolo, liberato del tutto e per sempre” (FF 554).

E ancora il Celano nella Vita Prima narra la fede di un bimbo guarito da Francesco:

“Matteo, un bambino di Todi, da otto giorni giaceva in un letto più morto che vivo: bocca ermeticamente chiusa, occhi serrati, volto, mani e piedi anneriti come un paiolo al fuoco. Tutti pensavano che non c’era più nulla da sperare.

Un giorno la madre si prostra in preghiera, invocando il nome e l’aiuto di Francesco.

Quando si alza, il bambino comincia ad aprire gli occhi, a vederci e a succhiare il latte. Poco dopo, caduta quella pelle nera, la carne ritorna al suo colore normale e riprende vigore e sanità.

Appena lo vede fuori pericolo, la madre lo interroga: «Chi ti ha guarito, figlio mio?».

Il fanciullo balbettando risponde: «Ciccu, Ciccu».

Di nuovo lo interrogano: «A chi devi questa grazia?». E il bimbo replica: «Ciccu, Ciccu!» - dimezzando in questo modo il nome di Francesco, poiché era ancora piccino e incapace di parlare bene” (FF 556).

I piccoli, di età ma pure nel cuore, ottengono per Fede quello che i grandi neppure sanno chiedere o desiderare.

Una fede solida è oggetto di ammirazione da parte di Gesù che opera secondo il desiderio di chi la vive, generando creature nuove.

 

«Donna, grande la tua fede! Avvenga per te come vuoi» (Mt 15,28).

 

 

Mercoledì della 18.a sett. T.O. (Mt 15,21-28)

Domenica, 04 Agosto 2024 06:42

Il vento dell’applauso, solo fuori

Francesco aveva imparato che la presenza dello Spirito Santo si offre a chi lo invoca con familiarità, quanto più lo trova lontano dal frastuono dei mondani. 

Le Fonti raccontano che “l’uomo di Dio, restandosene tutto solo e in pace, riempiva i boschi di gemiti, cospargeva la terra di lacrime, si percuoteva il petto e, quasi avesse trovato un più intimo santuario, discorreva col suo Signore […]

Là pure dai frati, che piamente lo osservavano, fu udito interpellare con grida e gemiti la Bontà divina a favore dei peccatori; piangere, anche, ad alta voce la Passione del Signore, come se l’avesse davanti agli occhi.

Là, mentre pregava di notte, fu visto con le mani stese in forma di croce, sollevato da terra con tutto il corpo e circondato da una nuvoletta luminosa: luce meravigliosa diffusa intorno al suo corpo, che meravigliosamente testimoniava la luce risplendente nel suo Spirito.

Là, inoltre, come testimoniano prove sicure, gli venivano svelati i misteri nascosti della Sapienza divina, che egli, però, non divulgava all’esterno, se non nella misura in cui ve lo sforzava la carità di Cristo e lo esigeva l’utilità del prossimo […]

Quando tornava dalle sue preghiere, che lo trasformavano quasi in un altro uomo, metteva la più grande attenzione per comportarsi in uniformità con gli altri, perché non avvenisse che il vento dell’applauso, a causa di quanto lui lasciava trapelare di fuori, lo privasse della ricompensa interiore” (FF 1180- Leggenda maggiore).

Francesco custodiva con grande discrezione la sua trasformazione in ‘Alter Christus’, quasi vivendo nella clausura del suo cuore.

Infatti le stesse Fonti attestano: “Da principio, quando il vero amore di Cristo aveva già trasformato nella sua stessa immagine l’amante, cominciò a celare e ad occultare il Tesoro con tanta cautela, da non farlo scoprire per lungo tempo neppure ai suoi intimi.

Ma la divina Provvidenza non permise che rimanesse sempre nascosto e non giungesse agli occhi dei suoi cari […]

Uno dei compagni una volta, vedendo le stimmate nei piedi, gli disse: «Cosa è ciò, buon fratello?». 

«Pensa ai fatti tuoi» - gli rispose” (FF 719- Vita Seconda del Celano) con la schiettezza e semplicità che lo contraddistingueva.

 

 

Trasfigurazione del Signore (Mc 9,2-10)

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"His" in a very literal sense: the One whom only the Son knows as Father, and by whom alone He is mutually known. We are now on the same ground, from which the prologue of the Gospel of John will later arise (Pope John Paul II)
“Suo” in senso quanto mai letterale: Colui che solo il Figlio conosce come Padre, e dal quale soltanto è reciprocamente conosciuto. Ci troviamo ormai sullo stesso terreno, dal quale più tardi sorgerà il prologo del Vangelo di Giovanni (Papa Giovanni Paolo II)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
But what moves me even more strongly to proclaim the urgency of missionary evangelization is the fact that it is the primary service which the Church can render to every individual and to all humanity [Redemptoris Missio n.2]
Ma ciò che ancor più mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all'intera umanità [Redemptoris Missio n.2]
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]
Who is freer than the One who is the Almighty? He did not, however, live his freedom as an arbitrary power or as domination (Pope Benedict)
Chi è libero più di Lui che è l'Onnipotente? Egli però non ha vissuto la sua libertà come arbitrio o come dominio (Papa Benedetto)
The Church with her permanent contradiction: between the ideal and reality, the more annoying contradiction, the more the ideal is affirmed sublime, evangelical, sacred, divine, and the reality is often petty, narrow, defective, sometimes even selfish (Pope Paul VI)
La Chiesa con la sua permanente contraddizione: tra l’ideale e la realtà, tanto più fastidiosa contraddizione, quanto più l’ideale è affermato sublime, evangelico, sacro, divino, e la realtà si presenta spesso meschina, angusta, difettosa, alcune volte perfino egoista (Papa Paolo VI)
St Augustine wrote in this regard: “as, therefore, there is in the Catholic — meaning the Church — something which is not Catholic, so there may be something which is Catholic outside the Catholic Church” [Pope Benedict]
Sant’Agostino scrive a proposito: «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» [Papa Benedetto]

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