Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Giovedì, 11 Settembre 2025 14:42

Amministratore disonesto, e ricchezza recuperata

Mercoledì, 10 Settembre 2025 03:40

A chi molto ama

Dopo la sua conversione, Francesco diceva ai suoi frati:

«Un peccatore può digiunare, pregare, piangere e macerare la propria carne […] Dunque noi dobbiamo gloriarci solo in questo caso: se rendiamo a Dio la gloria che è sua» (FF 1105).

Cosa che ben fece la donna peccatrice in casa del fariseo e che questi non capì.

Francesco e Chiara, consapevoli della misericordia usata loro da Dio, passarono la vita ad amare senza misura, sapendo di essere stati graziati dall’Altissimo. Da qui il loro vivere facendo continui atti d’amore verso gli altri, baciando, chinandosi sui bisogni del prossimo, perdonando.

Le Fonti informano in proposito, e, nello specifico, così racconta S. Bonaventura nella Leggenda maggiore:

“Un uomo della contea di Spoleto, aveva una malattia orrenda che gli devastava la bocca [...]

Costui si era recato a Roma, per visitare la tomba degli Apostoli e impetrare loro la grazia. Tornando dal pellegrinaggio, incontrò il servo di Dio, al quale avrebbe voluto, per devozione, baciare i piedi. Ma l’umile Francesco non lo permise, anzi baciò in volto colui che avrebbe voluto baciargli i piedi.

Appena Francesco, il servitore dei lebbrosi, mosso dalla sua mirabile pietà, ebbe toccato con la sua sacra bocca quella piaga orrenda, questa scomparve completamente e il malato recuperò la sospirata salute.

Non so che cosa ammirare maggiormente, a ragion veduta, in questo fatto, se l’umiltà profonda, che spinse a quel bacio così benevolo, o la splendida potenza che operò un miracolo così stupendo” (FF 1046).

Ma pure Chiara, nella Bolla papale (Clara Claris praeclara) così viene contemplata:

“Spezzando duramente nell’angusta solitudine della sua cella l’alabastro del suo corpo, riempiva degli aromi della sua santità l’intero edificio della Chiesa” (FF 3285).

“Quel vaso veramente purissimo sì rivelò un vaso di grazie” (FF 3157).

E “molto spesso lavava i piedi delle servigiali* che tornavano da fuori e, lavatili, li baciava” (FF 3182).

A chi molto ama, molto verrà perdonato!

 

*sorelle addette al servizio esterno del Monastero.

In questo brano del Vangelo di Luca, Gesù paragona la generazione del suo tempo a quei bambini che gridano gli uni agli altri l’incapacità di accogliere i profeti e il Figlio dell’uomo, criticando ogni cosa fatta o proposta.

Giovanni Battista è stato trattato da indemoniato perché digiunava, il Figlio di Dio, che mangia e beve, come un amico dei pubblicàni e peccatori.

Ma chi ha La Sapienza che viene dall’alto sa riconoscere la natura delle cose.

Così Francesco d’Assisi!

Sulle orme di Cristo si faceva ‘uno’ con i peccatori, ritenendosi lui stesso il primo - e intrattenendosi con essi con amore.

Leggiamo nelle Fonti:

"Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.

E chiunque verrà da essi, amici o nemici, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà.

E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione" (FF 26).

Francesco possedeva la vera Sapienza che gli permetteva di stare con tutti, peccatori e non, di discernere e riconoscere l’opera del Signore in atto in qualunque contesto, poiché penetrava la radice delle cose, guardandole con l’occhio di Dio.

Così Chiara, sorella fra sorelle, con grande discernimento riconosceva il passaggio dello Spirito e della sua santa operazione, accogliendo tutti e conformandosi ai progetti divini.

 

«È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane né beve vino, e voi dite: "Ha un demonio".

È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e dite: "Ecco un uomo mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori!"» (Lc 7,33-34)

 

 

Mercoledì 24.a sett. T.O.  (Lc 7,31-35)

Lunedì, 08 Settembre 2025 04:04

Rianimazione di un figlio restituito ai suoi

Nel proseguo del capitolo sette di Luca viene narrata la rianimazione dell’unico figlio della vedova di Nain. Gesù, preso da grande compassione, lo richiama alla vita, tra lo stupore degli astanti.

Nelle Fonti francescane il Povero d’Assisi compì, per Grazia del Signore, tanti prodigi in vita e in morte.

Nella Leggenda maggiore troviamo questa vicenda davvero stupenda.

"Il figlioletto appena settenne d’un notaio di Roma, si era messo in testa, come usano i bambini, di seguire la mamma che stava andando alla chiesa di San Marco.

Siccome la mamma lo aveva costretto a restare a casa, si buttò dalla finestra del palazzo e, abbattendosi al suolo, spirò sul colpo.

La madre, che non era molto lontana, sospettando, dal rumore, che il suo bambino fosse precipitato, tornò in fretta e, vedendo che aveva improvvisamente perduto il figlio per quella caduta sciagurata, incominciò a straziarsi con le proprie mani, come per punirsi da se stessa, mentre con le sue grida di dolore eccitava al pianto tutto il vicinato.

Ma un frate dell’Ordine dei minori, di nome Rao, che si stava recando in quel luogo per predicare, si avvicinò al bambino e poi, pieno di fede, disse al padre:

«Credi tu che Francesco, il santo di Dio, può risuscitare dai morti tuo figlio, in forza dell’amore che ha sempre avuto verso Gesù Cristo, morto in croce per ridare la vita agli uomini?».

Il padre rispose che lo credeva fermamente e che da quel momento sarebbe stato per sempre un fedele servitore del Santo, se, per i suoi meriti, Dio gli avesse concesso un dono così grande.

Quel frate si prostrò in orazione con il frate suo compagno e incitò tutti i presenti a pregare.

Come fu terminata la preghiera, il bambino incominciò a sbadigliare un poco, aprì gli occhi e sollevò le braccia e, finalmente, si alzò da solo e subito, alla presenza di tutti, si mise a camminare, sano e salvo, restituito alla vita e, insieme, alla salvezza per la mirabile potenza del Santo" (FF 1266).

Francesco, sulle orme di Cristo, molto poté a beneficio di tanti.

Anche in questo caso una madre riebbe in vita il figlio morto.

Potenza della resurrezione di Cristo, anche attraverso i suoi profeti!

 

«E Gesù lo diede a sua madre» (Lc 7,15b)

Domenica, 07 Settembre 2025 04:07

Stare e meditare

La liturgia di questo giorno pone attenzione, sia nel Vangelo di Giovanni che in quello di Luca, alla figura della Vergine Maria, compresa nel mistero di dolore salvifico che l’attraversa.

A Maria era stato preannunciata la spada lacerante che l’avrebbe trafitta e fatta ritrovare ai piedi della Croce, unita al Figlio suo nel Mistero Pasquale, a vantaggio di molti.

Francesco amò d’indicibile amore la Santa Vergine e ne contemplò i misteri continuamente.

Altresì fece Chiara, spronando le sue figlie a vivere, come Maria, le speranze e le sofferenze.

Leggiamo nelle Fonti quanto scrive alla sua figlia spirituale Ermentrude di Bruges:

«Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede. Poiché dopo molte e varie tribolazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria.

Ama con tutto il cuore Dio, e Gesù, suo Figlio Crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui.

MEDITA SENZA STANCARTI IL MISTERO DELLA CROCE E I DOLORI DELLA MADRE RITTA AI PIEDI DELLA CROCE […]» (FF 2915).

E ancora nella Regola di Chiara, a riguardo della povertà vissuta a tutti i livelli:

«Non vogliate mai, sorelle dilettissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre» (FF 2795).

E lo stesso Francesco “circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che aveva reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia.

In lei […] dopo Cristo, riponeva la sua fiducia” (FF 1165).

La Santa Vergine era sempre nella sua memoria e contemplava ininterrottamente i dolori e i disagi sofferti da Lei durante il suo pellegrinaggio terreno.

 

«Ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Màgdala» (Gv 19,25)

 

 

B.V. Maria Addolorata  (Gv 19,25-27)

Giovanni, evidenzia come Dio abbia inviato il Figlio suo Gesù non condannare il mondo, ma per salvarlo attraverso di Lui.

 

Francesco amò talmente il Crocifisso e per Lui e in Lui la Croce su cui fu confitto per la salvezza del mondo, da ricevere il dono delle stigmate.

Fatto simile a Cristo, dunque Alter Christus. Aveva sempre fisso nella mente il Dono del Padre all’umanità, nel Figlio.

Le Fonti illuminano in proposito:

“E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il Santo tuo amore, col quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima Santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluto redimere dalla schiavitù” (FF 64).

E ancora: “Diceva infatti che niente è più importante della salvezza delle anime, e lo provava molto spesso col fatto che l’Unigenito di Dio si è degnato di essere appeso alla croce per le anime […] Non si riteneva amico di Cristo, se non amava le anime che Egli ha amato” (FF 758).

“Una mattina, all’appressarsi della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infuocate, discendere dalla sublimità dei cieli […] Giunse vicino all’uomo di Dio, e allora apparve tra le sue ali l’effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce […] Comprese per divina rivelazione lo scopo per cui la divina Provvidenza aveva mostrato al suo sguardo quella visione, cioè quello di fargli conoscere anticipatamente che lui […] stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso […] mediante l’incendio dello Spirito” (FF 1225).

Passando per il dolore e la morte si sarebbe verificato il trionfo della Vita. Una Croce fiorita nel Mistero Pasquale.

La leggenda maggiore attesta:

"Durante il biennio che seguì all’impressione delle stimmate egli,  come una pietra destinata all’edificio della Gerusalemme celeste, era stato squadrato dai colpi della prova, per mezzo delle sue molte e tormentate infermità, e, come un materiale duttile, era stato ridotto all’ultima perfezione sotto il martello di numerose tribolazioni" (FF 1239).

Le Fonti ci ammaestrano:

“Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere.

Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro” (FF 467).

E nei suoi scritti:

“A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro […] Egli che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile […] degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen” (FF 202).

Ancora: “Si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e […] le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore […] e non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi.

Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo.

Incontrò, un giorno, un suo intimo amico, e avendogli manifestato la causa del dolore, subito anche questi proruppe in lacrime amare” (FF 594).

Il pensiero che Gesù in noi doveva ancora soffrire molto lo tormentava rendendolo compreso di tale Mistero giorno e notte.

 

«Così infatti Dio amò il mondo che diede il suo Figlio, l’Unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita dell’Eterno» (Gv 3,16).

 

 

Esaltazione della Santa Croce (Gv 3,13-17)

Venerdì, 05 Settembre 2025 02:36

Cuore fruttuoso perché sulla Roccia

Gesù sottolinea il criterio principe per riconoscere la fecondità dell’albero: notare quali frutti produce.

Inoltre riprende il cuore di ogni creatura che dice, dice… ma non fa.

Ascolto o non ascolto!

Il primo poggia sulla Roccia che Lui è, il secondo sul non voler mettere in pratica la sua Parola con conseguente rovina di ciascuno.

Francesco, il Piccolo d’Assisi, traeva dal suo cuore nuovo il bene. Era un albero proficuo, riconoscibile dai suoi frutti.

Infatti le Fonti ci mettono al corrente di un episodio che lo testimonia:

“Passati dei mesi, Francesco soggiornava presso la chiesa della Porziuncola, e stava vicino alla cella che sorge dopo la casa, lungo la via, quando quel frate tornò a parlargli del salterio.

Gli disse Francesco: «Va’, e fa’ come ti dirà il tuo Ministro».

A queste parole, quello cominciò a ritornare per dove era venuto.

Ma il Santo, rimasto sulla strada, cominciò a riflettere su quanto aveva detto, e d’improvviso gridò dietro a colui:

«Aspettami, fratello, aspettami!».

Andò fino a lui e gli disse:

«Torna indietro con me, fratello, e mostrami il posto dove ti ho detto di fare, riguardo al salterio, quanto ti dirà il ministro».

Arrivati a quel posto, Francesco si inchinò davanti al frate e mettendosi in ginocchio disse:

«Mia colpa, fratello, mia colpa! Chiunque vuol essere un ‘minore’ non deve avere che la tonaca, la corda e le brache, come dice la Regola, e in più le calzature, per chi sia stretto da evidente necessità o malattia».

A tutti i frati che venivano a consultarlo sull’argomento, dava la stessa risposta.

E diceva: «TANTO UN UOMO SA, QUANTO FA; E TANTO UN RELIGIOSO È BUON PREDICATORE, QUANTO LUI STESSO AGISCE».

Come dire: «L’ALBERO BUONO SI CONOSCE DAL FRUTTO CHE PRODUCE»”. (FF 1628).

 

 

«Ogni albero infatti si conosce dal proprio frutto […]

Ma perché mi chiamate: "Signore,Signore!" e non fate quelle cose che dico?» (Lc 6,44a.46)

 

 

Sabato della 23.a sett. T.O  (Lc 6,43-49)

Giovedì, 04 Settembre 2025 04:31

Il giudizio appartiene a Dio

Il Vangelo alza lo sguardo sui ciechi guide di ciechi [con esiti nefasti] e su chi pretende di togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello dimenticando la trave che dimora in lui.

Francesco aveva in abominio qualsiasi giudizio nei confronti dei fratelli, poiché riteneva che ogni altezzosa espressione rivolta loro era, praticamente, indirizzata a Dio stesso.

Chiara raccomandava alle sorelle di guardarsi da giudizi, detrazioni e mormorazioni:

«Si guardino le sorelle […] dalla detrazione e mormorazione» (FF 2809).

In quello scrigno di ricchezze che sono le Fonti troviamo in merito molte narrazioni interessanti.

Nella Regola bollata (1223) scritta da Francesco leggiamo:

«[I frati] li ammonisco, però, e li esorto a non disprezzare e a non giudicare gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e colorati ed usare cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso» (FF 81).

E nella Lettera ai Fedeli continua:

«Coloro poi che hanno ricevuto l’autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore: infatti il giudizio sarà senza Misericordia per coloro che non hanno usato Misericordia» (FF 191).

Agli stessi frati:

“Se talora accadeva che a un fratello sfuggisse una parola capace di ferire, il rimorso di coscienza non gli lasciava aver pace, finché non confessava il suo sbaglio, gettandosi a terra umilmente e pregando l’offeso a mettergli un piede sulla bocca […]

I frati s’impegnavano a scacciare qualunque rancore e incompatibilità, e a conservare intatto l’amore scambievole” (FF 1449).

Dunque metro di misura di ogni pensiero ed espressione era il guardare se stessi in onestà davanti a Dio, lasciando a Lui lo sguardo sugli altri.

 

«Può forse un cieco guidare un [altro] cieco? […]

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello ma la trave nel proprio occhio non osservi?» (Lc 6,39a.41)

 

 

Venerdì della 23.a sett. T.O. (Lc 6,39-42)

Mercoledì, 03 Settembre 2025 02:18

Non si doleva, se non a motivo del peccato

Nel Vangelo odierno Gesù chiama coloro che ascoltano ad amare quanti si comportano da nemici.

«Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano» (Lc 6,27).

Francesco amava con predilezione quelli che lo deridevano e giudicavano - e invitava i suoi frati a fare altrettanto.

Il Povero d’Assisi aveva ormai conosciuto Cristo e, secondo la Parola del Vangelo, s’impegnava ad amare tutti, anche chi si comportava da nemico; a donare ai poveri quanto aveva.

Infatti nelle Fonti francescane troviamo vari episodi che siglano queste circostanze.

Leggiamo nelle Ammonizioni da lui scritte:

“Dice il Signore: «Amate i vostri nemici [e fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano e calunniano]».

Infatti, veramente ama il nemico Colui che non si duole per l’ingiuria che quegli gli fa, ma brucia nel suo intimo, per l’amore di Dio, a motivo del peccato dell’anima di lui. E gli dimostri con le opere il suo amore” (FF 158).

Lo stesso padre, che detestava la scelta di povertà di Francesco, lo perseguitava, inducendo il figlio a nascondersi.

Attestano le Fonti:

“Ma Francesco, atleta ancora agli inizi, informato delle minacce dei persecutori e presentendo la loro venuta, volle lasciare tempo all’ira e si nascose in una fossa segreta. Vi rimase nascosto per alcuni giorni, e intanto supplicava incessantemente, tra fiumi di lacrime, il Signore, che lo liberasse dalle mani dei persecutori e portasse a compimento, con la sua bontà e il suo favore i pii propositi che gli aveva ispirato” (FF 1040).

E ancora:

“Si recò a visitare […] la tomba dell’apostolo Pietro. Fu in questa circostanza che, vedendo la grande moltitudine di mendicanti davanti alla porta di quella chiesa, spinto da una soave compassione, e, insieme, allettato dall’amore per la povertà, donò le sue vesti al più bisognoso di loro e, ricoperto degli stracci di costui, passò tutta la giornata in mezzo ai poveri, con insolita gioia di spirito” (FF 1037).

Il dare era divenuto per il Poverello l’a-b-c del suo quotidiano vivere la Parola di Dio.

 

«…perché con la misura con la quale misurate, sarà rimisurato a voi» (Lc 6,38)

 

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Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
«The Russian mystics of the first centuries of the Church gave advice to their disciples, the young monks: in the moment of spiritual turmoil take refuge under the mantle of the holy Mother of God». Then «the West took this advice and made the first Marian antiphon “Sub tuum Praesidium”: under your cloak, in your custody, O Mother, we are sure there» (Pope Francis)
«I mistici russi dei primi secoli della Chiesa davano un consiglio ai loro discepoli, i giovani monaci: nel momento delle turbolenze spirituali rifugiatevi sotto il manto della santa Madre di Dio». Poi «l’occidente ha preso questo consiglio e ha fatto la prima antifona mariana “Sub tuum praesidium”: sotto il tuo mantello, sotto la tua custodia, o Madre, lì siamo sicuri» (Papa Francesco)
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
The basis of Christian construction is listening to and the fulfilment of the word of Christ (Pope John Paul II)
Alla base della costruzione cristiana c’è l’ascolto e il compimento della parola di Cristo (Papa Giovanni Paolo II)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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