La scoperta di essere degni
(Mt 8,5-11)
Mt scrive il suo Vangelo per incoraggiare i membri di comunità e stimolare la missione ai pagani, che appunto i giudeo cristiani non erano ancora pronti a fare propria.
La Fede incipiente di un pagano convertito è l’esempio che Gesù antepone a quella degli israeliti osservanti.
Ma dire Fede (vv.10.13) significa caldeggiare un’adesione più profonda, e [insieme] una manifestazione meno forte.
Ciò che guarisce è credere all’efficacia della sua sola Parola (vv.8-9.16), evento che possiede forza generatrice e ri-creatrice.
Nelle comunità giudaizzanti di Galilea e Siria, ancora a metà anni 70 ci si chiedeva: la nuova Legge di Dio proclamata su ‘il Monte’ delle Beatitudini crea esclusioni?
O corrisponde alle speranze e alla sensibilità profonda del cuore umano, di ogni luogo e tempo (vv.10-12)?
I lontani possedevano una spiccata intuizione per le novità dello Spirito, e scoprivano il vissuto di Fede da altre posizioni - non installate, meno legate a concatenazioni conformi; forse scomode.
Non di rado erano proprio gli ultimi arrivati che si distinguevano per freschezza d’intuizione sostanziale - e vedevano chiaro.
Bastava comunicare a tu per Tu col Signore, in un senso d’amicizia sicura (v.6).
Non c’è bisogno di chissà quali aggiunte a questo segreto, per rinascere. Dio è Azione immediata (v.7).
La Relazione personale fra uomo comune e il Padre in Cristo è sobria e istantanea.
Partendo dalla sua semplice esperienza, il centurione comprende il valore “a distanza” della Parola e l’effetto-calamita della vera Fede [che non pretende ”contatti” o elementi materiali e locali: vv.8-9].
Insomma, il retaggio culturale e il conformismo religioso antico restavano un fardello.
Qua e là mancavano sia l’esperienza del Cristo Salvatore personale, che la completa scoperta della potenza di Vita piena contenuta nella nuova proposta totale e ‘creatrice’ de «il Monte».
Ma non c’è da temere: Dio ci ha preceduti; il diverso e lontano non è un estraneo, bensì fratello.
Pertanto, ciò che salva non è l’appartenenza a una tradizione o ad nuova moda di pensiero e di culto.
Non esigere che il Signore arrivi in una certa forma significa non immaginarlo legato a una espressione esterna.
Lo si raggiunge e coglie solo intimamente, per Visione certa - sgombra di convinzioni immaginate indispensabili - qualunque cosa accada.
Si rivelerà volta per volta nel modo più adatto ai nostri limiti.
Insomma, i distanti da noi sono persone totalmente «degne» sebbene talora vacillanti - come tutti.
Dio è nella loro carne e nel loro focolare.
E nel Cristo veniamo educati a dilatare l’orizzonte dei rapporti verticali esterni, tipici di una religiosità a testa china.
Il Cospetto divino è già dentro le cose del nostro ambiente, e in chi ci affianca - anche oltre confine.
[Lunedì 1.a sett. Avvento, 2 dicembre 2024]