Il pianto sulla città eterna, con lacrime di padre, di madre, di figlio
(Lc 19,41-44)
Ci piace essere sulla scia della moda o dell’opportunismo, ma respingere la Chiamata del Signore è grande responsabilità.
Bisogna riconoscere la Sua Visita, in Presenza, nell’ispirazione che emerge.
E scrutare i segni, cogliere i momenti di grazia invece di chiudersi ostilmente; non voltare le spalle.
Tutto questo cambia la vita in radice - guida al cuore della storia [anche nei suoi luoghi di rottura].
Gesù vuole espugnare le porte chiuse di ogni cittadella; anzitutto dell’osso più duro: Gerusalemme.
Talora ricerca del divino e tensione umana sono rese vane, a causa di un mondo del sacro che sembra sotto il segno di tutt’altra ‘divinità’.
Infatti, la scelta di una ideologia di potere pasce d’illusioni - ma conduce al disastro l’intero popolo.
Offuscando lo sguardo, essa non consente di liberarsi degli idoli più insidiosi, e travia il cammino verso lo Shalôm.
Un tempo, ecco trincee, uccisioni e distruzione delle mura e delle case da parte di Nabucodonosor; poi quella romana del 70 cui allude più direttamente il testo.
Ma la previsione lugubre si estende, e forse l’immagine del mucchio di rovine ci riguarda. Fondo storico, meditazione ecclesiale e pastorale.
Purtroppo si continua a condannare Gesù-Pace come un malfattore da espellere. Situazione che trascina i problemi.
Così in filigrana il Cristo si staglia nella posizione di Re, che a malincuore pronuncia una sentenza definitiva.
Dove la salvezza è preparata, offerta e riproposta in modo così intenso ma invano, il rifiuto diventa certo più doloroso - per noi e per questo Figlio appassionato, commovente.
Eppure il ceto degli eletti sceglie ugualmente di cadere e rovinare, autodistruggendo la propria gente.
Rigettando il Messia servitore e misconoscendo anche nel tempo l’opera di Bene dei suoi testimoni autentici, il centro religioso continuerà a perdere il suo speciale carattere di segno salvatore.
Anche oggi è tempo di Visita del Maestro, che bussa e chiede il permesso di entrare, per aprire i sigilli dei grandi interrogativi della storia e della vita.
Il monito è globale, comunitario e personale; di nuovo con lacrime di padre, di madre e di figlio.
L’enciclica Fratelli Tutti denuncia appunto il regresso di un mondo stravagante che - con un senso del “qui e ora” rattrappito - sembra aver imparato poco dalle tragedie del Novecento, sino a riaccendere conflitti anacronistici (nn.11.13).
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa ritieni sia nascosto ai tuoi occhi, ma precedentemente annunziato - e che piange amaro?
Con quale orientamento sei disposto a vivere nell’«artigianato della Pace», anche famigliare o sociale, mettendo da parte le inimicizie e l’effimero [cf. FT nn. 57. 100. 127. 176. 192. 197. 216-217. 225-236. 240-243. 254-262. 271-272. 278-285]?
[Giovedì 33.a sett. T.O. 21 novembre 2024]