Talenti, Doni del nuovo Regno
(Lc 19,11-28)
Tutti noi abbiamo punti di forza, qualità e inclinazioni esclusive. Ciascuno riceve doni da battistrada [fosse anche uno solo] e può inserirsi in servizi ecclesiali.
Ognuno - anche il normalmente escluso come Zaccheo (vv.1-10) - ha un bagaglio di risorse impareggiabili che può trasmettere, per l’arricchimento della comunità.
Lc narra questa parabola perché nota che alcuni convertiti delle sue assemblee hanno difficoltà a sbloccarsi.
A dirla tutta e in modo chiaro, fra di essi nasce una competizione che concerne l’importanza degli incarichi [è il vero senso evangelico dei «talenti secondo capacità» del testo parallelo Mt 25,15].
Mansioni insidiate anche dall’arrembaggio dei provenienti dal paganesimo, meno intimiditi e più sciolti dei fedeli giudaizzanti.
Il conseguente puntiglio irrigidisce l’atmosfera interna, accentua difficoltà a collaborare e scambiarsi doti, risorse - arricchendo gli uni gli altri.
L’idea stessa di Dio come legislatore e giudice (vv.21-22) induceva i credenti a non crescere né trasmettere, anzi a rinchiudersi e allontanarsi dal progetto del Padre.
Per comprendere il senso del v.22 dove il Re sembrerebbe ribadire l’idea meschina del lavativo, basta inserire il punto interrogativo.
I codici originali in greco non avevano punteggiatura:
«Gli dice: Dalla tua stessa bocca ti giudico, servo malvagio! Sapevi che io sono un uomo severo, che prendo quello che non ho depositato e che mieto quello che non ho seminato?».
Come dire: «Ma chi te lo ha insegnato, diseducandoti?!».
Il Signore ribadisce con forza che un’idea deforme del Cielo può incidere sulle linee portanti della personalità e rovinare l’esistenza delle persone.
Ciò se esse percepiscono la Libertà e il rischio dell’Amore come fosse una colpa e comunque un pericolo di peccato che li potrebbe condurre a non essere più “in grazia di Dio”.
Invece il Signore vuole Famiglia, dove nessuno è allarmato, tenuto a freno, bloccato, messo in buca.
Non vuole che le conquiste ci spaventino e trattengano.
Chiunque si aggiorna, si confronta, s’interessa, dà un contributo - senza farsi travolgere dalla routine, dal timore, dalla fatica - vede la propria ricchezza umana e spirituale crescere, fiorire.
Viceversa, nessuno si sorprenderà che le situazioni poco intraprendenti subiscano ulteriori flessioni e infine periscano senza lasciare rimpianti (vv.24-26).
Gesù sapeva che neppure le norme erano sufficienti «se si pensa che la soluzione ai problemi consista nel dissuadere mediante la paura» (FT n.262).
Il Signore infatti frequentava i fuori del giro; si teneva alla larga dagli ambienti invidiosi e con la puzza sotto il naso.
Agiva in modo laborioso, «artigianale» (FT n.217) e mettendoci la faccia.
Aveva alternative? Certo: non muoversi, non custodire i minimi, non proteggerli, limitarsi, tenere la bocca chiusa; eventualmente aprirla, ma solo per adulare i potenti, gli affermati e ben introdotti.
Vale anche per noi: il gioco al ribasso, sul sicuro, atrofizza la vita personale e sociale; non fa crescere un nuovo Regno - lo perde.
[Mercoledì 33.a sett. T.O. 20 novembre 2024]