Un Dio in ricerca dei perduti e disuguali, per dilatarci la vita
(Lc 15,1-10)
Gesù sgretola tutte le prevedibilità. Nel Figlio, Dio viene rivelato non più come proprietà esclusiva, bensì Potenza d’Amore che perdona emarginati e smarriti: salva e crea, liberando.
E mediante la sua Chiesa dispiega un Volto che recupera, abbatte le barriere e chiama i miseri.
Gesù vuole destare la coscienza dei “giusti”: c’è una controparte di noi che suppone di sé, molto pericolosa, perché porta all’esclusione e all’abbandono.
Invece l’Amore inesauribile cerca. E trova l’imperfetto e irrequieto.
La palude di energia stagnante che si genera accentuando i confini non consente di crescere: blocca nelle solite posizioni e lascia che ciascuno si arrangi o si perda.
Tutto ciò faceva cadere le virtù creative nella disperazione. Invece il Padre è alla ricerca dell’insufficiente… Peccatore ma vero, quindi più disposto all’amore trasparente: questo il principio di Redenzione.
Non è l’atteggiamento schizzinoso che unisce a Lui. Il Signore non ha interessi esterni.
Egli si rallegra con tutti, ed è il bisogno che lo attira a noi. Quindi non temiamo di farci trovare e lasciarci riportare (v.5)... in Casa sua, che è casa nostra.
Se c’è uno smarrimento, vi sarà un ritrovamento, e questo non è una perdita per nessuno - salvo per gli invidiosi dell’altrui libertà (v.2).
Dio infatti non si compiace di emarginazioni, né intende spegnere il lucignolo fumigante.
Il Figlio non viene per puntare il dito sui momenti no, ma per recuperare, facendo leva sul coinvolgimento intimo. Forza invincibile di fedeltà.
Questo lo stile di una Chiesa dal Cuore Sacro, amabile, elevato e benedetto.
(Ciò che attira a partecipare ed esprimersi è sentirsi capiti, non condannati). Diceva Carlo Carretto: «È sentendosi amato, non criticato, che l’uomo inizia il suo cammino di trasformazione».
Come sottolinea l’enciclica Fratelli Tutti: Gesù - nostro Motore e Motivo - «aveva un cuore aperto, che faceva propri i drammi degli altri» (n.84).
E aggiunge ad esempio della Tradizione: «Le persone possono sviluppare alcuni atteggiamenti che presentano come valori morali: fortezza, sobrietà, laboriosità e altre virtù. Ma per orientare adeguatamente gli atti [...] bisogna considerare anche in quale misura essi realizzino un dinamismo di apertura e di unione [...] Altrimenti avremo solo apparenza».
«San Bonaventura spiegava che le altre virtù, senza la carità, a rigore non adempiono i comandamenti come Dio li intende» (n.91).
Insomma, le ricchezze umane e spirituali rischiano di venire depositate in luogo appartato - se così, esse invecchiano e sviliscono.
Nelle assemblee dei figli sono invece condivise: si accrescono e comunicano; moltiplicandosi rinverdiscono, con beneficio universale.
[Giovedì 31.a sett. T.O. 7 novembre 2024]