(Mc 6,14-29)
La domanda «Chi è Gesù?» cresce lungo tutto il Vangelo di Mc, sino alla risposta del centurione sotto la Croce (Mc 15,39).
Il bilancio sulle opinioni della gente (vv.14-16) lascia intendere che anche attorno alle prime assemblee di credenti qualcuno tentava di comprendere Cristo a partire da quanto si sapeva già.
Non pochi desideravano capire la sua Persona sulla base di criteri tratti dalle Scritture o dalla Tradizione anche orale del popolo eletto; dalle credenze e suggestioni antiche - persino superstiziose [come nel caso di Erode].
Ma l’Araldo di Dio non è stato un purificatore del Tempio, né semplice rabberciatore della religiosità datata, d’idee culturali addomesticate. Neppure uno dei tanti “riformatori”… tutto sommato conformisti.
Egli capovolge le speranze del popolo, così inquieta qualsiasi scuola di pensiero; in particolare, coloro che detengono l’esclusiva.
Quando avverte un pericolo, chi è avvolto di lustro e potere diventa sfrontato e disposto a ogni violenza, anche per un falso punto d’onore.
I tiranni si fanno sempre beffe dell’isolato, scomodo e indifeso.
Ma capi e potenti sono anche vigliacchi: non intendono perdere la faccia davanti agli alleati del loro ambiente smodato e senza controllo, ammantato di esenzioni.
Durante più di 40 anni di regno, Erode Antipa aveva creato una classe di funzionari e un sistema di privilegiati che avevano in pugno il governo, il fisco, l’economia, la giustizia, ogni aspetto della vita civile e di polizia.
Il suo comando copriva capillarmente il territorio.
In ogni villaggio il sovrano poteva contare sull’appoggio di tutte le cricche e dei vari leaders locali, interessati al controllo delle coscienze - insieme a scribi e farisei compromessi, legati alla sua politica.
Oltre che fantoccio di Roma - cui garantiva il controllo del territorio e il flusso delle imposte - Erode era un depravato e (appunto) superstizioso. Pensava che perfino il giuramento leggero a una ballerina andasse mantenuto.
Giuseppe Flavio riferisce invece che Giovanni era in prigione per timore del sovrano di una sommossa popolare - e stava valutando che fosse bene per lui agire in anticipo.
La trama dell’assassinio è stata probabilmente occasionale.
Il coraggioso che denuncia soprusi viene stroncato, ma la Voce del suo martirio non tace più.
Per questo motivo l’episodio non induce Gesù a maggiore prudenza. Ucciso un inviato, subentra un altro maggiore e più incisivo: all’ultimo dei Profeti, il Figlio di Dio.
I delinquenti non devono illudersi che la Provvidenza non sappia equipaggiare anche le alte sfere più smidollate, del contraltare di persone coerenti e valide.
La religiosità generica e confusionaria può adattarsi a ogni stagione ed esser fatta propria anche da chi pensa che la vita altrui non valga nulla - ma un Profeta non si arresta di fronte al capriccio del sistema corrotto.
Sia Giovanni che il Signore non hanno mai frequentato la nuova capitale erodiana, Tiberiade, la città dei palazzi di corte. Costruita - dopo Sefforis, dove anche Gesù ha lavorato - in diplomatico omaggio all’imperatore romano.
Nei villaggi palestinesi la vita della gente era vessata di tasse e abusi di latifondisti, che neppure risiedevano in loco; controllata dal perfetto connubio d’interessi fra potere civile e religioso.
Complicità che in modo scaltro i dirigenti tentavano d’imporre, secondo il loro stile di vita. Anche trasmettendo alle folle molte narrazioni calibrate, e inculcando un sapere (inutile) ormai consolidato.
I leaders della fede popolare, ortodossa e confacente - come spesso capita - erano a guinzaglio delle autorità sul territorio, le quali si consideravano definitive e trovavano forza nella coalizione.
Sembrava assurdo che in quella società qualcuno osasse infrangere il muro omertoso il quale garantiva ai facinorosi, alle autorità “spirituali” e ai prepotenti persino d’infimo livello di considerarsi intoccabili.
Di fronte al ricatto (senza troppi complimenti) dei privilegiati che avevano il controllo d’ogni ceto sociale e culturale, pareva impossibile iniziare un nuovo cammino, o dire e fare qualsiasi cosa non allineata.
Giovanni e Gesù sfidano lo status quo e attraggono su di sé le vendette di coloro che tentano di perpetuare le prerogative del cosmo gerarchico antico, e le rabbie di quanti vengono smascherati nelle loro ipocrisie.
È la difficoltà reale che incontra l’Annuncio del nuovo Regno nel mondo. Il suo rifiuto sprezzante e ogni tentativo di omicidio saranno una cartina al tornasole d’una nostra nobile franchezza critica, la cui rivelazione correrà parallela ai Due.
Il Battezzatore è stato intrepido denunciatore del vizio, della superficialità, del malcostume, delle perversioni dei potenti.
Di costoro, Papa Francesco avrebbe parlato di buone maniere [nella ricerca di alleanze di cordata] e di pessime abitudini [nella vita privata irresponsabile e insulsa, e nella violenza con cui si perpetua il dominio sui piccoli].
Anche Gesù ha puntato i piedi, invece di fare carriera interna. Malgrado il presagio di Giovanni, ha rifiutato la strada delle malizie soppesate, della finzione, della diplomazia, delle piroette di circostanza.
Il Maestro si è eretto in difesa della coscienza e della stessa legge divina, contro le autorità religiose e politiche opportuniste, che ha sfidato a viso aperto.
Anche oggi il Signore chiede coraggio di non piegarsi di fronte alla corruzione, al male, alla mentalità corrente; di essere diversi nel modo di pensare, di parlare [mellifluo].
Chiede di scegliere e agire.
Non ascoltati, derisi, osteggiati da molti signori, luminari e cortigiani, i figli di Dio rendono testimonianza alla Verità, pagando di persona: perfetta Letizia.
Autentica Pienezza.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Conosci vittime di autoritarismo, corruzione, dominio di potenti, eccesso e strafottenza di potere? Anche nella Chiesa?
Come mai ancora capita questo - e tutto prima o poi vien messo a tacere?
Chi è Gesù secondo te e gli altri? E che direbbe?