Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Le poche righe del Vangelo di oggi sono dedicate all’opera nuova dei non riconosciuti al pari di Gesù, che preparano le vie del Signore.

Senza dubbio Francesco d’Assisi, in quel tempo, estensibile ai giorni nostri, ha portato una ventata di novità evangelica notevole.

Gesù stesso glielo aveva chiesto: Rinnova la mia Chiesa che va in rovina!

Con la sua semplicità e umiltà, unito a Madonna Povertà, aveva rivoluzionato la vita civile e religiosa con i parametri del Vangelo, quale Elia redivivo.

Leggiamo nelle Fonti passi che sottolineano tale fisionomia e sviluppo:

“Come la stella del mattino, che appare in mezzo alle nubi, con i raggi fulgentissimi della sua vita e della sua dottrina attrasse verso la luce coloro che giacevano nell’ombra della morte.

Come arcobaleno che brilla tra le nubi luminose, portando in se stesso il segno del patto con il Signore, annunziò agli uomini il Vangelo della Pace e della salvezza.

Angelo della vera Pace, anch’egli, a imitazione del Precursore, fu predestinato da Dio a preparargli la strada nel deserto della altissima povertà e a predicare la penitenza con l’esempio e con la parola.

Prevenuto dapprima dai doni della Grazia celeste […] s’innalzò, poi, per i meriti di una virtù sempre vittoriosa; fu ricolmo anche di spirito profetico […]

Fu ricolmato dell’ardente amore dei serafini, finché, divenuto simile alle gerarchie angeliche, venne rapito in cielo da un carro di fuoco.

Resta così razionalmente dimostrato che egli è stato inviato fra noi con lo spirito e la potenza di Elia […]” (FF 1021 - Leggenda maggiore).

 

«Certamente, Elia viene e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto» (Mt 17,11-12)

 

 

Sabato 2.a sett. Avvento  (Mt 17,10-13)

Giovedì, 04 Dicembre 2025 04:50

Libero da schiavitù capricciose

Gesù paragona la generazione con cui aveva a che fare, a bambini capricciosi che giudicano in malo modo qualunque cosa si faccia.

Francesco è stato un discepolo e profeta di Cristo che ha testimoniato concretamente l’opera sapiente di Dio in lui.

Le Fonti, maestre di vita francescana al servizio della Parola, offrono innumerevoli episodi che racchiudono in sé una sintesi del Vangelo.

Infatti, dopo che il Povero cambiò vita, la Sapienza che viene dall’alto lo inondò:

“In mezzo all’avvilimento, in cui era caduta la dottrina evangelica, non nei particolari ma in generale, a motivo dei costumi di coloro che la insegnavano, la Provvidenza di Dio mandò nel mondo questo uomo, perché, come gli apostoli, fosse testimone della verità, davanti a tutti gli uomini. E realmente egli dimostrò con chiarezza, mediante la parola e l’esempio, quanto fosse stolta la sapienza terrena, e in breve, sotto la guida di Cristo, trascinò gli uomini, mediante la stoltezza della predicazione, alla autentica sapienza divina” (FF 474).

Dinanzi alla decadenza di una società che, povera di valori, scambiava per “mangione” o “beone” profeti autentici e lo stesso Cristo, Francesco è il ‘segno del tempo’ che smentisce ogni idea fasulla su Gesù e sulla sua sequela.

Dice S. Bonaventura nella sua Leggenda maggiore:

“Egli comparve ai frati, trasfigurato su un carro di fuoco e come si fece vedere presente, in figura di croce ai capitolari di Arles […]

Questo suo meraviglioso comparire in vari luoghi con la sua persona fisica stava ad indicare […] come il suo spirito fosse in perfetta comunione con la Luce dell’eterna Sapienza, quella Sapienza che è più nobile d’ogni moto e penetra dappertutto per la sua purezza, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e i profeti […]

Infatti l’eccelso Dottore suole rivelare i suoi misteri ai semplici e ai piccoli, come abbiamo visto dapprima in Davide […] successivamente in Pietro […] e finalmente in Francesco, il poverello di Cristo” (FF 1202).

 

Francesco, il mercante, vendendo e donando tutto per il Signore Gesù, compra la Perla della vita evangelica, ormai libero da capricci esistenziali frutto d’immaturità.

 

«Eppure la Sapienza è stata riconosciuta giusta dalle sue opere» (Mt 11,19)

 

 

Venerdì 2.a sett. di Avvento  (Mt 11,16-19)

Gesù fa presente agli astanti chi è Giovanni Battista e come nel Regno di Dio il più piccolo sia più grande di lui.

La Sacra Scrittura rivela infatti come la Sapienza che viene dall’alto formi amici di Dio e profeti.

Poiché il Regno dei cieli (la Comunità, la Chiesa) subisce violenza, Francesco raccomandava ai suoi frati di non ribattere colpo su colpo.

Consigliava la povertà di Cristo, quella che nulla possiede e che si fa ultima in ogni circostanza.

«I frati non si approprino di nulla […] e come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo il Signore in povertà ed umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia […] Questa è la sublimità dell’altissima povertà, quella che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli […] questa sia la vostra parte di eredità, quella che conduce fino alla terra dei viventi» (FF 90 - Regola bollata 1223).

L’essere minimi e all’ultimo posto - senza mai scapricciarsi e voler prevaricare - era in Francesco la componente più evidente del frate minore, la ricchezza del farsi minimi per il Regno.

Infatti raccomandava ai suoi figli di rispettare e considerare anche il pensiero dell’ultimo arrivato in comunità, perché, diceva, il Signore spesso parla e si rivela ai piccoli, a chi apparentemente non ha voce in capitolo.

E poiché ben rammentava che in cielo il più piccolo è più grande di Giovanni Battista, molto stimava la minorità: cifra d’oro per il Regno.

Nelle Fonti: “In diverse parti del mondo capitava loro di essere ricoperti di ingiurie, come persone spregevoli e sconosciute; ma l’amore del Vangelo li aveva resi così pazienti, che essi stessi andavano a cercare i luoghi in cui sapevano che sarebbero stati perseguitati ed evitavano quelli dove la loro santità era conosciuta e avrebbero trovato, perciò, onori e simpatia. 

La penuria stessa era per loro dovizia e sovrabbondanza, mentre, secondo il consiglio del Saggio, provavano piacere non nella grandezza, ma nelle cose più piccole” (FF 1075).

 

«In verità vi dico, non è sorto tra i nati di donne uno più grande di Giovanni il Battista, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Ora dai giorni di Giovanni il Battista fino adesso il regno dei cieli patisce violenza e i violenti lo rapiscono» (Mt 11,11-12)

 

 

Giovedì 2.a sett. di Avvento  (Mt 11,11-15)

Martedì, 02 Dicembre 2025 03:33

Sii propizio a me

Gesù richiama i suoi  alla mitezza ed umiltà di cuore come luogo di ristoro da ogni fatica, imparando da Lui.

A riguardo della mitezza di Dio, negli scritti del Povero d’Assisi (Lodi di Dio Altissimo) troviamo questa meravigliosa espressione:

«Tu sei umiltà […] Tu sei bellezza. Tu sei Mansuetudine» (FF 261).

Francesco, Alter Christus, era davvero un uomo mite e tutto ciò che gli richiamava la mansuetudine di Gesù lo guardava e riveriva con grande rispetto e scrupolo.

Lo stesso Tommaso da Celano, uno dei suoi principali biografi, descrive Francesco così:

“Quanto era bello, stupendo e glorioso nella sua innocenza, nella semplicità della sua parola […] Di carattere mite, di indole calmo, affabile nel parlare, cauto nell’ammonire” (FF 464).

Per la sua malattia agli occhi, dinanzi al chirurgo che arroventava il ferro per cauterizzare la parte malata, Francesco così si rivolge a «frate focu»:

"Il Padre per confortare il corpo già scosso dal terrore, così parla al fuoco:

«Frate mio fuoco, di bellezza invidiabile fra tutte le creature, l’Altissimo ti ha creato vigoroso, bello e utile. Sii propizio a me in quest’ora, sii cortese! Perché da gran tempo ti ho amato nel Signore. Prego il Signore grande, che ti ha creato di temperare ora il tuo calore in modo che io possa sopportarlo, se mi bruci con dolcezza».

Terminata la preghiera, traccia un segno di croce sul fuoco e poi aspetta intrepido. Il Santo si offre pronto e sorridente al ferro.

I frati presenti, inorriditi e tremanti si erano allontanati. Tornati che furono, dopo l’operazione, Francesco si rivolge loro:

«Pusillanimi e di poco coraggio, perché siete fuggiti? In verità vi dico, non ho provato né l’ardore del fuoco né alcun dolore della carne».

E rivolto al medico:

«Se la carne non è bene cauterizzata, brucia di nuovo».

Con stupore di questi che, rivolto ai frati, disse: “Vi dico, frati, che oggi ho visto cose mirabili" (FF 752).

E Chiara, nel suo Testamento, raccomanda alle sorelle, in primo luogo a chi presiede la comunità, l’atteggiamento e lo stile del Vangelo:

«Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza, come crederanno meglio, per sé o a favore delle sorelle» (FF 2848).

Questi due Giganti del Vangelo si nutrirono di umiltà e mitezza trovando in esse la loro difesa.

 

«Imparate da me, che sono mite e tapino di cuore, e troverete riposo per le vite vostre» (Mt 11,29)

 

 

Mercoledì 2.a sett. Avvento  (Mt 11,28-30)

Lunedì, 01 Dicembre 2025 04:06

Per una sola pecorella

Chissà quante volte Francesco, l’Araldo del Gran Re, nel leggere l’episodio della pecora smarrita si sarà soffermato su quel «Che ve ne pare?» (Mt 18,12). Come a dire: «Lo fareste voi?». 

Francesco di certo se la sarà posta questa disarmante domanda, cui tutta la sua eloquente esistenza ha risposto «Sì, senza alcun dubbio».

Per una sola pecorella del suo gregge avrebbe certo lasciato le altre al sicuro alla ricerca di quella perduta.

«Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon Pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce» (FF 155 - Ammonizioni).

Lui, che era solito chiamare frate Leone «pecorella di Dio» avrebbe affrontato ogni avversità pur di ritrovarla, e per questo cercava il martirio perfino presso il Sultano d’Egitto per guadagnarlo a Cristo.

Ricco di tenerezza e misericordia è un episodio che mette in evidenza il cuore di pastore di Francesco. 

Troviamo nelle Fonti:

“Attraversando una volta la Marca d’Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge di montoni e di capre.

In mezzo al branco c’era una sola pecorella, che tutta quieta e umile brucava l’erba.

Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al cuore, pieno di compassione disse al fratello:

«Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti doveva proprio apparire come quell’umile creatura.

Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste capre e da questi caproni» (FF 456).

 

«Che cosa vi pare? Lo fareste?» (Mt 18,12)

 

 

Martedì 2.a sett. di Avvento  (Mt 18,12-14)

Domenica, 30 Novembre 2025 05:55

«Tu pure, seguendo le sue vestigia»

Il brano dell’Annunciazione alla Vergine Maria, scelta per essere la Madre di Gesù, è singolarmente caro alla Liturgia nella solennità dell’Immacolata.

Maria la «colmata di grazia», così come sottolinea Lc nel suo Vangelo, trovò sempre presso Francesco d’Assisi un indicibile amore perché, come lui ripeteva: «aveva reso nostro fratello il Signore della maestà».

“A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere” (FF 786).

E nella Lettera ai Fedeli:

«L’Altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della Santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità» (FF 181).

Il Poverello, innamorato di Maria, al termine della recita dei salmi sempre concludeva con una stupenda antifona mariana, che esalta tutte le prerogative di Dio in Lei:

«Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’Altissimo sommo Re il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro. Gloria al Padre […]» (FF 281).

Ma ciò che, a mio avviso, più esalta la Bellezza di Maria “colei che ha trovato Grazia presso Dio” (Lc 1,30) è la stupenda preghiera di Francesco conosciuta come «Saluto alla Beata Vergine Maria»:

Leggiamo nei suoi scritti:

«Ave, Signora, Santa regina,/ santa madre di Dio, Maria,/ che sei vergine fatta Chiesa/ ed eletta dal santissimo Padre celeste,/ che ti ha consacrata/ insieme col santissimo suo Figlio diletto/ e con lo Spirito Santo Paraclito;/ tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia/ e ogni bene.

Ave, suo palazzo,/ ave, suo tabernacolo,/ ave, sua casa./ 

Ave, suo vestimento,/ ave, sua ancella,/ ave, sua Madre […]» (FF 259).

Anche in Chiara, “àltera Maria”, troviamo espressioni che attestano come la santa Vergine fosse il modello del suo quotidiano vivere.

Leggiamo nella 3.a lettera rivolta alla sua figlia spirituale:

«A quel modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, tu pure, seguendo le sue vestigia, specialmente dell’umiltà e povertà di lui, puoi sempre […] portarlo spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale. E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute» (FF 2893).

 

«Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35)

 

 

Immacolata Concezione Beata Vergine Maria  (Lc 1,26-38)

Sabato, 29 Novembre 2025 06:41

Immacolata, Francesco e Chiara

La liturgia della Parola mette in risalto la figura del Battista, profeta del deserto, venuto a preparare la via al Signore - annunciando il Regno vicino, esortando a fare frutti degni di conversione.

Francesco, nome scelto dalla Provvidenza (la madre lo aveva chiamato Giovanni quando da figlio d’ira era divenuto figlio della Grazia) divenne predicatore di un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati, subito dopo aver conosciuto Cristo.

A partire dai suoi frati, esortava tutti a preparare la Via al Signore che viene.

“E Francesco udendo che i discepoli non devono possedere né oro né argento […] né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza […] S’affretta il padre santo […] a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda” (FF 356).

E, quale voce di uno che grida nel deserto, s’impegna a raddrizzare i sentieri per il Signore, a partire dalla sua fraternità e poi a tutto il popolo.

Nella Lettera ai fedeli, quale novello Giovanni, chiama a spianare ogni monte della concupiscenza.

Leggiamo:

«Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini, come dice il Signore nel Vangelo.

E così non possedete nulla né in questo mondo né nell’altro.

Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora che non pensate, non conoscete e ignorate» (FF 204).

 

Dunque, secondo il Profeta: «Preparate la via del Signore» (Mt 3,3)

 

 

2.a Domenica di Avvento (anno A) (Mt 3,1-12)

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Experts in the Holy Scriptures believed that Elijah's return should anticipate and prepare for the advent of the Kingdom of God. Since the Lord was present, the first disciples wondered what the value of that teaching was. Among the people coming from Judaism the question arose about the value of ancient doctrines…
Gli esperti delle sacre Scritture ritenevano che il ritorno di Elia dovesse anticipare e preparare l’avvento del Regno di Dio. Poiché il Signore era presente, i primi discepoli si chiedevano quale fosse il valore di quell’insegnamento. Tra i provenienti dal giudaismo sorgeva il quesito circa il peso delle dottrine antiche...
Gospels make their way, advance and free, making us understand the enormous difference between any creed and the proposal of Jesus. Even within us, the life of Faith embraces all our sides and admits many things. Thus we become more complete and emancipate ourselves, reversing positions.
I Vangeli si fanno largo, avanzano e liberano, facendo comprendere l’enorme differenza tra credo qualsiasi e proposta di Gesù. Anche dentro di noi, la vita di Fede abbraccia tutti i nostri lati e ammette tante cose. Così diventiamo più completi e ci emancipiamo, ribaltando posizioni
We cannot draw energy from a severe setting, contrary to the flowering of our precious uniqueness. New eyes are transmitted only by the one who is Friend. And Christ does it not when we are well placed or when we equip ourselves strongly - remaining in a managerial attitude - but in total listening
Non possiamo trarre energia da un’impostazione severa, contraria alla fioritura della nostra preziosa unicità. Gli occhi nuovi sono trasmessi solo da colui che è Amico. E Cristo lo fa non quando ci collochiamo bene o attrezziamo forte - permanendo in atteggiamento dirigista - bensì nell’ascolto totale
The Evangelists Matthew and Luke (cf. Mt 11:25-30 and Lk 10:21-22) have handed down to us a “jewel” of Jesus’ prayer that is often called the Cry of Exultation or the Cry of Messianic Exultation. It is a prayer of thanksgiving and praise [Pope Benedict]
Gli evangelisti Matteo e Luca (cfr Mt 11,25-30 e Lc 10,21-22) ci hanno tramandato un «gioiello» della preghiera di Gesù, che spesso viene chiamato Inno di giubilo o Inno di giubilo messianico. Si tratta di una preghiera di riconoscenza e di lode [Papa Benedetto]
The human race – every one of us – is the sheep lost in the desert which no longer knows the way. The Son of God will not let this happen; he cannot abandon humanity in so wretched a condition. He leaps to his feet and abandons the glory of heaven, in order to go in search of the sheep and pursue it, all the way to the Cross. He takes it upon his shoulders and carries our humanity (Pope Benedict)
L’umanità – noi tutti - è la pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la nostra umanità (Papa Benedetto)
"Too bad! What a pity!" “Sin! What a shame!” - it is said of a missed opportunity: it is the bending of the unicum that we are inside, which every day surrenders its exceptionality to the normalizing and prim outline of common opinion. Divine Appeal of every moment directed Mary's dreams and her innate knowledge - antechamber of her trust, elsewhere
“Peccato!” - si dice di una occasione persa: è la flessione dell’unicum che siamo dentro, che tutti i giorni cede la sua eccezionalità al contorno normalizzante e affettato dell’opinione comune

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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