Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Venerdì, 02 Maggio 2025 04:15

La Santa Operazione

Nel capitolo sesto del Vangelo  di Giovanni, Gesù parlando ai suoi discepoli dice loro che solo lo Spirito di Dio può far rinascere l’uomo e aprirlo a nuovi orizzonti.

Francesco d’Assisi, dopo la sua giovinezza spensierata, allorché incontra il Signore riceve una grande effusione di Spirito Santo che, stravolgendogli la vita, lo conduce ad uno stile esistenziale completamente nuovo, rovesciato dalla rinascita evangelica.

Lui si considerava un pazzo per Cristo, «simplex et idiota»; congiunto a Madonna Povertà, perché assunta da Gesù dall’inizio alla fine della sua vita e fonte di ricchezza divina.

Per opera dello Spirito era un uomo nuovo, davanti al quale vigevano prospettive nude e vitali.

Il mondo, con le sue fisionomie ingannevoli, non lo interessava più ed era attratto unicamente dall’Amore non amato.

Anche lui come Pietro, se non con le parole con i fatti, ebbe a ripetere al Salvatore nostro:

«Gesù da chi andrò, da chi andremo?! Tu solo hai parole che non passano!».

Ma a tutto questo fungono da supporto alcuni passaggi delle Fonti francescane.

"Un’altra volta, trovandosi a Roma in casa di un cardinale, fu interrogato su alcuni passi oscuri, ed espose con tanta chiarezza quei concetti profondi, da far pensare che fosse sempre vissuto in mezzo alle Scritture.

Perciò il signor cardinale gli disse:

«Io non ti interrogo come letterato, ma come uomo che ha lo Spirito di Dio.

E per questo accetto volentieri il senso della tua risposta, perché so che proviene da Dio solo» (FF 691).

E ancora il Celano, nella Vita prima:

“Uomini e donne, chierici e religiosi accorrevano a gara a vedere e a sentire il Santo di Dio, che appariva a tutti come un uomo di un altro mondo.

Persone di ogni età e sesso venivano sollecite ad ammirare le meraviglie che il Signore di nuovo compiva nel mondo per mezzo del suo servo.

A motivo della presenza o anche della sola fama di San Francesco, sembrava davvero che una nuova luce fosse stata mandata in quel tempo dal cielo a dissipare le caliginose tenebre, che avevano invaso la terra» (FF 383).

Lo stesso Francesco, nella Regola Bollata (1223), esorta i suoi così:

«Ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua Santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità» (FF 104).

 

«È lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla. Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita» (Gv 6,63)

 

 

Sabato della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,60-69)

Giovedì, 01 Maggio 2025 03:56

Carne e Sangue: cibo della Vita

Nel brano di oggi Gesù sconvolge gli schemi mentali dei Giudei che si chiedono come può dar loro da mangiare il suo corpo e bere il sangue.

 

Francesco, dotato per Grazia di carismi straordinari, aveva ben compreso  tutto questo.

Nella sua semplicità fu un grande innamorato dell’Eucaristia, cui dedicò una lettera speciale: «Lettera a tutti i chierici sulla riverenza del Corpo del Signore».

In essa, fra l’altro, leggiamo:

"«Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti «da morte a vita»" (FF 207a).

E ancora le Fonti informano sulla devozione di Francesco al Corpo e Sangue del Signore.

"Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità […] essendo colmo di riverenza per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e, quando riceveva l’Agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull’altare del suo cuore […]

Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro" (FF 789).

Anche Chiara anelava a ricevere il Pane vivo disceso dal cielo con grande devozione e raccoglimento:

"Quando poi stava per ricevere il Corpo del Signore, versava prima calde lacrime e, accostandosi quindi con tremore, temeva Colui che si nasconde nel Sacramento non meno che il Sovrano del cielo e della terra" (FF 3210).

E ancora, durante la sua lunga degenza si dedicò ancor più devotamente all’Eucaristia.

Secondo la Leggenda:

"In quella grave malattia che la confinò al giaciglio, si faceva sollevare e sorreggere dietro con sostegni; e, stando seduta, filava tessuti delicatissimi.

Da questi tessuti ricavò più di cinquanta paia di corporali e, racchiusili in buste di seta o di porpora, li destinava a varie chiese per la piana e per i monti d’Assisi" (FF 3209).

La vita di questi due Poveri fu un incessante sacrificio eucaristico a beneficio dell’umanità, in unità con Gesù.

Ogni loro gesto fu pane spezzato e sangue versato per ogni creatura bisognosa di tutto.

Vivendo in povertà e semplicità nel quotidiano divennero pane per tutti.

 

«Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue ha la Vita dell’Eterno» (Gv 6,54)

 

 

Venerdì della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,52-59)

Mercoledì, 30 Aprile 2025 05:29

Il Padre attira e invia

 

In questa parte del capitolo 6 del Vangelo giovanneo viene messo in evidenza da Gesù che nessuno può andare a Lui se il Padre non lo attira.

Chi ascolta e impara dal Padre va a Gesù.

 

Francesco, sempre in ascolto della Parola e istruito dallo Spirito, un giorno ebbe a dire ai suoi frati quanto segue:

"«L’Ordine e la vita dei frati minori si assomiglia a un piccolo gregge, che il Figlio di Dio, in quest’ultima ora, ha chiesto al suo Padre celeste, dicendo:

«Padre vorrei che tu suscitassi e donassi a me in quest’ultima ora un nuovo umile popolo, diverso per la sua umiltà e povertà da tutti gli altri che lo hanno preceduto, e fosse felice di non possedere che me solo». E il Padre rispose al suo Figlio diletto:

«Figlio, ciò che hai chiesto, è fatto».

Aggiungeva quindi Francesco che il Signore ha voluto che i frati si chiamassero ‘Minori’, perché appunto questo è il popolo chiesto dal Figlio di Dio al Padre suo, e di esso si dice nel Vangelo: non vogliate temere, o piccolo gregge, poiché è piaciuto al Padre vostro di concedere a voi il Regno; e ancora: quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli (minori), lo avete fatto a me.

Sebbene qui il Signore parli di tutti quelli che sono poveri in spirito, tuttavia egli intendeva riferirsi in modo particolare all’Ordine dei frati minori, che sarebbe fiorito nella sua Chiesa" (FF 1617).

E Chiara, nel chiuso delle pareti damianite, scrivendo alla sua figlia spirituale Agnese di Praga:

"«Riempitevi di coraggio nel santo servizio che avete iniziato per l’ardente desiderio del Crocifisso povero. Lui per tutti noi sostenne il supplizio della croce, strappandoci dal potere del Principe delle tenebre, che ci tratteneva avvinti con catene in conseguenza del peccato del primo uomo, e riconciliandoci con Dio Padre»" (FF 2863).

Questi due santi attestano con la vita che per loro il Pane che viene da Dio è la Parola di Gesù e l’Atto donativo estremo di Lui, trasformato in salvezza perenne per tutti noi.

La preghiera cara a Francesco, e spesso ripetuta da lui dinanzi al Crocifisso, è esternazione di ascolto e fede insieme, di orme dirette alla comunione con il Padre e il Figlio suo Gesù nello Spirito.

"«Altissimo glorioso Dio, / illumina le tenebre de lo core mio. / Et dame fede dricta, / speranza certa e carità perfecta,/ senno e cognoscemento, / Signore, /che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen»" (FF 276).

 

«Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira» (Gv 6,44)

«Chi crede ha la Vita dell’Eterno» (Gv 6,47)

 

 

Giovedì della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,44-51)

Martedì, 29 Aprile 2025 21:29

Nella tua volontà è la mia pace

Nel Vangelo della liturgia odierna Gesù si autorivela come il Pane della vita: salvezza che ogni uomo cerca.

Afferma che è disceso dal cielo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato, non la propria.

Francesco si distinse sempre per quella ricerca continua della volontà di Dio in ogni cosa.

Nelle Fonti troviamo da parte del Poverello una valorizzazione della volontà del Padre su Gesù:

«E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme. E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e col nostro corpo casto» (Lettera ai Fedeli. FF 184).

E nella Parafrasi del «Padre nostro» aggiunge:

«Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno»

(FF 270).

Nella preghiera chiedeva sempre a Dio la conoscenza della sua volontà:

"Francesco, il servo di Cristo, non confidando nell’esperienza propria o in quella dei suoi, si affidò alla preghiera, per cercare con insistenza quale fosse […] la disposizione della volontà divina.

Venne così illuminato con una risposta dal cielo e comprese che egli era stato mandato dal Signore a questo scopo: guadagnare a Cristo le anime, che il diavolo tentava di rapire.

E perciò scelse di vivere per tutti, anziché per sé solo, stimolato dall’esempio di Colui che si degnò di morire, Lui solo, per tutti gli uomini" (FF 1066).

Chiara d’Assisi fin da giovanetta cercò sempre la volontà del Padre e, in monastero, nella sua Regola, scrive:

«Le sorelle […] ricordino che hanno rinunciato alla propria volontà per amore di Dio» (FF 2807).

Sull’esempio di Cristo venuto ad adempiere il progetto del Padre, anche Francesco e Chiara furono dei cercatori instancabili del disegno divino su di loro.

 

«Poiché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38)

 

 

Mercoledì 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,35-40)

Il brano del Vangelo giovanneo di oggi attesta come la folla non avesse ancora compreso la valenza eterna del Pane che Gesù voleva dare ad essa. La gente pensa alla manna mangiata nel deserto dai loro padri, ma Cristo ferma l’attenzione sul Padre suo che assicura un cibo che non perisce: la sua stessa Persona.

Richiamo all’abbondanza inimmaginabile dell’Eucaristia, Pane di vita per tutti.

 

Francesco, che si definiva «semplice e idiota», aveva un cuore speciale, che gli permetteva di percepire le profondità del Mistero di totale donazione del Cristo.

Sottolinea il Celano nella Vita Prima:

”Amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile. E quanto gli si addice questo nome di «Francesco», a lui che ebbe cuore franco e nobile più di ogni altro” (FF 529).

La sua compassione verso la gente bisognosa e povera era viscerale:

“Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità, nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso” (FF 1142).

Infatti, dinanzi a Gesù, Pane disceso dal Cielo, così si esprime nelle sue Ammonizioni:

”Ecco, ogni giorno egli si umilia […] ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote […] e come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne […] e come essi con gli occhi del corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.

E in tal maniera il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» " (FF 144-145).

E nelle sue lettere:

«O umiltà sublime! O sublimità umile […] Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. NULLA, DUNQUE, DI VOI TRATTENETE PER VOI, AFFINCHÉ TOTALMENTE VI ACCOLGA COLUI CHE TOTALMENTE A VOI SI OFFRE» (FF 221).

Ma un esempio di ‘Pane donato’ ci viene non meno da Chiara d’Assisi:

“C’era un solo pane, in monastero, e già incalzavano l’ora del desinare e la fame. Chiamata la dispensiera, la Santa le comanda di dividere il pane e di mandarne una parte ai frati, di trattenere l’altra dentro, per le sorelle.

Da questa seconda metà serbata, ordina di tagliare cinquanta fette, quale era il numero delle Donne, e di presentarle loro sulla mensa della povertà.

E alla devota figlia, che le rispondeva: «Occorrerebbero gli antichi miracoli di Cristo, per poter tagliare così poco pane in cinquanta fette», la Madre replicò, dicendole:

«Fa’ sicura quello che ti dico figlia!».

Si affretta dunque la figlia ad eseguire il comando della Madre; e si affretta la Madre a rivolgere più sospiri al suo Cristo, per le sue figlie.

E per grazia divina quella scarsa materia cresce tra le mani di colei che la spezza, così che risulta una porzione abbondante per ciascun membro della comunità" (FF 3189).

 

«Il Pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6,33).

 

 

Martedì 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,30-35)

Domenica, 27 Aprile 2025 04:16

Alimento dell’Eterno e Fede

Nel brano di oggi, dopo la condivisione dei pani, la folla insegue Gesù giunto all’altra riva, verso Cafarnao.

E subito il Signore mette il dito nella piaga sottolineando ch’esso Lo cerca non per i segni visti, bensì perché saziata.

Una ricerca spinta non dalla fede, ma forse dal bisogno.

E, a chi chiede cosa adempiere per fare le opere di Dio, il Signore sollecita all’opera per eccellenza: credere.

Gesù si smarca e sposta lo sguardo dalla legge alla Fede.

Meraviglioso contesto che ai tempi di Francesco e Chiara induceva i Poveri assisani a evolvere il loro cammino di fiducia e abbandono in Dio.

Nelle straordinarie Fonti francescane troviamo lo stesso Francesco chiamato dal Signore ad un balzo nella fede.

"Il Santo trovava grandissima consolazione nelle visite del Signore e da esse veniva assicurato che le fondamenta del suo Ordine sarebbero rimaste sempre stabili […]

Essendo turbato per i cattivi esempi, e avendo fatto ricorso un giorno, così amareggiato, alla preghiera, si sentì apostrofato a questo modo dal Signore:

«Perché tu, omiciattolo, ti turbi? Forse io ti ho stabilito pastore del mio Ordine in modo tale che tu dimenticassi che io ne rimango il patrono principale?

Per questo io ho scelto te, uomo semplice, perché quelli che vorranno, seguano le opere che compirò in te e che devono essere imitate da tutti gli altri.

Io vi ho chiamati: vi conserverò e pascolerò, supplirò con nuovi religiosi il vuoto lasciato dagli altri, al punto di farli nascere se non fossero già nati.

Non turbarti dunque, ma attendi alla tua salvezza, perché se l’Ordine si riducesse anche a soli tre frati, rimarrà il mio aiuto sempre stabile».

Da quel giorno era solito affermare che la virtù di un solo frate santo supera una quantità, sia pur grande, di imperfetti, come un solo raggio di luce dissipa le tenebre più fitte" (FF 742).

A chi crede in Colui che rende giusti, è la sua fede che gli viene calcolata a giustizia (cf. Rm 4,4-5).

S. Chiara, poi, visse alla lettera quanto Gesù suggerisce in questo brano evangelico: preoccupatevi del cibo che dura in eterno.

Infatti, papa Gregorio con la Bolla «Quo elongati» [Fino a che punto] del 28 settembre 1230, proibiva ai frati minori di accedere ai monasteri senza una speciale licenza della Santa Sede - e che potevano occuparsi delle Clarisse solo i frati a ciò deputati.

In tale contesto, ecco cosa attestano le Fonti:

"Una volta, avendo il signor Papa Gregorio proibito che qualsiasi frate si recasse ai monasteri delle Donne senza sua autorizzazione, la pia Madre si rammaricò che le sorelle avrebbero avuto più raramente il cibo della sacra dottrina e gemendo disse:

«Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!».

E immediatamente rimandò tutti i frati al ministro, non volendo avere a disposizione i questuanti per provvedere il pane materiale, quando non avevano più chi provvedeva loro il pane dello spirito.

Ma quando lo venne a sapere papa Gregorio, subito rimise il divieto in potere del ministro generale" (FF 3232).

Solerzia di un’anima innamorata del cibo eterno e che per Esso è disposta a rinunciare a tutto.

 

«Operate non per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita dell’Eterno […]» (Gv 6,27).

«Questa è l’Opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato» (Gv 6,29).

 

 

Lunedì della 3.a sett. di Pasqua  (Gv 6,22-29)

Sabato, 26 Aprile 2025 06:42

«Pasci i miei agnelli» (Gv 21,15)

Nel brano odierno Gesù chiede a Pietro se davvero Lo ama e, alla risposta affermativa del discepolo, soggiunge di iniziare a pascere i suoi agnelli, di incominciare dai più piccoli.

In Francesco è dato ai frati e al mondo un autentico testimone del Signore, che apre una strada nuova per ogni uomo di buona volontà. Nel Poverello s’incarna concretamente la richiesta di Gesù.

In tal senso, il Prologo della Leggenda maggiore è illuminante:

"La Grazia di Dio, nostro Salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco, a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà.

Essi, infatti, mentre venerano in lui la sovrabbondanza della misericordia di Dio, vengono istruiti dal suo esempio a rinnegare radicalmente l’empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità con Cristo e a bramare, con sete e desiderio insaziabili, la beata speranza.

Su di lui, veramente poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo sguardo con grande accondiscendenza e bontà; non soltanto lo sollevò, mendico, dalla polvere della vita mondana, ma lo rese campione, guida e araldo della perfezione evangelica e lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli" (FF 1020).

Dunque in Francesco sulle orme di Gesù, si aprì una strada di salvezza per ciascuno, presenza preziosa per i frati e l’umanità intera.

Quante volte rassicurò i suoi con la sua benevola presenza!

Dinanzi al forte vento delle prove, sempre li confortò, aiutandoli a superarle, esortandoli a non temere.

In lui Dio era presente in modo tangibile, speciale e poliedrico, offrendo un itinerario di novità e redenzione.

La leggenda maggiore ricorda:

"Da architetto avveduto, egli volle edificare se stesso sul fondamento dell’umiltà, come aveva imparato da Cristo" (FF 1103).

Per questo la sua figura acquistò autorevolezza semplicemente nel farsi piccolo, attestando con la vita la Presenza divina in lui, che operava mirabilmente.

La stessa Chiara, piena dell’amore divino, ormai vicina alla sua dipartita, giunse a dire alla sua anima:

«Va’ sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio.

Va’ perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore» (FF 3252).

Come dire: non temere, poiché il Signore ti ha già condotta sulla  strada della redenzione, Lui è con te!

Con Gesù ogni vento contrario viene superato “dal basso” - e l’orizzonte mostra propaggini di salvezza aggiornati.

 

 

3.a Domenica di Pasqua, anno C  (Gv 21,1-19)

Giovedì, 24 Aprile 2025 04:29

Sfamando, semplice e idiota sino alla fine

Il brano di Giovanni ci riporta alla distribuzione dei pani e dei pesci da parte di Gesù.

Il Signore dinanzi alla grande folla che lo segue, mette alla prova i suoi discepoli.

Rivoltosi a Filippo chiede dove poter comprare pane per sfamare tanta gente, pur sapendo cosa stava per compiere: la “moltiplicazione” di cinque pani d’orzo e due pesci, in vicinanza della Pasqua dei Giudei.

Richiamo all’abbondanza inimmaginabile dell’Eucaristia, Pane di vita per tutti.

 

Francesco, che si definiva «semplice e idiota», aveva un cuore speciale, che gli permetteva di percepire le profondità del Mistero di totale donazione del Cristo.

Sottolinea il Celano nella Vita Prima:

”Amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile. E quanto gli si addice questo nome di «Francesco», a lui che ebbe cuore franco e nobile più di ogni altro” (FF 529).

La sua compassione verso la gente bisognosa e povera era viscerale:

“Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità, nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso” (FF 1142).

Infatti, dinanzi a Gesù, Pane disceso dal Cielo, così si esprime nelle sue Ammonizioni:

Ecco, ogni giorno egli si umilia […] ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote […] e come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne […] e come essi con gli occhi del corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.

E in tal maniera il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» " (FF 144-145).

E nelle sue lettere:

«O umiltà sublime! O sublimità umile […] Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. NULLA, DUNQUE, DI VOI TRATTENETE PER VOI, AFFINCHÉ TOTALMENTE VI ACCOLGA COLUI CHE TOTALMENTE A VOI SI OFFRE» (FF 221).

Ma un esempio di ‘Pane donato’ ci viene non meno da Chiara d’Assisi:

“C’era un solo pane, in monastero, e già incalzavano l’ora del desinare e la fame.

Chiamata la dispensiera, la Santa le comanda di dividere il pane e di mandarne una parte ai frati, di trattenere l’altra dentro, per le sorelle.

Da questa seconda metà serbata, ordina di tagliare cinquanta fette, quale era il numero delle Donne, e di presentarle loro sulla mensa della povertà.

E alla devota figlia, che le rispondeva: «Occorrerebbero gli antichi miracoli di Cristo, per poter tagliare così poco pane in cinquanta fette», la Madre replicò, dicendole:

«Fa’ sicura quello che ti dico figlia!».

Si affretta dunque la figlia ad eseguire il comando della Madre; e si affretta la Madre a rivolgere più sospiri al suo Cristo, per le sue figlie.

E per grazia divina quella scarsa materia cresce tra le mani di colei che la spezza, così che risulta una porzione abbondante per ciascun membro della comunità" (FF 3189).

 

«Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano» (Gv  6,11).

 

 

Venerdì 2a sett. di Pasqua  (Gv 6,1-15)

Mercoledì, 23 Aprile 2025 03:48

Audacia evangelica

Nella memoria di S. Giuseppe lavoratore la Liturgia utilizza un brano del Vangelo di Matteo.

In esso è messo in evidenza il rifiuto di Gesù da parte degli abitanti di Nazareth, tanto che il Signore non può operarvi nessun prodigio per la loro sorprendente incredulità.

 

Francesco affrontava con coraggio le avversità, sapendo che sono inevitabili per chi ama il Regno.

Il Poverello le incontrava ad ogni dove, ma si relazionava con le prove cantando, poiché Gesù aveva trionfato su di esse.

Le Fonti raccontano di un episodio avvenuto presso Caprignone:

"Vestito di cenci, colui che un tempo si adornava di abiti purpurei, se ne va per una selva, cantando le lodi di Dio in francese.

Ad un tratto, alcuni manigoldi si precipitano su di lui, domandandogli brutalmente chi sia.

L’uomo di Dio risponde impavido e sicuro:

«Sono l’araldo del gran Re; vi interessa questo?».

Quelli lo percuotono e lo gettano in una fossa piena di neve, dicendo:

«Stattene lì, zotico araldo di Dio!».

Ma egli, rivoltandosi di qua e di là, scossasi di dosso la neve, appena i briganti sono spariti, balza fuori dalla fossa e, tutto giulivo, riprende a cantare a gran voce, riempiendo il bosco con le lodi al Creatore di tutte le cose" (FF 346).

Esempio di coraggio e di fiducia nel Signore!

Francesco, il cui nome viene dall’antico tedesco e significa «libero», appunto liberamente continuava il suo cammino tra i marosi del mondo.

Il coraggio cui Gesù chiamava, lo chiedeva nella preghiera.

Nella Leggenda maggiore si narra:

"I concittadini, al vederlo squallido in volto e mutato nell’animo, ritenendolo uscito di senno, gli lanciavano contro il fango e i sassi delle strade, e, strepitando e schiamazzando, lo insultavano come un pazzo, un demente.

Ma il servo di Dio, senza scoraggiarsi o turbarsi per le ingiurie, passava in mezzo a loro, come se fosse sordo" (FF 1041).

 

«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua» (Mt 13,57)

 

 

S. Giuseppe Lavoratore  (Mt 13,54-58)

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Divisions among Christians, while they wound the Church, wound Christ; and divided, we cause a wound to Christ: the Church is indeed the body of which Christ is the Head (Pope Francis)
Le divisioni tra i cristiani, mentre feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi provochiamo una ferita a Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo (Papa Francesco)
The glorification that Jesus asks for himself as High Priest, is the entry into full obedience to the Father, an obedience that leads to his fullest filial condition [Pope Benedict]
La glorificazione che Gesù chiede per se stesso, quale Sommo Sacerdote, è l'ingresso nella piena obbedienza al Padre, un'obbedienza che lo conduce alla sua più piena condizione filiale [Papa Benedetto]
All this helps us not to let our guard down before the depths of iniquity, before the mockery of the wicked. In these situations of weariness, the Lord says to us: “Have courage! I have overcome the world!” (Jn 16:33). The word of God gives us strength [Pope Francis]
Tutto questo aiuta a non farsi cadere le braccia davanti allo spessore dell’iniquità, davanti allo scherno dei malvagi. La parola del Signore per queste situazioni di stanchezza è: «Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). E questa parola ci darà forza [Papa Francesco]
The Ascension does not point to Jesus’ absence, but tells us that he is alive in our midst in a new way. He is no longer in a specific place in the world as he was before the Ascension. He is now in the lordship of God, present in every space and time, close to each one of us. In our life we are never alone (Pope Francis)
L’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli (Papa Francesco)
The Magnificat is the hymn of praise which rises from humanity redeemed by divine mercy, it rises from all the People of God; at the same time, it is a hymn that denounces the illusion of those who think they are lords of history and masters of their own destiny (Pope Benedict)
Il Magnificat è il canto di lode che sale dall’umanità redenta dalla divina misericordia, sale da tutto il popolo di Dio; in pari tempo è l’inno che denuncia l’illusione di coloro che si credono signori della storia e arbitri del loro destino (Papa Benedetto)
This unknown “thing” is the true “hope” which drives us, and at the same time the fact that it is unknown is the cause of all forms of despair and also of all efforts, whether positive or destructive, directed towards worldly authenticity and human authenticity (Spe Salvi n.12)
Questa « cosa » ignota è la vera « speranza » che ci spinge e il suo essere ignota è, al contempo, la causa di tutte le disperazioni come pure di tutti gli slanci positivi o distruttivi verso il mondo autentico e l'autentico uomo (Spe Salvi n.12)
«When the servant of God is troubled, as it happens, by something, he must get up immediately to pray, and persevere before the Supreme Father until he restores to him the joy of his salvation. Because if it remains in sadness, that Babylonian evil will grow and, in the end, will generate in the heart an indelible rust, if it is not removed with tears» (St Francis of Assisi, FS 709)

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