Cristo, che ha comandato di pregare per gli operai della messe, li ha anche personalmente chiamati. Le sue parole di chiamata sono conservate nel tesoro del Vangelo: «Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini» (Mt 4, 19). «Vieni e seguimi» (Mt 19, 21). «Se uno mi vuol servire, mi segua» (Gv 12, 26). Queste parole di chiamata sono affidate al nostro ministero apostolico e noi dobbiamo farle ascoltare, come le altre parole del Vangelo, «fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8). E' volontà di Cristo che le facciamo ascoltare. Il Popolo di Dio ha diritto di ascoltarle da noi.
Gli ammirevoli programmi pastorali delle singole Chiese, le Opere delle vocazioni che, secondo il Concilio, devono disporre e promuovere tutta l'attività pastorale per le vocazioni (cfr. Optatam Totius, 2) aprono la strada, preparano il buon terreno alla grazia del Signore. Dio è sempre libero di chiamare chi vuole e quando vuole, secondo la «straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù» (Ef 2, 7). Ma ordinariamente egli chiama per mezzo delle nostre persone e della nostra parola. Dunque, non abbiate paura di chiamare. Scendete in mezzo ai vostri giovani. Andate personalmente incontro ad essi e chiamate. I cuori di molti giovani, e meno giovani, sono predisposti ad ascoltarvi. Molti di essi cercano uno scopo per cui vivere; sono in attesa di scoprire una missione che vale, per consacrare ad essa la vita. Cristo li ha sintonizzati sul suo e sul vostro appello. Noi dobbiamo chiamare. Il resto lo farà il Signore, che offre a ciascuno il suo dono particolare, secondo la grazia che gli è stata data (cfr. 1 Cor 7, 7; Rm 12, 6).
[Papa Giovanni Paolo II, Messaggio per la XVI Giornata Mondiale per le Vocazioni]