Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Domenica, 17 Agosto 2025 17:43

Gli ultimi della fila, in prima fila

In questa domenica il Vangelo di Luca porta alla nostra attenzione l’esortazione di Gesù a sforzarsi di entrare per la porta stretta, ribadendo che al momento dell’incontro definitivo con Lui le opere compiute parleranno per noi.

«Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi» (Lc 13,30).

Il tema della Porta Stretta e del ‘farsi ultimi’ è presente in modo assiduo nelle Fonti francescane.

Dopo la conversione, il Figlio di Pietro Bernardone pone molta cura allo «sforzatevi di entrare per la porta stretta» raccomandato da Gesù.

Infatti, in quelli che denominiamo «Scritti di Francesco» [per lo più dettati a qualche frate che si faceva suo segretario] emerge con chiarezza la sua ferma adesione al Vangelo.

Nella Regola non bollata (1221) troviamo, tra le esortazioni rivolte ai suoi frati:

«E si sforzino di entrare per la porta stretta, poiché dice il Signore: Angusta è la porta e stretta la via che conduce alla vita; e sono pochi quelli che la trovano» (FF 37).

E ben consapevole dell’esigenza evangelica dell’umiltà e della minorità, così rispondeva ai suoi in merito a chi deve essere ritenuto un vero frate minore:

«Prendi un corpo morto - disse - e mettilo dove ti pare e piace. E vedrai che, se lo muovi, non si oppone: se lo lasci cadere, non protesta. Se lo metti in cattedra, non guarderà in alto, ma in basso. Se gli metti un vestito di porpora, sembrerà doppiamente pallido. Questo è il vero obbediente: chi non giudica il perché lo spostano; non si cura del luogo a cui viene destinato; non insiste per essere trasferito; eletto in un ufficio, mantiene la solita umiltà; quanto più viene onorato, tanto più si ritiene indegno» (FF 1107).

E Chiara non era da meno!

Nel suo Testamento lasciato alle sorelle leggiamo:

«Ma poiché stretta è la via e il sentiero, e angusta la porta per la quale ci si incammina e si entra nella vita, pochi sono quelli che la percorrono e vi entrano; e se pure vi sono quelli che per un poco di tempo vi camminano, pochissimi perseverano in essa. Beati però quelli cui è concesso di camminare per questa via e di perseverarvi fino alla fine» (FF 2850).

Nella Leggenda:

“Da allora non respinse più alcuna incombenza servile, al punto che, per lo più, era lei a versare l’acqua sulle mani delle sorelle, se ne stava in piedi per assisterle, mentre esse sedevano e le serviva a tavola mentre mangiavano” (FF 3180).

Già, gli ultimi saranno i primi nel Regno di Dio!

Quanti sono stati messi all’angolo, dalla durezza e saccenza della vita competitiva, saranno abbracciati dalla Misericordia di Dio.

 

 

Domenica 21.a T.O. anno C  (Lc 13,22-30)

Domenica, 17 Agosto 2025 05:26

Nemico dell’apparire

Nel brano evangelico proposto oggi, Gesù si rivolge alla gente comune e ai suoi discepoli mettendoli in guardia dai criteri usati dagli scribi e farisei:

«Non fate secondo le loro opere, perché  dicono e non fanno» (Mt 23,3). 

In quanto operano c’è la ricerca dell’apparire e dell’essere ammirati, vivendo fuori di sé anziché dentro.

Cercatori dei primi posti e dell’essere chiamati "rabbì" dalla gente.

No, dice Gesù, fra voi non sia così, la logica del Regno è altra e chi si umilia sarà esaltato.

In questo contesto guardiamo dentro le Fonti.

Francesco aveva un grande rispetto concreto per Dio, tanto che leggiamo nelle Fonti:

"Non voleva chiamare col loro nome quanti avessero nome «Buono», per riverenza al Signore che ha detto: Nessuno è buono, fuorché Dio solo.

Allo stesso modo, non voleva dare a nessuno il titolo di «padre» o di «maestro», né scriverlo nelle lettere, per rispetto al Signore che disse: Non chiamate nessuno «padre» sulla terra, né fatevi chiamare «maestri», ecc" (FF 1615).

Il Povero d’ Assisi inoltre aborriva l’ipocrisia, la malattia dell’apparire e non essere, e non fare.

Infatti nella Vita seconda del Celano leggiamo:

“Costoro si preoccupano di apparire buoni, non di diventarlo, accusano i vizi altrui ma non depongono i propri […] vendono a prezzo di lodi funeste il pallore della loro faccia emaciata per sembrare spirituali, in modo da giudicare tutto e non essere giudicati da nessuno.

Godono della fama di essere santi, senza averne le opere, del nome di angeli ma non ne hanno la virtù” (FF 770).

Il Poverello era in modo evidente nemico di ogni forma di ostentazione e mancata trasparenza.

Infatti, nelle Fonti: "Una volta, intorno a Natale, si era radunata molta folla per la predica presso l’eremo di Poggio [Bustone].

Francesco esordì a questo modo:

«Voi mi credete un uomo santo e perciò siete venuti con devozione. Ebbene, ve lo confesso, in tutta questa quaresima, ho mangiato cibi conditi con lardo».

E così più di una volta attribuì a gola, ciò che invece aveva concesso alla malattia” (FF 715).

L’interiorità di Francesco andava a braccetto con la forma esterna, in un sapiente equilibrio esistenziale.

 

 

Sabato della 20.a sett. T.O.  (Mt 23,1-12)

Giovedì, 14 Agosto 2025 01:55

Amore particolarmente intimo

Matteo evidenzia la risposta data da Gesù ai leaders che tentavano di metterlo alla prova, in merito al più grande comandamento.

E il Signore li spiazza: amare Dio con tutto se stesso, e il prossimo come se stesso, è quanto di meglio si possa fare.

Francesco d’Assisi era infiammato da un profondo amore per Dio e per il prossimo, poiché, per grazia, aveva compreso che in questi due comandamenti era racchiuso tutto il Vangelo.

Le Fonti lo attestano in modo lampante.

“Fra le altre parole, che ricorrevano spesso nel parlare, non poteva udire l’espressione «amore di Dio» senza provare una certa commozione. Subito infatti, al suono di questa espressione «amore di Dio» si eccitava, si commuoveva e si infiammava, come se venisse toccata col plettro della voce la corda interiore del cuore.

«È una prodigalità da nobili - ripeteva - offrire questa ricchezza in cambio dell’elemosina e sono quanto mai stolti quelli che l’apprezzano meno del denaro».

Da parte sua, osservò infallibilmente sino alla morte il proposito che aveva fatto quando era ancora nel mondo, di non respingere alcun povero che gli chiedesse per amore di Dio.

Una volta un povero gli chiese la carità per amore di Dio. Siccome non aveva nulla, il Santo prese di nascosto le forbici e si preparò a spartire la sua misera tonaca.

E l’avrebbe certamente fatto se non fosse stato scoperto dai frati, ai quali però ordinò di provvedere con altro compenso al povero” (FF 784).

“La forza dell’amore aveva reso Francesco fratello di tutte le altre creature; non è quindi meraviglia se la carità di Cristo lo rendeva ancora più fratello di quanti sono insigniti della immagine del Creatore.

Diceva infatti che niente è più importante della salvezza delle anime, e lo provava molto spesso col fatto che l’Unigenito di Dio si è degnato di essere appeso alla croce per le anime.

Da qui derivava il suo impegno nella preghiera, il suo trasferirsi da un luogo all’altro per predicare, la sua grande preoccupazione di dare il buon esempio.

Non si riteneva amico di Cristo, se non amava le anime che Egli ha amato […]

Ma al di sopra di ogni misura, amava di un amore particolarmente intimo con tutto l’affetto del cuore, i frati, come familiari di una fede speciale e uniti dalla partecipazione alla eredità eterna” (FF 758).

Francesco sapeva che l’amore fraterno era riprova di quello attestato a Dio in tutta la sua concretezza.

 

 

Venerdì della 20.a sett. T.O.  (Mt 22,34-40)

Mercoledì, 13 Agosto 2025 05:08

Al Banchetto

Gesù paragona il Regno dei cieli a un banchetto di nozze.

Gli invitati non si curano di partecipare al banchetto del re, e i servi vengono inviati a raccogliere quanti trovano nelle strade, ma con l’abito nuziale.

«Molti infatti sono chiamati, ma pochi eletti» (Mt 22,14).

Guardiamo ora al Poverello d’Assisi: come vive tutto questo, secondo il racconto delle Fonti.

Innamorato di Madonna Povertà, Francesco invitò con insistenza la Medesima a prendere cibo con i frati [cf. Sacrum Commercium Beati Francisci cum Domina Paupertate]:

“Poi la condussero al luogo dove era preparata la mensa. Come fu arrivata ella si guardò attorno e, non vedendo nulla all’infuori di tre o quattro tozzi di pane d’orzo e di crusca posti sull’erba fu presa da grande ammirazione” (FF 2020).

Quindi "ordinò loro di essere tutti insieme e rivolse ad essi parole di vita, dicendo:

«Siate Benedetti, figli miei, dal Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra, perché mi avete accolta nella vostra casa con tale pienezza di carità, che oggi stando con voi mi è parso di stare nel paradiso del Signore […]

Ecco quello che ho tanto cercato, ora lo contemplo […] perché in terra mi sono unita a uomini che sono per me immagine fedele di Colui che è mio sposo nel cielo.

Benedica il Signore il vostro coraggio e gradisca il lavoro delle vostre mani»" (FF 2024).

Chiamati/e ed eletti/e in compagnia di Madonna Povertà, a ricalcare le orme del Figlio di Dio.

La stessa Chiara, nel suo Testamento spirituale, vera perla francescana, si rivolge alle figlie presenti e future invitandole a custodire il tesoro inestimabile dell’elezione. Leggiamo in esso:

«Tra gli altri benefici che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle Misericordie, per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a lui obbligate. Perciò l’Apostolo ammonisce: ‘Conosci bene la tua vocazione’» (FF 2823).

E ancora:

«Il Figlio di Dio si è fatto nostra Via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui» (FF 2824).

A questo punto Chiara ricorda quando il Santo, sotto ispirazione divina, profetò a loro riguardo.

“Salito sopra il muro di detta chiesa […] rivolto ad alcuni poverelli che stavano lì appresso:

«Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di S. Damiano, perché tra poco verranno ad abitarli delle donne, e per la fama della santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa».

Possiamo, dunque, ammirare in questo fatto la grande bontà di Dio verso di noi: Egli si è degnato, nella sovrabbondante sua misericordia e carità, di ispirare tali parole al suo Santo a proposito della nostra vocazione ed elezione» (FF 2827-2828).

 

 

[Giovedì della 20.a sett.T.O.  (Mt 22,1-14)]

Martedì, 12 Agosto 2025 04:49

Gratuità dell’Eterno

Nel capitolo venti del Vangelo di Matteo, Gesù paragona il Regno dei cieli ad un padrone che chiama e accoglie a lavorare nella sua vigna a tutte le ore, perfino quanti arrivano all’ultima ora. Senza nulla togliere a quelli che hanno lavorato duramente tutto il giorno, il Signore accoglie pienamente anche coloro che arrivano tardi, secondo l’orologio umano.

Dio, nella sua bontà, valuta in base ad un criterio diverso dai pregiudizi degli uomini.

Per questo: «gli ultimi saranno i primi e i primi, ultimi» (Mt 20,16).

Nelle Fonti Francescane troviamo un Poverello che amava la laboriosità e non il pregiudizio, rifuggendo l’ozio.

Aveva però compreso che il nostro Dio non è dispotico, bensì dispensa i suoi beni in totale gratuità.

Il Minore guardava sempre alla Bontà dell’Artefice di ogni cosa, che ha cura di ciascuno, e tutti vuole condurre nel suo Regno.

Esortava i suoi frati a lavorare con sollecitudine nella Vigna del Signore, accogliendo chiunque e stando lontano solo da chi oziava.

Le Fonti raccontano:

“Quando i frati dimoravano a Rivotorto, c’era uno di loro che poco pregava, non lavorava e si rifiutava di andare alla cerca perché si vergognava: mangiava forte, però.

Considerando una simile condotta, Francesco capì con la luce dello Spirito Santo che quello era un uomo carnale. E gli rivolse queste parole:

«Va’ per la tua strada, fratello Mosca! Tu vuoi mangiare il lavoro dei tuoi fratelli, ma sei ozioso nel servizio di Dio. Sei come il fuco, che non lavora e non raccoglie, e divora il frutto della fatica delle api operose».

Quel tale se ne andò per la sua strada, senza nemmeno chiedere scusa, da quell’uomo carnale che era” (FF 1612).

Tuttavia Francesco non aveva pregiudizi, e sempre contemplava la Suprema Bontà di Dio, risalendo all’Origine salvifica di ogni cosa.

In tal guisa “esultava per tutte quante le opere delle mani del Signore e, da quello spettacolo di gioia, risaliva alla Causa e Ragione che tutto fa vivere” (FF 1162).

Quindi non mancava di ammonire i suoi frati a non essere invidiosi di quanto il Signore operava nel prossimo:

“Chiunque invidia il suo fratello riguardo al bene che il Signore dice e fa in lui, commette peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo, il quale dice e fa ogni bene” (FF 157 Ammonizioni).

E ancora:

“Voglio che i miei frati lavorino e si tengano esercitati. Così non andranno in giro, oziando con il cuore e con la lingua, a pascersi di cose illecite” (FF1093).

 

 

Mercoledì della 20.a sett. T.O.  (Mt 20,1-16)

Lunedì, 11 Agosto 2025 04:34

Oh ignota ricchezza! Oh ben verace!

Gesù stupisce e spiazza i suoi discepoli, sottolineando:

«è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (Mt 19,24).

Subentra la domanda di Pietro: e noi che abbiamo lasciato tutto per il Vangelo, che ne avremo?

Ma Gesù assicura il cento per uno e l’esperienza della Vita dell’Eterno.

 

Guardiamo a Francesco e ai suoi nelle Fonti e in merito.

Come ricorda Dante Alighieri nella Divina Commedia (XI canto del Paradiso):

«Oh ignota ricchezza! oh ben verace!/ Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro/ dietro a lo sposo, sì la sposa piace».

Francesco aveva abbracciato Madonna Povertà quale maggiore ricchezza esistente su questa terra.

Innamorato di Cristo, per ricalcarne l’orma onde somigliarGli il più possibile, aderì con tutte le sue fibre ad Essa e altrettanto insegnò a fare ai suoi.

Infatti nelle Fonti (Leggenda dei Tre compagni) si narra:

“Andò Messer Bernardo, che era assai ricco, e vendette ogni suo avere, ricavandone molto denaro, che distribuì interamente ai poveri della città.

Anche Pietro eseguì il consiglio divino come gli fu possibile.

Privatisi di tutto, entrambi indossarono l’abito che il Santo aveva preso poco dianzi, dopo aver lasciato quello di eremita.

E da quell’ora, vissero con lui secondo la forma di vita del santo Vangelo, come il Signore aveva indicato loro.

E così Francesco poté scrivere nel suo Testamento:

«Il Signore stesso mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma di vita del santo Vangelo»” (FF 1432).

Consultando la Parola, com’era solito fare, ebbe sotto gli occhi l’espressione «Non portate nulla nei vostri viaggi» e «Chi vuol seguirmi rinunzi a se stesso» (FF 1431) trasalendo di gioia.

“Francesco, uomo di Dio, con i due fratelli di cui abbiamo parlato, non avendo un alloggio dove poter dimorare insieme, si rifugiò con loro presso Santa Maria della Porziuncola.

Là si prepararono una capanna per vivere in comunità.

Alcuni giorni più tardi, un assisano, Egidio, scese da loro, e con sincero rispetto e devozione, in ginocchio, pregò l’uomo di Dio di riceverlo con sé.

Francesco, toccato dalla fede e bontà di lui […] lo ricevette lietamente” (FF 1435).

Quanti si misero al seguito del Poverello, nella sua fraternità e per il Vangelo avevano ben compreso la portata di quella vocazione-missione e la sua conclusione felice oltre il tempo.

Lasciare per Cristo è trovare e vivere in misura più grande.

 

 

Martedì della 20.a sett. T.O.  (Mt 19,23-30)

Domenica, 10 Agosto 2025 03:37

L’altissima Povertà

Il Povero d’Assisi, aveva compreso per divina rivelazione che la vera ricchezza è la Povertà abbracciata dal Figlio di Dio, fattosi Povero per noi, perché diventassimo ricchi di Lui.

Infatti, il Donatore di ogni bene voleva che Francesco crescesse nelle ricchezze della semplicità attraverso l’amore per l’altissima povertà. 

Troviamo nelle Fonti:

“Il Santo, notando come la povertà, che era stata intima amica del Figlio di Dio, ormai veniva ripudiata da quasi tutto il mondo, volle farla sua sposa, amandola di eterno amore, e per lei non soltanto lasciò il padre e la madre ma generosamente distribuì tutto quanto poteva avere.

Nessuno fu così avido di oro, quanto Francesco della povertà; nessuno fu più bramoso di tesori, quanto Francesco di questa perla evangelica.

Niente offendeva il suo occhio più di questo: vedere nei frati qualche cosa che non fosse del tutto in armonia con la povertà.

Quanto a lui, dall’inizio della sua vita religiosa fino alla morte, ebbe queste ricchezze: una tonaca, una cordicella e le mutande, e di questo fu contento” (FF 1117).

“Spesso richiamava alla mente, piangendo, la povertà di Gesù Cristo e della Madre sua, e affermava che questa è la regina delle virtù, perché la si vede brillare così fulgidamente, più di tutte le altre, nel Re dei re e nella Regina sua Madre (FF 1118). “Insegnava, avendolo appreso per rivelazione, che il primo passo nella santa religione consiste nel realizzare quella parola del Vangelo: Se vuoi essere perfetto, va’ vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri” (FF 1121).

 

«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi i tuoi averi e dà ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, seguimi» (Mt 19,21)

 

 

Lunedì 20.a sett. T.O.  (Mt 19,16-22)

Sabato, 09 Agosto 2025 11:28

Fuoco e Battesimo

Gesù parla di un Fuoco che è venuto a portare sulla terra, spartiacque di sequela e non.

Francesco, il Fuoco che intendeva il Signore, lo conosceva bene: lo Spirito Santo.

Maestro e Ministro dell’Ordine dei Minori, lo Spirito di Dio guidava il Poverello in ogni suo passo.

Se andiamo a consultare le Fonti ce ne rendiamo conto.

“E così, per disposizione della bontà divina e per i meriti e la virtù del Santo, avvenne, misericordiosamente e mirabilmente, che l’amico di Cristo cercasse con tutte le forze di morire per Lui e non potesse assolutamente riuscirvi [...]

Da una parte non gli mancò il merito del martirio desiderato e, dall’altra, egli venne risparmiato per essere più tardi insignito di un privilegio straordinario.

Quel Fuoco divino che gli bruciava nel cuore, diventava intanto più ardente e perfetto, perché in seguito riverberasse più luminoso nella sua carne.

O uomo veramente beato, che non viene straziato dal ferro del tiranno, eppure non viene privato della Gloria di assomigliare all’Agnello immolato!” (FF 1175).

Infatti “lo Spirito del Signore, che lo aveva unto e inviato assisteva il suo servo Francesco, ovunque si dirigesse […]

Era, la sua parola, come fuoco ardente, che penetrava l’intimo del cuore e ricolmava d’ammirazione le menti” (FF 1210).

Inoltre i Fioretti [volgarizzati nell’ultimo quarto del Trecento da un ignoto toscano] ci narrano del desiderio di Chiara d’Assisi di desinare una volta con Francesco.

Questi, che aveva sempre tenuto lontano la cosa, fu convinto dai suoi frati a lasciare tale rigidità al riguardo e di accontentarla.

Così Chiara venne a S. Maria degli Angeli e qui Francesco fece apparecchiare la mensa, per terra, insieme ad un fratello del Santo e ad una sorella che accompagnava Chiara.

“E per la prima vivanda Santo Francesco cominciò a parlare di Dio sì soavemente, sì altamente, sì meravigliosamente, che discendendo sopra di loro l’abbondanza della divina grazia, tutti furono in Dio ratti.

E stando così ratti con gli occhi e con le mani levate in cielo, gli uomini da Sciesi e da Bettona e que’ della contrada dintorno, vedeano che Santa Maria degli Agnoli e tutto il luogo e la selva […] ardeano fortemente, e parea che fosse un fuoco grande che occupava la chiesa e ‘l luogo e la selva insieme” (FF1844).

Tanto che gli abitanti dei dintorni corsero, preoccupati, a spegnere il fuoco che vedevano.

Ma sul posto trovarono solo Francesco e Chiara e i loro compagni rapiti in Dio, comprendendo che quello era stato Fuoco divino e non materiale, attestazione dello Spirito di Dio che infiammava quelle anime sante.

Già, beneficiare di quel Santo Spirito guadagnato dal Battesimo di Cristo!

 

«Sono venuto a gettare un fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già divampato!» (Lc 12,49)

 

 

Domenica 20.a. T.O. anno C  (Lc 12,49-53)

Venerdì, 08 Agosto 2025 04:50

Essere minimi, corredo per il Regno

Gesù prende come punto di riferimento per entrare nel Regno dei cieli la semplicità e la piccolezza dei bambini, perché: «di questi è il Regno dei cieli» (Mt 19,14).

Colpisce questo suo esortare a non frapporre impedimenti fra Lui e i minimi.

Francesco d’Assisi era amato in modo speciale da Dio per questo suo farsi piccolo.

Di mente raffinata, si definiva invece «semplice e idiota».

Il Poverello aveva compreso molto bene la logica del Vangelo: chi vuol essere grande sia il più piccolo, alla stregua di un bambino - nei tempi passati considerato di nessun valore; minimo.

Egli s’impegnava a far comprendere tutto questo ai suoi frati, più con i fatti che con le parole.

Nondimeno, nella «Lettera ai reggitori dei popoli» scrive:

«A tutti i podestà e consoli, magistrati e reggitori d’ogni parte del mondo […] ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo nel Signore Dio, piccolo e spregevole, a tutti voi augura salute e pace» (FF 210).

Inoltre, leggiamo nelle Fonti:

“Il servo di Dio, Francesco, piccolo di statura, umile di spirito e minore di professione, mentre viveva qui sulla terra scelse per sé e per i suoi una piccola porzione di mondo: altrimenti, senza usare nulla di questo mondo, non avrebbe potuto servire Cristo.

E furono di certo ispirati da Dio quelli che, anticamente, chiamarono Porziuncola il luogo che toccò in sorte a coloro che non volevano assolutamente possedere nulla su questa terra.

Sorgeva in questo luogo una chiesa dedicata alla Vergine Madre, che, per la sua particolare umiltà, meritò, dopo il Figlio, di essere Sovrana di tutti i Santi.

Qui ebbe inizio l’Ordine dei minori, e s’innalzò ampia e armoniosa, come poggiata su fondamento solido, la loro nobile costruzione.

Il Santo amò questo luogo più di ogni altro e comandò ai suoi frati di venerarlo con particolare devozione.

Volle che fosse sempre custodito come specchio dell’Ordine in umiltà e altissima povertà, riservandone ad altri la proprietà e ritenendone per sé ed i suoi soltanto l’uso” (FF 604).

E ai suoi amati frati ripeteva:

«Abbiamo promesso grandi cose, maggiori sono promesse a noi; osserviamo quelle ed aspiriamo a queste. Il piacere è breve, la pena eterna; piccola la sofferenza, infinita la gloria» (FF 778).

Francesco aveva compreso che essere di Cristo ed eredi del Regno significa non contare secondo mentalità mondana, e portare con sé la semplicità della colomba, nonché la schietta trasparenza del bambino.

Questo corredo richiede l’appartenenza all’Eterno, e la sua trasparenza in terra.

 

 

Sabato della 19.a sett. T.O.  (Mt 19,13-15)

Pagina 3 di 11
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)
The first constitutive element of the group of Twelve is therefore an absolute attachment to Christ: they are people called to "be with him", that is, to follow him leaving everything. The second element is the missionary one, expressed on the model of the very mission of Jesus (Pope John Paul II)
Il primo elemento costitutivo del gruppo dei Dodici è dunque un attaccamento assoluto a Cristo: si tratta di persone chiamate a “essere con lui”, cioè a seguirlo lasciando tutto. Il secondo elemento è quello missionario, espresso sul modello della missione stessa di Gesù (Papa Giovanni Paolo II)
Isn’t the family just what the world needs? Doesn’t it need the love of father and mother, the love between parents and children, between husband and wife? Don’t we need love for life, the joy of life? (Pope Benedict)
Non ha forse il mondo bisogno proprio della famiglia? Non ha forse bisogno dell’amore paterno e materno, dell’amore tra genitori e figli, tra uomo e donna? Non abbiamo noi bisogno dell’amore della vita, bisogno della gioia di vivere? (Papa Benedetto)
Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis))
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]

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