Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Nel Vangelo di oggi Gesù parla ai suoi con la parabola dell’amministratore disonesto che scaltramente si assicura amici con la ricchezza altrui per essere accolto da loro nel suo incerto futuro.
Francesco d’Assisi, in realtà, è colui che ha saputo farsi amici nel Cielo con la disonesta ricchezza.
Non la amava, infatti restituì tutto al padre, sposando Madonna Povertà.
Ma il suo merito fu che seppe giovarsi dei beni terreni in modo sapiente, evangelico.
Le Fonti francescane, luogo di ricchezza spirituale, lo pongono in evidenza:
“Anche nelle feste principali, quando ve n’era l’opportunità, era solito andare per l’elemosina. Perché, diceva, nei poveri di Dio si realizza la parola del profeta: l’uomo ha mangiato il pane degli Angeli. Il pane degli Angeli è quello che la santa povertà raccoglie di porta in porta e che, domandato per amor di Dio, per amor di Dio viene elargito, per suggerimento degli Angeli santi” (FF 1129).
E nella Regola di Chiara vediamo come ella parla della povertà rivolta alle sorelle:
«Questa sia la vostra parte di eredità, che introduce nella terra dei viventi. Aderendo totalmente ad essa, non vogliate mai, sorelle dilettissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre» (FF 2795).
Sapevano, infatti, che i beni donati a chi ha bisogno costituiscono la pietra miliare del seguire Gesù e la sua Santa Parola.
«I figli di questo secolo sono più scaltri dei figli della luce verso la loro stessa specie» (Lc 16,8b).
Venerdì 31.a sett. T.O. (Lc 16,1-8)
A quanti mormoravano verso di Lui, Gesù risponde con la parabola della pecora smarrita e della moneta perduta.
Nelle Fonti Francescane ci sono molti passi che evidenziano la compassione e la gioia di Francesco per gli altri.
In questo scrigno francescano, si legge che “Dio, infatti, aveva infuso nell’animo del giovane Francesco un sentimento di generosa compassione, che, crescendo con lui […] gli aveva riempito il cuore di bontà; tanto che già allora, ascoltatore non sordo del Vangelo, si propose di dare a chiunque gli chiedesse, soprattutto se chiedeva per amore di Dio” (FF 1028).
Ancora: “E siccome lo spavento fa comprendere la lezione, venne su di lui la mano del Signore […] colpì il suo corpo con una lunga infermità […]”
Quand’ebbe riacquistate le forze fisiche, si procurò, com’era sua abitudine, vestiti decorosi.
Una volta incontrò un cavaliere, nobile ma povero e mal vestito e, commiserando con affettuosa pietà la sua miseria, subito si spogliò e fece indossare i suoi vestiti all’altro.
Così, con un solo gesto, compì un duplice atto di pietà, poiché nascose la vergogna di un nobile cavaliere e alleviò la miseria di un povero” (FF 1030).
«Quale uomo tra voi avendo cento pecore e perduta una di esse non abbandona le novantanove nel deserto e parte verso quella perduta finché l’abbia trovata?» (Lc 15,4).
Giovedì della 31.a sett. T.O. (Lc 15,1-10)
Gesù parla nel Vangelo della rinunzia a tutti i beni per poter divenire vero discepolo di Lui.
Francesco per seguire le orme di Cristo rinunciò alla sua ricca posizione, ad ogni bene, perché aveva trovato molto di più: Cristo, per il Quale sposò Madonna Povertà, abbracciata proprio dal Figlio di Dio.
Troviamo nelle Fonti riferimenti speciali.
“Dietro consiglio del vescovo della città, uomo molto pio, che non riteneva giusto utilizzare per usi sacri denaro di male acquisto, l’uomo di Dio restituì al padre la somma, che voleva spendere per il restauro della chiesa.
E davanti a molti che si erano lì riuniti e in ascolto:
«D’ora in poi - esclamò - potrò dire liberamente: Padre nostro, che sei nei cieli, non padre Pietro Bernardone. Ecco, non solo gli restituisco il denaro, ma gli rendo pure tutte le vesti. Così, andrò nudo incontro al Signore».
O anima nobile di un uomo, al quale ormai basta solo Cristo!
Si accorsero allora che l’uomo di Dio, sotto le vesti, portava il cilizio, gioioso non tanto di apparire quanto di essere virtuoso” (FF 597).
Inoltre “insegnava, avendolo appreso per rivelazione, che il primo passo nella Santa religione consiste nel realizzare quella parola del Vangelo: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri».
Perciò ammetteva all’Ordine solo chi aveva rinunciato alla proprietà e non aveva tenuto assolutamente nulla per sé.
Così faceva, in omaggio alla Parola del Vangelo; ma anche per evitare lo scandalo delle borse private” (FF 1121).
La stessa Chiara, di nobili origini, per seguire Cristo sulla scia di Francesco, aveva rinunciato a tutti i beni e ai parenti.
Infatti, nel suo Testamento dice:
«Dopo che L’Altissimo Padre celeste si fu degnato, per sua misericordia e grazia, di illuminare il mio cuore perché cominciassi a fare penitenza, dietro l’esempio e l’ammaestramento del beatissimo Padre nostro Francesco, poco tempo dopo la sua conversione, io, assieme alle poche sorelle che il Signore mi aveva donate poco tempo dopo la mia conversione, liberamente gli promisi obbedienza, conforme alla ispirazione che il Signore ci aveva comunicata attraverso la lodevole vita e l’insegnamento di lui» (FF 2831).
Tutto reputavano spazzatura dinanzi alla sublime conoscenza di Cristo.
Mercoledì 31.a sett. T.O. (Lc 14,25-33)
Luca narra la parabola del grande banchetto, di quanti, invitati a nozze, non si rivelano degni della opportunità ricevuta.
Da qui la scelta del padrone di casa di accogliere a cena i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi trovati ai crocicchi delle strade.
Nelle Fonti troviamo in modo significativo che Francesco, innamorato di Madonna Povertà, invitò con insistenza la Medesima a prendere cibo con i frati [cf. Sacrum Commercium Beati Francisci cum Domina Paupertate].
Il Santo aveva ben compreso che la Regina della tavola era colei che rifulgeva in modo speciale nei derelitti, in quanti erano costretti ai margini della società, ma sensibili all’invito.
Leggiamo infatti:
“Poi la condussero al luogo dove era preparata la mensa. Come fu arrivata ella si guardò attorno e, non vedendo nulla all’infuori di tre o quattro tozzi di pane d’orzo e di crusca posti sull’erba, fu presa da grande ammirazione” (FF 2020).
Poi “ordinò loro di essere tutti insieme e rivolse ad essi parole di vita, dicendo:
«Siate Benedetti, figli miei, dal Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra, perché mi avete accolta nella vostra casa con tale pienezza di carità, che oggi stando con voi mi è parso di stare nel paradiso del Signore […]
Ecco quello che ho tanto cercato, ora lo contemplo […] perché in terra mi sono unita a uomini che sono per me immagine fedele di Colui che è mio sposo nel cielo.
Benedica il Signore il vostro coraggio e gradisca il lavoro delle vostre mani» (FF 2024).
Chiamati/e ed eletti/e [in compagnia di Madonna Povertà] a ricalcare le orme del Figlio di Dio.
La stessa Chiara, nel suo Testamento spirituale, vera perla francescana, si rivolge alle figlie presenti e future invitandole a custodire il tesoro inestimabile dell’elezione.
Leggiamo:
”Tra gli altri benefici che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle Misericordie, per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a lui obbligate.
Perciò l’Apostolo ammonisce: «Conosci bene la tua vocazione»” (FF 2823).
Ancora:
“Il Figlio di Dio si è fatto nostra Via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui” (FF 2824).
A questo punto Chiara ricorda quando il Santo, sotto ispirazione divina, profetò a loro riguardo.
“Salito sopra il muro di detta chiesa […] rivolto ad alcuni poverelli che stavano lì appresso:
«Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di S. Damiano, perché tra poco verranno ad abitarli delle donne, e per la fama della santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa».
Possiamo, dunque, ammirare in questo fatto la grande bontà di Dio verso di noi: Egli si è degnato, nella sovrabbondante sua misericordia e carità, di ispirare tali parole al suo Santo a proposito della nostra vocazione ed elezione” (FF 2827-2828).
«Esci presto per le piazze e i vicoli della città e introduci qua i poveri e storpi e ciechi e zoppi» (Lc 14,21b).
Martedì 31.a sett. T.O (Lc 14,15-24)
Gesù esorta gli astanti a non invitare a pranzo o cena parenti e amici, ma quanti non possono ricambiare: i poveri!
Questa è vera beatitudine!
Il Poverello d’Assisi invitò con insistenza Madonna Povertà a prendere cibo con i frati [cf. Sacrum Commercium Beati Francisci cum Domina Paupertate]:
“Poi la condussero al luogo dove era preparata la mensa. Come fu arrivata ella si guardò attorno e, non vedendo nulla all’infuori di tre o quattro tozzi di pane d’orzo e di crusca posti sull’erba fu presa da grande ammirazione” (FF 2020).
Poi “ordinò loro di essere tutti insieme e rivolse ad essi parole di vita, dicendo:
«Siate Benedetti, figli miei, dal Signore Iddio che ha creato il cielo e la terra, perché mi avete accolta nella vostra casa con tale pienezza di carità, che oggi stando con voi mi è parso di stare nel paradiso del Signore […] Ecco quello che ho tanto cercato, ora lo contemplo […] perché in terra mi sono unita a uomini che sono per me immagine fedele di Colui che è mio sposo nel cielo. Benedica il Signore il vostro coraggio e gradisca il lavoro delle vostre mani» (FF 2024).
Chiamati/e ed eletti/e in compagnia di Madonna Povertà a ricalcare le orme del Figlio di Dio.
La stessa Chiara, nel suo Testamento spirituale, vera perla francescana, si rivolge alle figlie presenti e future invitandole a custodire il tesoro inestimabile dell’elezione. Leggiamo in esso:
”Tra gli altri benefici che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle Misericordie, per i quali siamo molto tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della nostra vocazione. E quanto più essa è grande e perfetta, tanto maggiormente siamo a lui obbligate. Perciò l’Apostolo ammonisce: «Conosci bene la tua vocazione»” (FF 2823).
E ancora:
“Il Figlio di Dio si è fatto nostra Via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui” (FF 2824).
A questo punto Chiara ricorda quando il Santo, sotto ispirazione divina, profetò a loro riguardo.
“Salito sopra il muro di detta chiesa […] rivolto ad alcuni poverelli che stavano lì appresso: «Venite ed aiutatemi in quest’opera del monastero di S. Damiano, perché tra poco verranno ad abitarli delle donne, e per la fama della santità della loro vita si renderà gloria al Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa».
Possiamo, dunque, ammirare in questo fatto la grande bontà di Dio verso di noi: Egli si è degnato, nella sovrabbondante sua misericordia e carità, di ispirare tali parole al suo Santo a proposito della nostra vocazione ed elezione” (FF 2827-2828).
«Ma quando fai un banchetto invita poveri storpi zoppi ciechi, e sarai beato perché non hanno da contraccambiarti» (Lc 14,13-14).
Lunedì 31.a sett. T.O. (Lc 14,12-14)
Per il Povero d’Assisi amare Dio con tutto il cuore e la mente e le forze, come pure il prossimo era qualcosa che lo faceva sussultare ad ogni dove.
Le Fonti, sublime concatenazione di sorprendenti eventi, ce ne danno attestazione.
Leggiamo, infatti:
“Una volta che percorreva una regione predicando, accadde che due frati francesi gli si fecero incontro, traendone una profonda consolazione.
Al momento del commiato, gli chiesero, spinti da devozione, la sua tonaca per amor di Dio. E Francesco appena ebbe udito invocare l’amor di Dio, si tolse il saio, e rimase nudo per qualche ora.
Era infatti suo costume, quando gli si diceva: ‘Per amor di Dio, dammi la tonaca o la corda’ o altro che egli portava, di donarlo immediatamente per riverenza a quel Signore che è chiamato Carità.
Ma gli dispiaceva tanto, e ne faceva rimprovero ai frati allorché udiva nominare l’amor di Dio per ogni sciocchezza.
Diceva: «Così sublime è l’amor di Dio, che solo raramente e in caso di gran necessità deve essere nominato, e sempre con molta venerazione» (FF 1603).
“L’ incendio indomabile dell’amore per il buon Gesù erompeva in lui con vampe e fiamme di carità così forti, che le molte acque non potevano estinguerle” (FF 1224).
Ma pure la sua prima pianticella, Chiara, era tutta dedita all’amore di Cristo, come si evince dai suoi scritti.
Nella sua Benedizione leggiamo:
«Siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore» (FF 2857).
In una Lettera ad Ermentrude di Bruges, sorella spirituale, dice:
«Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita» (FF 2914).
E ad Agnese di Praga: «Contempla ancora le indicibili sue delizie, le ricchezze e gli onori eterni, e grida con tutto l’ardore del tuo desiderio e del tuo amore: Attirami a te, o celeste Sposo! Dietro a te correremo attratti dalla dolcezza del tuo profumo» (FF 2906).
Già, amare Dio e i fratelli vale più di tanti olocausti!
Francesco ebbe sempre a cuore la salvezza delle anime e quanto Gesù aveva fatto per donare Vita eterna a tutti.
Nelle Fonti troviamo quanto egli dice ai suoi frati:
«L’Unigenito di Dio, Sapienza infinita, per la salvezza delle anime è disceso dal seno del Padre, ha rinnovato il mondo con il suo esempio, parlando agli uomini la Parola di salvezza e ha dato il suo sangue come prezzo per riscattarlo, lavacro per purificarli, bevanda per fortificarli, nulla assolutamente riservando per se stesso, ma tutto dispensando generosamente per la nostra salvezza» (FF 1204).
E di Francesco il Signore si servì per riportare a vita i morti più volte:
“Nel borgo di Monte Marano, presso Benevento, era morta una donna particolarmente devota di san Francesco.
La sera vennero i chierici per le esequie […] quando improvvisamente, alla vista di tutti, la donna si alzò sul letto e chiamò uno dei sacerdoti presenti […] e gli disse:
‘Padre, voglio confessarmi: ascolta il mio peccato. Quando sono morta, io dovevo essere gettata in una orrenda prigione, perché non avevo confessato il peccato che sto per dirti. Ma per me ha pregato San Francesco, che durante la vita ho sempre servito con devozione e così mi è stato concesso di ritornare ora nel corpo, per confessare quel peccato e meritarmi la vita eterna. Dopo che lo avrò confessato mi affretterò alla pace promessa’.
Tremando si confessò al sacerdote […] e, ricevuta l’assoluzione, si stese in pace sul suo letto e s’addormentò felicemente nel Signore” (FF 1263).
Nei Fioretti, poi, si racconta di un frate, Giovanni della Verna, che celebrando la Messa il giorno dei defunti vide molte anime liberate salire in cielo:
“In quella messa levando divinamente il corpo di Cristo e offerendolo a Dio Padre e pregandolo che per amore del suo benedetto figliuolo Gesù Cristo, il quale per ricomperare le anime era penduto in croce, gli piacesse liberare […] l’anime de’ morti da lui create e ricomperate; immantanente egli vide quasi infinite anime […] salire in cielo per li meriti della passione di Cristo, il quale ognindì è offerto per li vivi e per li morti in quella sacratissima ostia” (FF 1892).
«Ora, questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che tutto ciò che mi ha dato, non ne perda, ma lo risusciti l’ultimo giorno» (Gv 6,39).
Comm. di tutti i Fedeli Defunti. (Gv 6,37-40)
Nelle Beatitudini Gesù proclama l’amore di Dio per ogni uomo, in specie per il povero, oggetto della sua predilezione.
Francesco guardava le Beatitudini come il ritratto di Cristo che le ha vissute in pienezza e le seguiva in quanto innamorato di Lui.
Grande venerazione aveva non solo per la Vergine Maria, ma pure per tutti i Santi.
Infatti fra i suoi scritti vi è un’antifona recitata ogni ora:
«Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’Altissimo sommo Re il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro. Gloria al Padre. Come era.» (FF 281).
Le Fonti sottolineano che “i santi e il loro ricordo eran per lui come carboni ardenti, che ravvivavano in lui l’incendio deificante” (FF 1167).
Nelle Ammonizioni di Francesco:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli.
Ci sono molti che applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa che venga loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano.
Questi non sono poveri in spirito, poiché chi è veramente povero in spirito odia se stesso e ama quelli che li percuotono nella guancia» (FF 163).
«Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio.
«Sono veri pacifici coloro che in tutte le contrarietà che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell’anima e nel corpo» (FF 164).
E nello stesso Cantico di Frate Sole, quand’era ormai molto malato aggiunse la famosa strofa del perdono:
«Laudato si, mi Segnore/ per quilli ke perdonano per lo tuo amore/ e sustengu enfirmitate et tribulacione./
Beati quilgli kel sosteranno in pace,/ ka da te, Altissimo, sirano coronati» (FF 1593).
Nondimeno Chiara d’Assisi, nella sua stupenda Benedizione alle sorelle, volge lo sguardo a tutta l’assemblea dei Santi in cielo e in terra:
«Prego il Signore nostro Gesù Cristo per la sua misericordia e per l’Intercessione della sua santissima Madre Maria, del beato arcangelo Michele e di tutti i santi Angeli di Dio, [del beato Padre nostro Francesco] e di tutti i santi e le sante di Dio, perché lo stesso Padre celeste vi doni e vi confermi questa santissima benedizione in cielo e in terra: in terra, moltiplicandovi, con la sua Grazia e le sue virtù, fra i suoi servi e le sue serve nella sua Chiesa militante; in cielo, esaltandovi e glorificandosi nella sua Chiesa trionfante fra i suoi santi e le sue sante» (FF 2855).
Bellezza evidente di una comunione vissuta a tutto tondo con i santi che ancora camminano sulla terra e con quelli che agitano le loro palme davanti al trono dell’Agnello nella Gerusalemme celeste.
«Beati i poveri [per Amore], perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3).
Tutti i Santi (Mt 5,1-12a)
In questo brano evangelico di Luca, in cui è preannunciata la fine di Gesù e il compimento della sua opera, assistiamo al pianto di Lui su Gerusalemme, città proverbiale, che lapida e uccide i profeti.
Guardando nelle Fonti riportiamo un episodio particolare del Poverello.
Una notte Francesco fece un sogno che quasi richiamava il lamento di Gesù su Gerusalemme.
Cristo aveva pianto sulla città santa, mandante dell’uccisione di profeti (e di avere lapidato quanti sono ad essa inviati) il cui prezzo sarebbe stata una casa lasciata deserta.
L’Unità tradita e vilipesa avrebbe generato squallore e abbandono.
Il Santo dunque "Vide una gallina piccola e nera, simile ad una colomba domestica, con zampe e piedi rivestiti di piume.
Aveva moltissimi pulcini, che per quanto si aggirassero attorno a lei, non riuscivano a raccogliersi tutti sotto le sue ali.
Quando si svegliò, l’uomo di Dio riprese i suoi pensieri, spiegò personalmente la visione.
«La gallina, commentò, sono io, piccolo di statura e di carnagione scura, e debbo unire alla innocenza della vita una semplicità di colomba: virtù, che quanto più rara nel mondo, tanto più speditamente si alza al cielo.
I pulcini sono i frati, cresciuti in numero e grazia, che la forza di Francesco non riesce a proteggere dal turbamento degli uomini e dagli attacchi delle lingue maligne»" (FF 610).
Per questo motivo Il Minimo pose l’Ordine sotto la protezione della Chiesa, poiché per lui seguire Cristo significava camminare sulle tracce della Sposa del Signore.
Il Poverello ebbe sollecitudine speciale per i suoi fratelli, studiandosi di mantenerli nel vincolo dell’unità, per la quale Cristo si fece Agnello sacrificale, immolato per la salvezza di tutto il popolo.
Infatti, nella Lettera ai Fedeli, così si esprime:
«La volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, ma in espiazione dei nostri peccati, lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme» (FF 184).
Innamorato di Cristo in tutto, pure nelle infermità che lo colpivano Francesco volle seguire la povertà e l’esempio del Signore.
"Tanto vivo era il suo amore per la salvezza delle anime, e la sete di conquistarle a Dio, che, non avendo più la forza di camminare, se ne andava per le contrade in groppa a un asinello.
Spesso i confratelli con dolce insistenza lo invitavano a ristorare un poco il suo corpo infermo e troppo debole, con cure mediche, ma egli, che aveva lo spirito continuamente rivolto al cielo, declinava ogni volta l’invito, poiché desiderava soltanto sciogliersi dal corpo per essere con Cristo" (FF 490).
Così si serviva di «fratello asino», preso in prestito per il viaggio alla Verna e il suo ritorno attraverso Borgo San Sepolcro, uniti nella mitezza che li accomunava.
Giovedì 30.a sett. T.O. (Lc 13,31-35)
The Sadducees, addressing Jesus for a purely theoretical "case", at the same time attack the Pharisees' primitive conception of life after the resurrection of the bodies; they in fact insinuate that faith in the resurrection of the bodies leads to admitting polyandry, contrary to the law of God (Pope John Paul II)
I Sadducei, rivolgendosi a Gesù per un "caso" puramente teorico, attaccano al tempo stesso la primitiva concezione dei Farisei sulla vita dopo la risurrezione dei corpi; insinuano infatti che la fede nella risurrezione dei corpi conduce ad ammettere la poliandria, contrastante con la legge di Dio (Papa Giovanni Paolo II)
Are we disposed to let ourselves be ceaselessly purified by the Lord, letting Him expel from us and the Church all that is contrary to Him? (Pope Benedict)
Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario? (Papa Benedetto)
Jesus makes memory and remembers the whole history of the people, of his people. And he recalls the rejection of his people to the love of the Father (Pope Francis)
Gesù fa memoria e ricorda tutta la storia del popolo, del suo popolo. E ricorda il rifiuto del suo popolo all’amore del Padre (Papa Francesco)
Today, as yesterday, the Church needs you and turns to you. The Church tells you with our voice: don’t let such a fruitful alliance break! Do not refuse to put your talents at the service of divine truth! Do not close your spirit to the breath of the Holy Spirit! (Pope Paul VI)
Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo! (Papa Paolo VI)
Sometimes we try to correct or convert a sinner by scolding him, by pointing out his mistakes and wrongful behaviour. Jesus’ attitude toward Zacchaeus shows us another way: that of showing those who err their value, the value that God continues to see in spite of everything (Pope Francis)
A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: quella di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che continua a vedere malgrado tutto (Papa Francesco)
Deus dilexit mundum! God observes the depths of the human heart, which, even under the surface of sin and disorder, still possesses a wonderful richness of love; Jesus with his gaze draws it out, makes it overflow from the oppressed soul. To Jesus, therefore, nothing escapes of what is in men, of their total reality, in which good and evil are (Pope Paul VI)
Deus dilexit mundum! Iddio osserva le profondità del cuore umano, che, anche sotto la superficie del peccato e del disordine, possiede ancora una ricchezza meravigliosa di amore; Gesù col suo sguardo la trae fuori, la fa straripare dall’anima oppressa. A Gesù, dunque, nulla sfugge di quanto è negli uomini, della loro totale realtà, in cui sono il bene e il male (Papa Paolo VI)
People dragged by chaotic thrusts can also be wrong, but the man of Faith perceives external turmoil as opportunities
Un popolo trascinato da spinte caotiche può anche sbagliare, ma l’uomo di Fede percepisce gli scompigli esterni quali opportunità
don Giuseppe Nespeca
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