Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Gesù paragona la generazione con cui aveva a che fare, a bambini capricciosi che giudicano in malo modo qualunque cosa si faccia.
Francesco è stato un discepolo e profeta di Cristo che ha testimoniato concretamente l’opera sapiente di Dio in lui.
Le Fonti, maestre di vita francescana al servizio della Parola, offrono innumerevoli episodi che racchiudono in sé una sintesi del Vangelo.
Infatti, dopo che il Povero cambiò vita, la Sapienza che viene dall’alto lo inondò:
“In mezzo all’avvilimento, in cui era caduta la dottrina evangelica, non nei particolari ma in generale, a motivo dei costumi di coloro che la insegnavano, la Provvidenza di Dio mandò nel mondo questo uomo, perché, come gli apostoli, fosse testimone della verità, davanti a tutti gli uomini. E realmente egli dimostrò con chiarezza, mediante la parola e l’esempio, quanto fosse stolta la sapienza terrena, e in breve, sotto la guida di Cristo, trascinò gli uomini, mediante la stoltezza della predicazione, alla autentica sapienza divina” (FF 474).
Dinanzi alla decadenza di una società che, povera di valori, scambiava per “mangione” o “beone” profeti autentici e lo stesso Cristo, Francesco è il ‘segno del tempo’ che smentisce ogni idea fasulla su Gesù e sulla sua sequela.
Dice S. Bonaventura nella sua Leggenda maggiore:
“Egli comparve ai frati, trasfigurato su un carro di fuoco e come si fece vedere presente, in figura di croce ai capitolari di Arles […]
Questo suo meraviglioso comparire in vari luoghi con la sua persona fisica stava ad indicare […] come il suo spirito fosse in perfetta comunione con la Luce dell’eterna Sapienza, quella Sapienza che è più nobile d’ogni moto e penetra dappertutto per la sua purezza, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e i profeti […]
Infatti l’eccelso Dottore suole rivelare i suoi misteri ai semplici e ai piccoli, come abbiamo visto dapprima in Davide […] successivamente in Pietro […] e finalmente in Francesco, il poverello di Cristo” (FF 1202).
Francesco, il mercante, vendendo e donando tutto per il Signore Gesù, compra la Perla della vita evangelica, ormai libero da capricci esistenziali frutto d’immaturità.
«Eppure la Sapienza è stata riconosciuta giusta dalle sue opere» (Mt 11,19)
Venerdì 2.a sett. di Avvento (Mt 11,16-19)
Gesù fa presente agli astanti chi è Giovanni Battista e come nel Regno di Dio il più piccolo sia più grande di lui.
La Sacra Scrittura rivela infatti come la Sapienza che viene dall’alto formi amici di Dio e profeti.
Poiché il Regno dei cieli (la Comunità, la Chiesa) subisce violenza, Francesco raccomandava ai suoi frati di non ribattere colpo su colpo.
Consigliava la povertà di Cristo, quella che nulla possiede e che si fa ultima in ogni circostanza.
«I frati non si approprino di nulla […] e come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo il Signore in povertà ed umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia […] Questa è la sublimità dell’altissima povertà, quella che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli […] questa sia la vostra parte di eredità, quella che conduce fino alla terra dei viventi» (FF 90 - Regola bollata 1223).
L’essere minimi e all’ultimo posto - senza mai scapricciarsi e voler prevaricare - era in Francesco la componente più evidente del frate minore, la ricchezza del farsi minimi per il Regno.
Infatti raccomandava ai suoi figli di rispettare e considerare anche il pensiero dell’ultimo arrivato in comunità, perché, diceva, il Signore spesso parla e si rivela ai piccoli, a chi apparentemente non ha voce in capitolo.
E poiché ben rammentava che in cielo il più piccolo è più grande di Giovanni Battista, molto stimava la minorità: cifra d’oro per il Regno.
Nelle Fonti: “In diverse parti del mondo capitava loro di essere ricoperti di ingiurie, come persone spregevoli e sconosciute; ma l’amore del Vangelo li aveva resi così pazienti, che essi stessi andavano a cercare i luoghi in cui sapevano che sarebbero stati perseguitati ed evitavano quelli dove la loro santità era conosciuta e avrebbero trovato, perciò, onori e simpatia.
La penuria stessa era per loro dovizia e sovrabbondanza, mentre, secondo il consiglio del Saggio, provavano piacere non nella grandezza, ma nelle cose più piccole” (FF 1075).
«In verità vi dico, non è sorto tra i nati di donne uno più grande di Giovanni il Battista, ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Ora dai giorni di Giovanni il Battista fino adesso il regno dei cieli patisce violenza e i violenti lo rapiscono» (Mt 11,11-12)
Giovedì 2.a sett. di Avvento (Mt 11,11-15)
Gesù richiama i suoi alla mitezza ed umiltà di cuore come luogo di ristoro da ogni fatica, imparando da Lui.
A riguardo della mitezza di Dio, negli scritti del Povero d’Assisi (Lodi di Dio Altissimo) troviamo questa meravigliosa espressione:
«Tu sei umiltà […] Tu sei bellezza. Tu sei Mansuetudine» (FF 261).
Francesco, Alter Christus, era davvero un uomo mite e tutto ciò che gli richiamava la mansuetudine di Gesù lo guardava e riveriva con grande rispetto e scrupolo.
Lo stesso Tommaso da Celano, uno dei suoi principali biografi, descrive Francesco così:
“Quanto era bello, stupendo e glorioso nella sua innocenza, nella semplicità della sua parola […] Di carattere mite, di indole calmo, affabile nel parlare, cauto nell’ammonire” (FF 464).
Per la sua malattia agli occhi, dinanzi al chirurgo che arroventava il ferro per cauterizzare la parte malata, Francesco così si rivolge a «frate focu»:
"Il Padre per confortare il corpo già scosso dal terrore, così parla al fuoco:
«Frate mio fuoco, di bellezza invidiabile fra tutte le creature, l’Altissimo ti ha creato vigoroso, bello e utile. Sii propizio a me in quest’ora, sii cortese! Perché da gran tempo ti ho amato nel Signore. Prego il Signore grande, che ti ha creato di temperare ora il tuo calore in modo che io possa sopportarlo, se mi bruci con dolcezza».
Terminata la preghiera, traccia un segno di croce sul fuoco e poi aspetta intrepido. Il Santo si offre pronto e sorridente al ferro.
I frati presenti, inorriditi e tremanti si erano allontanati. Tornati che furono, dopo l’operazione, Francesco si rivolge loro:
«Pusillanimi e di poco coraggio, perché siete fuggiti? In verità vi dico, non ho provato né l’ardore del fuoco né alcun dolore della carne».
E rivolto al medico:
«Se la carne non è bene cauterizzata, brucia di nuovo».
Con stupore di questi che, rivolto ai frati, disse: “Vi dico, frati, che oggi ho visto cose mirabili" (FF 752).
E Chiara, nel suo Testamento, raccomanda alle sorelle, in primo luogo a chi presiede la comunità, l’atteggiamento e lo stile del Vangelo:
«Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza, come crederanno meglio, per sé o a favore delle sorelle» (FF 2848).
Questi due Giganti del Vangelo si nutrirono di umiltà e mitezza trovando in esse la loro difesa.
«Imparate da me, che sono mite e tapino di cuore, e troverete riposo per le vite vostre» (Mt 11,29)
Mercoledì 2.a sett. Avvento (Mt 11,28-30)
Chissà quante volte Francesco, l’Araldo del Gran Re, nel leggere l’episodio della pecora smarrita si sarà soffermato su quel «Che ve ne pare?» (Mt 18,12). Come a dire: «Lo fareste voi?».
Francesco di certo se la sarà posta questa disarmante domanda, cui tutta la sua eloquente esistenza ha risposto «Sì, senza alcun dubbio».
Per una sola pecorella del suo gregge avrebbe certo lasciato le altre al sicuro alla ricerca di quella perduta.
«Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon Pastore che per salvare le sue pecore sostenne la passione della croce» (FF 155 - Ammonizioni).
Lui, che era solito chiamare frate Leone «pecorella di Dio» avrebbe affrontato ogni avversità pur di ritrovarla, e per questo cercava il martirio perfino presso il Sultano d’Egitto per guadagnarlo a Cristo.
Ricco di tenerezza e misericordia è un episodio che mette in evidenza il cuore di pastore di Francesco.
Troviamo nelle Fonti:
“Attraversando una volta la Marca d’Ancona, dopo aver predicato nella stessa città, e dirigendosi verso Osimo, in compagnia di frate Paolo, che aveva eletto ministro di tutti i frati di quella provincia, incontrò nella campagna un pastore, che pascolava il suo gregge di montoni e di capre.
In mezzo al branco c’era una sola pecorella, che tutta quieta e umile brucava l’erba.
Appena la vide, Francesco si fermò, e quasi avesse avuto una stretta al cuore, pieno di compassione disse al fratello:
«Vedi quella pecorella sola e mite tra i caproni? Il Signore nostro Gesù Cristo, circondato e braccato dai farisei e dai sinedriti doveva proprio apparire come quell’umile creatura.
Per questo ti prego, figlio mio, per amore di Lui, sii anche tu pieno di compassione, compriamola e portiamola via da queste capre e da questi caproni» (FF 456).
«Che cosa vi pare? Lo fareste?» (Mt 18,12)
Martedì 2.a sett. di Avvento (Mt 18,12-14)
Il brano dell’Annunciazione alla Vergine Maria, scelta per essere la Madre di Gesù, è singolarmente caro alla Liturgia nella solennità dell’Immacolata.
Maria la «colmata di grazia», così come sottolinea Lc nel suo Vangelo, trovò sempre presso Francesco d’Assisi un indicibile amore perché, come lui ripeteva: «aveva reso nostro fratello il Signore della maestà».
“A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere” (FF 786).
E nella Lettera ai Fedeli:
«L’Altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della Santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità» (FF 181).
Il Poverello, innamorato di Maria, al termine della recita dei salmi sempre concludeva con una stupenda antifona mariana, che esalta tutte le prerogative di Dio in Lei:
«Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, figlia e ancella dell’Altissimo sommo Re il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo; prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e maestro. Gloria al Padre […]» (FF 281).
Ma ciò che, a mio avviso, più esalta la Bellezza di Maria “colei che ha trovato Grazia presso Dio” (Lc 1,30) è la stupenda preghiera di Francesco conosciuta come «Saluto alla Beata Vergine Maria»:
Leggiamo nei suoi scritti:
«Ave, Signora, Santa regina,/ santa madre di Dio, Maria,/ che sei vergine fatta Chiesa/ ed eletta dal santissimo Padre celeste,/ che ti ha consacrata/ insieme col santissimo suo Figlio diletto/ e con lo Spirito Santo Paraclito;/ tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia/ e ogni bene.
Ave, suo palazzo,/ ave, suo tabernacolo,/ ave, sua casa./
Ave, suo vestimento,/ ave, sua ancella,/ ave, sua Madre […]» (FF 259).
Anche in Chiara, “àltera Maria”, troviamo espressioni che attestano come la santa Vergine fosse il modello del suo quotidiano vivere.
Leggiamo nella 3.a lettera rivolta alla sua figlia spirituale:
«A quel modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, tu pure, seguendo le sue vestigia, specialmente dell’umiltà e povertà di lui, puoi sempre […] portarlo spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale. E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute» (FF 2893).
«Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35)
Immacolata Concezione Beata Vergine Maria (Lc 1,26-38)
La liturgia della Parola mette in risalto la figura del Battista, profeta del deserto, venuto a preparare la via al Signore - annunciando il Regno vicino, esortando a fare frutti degni di conversione.
Francesco, nome scelto dalla Provvidenza (la madre lo aveva chiamato Giovanni quando da figlio d’ira era divenuto figlio della Grazia) divenne predicatore di un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati, subito dopo aver conosciuto Cristo.
A partire dai suoi frati, esortava tutti a preparare la Via al Signore che viene.
“E Francesco udendo che i discepoli non devono possedere né oro né argento […] né due tonache, ma soltanto predicare il Regno di Dio e la penitenza […] S’affretta il padre santo […] a realizzare il salutare ammonimento; non sopporta indugio alcuno a mettere in pratica fedelmente quanto ha sentito: si scioglie dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una corda” (FF 356).
E, quale voce di uno che grida nel deserto, s’impegna a raddrizzare i sentieri per il Signore, a partire dalla sua fraternità e poi a tutto il popolo.
Nella Lettera ai fedeli, quale novello Giovanni, chiama a spianare ogni monte della concupiscenza.
Leggiamo:
«Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini, come dice il Signore nel Vangelo.
E così non possedete nulla né in questo mondo né nell’altro.
Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora che non pensate, non conoscete e ignorate» (FF 204).
Dunque, secondo il Profeta: «Preparate la via del Signore» (Mt 3,3)
2.a Domenica di Avvento (anno A) (Mt 3,1-12)
Vedendo la folla numerosa che lo seguiva, Gesù sottolinea la necessità di pregare perché siano più numerosi gli operai nella sua messe per annunciare il Regno e guarire i malati, nel segno della gratuità.
Nelle Fonti troviamo passi diversi riferiti all’annuncio del Regno di Dio e della sua Gratuità da parte di Francesco e dei suoi frati. Leggiamo infatti:
“I suoi discorsi non erano vani, ma ripieni della potenza dello Spirito Santo: penetravano nell’intimo del cuore e suscitavano forte stupore negli ascoltatori.
In ogni sua predica, all’esordio del discorso, salutava il popolo con l’augurio di Pace, dicendo: «Il Signore vi dia la pace!».
Aveva imparato questa forma di saluto per rivelazione del Signore.
Come i profeti, annunciava la pace, predicava la salvezza” (FF 1052).
Ma è sorprendente trovare episodi che evidenziano la sua nuda gratuità, ricevuta e restituita.
“Francesco, uomo di Dio, nudo delle cose del mondo, si consacrava al culto divino e, non facendo più caso del proprio tornaconto, s’impegna nel servire Dio in tutti i modi possibili.
Di ritorno alla chiesa di S. Damiano, rientrando in città, incominciò ad attraversare piazze e strade, elevando lodi al Signore.
Come finiva le lodi, si dava da fare per ottenere le pietre necessarie al restauro della chiesa.
Diceva: «Chi mi dà una pietra avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompense; chi tre, altrettante ricompense!». (FF 1420).
Inoltre: “Un mattino d’inverno, mentre pregava coperto di miseri indumenti, il suo fratello carnale, passandogli vicino, osservò con ironia rivolgendosi a un concittadino:
Di’ a Francesco che ti venda almeno un soldo del suo sudore!”.
L’uomo di Dio, sentite le parole beffarde, fu preso da gioia sovrumana e rispose in francese:
«Venderò questo sudore, e molto caro, al mio Signore» (FF 1424).
Sabato 1.a sett. Avvento (Mt 9,35-38-10,1.6-8)
Nel Vangelo odierno la guarigione dei due ciechi pone in risalto il tema della cecità interiore dei discepoli ambiziosi, correlata con la Fede profonda.
Francesco era convinto che questa non la si testimonia con le belle parole, ma con l’eloquenza dei fatti.
Nel suo Testamento - ad esempio - il Servo di Dio sottolinea tutto questo.
Infatti, in tale prezioso documento troviamo un susseguirsi di espressioni che sottolineano «il credere» di lui riconoscente, capace di avvolgere nel silenzio anche i difetti che vedeva nella sua comunità.
Leggiamo:
«E il Signore mi dette tale fede nelle chiese» (FF 111).
«Il Signore mi dette […] una così grande fede nei sacerdoti» (FF 112).
Ancor più Fede ebbe nella Parola, latrice di guarigione interiore.
Infatti, sulla base di questa, avvennero molte guarigioni nella stessa comunità dei frati, afflitta, a volte, da varie forme di cecità, dinanzi alle quali Francesco così si esprimeva:
«E tutti i frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui […] tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (FF 237).
Questa la logica evangelica adottata dalla comunità di Francesco, che, investito dallo Spirito, sanava ogni frate che avesse trasgredito.
“Il Santo aveva in orrore la superbia, origine di tutti i mali, e la disobbedienza sua pessima figlia.
Accoglieva però di buon grado chi umilmente si pentiva.
Una volta gli fu presentato un frate, che aveva trasgredito i comandi dell’obbedienza, perché lo correggesse con il magistero del castigo.
Ma l’uomo di Dio notò da segni evidenti che quel frate era sinceramente pentito e perciò si sentì incline a essere indulgente con lui, per amore della sua umiltà.
Tuttavia, a evitare che la facilità del perdono fosse per gli altri incentivo a mancare, comandò di togliere al frate il cappuccio e di gettarlo tra le fiamme, perché tutti potessero osservare quanta e quale vendetta esige la trasgressione contro l’obbedienza.
E dopo che il cappuccio era rimasto un bel pezzo nel fuoco, ordinò di levarlo dalle fiamme e di ridarlo al frate umile e pentito.
Meraviglia: il cappuccio non aveva alcun segno di bruciatura!
Così avvenne che con questo solo miracolo Dio esaltò la potenza del Santo e l’umiltà del frate pentito” (FF 1116).
Venerdì 1.a sett. Avvento (Mt 9,27-31)
Colui che spesso si definiva “simplex et idiota” aveva in realtà compreso bene cosa significasse vivere il Santo Vangelo con coerenza di vita e senza andare contro coscienza.
L’intensa orazione e la Grazia, che mai lo abbandonavano, lo rendevano ascoltatore fedele e saggio, che costruisce la sua casa interiore sulla salda Roccia di Cristo.
Le Fonti, maestre di vita pratica, ci illuminano al riguardo:
“La sua aspirazione più alta, il suo desiderio dominante, la sua volontà più ferma era di osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e di imitare fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e del cuore la dottrina e gli esempi del Signore nostro Gesù Cristo” (FF 466 - Vita prima - Celano).
Ancora:
“Due anni prima che rendesse lo spirito a Dio, dopo molte e varie fatiche, la Provvidenza divina lo trasse in disparte e lo condusse su un monte eccelso, chiamato monte della Verna…
Qui egli aveva iniziato, secondo il suo solito a digiunare…
Si elevava a quelle altezze non come un importuno scrutatore della maestà… ma come un servo fedele e prudente, teso alla ricerca del volere di Dio, a cui bramava con sommo ardore di conformarsi in tutto e per tutto” (FF 223 - Leggenda maggiore).
E sempre raccomandava ai suoi frati:
«Custodite nelle profondità del vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli» (FF 216 - Lettera a tutto l’Ordine).
Francesco, infatti, vero amante e imitatore di Cristo, sapeva che «Non chiunque dice “Signore, Signore” entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre che è nei cieli» (Mt 7,21).
Giovedì 1.a sett. di Avvento (Mt 7,21.24-27)
The ancient priest stagnates, and evaluates based on categories of possibilities; reluctant to the Spirit who moves situations
Il sacerdote antico ristagna, e valuta basando su categorie di possibilità; riluttante allo Spirito che smuove le situazioni
«Even through Joseph’s fears, God’s will, his history and his plan were at work. Joseph, then, teaches us that faith in God includes believing that he can work even through our fears, our frailties and our weaknesses. He also teaches us that amid the tempests of life, we must never be afraid to let the Lord steer our course. At times, we want to be in complete control, yet God always sees the bigger picture» (Patris Corde, n.2)
«Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande» (Patris Corde, n.2)
Man is the surname of God: the Lord in fact takes his name from each of us - whether we are saints or sinners - to make him our surname (Pope Francis). God's fidelity to the Promise is realized not only through men, but with them (Pope Benedict).
L’uomo è il cognome di Dio: il Signore infatti prende il nome da ognuno di noi — sia che siamo santi, sia che siamo peccatori — per farlo diventare il proprio cognome (Papa Francesco). La fedeltà di Dio alla Promessa si attua non soltanto mediante gli uomini, ma con loro (Papa Benedetto)
In the communities of Galilee and Syria the pagans quickly became a majority - elevated to the rank of sons. They did not submit to nerve-wracking processes, but spontaneously were recognizing the Lord
Nelle comunità di Galilea e Siria i pagani diventavano rapidamente maggioranza - elevati al rango di figli. Essi non si sottoponevano a trafile snervanti, ma spontaneamente riconoscevano il Signore
And thus we must see Christ again and ask Christ: “Is it you?” The Lord, in his own silent way, answers: “You see what I did, I did not start a bloody revolution, I did not change the world with force; but lit many I, which in the meantime form a pathway of light through the millenniums” (Pope Benedict)
E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: “Sei tu?”. Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: “Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni” (Papa Benedetto)
Experts in the Holy Scriptures believed that Elijah's return should anticipate and prepare for the advent of the Kingdom of God. Since the Lord was present, the first disciples wondered what the value of that teaching was. Among the people coming from Judaism the question arose about the value of ancient doctrines…
Gli esperti delle sacre Scritture ritenevano che il ritorno di Elia dovesse anticipare e preparare l’avvento del Regno di Dio. Poiché il Signore era presente, i primi discepoli si chiedevano quale fosse il valore di quell’insegnamento. Tra i provenienti dal giudaismo sorgeva il quesito circa il peso delle dottrine antiche...
Gospels make their way, advance and free, making us understand the enormous difference between any creed and the proposal of Jesus
don Giuseppe Nespeca
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