Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Sabato, 05 Luglio 2025 14:55

Da dove parte l’Amore?

Domenica, 29 Giugno 2025 03:42

Guarigioni e Fede

Il Vangelo proposto oggi  evidenzia Gesù che risuscita una fanciulla morta e la guarigione di una donna affetta, da molto tempo, da perdite di sangue.

Gesù salva entrambe, e alla donna dice:

«Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata» (Mt 9,22).

Come Gesù, Francesco il Semplice non umiliava i bisognosi, ma andava loro incontro e li salvava per mezzo della fede in Dio.

Le Fonti raccontano:

“Nella diocesi di Sora, una nobildonna di nome Rogata, da ventitré anni era affetta da perdite di sangue. Si aggiunga che era ricorsa a moltissimi medici, ricavandone moltissimi malanni.

Spesso per l’acuirsi della malattia, sembrava in fin di vita. Se, poi, si riusciva ad arrestare l’emorragia, le si gonfiava tutto il corpo.

Le capitò di sentire un ragazzo che cantava in vernacolo romanesco la storia dei miracoli operati da Dio per mezzo di San Francesco e allora, sciogliendosi in lacrime per la commozione e il dolore, incominciò a dire così:

«O beato Padre Francesco, che rifulgi per tanti miracoli, se ti degnerai di liberarmi da questa malattia, ne avrai grande accrescimento di Gloria, perché un miracolo così grande finora non l’hai mai fatto».

A che tante parole? Aveva appena finito di parlare, che si sentì guarita per i meriti del beato Francesco.

Anche una donna di Sicilia, che per sette anni aveva patito perdite di sangue, fu guarita dal Santo alfiere di Cristo” (FF 1314).

La fede in Gesù e nei suoi servi opera cose meravigliose!

 

 

Lunedì della 14.a sett. T.O(Mt 9,18-26)

Sabato, 28 Giugno 2025 02:56

Missione: agnelli in mezzo a lupi

Il brano proposto in questa domenica è tratto dal Vangelo lucano e pone l’accento sul mandato di Gesù ai suoi, evidenziando in che modo dovevano essere itineranti del Vangelo.

«Andate! Ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi. Non portate borsa, né bisaccia, né sandali, e non salutate nessuno per la via» (Lc 10,3-4).

Le Fonti documentano come Francesco prese alla lettera questa Parola di Dio, invitando i suoi frati a fare altrettanto.

Il Povero d’Assisi si dichiarava semplice e idiota e insegnava ai suoi frati la via della semplicità, sorella della vera Sapienza e della mansuetudine.

Nella Leggenda Maggiore si legge:

«Voglio che i miei frati siano discepoli del Vangelo e progrediscano nella conoscenza della Verità, in modo tale da crescere contemporaneamente nella purezza della semplicità. Così non disgiungeranno la semplicità della colomba dalla prudenza del serpente, che il Maestro insuperabile ha congiunto con la sua Parola benedetta» (FF 1188).

Francesco ebbe la grazie di farsi grande testimone anche nell’incontro con i soldati Saraceni.

Prese con sé un compagno, frate Illuminato, e decise di annunciare Cristo anche fra chi tagliava la testa ai cristiani.

“Partì, dunque, prendendo con sé un compagno, che si chiamava Illuminato ed era davvero illuminato e virtuoso.

Appena si furono avviati, incontrarono due pecorelle.

Il Santo si rallegrò e disse al compagno:

«Abbi fiducia nel Signore, fratello, perché si sta realizzando in noi quella parola del Vangelo: Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi».

Avanzarono ancora e si imbatterono nelle sentinelle saracene, che, slanciandosi come lupi contro le pecore, catturarono i servi di Dio minacciandoli di morte, crudelmente e sprezzantemente li maltrattarono, li coprirono d’ingiurie e di percosse e li incatenarono.

Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi, per disposizione della divina Provvidenza li portarono dal Soldano, come l’uomo di Dio voleva” (FF 1173).

E spesso il Poverello “riscattò gli agnelli che venivano condotti al macello, in memoria di quell’Agnello mitissimo, che volle essere condotto alla morte per redimere i peccatori” (FF 1145).

Inoltre, dovunque si recasse ad annunciare il Vangelo, portava a tutti il saluto della Pace:

"In ogni suo sermone, prima di comunicare la Parola di Dio al popolo, augurava la pace, dicendo:

«Il Signore vi dia Pace!».

Questa Pace egli annunciava sempre con molta devozione a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui” (FF 359).

Francesco era tutto teso ad annunciare quel Regno di Dio da cui ormai era posseduto; ardeva dal desiderio di testimoniarlo perché raggiungesse più anime possibili.

 

 

Domenica 14.a T.O. (anno C)  [Lc 10,1-12.17-20]

Venerdì, 27 Giugno 2025 04:31

Quale digiuno?

Gesù risponde ai discepoli di Giovanni sul digiuno. Ora lo Sposo è con loro e non si digiuna; quando sarà loro tolto digiuneranno.

Logica che scardina la mentalità legalista.

Nelle Fonti abbiamo vari brani che evidenziano il modo di agire del Povero d’Assisi in merito a tale argomento.

Il Minimo vietava gli eccessi.

Francesco sapeva ben discernere fra importanza del digiuno ed esagerazione nel praticarlo.

Nella sua vita, mai la forma prese il posto della sostanza. Le Fonti francescane c’illustrano:

“Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali […]

L’uomo di Dio vietava simili eccessi, ammonendo quei fratelli con amorevolezza e richiamandoli al buonsenso, curando le loro ferite con la medicina di sagge istruzioni […]

Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati.

Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti” (FF 1470).

Tutto questo pur essendo “uomo nuovo, [che] con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo” (FF 3162).

Da persona matura e profondamente umana, egli sapeva aiutare i suoi frati, valutando le diverse situazioni che aveva dinanzi.

Nella Leggenda dei Tre compagni:Tuttavia, quand’era il caso, castigava quelli che commettevano delle infrazioni" (FF 1470).

Francesco aveva ricevuto, per Grazia, il dono incommensurabile del vero discernimento.

Il Piccolo non tradiva la sostanza per la forma: custodiva entrambe in un sensato equilibrio umano e spirituale.

 

«Ma verranno giorni quando sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno» (Mt 9,15)

 

 

Sabato della 13.a sett. T.O.  (Mt 9,14-17)

Giovedì, 26 Giugno 2025 05:24

Chiamati da peccatori

Gesù ci fa contemplare la chiamata forte e particolare di Matteo, spiazzando tutti, proprio perché comincia dai peccatori e non dai perfetti secondo la mentalità del tempo.

«Infatti non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).

Francesco e Chiara vedevano negli stimoli della loro vocazione e dei fratelli e sorelle che li seguivano un appuntamento attraente fondamentale. Un’occasione per l’esistenza nella Grazia, che li aveva guardati e riscattati.

Attraverso la Chiamata, in loro Dio realizzava un dono segreto, ben oltre le attese d’una vita di piccolo cabotaggio.

In merito a Francesco, nelle Fonti si legge:

"Mentre passava vicino alla chiesa di S. Damiano, fu ispirato ad entrarci. Andatoci, prese a fare orazione fervidamente davanti all’immagine del Crocifisso, che gli parlò con commovente bontà

«Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restauramela».

Tremante e stupefatto, il giovane rispose:

«Lo farò volentieri, Signore».

Egli aveva però frainteso; pensava si trattasse di quella chiesa che, per la sua antichità, minacciava prossima rovina.

Per quelle parole del Cristo egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell’anima ch’era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio.

Uscito dalla chiesa, trovò un sacerdote seduto lì accanto, e mettendo mano alla borsa, gli offrì del denaro dicendo:

«Messere, ti prego di comprare l’olio per fare ardere una lampada dinanzi a quel Crocifisso. Finiti questi soldi, te ne porterò degli altri, secondo il bisogno» " (FF 1411).

Il Poverello, continuò in vita a considerare la minorità come specifica vocazione del Frate.

In tal guisa, osservando il comportamento dei religiosi, a volte sembrava preoccupato…

Talora egli "vedeva che alcuni desideravano ardentemente le cariche dell’Ordine, delle quali si rendevano indegni, oltre al resto, anche per la sola ambizione di governare. E diceva che questi «non erano frati minori, ma avevano dimenticato la loro vocazione ed erano decaduti dalla gloria»” (FF 729).

Altresì Chiara, riguardo la vocazione delle sorelle dimoranti in S. Damiano, così si esprimeva nel suo Testamento:

«Proprio il Signore ha collocato noi come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione, affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo» (FF 2829).

 

 

Venerdì della 13.a sett. T.O.  (Mt 9,9-13)

Mercoledì, 25 Giugno 2025 04:38

Nella ricerca, l’Incontro

Nel primo giorno della settimana Gesù entrò a porte chiuse nel luogo dove i discepoli erano riuniti.

Affidò loro il mandato di annunciare la Buona Novella, «alitando» su di essi perché ricevessero lo Spirito Santo.

Tommaso, assente, faticò a credere e ricevette un richiamo da Gesù per aver preteso di vedere e toccare, senza accogliere la testimonianza degli altri discepoli.

Eppure Tommaso cercava l’esperienza in prima persona del Risorto.

 

Il Povero d’Assisi e i suoi frati crebbero nella fede anche mediante l’incontro fattivo con il Signore nella povertà vissuta, nella solitudine ed orazione sperimentata nel quotidiano.

La fede in Gesù, morto sulla croce come un malfattore per assicurarci la Vita senza fine, traboccava nella nuda esistenza minoritica di Francesco e dei suoi.

Certamente era dono divino, ma anche frutto di una relazione non formale, sviluppatasi nell’itinerario intrapreso.

Giova ricordare quanto le Fonti attestano:

"[Francesco] insegnò loro a lodare Dio in tutte le creature; ad onorare con particolare venerazione i sacerdoti, come pure a credere fermamente e a confessare schiettamente la verità della fede […]

Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano, o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata" (FF 1069).

La stessa Chiara, nella Lettera a Ermentrude di Bruges, in merito alla vita di Fede, suggerisce:

«Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita.

Il tempo della fatica quaggiù è breve, ma la ricompensa è eterna.

Non ti abbaglino gli splendori del mondo che passa come ombra.

Non ti sorprendano le vuote immagini di questo mondo ingannatore; chiudi le tue orecchie ai sibili dell’inferno e spezza da forte le sue tentazioni.

Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono» (FF 2914).

L’esperienza di Dio nella loro vita era stata così forte, incisiva e misericordiosa da poter parlare come nessuno aveva fatto mai.

 

"Gli rispose Tommaso e gli disse: «Il mio Signore e il mio Dio!»" (Gv 20,28)

 

 

3 luglio, s. Tommaso apostolo (Gv 20,24-29)

Martedì, 24 Giugno 2025 03:36

Indemoniati e mandria di porci

Il brano di Mt propone un Gesù alle prese coi demoni che temono di essere scacciati.

Gli spiriti impuri si coalizzano contro gli autentici servitori di Dio. Francesco ne sapeva qualcosa.

Le Fonti narrano di quanto gli accadde una volta, ospitato a Roma dal cardinal Leone di Santa Croce, che lo aveva voluto per qualche tempo presso di sé.

"I demoni superbi fuggono davanti alla eccelsa virtù degli umili, salvo in qualche caso in cui la divina clemenza permette che gli umili vengano schiaffeggiati, proprio per mantenerli in umiltà, come Paolo apostolo scrive di se stesso e come Francesco ha provato per esperienza diretta […]".

Il Santo,  avendo accettato l’invito per venerazione ed amore verso il cardinale, la prima notte ebbe a sperimentare, dopo l’orazione, un vero e proprio assalto dei demoni, che lo percossero a lungo e crudelmente, e lo lasciarono, alla fine, mezzo morto.

Quando se ne furono andati, chiamò il suo compagno e gli raccontò l’accaduto.

«Fratello, i demoni non hanno alcun potere, se non nel limite predisposto dalla Provvidenza.

Perciò io credo che mi hanno assalito così ferocemente, perché la mia permanenza nella curia dei magnati non fa una impressione buona.

I miei frati che dimorano in luoghi poverelli, sentendo che io me ne sto con i cardinali sospetteranno forse che mi sia invischiato nelle cose mondane, stando in mezzo agli onori e agli agi.

Giudico, pertanto, che sia meglio, per chi viene posto come esempio, stare lontano dalle curie e trascorrere con umiltà la vita tra gli umili, in luoghi umili.

Così egli sarà di conforto, vivendo nelle loro stesse condizioni, per coloro che vivono in penuria».

Vanno, dunque, al mattino e, con umili scuse, danno l’addio al cardinale" (FF 1115).

Dinanzi alla Grazia, il male chiama i rinforzi; ma ciò che lo sbaraglia, dice Francesco, è l’umiltà.

Dunque, neppure gli spiriti «assai furiosi» (v.28) nulla possono dinanzi all’umiltà del Figlio di Dio e dei suoi servi.

Com’è scritto nelle Fonti [Sacrum Commercium]:

«Egli (satana) infatti é orgogliosissimo, e la sua superbia e la sua tracotanza sono anche maggiori della sua forza.

Nutre grande furore per causa vostra e rivolgerà contro di voi tutte le armi della sua astuzia, cercando di schizzare il veleno della sua malizia, perché dopo aver concluso la guerra sbaragliando e buttando a terra gli altri, non può sopportare di vedervi in piedi sopra di lui» (FF 2026).

Conta che, dopo essere stati salvati, annunciamo la misericordia usataci da Dio. Questo devasta il menzognero!

Francesco lo ha fatto, attestando la povertà del Figlio di Dio, la quale trasferita fra le pieghe del quotidiano, trascina gli spiriti impuri giù dalla rupe, nel mare delle loro contraddizioni, annientandoli.

La vita santa di lui e della sua fraternità ai primordi li rendeva annunciatori della Misericordia, cantori dell’Onnipotente.

 

"I demoni lo supplicavano dicendo: «Se ci scacci, inviaci nella mandria dei porci»" (Mt 8,31)

 

 

Mercoledì 13.a sett. T.O.  (Mt 8,28-34)

Lunedì, 23 Giugno 2025 04:21

Nella Fede la forza

Nel Vangelo di oggi Gesù chiede ai suoi, nella tempesta sul mare, un supplemento di fede.

«Perché siete paurosi, [uomini] di poca fede?» (Mt 8,26).

Anche a  Francesco, in determinate situazioni della vita, Gesù chiese una maggiore fede, libero dalla paura, poiché sulla sua barca assediata dalle onde della tentazione c’era Lui: Cristo, il Grande Timoniere.

Nelle Fonti, nella Vita seconda del Celano, troviamo un ammaestramento in proposito:

"Ad un certo momento della sua vita, il Padre subì una violentissima tentazione di spirito, sicuramente a vantaggio della sua corona.

Per questo era angustiato e pieno di sofferenza, mortificava e macerava il suo corpo, pregava e piangeva nel modo più penoso. Questa lotta durò più anni.

Un giorno, mentre pregava in Santa Maria della Porziuncola, udì in spirito una voce:

«Francesco, se avrai fede quanto un granellino di senapa, dirai al monte che si sposti ed esso si muoverà».

«Signore, - rispose il Santo - qual è il monte, che io vorrei trasferire?».

E la voce di nuovo:

«Il monte è la tua tentazione».

«O Signore, - rispose il Santo in lacrime - avvenga a me, come hai detto».

Subito sparì ogni tentazione e si sentì libero e del tutto sereno nel più profondo del cuore" (FF 702).

Affidandosi a Gesù il Poverello non naufragò tra i marosi della vita e con la Grazia riuscì a superare ogni grave ostacolo.

Chiara stessa, dinanzi a impellenti pericoli, trovò nella Fede la via d’uscita ed esortò in tal senso pure le sue sorelle.

Lo attesta una sua Lettera ad Ermentrude di Bruges cui dice, fra l’altro:

«Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non rigonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono».

 

 

Martedì della 13.a sett. T.O.  (Mt 8,23-27)

Domenica, 22 Giugno 2025 04:54

Senz’avere dove posare il capo

Nel brano evangelico di oggi Gesù propone a chi vuole seguirlo una reale povertà del vivere e il distacco pronto da esigenze di parentela.

Francesco d’Assisi si innamorò di Madonna Povertà fin dai primordi e non si separò mai da lei, insegnando ai suoi frati a fare altrettanto.

Innumerevoli i brani offerti dalle Fonti francescane in merito.

Ne proponiamo qualcuno.

"Mentre si trovava in questa valle di lacrime, il beato padre disprezzava le povere ricchezze comuni ai figli degli uomini e aspirava di tutto cuore alla povertà, desiderando più alta gloria.

E poiché osservava che la povertà, mentre era stata intima del Figlio di Dio, veniva pressoché rifiutata da tutto il mondo, bramò di sposarla con amore eterno.

Perciò, innamorato della sua bellezza, per aderire più fortemente alla sposa ed essere due in un solo spirito, non solo lasciò padre e madre, ma si distaccò da tutto.

Da allora la strinse in casti amplessi e neppure per un istante accettò di non esserle sposo.

Ripeteva ai suoi figli che questa è la via della perfezione, questo il pegno e la garanzia delle ricchezze eterne.

Nessuno fu tanto avido di oro, quanto lui di povertà, né alcuno più preoccupato di custodire un tesoro, quanto lui la gemma evangelica.

Il suo sguardo in questo si sentiva particolarmente offeso, se nei frati - o in casa o fuori - vedeva qualcosa di contrario alla povertà.

E in realtà, dall’inizio della sua vita religiosa sino alla morte, ebbe come sua ricchezza una tonaca sola, cingolo e calzoni: non ebbe altro.

Il suo aspetto povero indicava chiaramente dove accumulasse le sue ricchezze.

Per questo, lieto, sicuro, agile alla corsa, godeva di aver scambiato con un bene che valeva cento volte le ricchezze destinate a perire" (FF 641).

Convinto che la condizione precaria avvicinava in modo speciale a quella di Cristo, benediva l’elemosina e la considerava caratteristica del farsi minore secondo il Vangelo.

Nella Leggenda maggiore:

"Talora, esortando i frati a cercare l’elemosina, usava argomenti di questo genere:

«Andate, perché in questi ultimissimi tempi i frati minori sono stati dati in prestito al mondo, per dar modo agli eletti di compiere in loro le opere con cui meritarsi l’elogio del Sommo Giudice e quella dolcissima assicurazione:

‘Ogni volta che lo avete fatto a uno di questi miei frati più piccoli, lo avete fatto a me’».

«Perciò, concludeva, è bello andare a mendicare sotto il titolo di ‘frati minori’, titolo che il Maestro della verità ha indicato nel Vangelo con tanta precisione, come motivo di eterna ricompensa  per i giusti» (FF 1128).

E nella Regola di S. Chiara:

«E affinché non ci allontanassimo mai dalla santissima povertà che abbracciammo, e neppure quelle che sarebbero venute dopo di noi, poco prima della sua morte di nuovo  scrisse per noi la sua ultima volontà con queste parole:

«Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’Altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre, e perseverare in essa sino alla fine.

E prego voi, mie Signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà.

E guardatevi molto bene dall’allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per l’insegnamento o il consiglio di alcuno» (FF 2790).

 

«Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20)

 

 

Lunedì della 13.a sett. T.O.  (Mt 8,18-22)

Pagina 1 di 11
"The girl is not dead, but asleep". These words, deeply revealing, lead me to think of the mysterious presence of the Lord of life in a world that seems to succumb to the destructive impulse of hatred, violence and injustice; but no. This world, which is yours, is not dead, but sleeps (Pope John Paul II)
“La bambina non è morta, ma dorme”. Queste parole, profondamente rivelatrici, mi inducono a pensare alla misteriosa presenza del Signore della vita in un mondo che sembra soccombere all’impulso distruttore dell’odio, della violenza e dell’ingiustizia; ma no. Questo mondo, che è vostro, non è morto, ma dorme (Papa Giovanni Paolo II)
Today’s Gospel passage (cf. Lk 10:1-12, 17-20) presents Jesus who sends 72 disciples on mission, in addition to the 12 Apostles. The number 72 likely refers to all the nations. Indeed, in the Book of Genesis 72 different nations are mentioned (cf. 10:1-32) [Pope Francis]
L’odierna pagina evangelica (cfr Lc 10,1-12.17-20) presenta Gesù che invia in missione settantadue discepoli, in aggiunta ai dodici apostoli. Il numero settantadue indica probabilmente tutte le nazioni. Infatti nel libro della Genesi si menzionano settantadue nazioni diverse (cfr 10,1-32) [Papa Francesco]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
A life without love and without truth would not be life. The Kingdom of God is precisely the presence of truth and love and thus is healing in the depths of our being. One therefore understands why his preaching and the cures he works always go together: in fact, they form one message of hope and salvation (Pope Benedict)
Una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita. Il Regno di Dio è proprio la presenza della verità e dell’amore e così è guarigione nella profondità del nostro essere (Papa Benedetto)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.