Francesco d’Assisi era acerrimo nemico dei giudizi.
La frase del Vangelo, che rimarca questo male era scritta nella sua memoria in modo indelebile.
«Perché guardi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello ma la trave nel proprio occhio non osservi?» (Lc 6,41).
Era attento a non dimenticare che ogni albero si riconosce dai suoi frutti.
La leggenda dei tre compagni, contenuta nelle Fonti, riferisce:
"Insisteva perché i fratelli non giudicassero nessuno, e non guardassero con disprezzo quelli che vivono nel lusso e vestono con ricercatezza esagerata e fasto, poiché Dio è il Signore nostro e loro, e ha il potere di chiamarli a sé e di renderli giusti […]
Questa è la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture, richiamare gli smarriti.
Molti, che ci sembrano membra del diavolo, possono un giorno diventare discepoli di Cristo" (FF 1469).
Nella Leggenda Perugina troviamo un episodio illuminante in merito all’albero che si caratterizza per i frutti prodotti.
Andò da Francesco un giovane frate bramoso di avere il salterio.
Il padre lo mise in guardia dalla vanità di avere poi il breviario, montando in cattedra come un prelato e chiedendo al fratello di portargli il breviario.
Passati pochi mesi, il frate tornò dal Poverello per parlargli di nuovo del salterio.
Francesco gli disse:
«Va’ e fa’ come ti dirà il tuo ministro» (FF1628).
A quelle parole il giovane cominciò a ritornare per dove era venuto.
Ma il Santo iniziò a riflettere su quanto aveva detto e "d’improvviso gridò dietro a colui:
«Aspettami, fratello, aspettami!».
Andò fino a lui e gli disse:
«Torna indietro con me, fratello, e mostrami il posto dove ti ho detto di fare, riguardo al salterio, quanto ti dirà il ministro».
Arrivati a quel posto, Francesco si inchinò davanti al frate e mettendosi in ginocchio disse:
«Mia colpa, fratello, mia colpa! Chiunque vuol essere un ‘minore’ non deve avere che la tonaca, la corda e le brache, come dice la Regola, e in più le calzature, per chi sia stretto da evidente necessità o malattia».
A tutti i frati che venivano a consultarlo sull’argomento, dava la stessa risposta. E diceva:
«Tanto un uomo sa, quanto fa; e tanto un religioso è buon predicatore, quanto lui stesso agisce».
Come dire: l’albero buono si conosce dal frutto che produce" (FF 1628).
Anche Chiara d’Assisi fu, nella valle Spoletana, albero dai buoni frutti, come la stessa bolla papale Clara Claris Praeclara sottolinea, esaltandone la statura qualitativa.
"Questo fu l’albero alto, proteso verso il cielo, dai rami dilatati, che nel campo della Chiesa produsse soavi frutti di religione, e alla cui ombra piacevole e amena molte seguaci accorsero da ogni parte, e tuttora accorrono per gustarne i frutti" (FF 3294).
«Ogni albero infatti si riconosce dal proprio frutto» (Lc 6,44)
8a Domenica T.O.(C) (Lc 6,39-45)