Gesù rivendica la divina figliolanza, affermando di avere Dio per Padre, di onorarlo ed essere da Lui glorificato.
I capi, invece, che non conoscono il Padre, scambiano il Signore per un presuntuoso.
Francesco credeva profondamente nella Parola di Dio e sin dagli inizi della sua conversione s’impegnò a viverla alla lettera: "sine glossa".
Portava scritto sul cuore la frase di Gesù: «se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno» (Gv 8,51).
Infatti nella Leggenda perugina si legge:
"I ministri, pur sapendo che secondo la Regola erano obbligati a osservare il Vangelo, fecero togliere da essa quel capitolo dove si legge: «non porterete nulla nel vostro cammino»; illudendosi di non essere tenuti a osservare la perfezione evangelica.
Francesco, conoscendo questa soppressione in virtù dello Spirito Santo, disse in presenza di alcuni frati:
«Credono i frati ministri d’ingannare Dio e me. Ebbene, affinché tutti i frati sappiano e conoscano di essere obbligati a osservare la perfezione del santo Vangelo, voglio che al principio e alla fine della Regola sia scritto che i frati sono tenuti a osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo.
E affinché siano inescusabili dinanzi a Dio, voglio con l’aiuto del Signore osservare sempre e realizzare nel mio comportamento l’ideale che Dio mi ha rivelato per la salvezza dell’anima mia e per il bene dei fratelli».
E davvero egli osservò il Vangelo alla lettera, dal tempo che cominciò ad avere dei fratelli fino al giorno della sua morte" (FF 1622).
E ancora nella Leggenda maggiore:
"Vedendo che il numero dei frati a poco a poco cresceva, il servitore di Cristo scrisse per sé e per i suoi frati, con parole semplici, una formula di vita, nella quale, posta come fondamento imprescindibile l’osservanza del santo Vangelo, inserì poche altre cose, che sembravano necessarie per vivere in modo uniforme" (FF 1061).
E nella conclusione della Lettera ai Fedeli:
«Io frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio, e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare.
E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita» (FF 206).
Il Povero d’Assisi, innamorato della Parola di Dio, dimorò in essa insegnando a fare altrettanto ai suoi frati, poiché costituiva caparra di vita eterna.
E in uno scritto [collocabile al massimo all’inizio del 1213] rivolto a Chiara, Francesco così si esprime:
«Poiché, per divina ispirazione, vi siete fatte figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere sempre di voi, come di loro, cura e sollecitudine speciale» (FF 139).
«È il Padre mio che mi glorifica, del quale voi dite: ‘È nostro Dio’, e non lo conoscete» (Gv 8,54b-55)
Giovedì 5a sett. Quaresima (Gv 8,51-59)