In questo Vangelo di Luca Gesù passa la notte in preghiera scegliendo, poi, i Dodici - e guarendo i malati che accorrevano a Lui.
Francesco d’Assisi, dopo la sua conversione, non era più un uomo che pregava, bensì una creatura fatta preghiera.
Di notte e di giorno sempre dialogava con Dio affidando alla Relazione col Padre le scelte più importanti. Le Fonti sono testimoni del suo continuo orare:
“L’uomo di Dio devoto, secondo la sua abitudine, passò la notte a pregare Dio, in un tugurio situato nell’orto dei canonici, lontano, con il corpo, dai suoi figli” (FF 1070).
Sulle orme di Cristo cercava l’intimità con il Padre:
“E in completo annientamento di sé, dimorava a lungo come nascosto nelle piaghe del Salvatore.
Perciò cercava luoghi solitari per poter lanciare completamente la sua anima in Dio; tuttavia, quando c’era bisogno, non esitava un istante a passare all’azione per giovare alle anime e alla vita dei fratelli.
Suo porto sicuro era la preghiera, non di qualche minuto, o vuota, o pretenziosa, ma profondamente devota, umile e prolungata il più possibile.
Se la iniziava la sera, a stento riusciva a staccarsene il mattino.
Era sempre intento alla preghiera, quando camminava e quando sedeva, quando mangiava e quando beveva.
Di notte si recava, solo, nelle chiese abbandonate e sperdute a pregare; così, con la grazia del Signore, riuscì a trionfare di molti timori e di angustie spirituali” (FF 445).
«Egli uscì verso il monte per pregare e passò la notte nella preghiera a Dio» (Lc 6,12).
Martedì della 23.a sett. T.O. (Lc 6,12-19)