Oggi è la Festa di colui che ha dato senso e radici al Francescanesimo. Il Vangelo scelto è quello di Gesù che rivolto al Padre Lo ringrazia per aver rivelato i Misteri del Regno ai piccoli. E lui, Francesco è il Piccolo, il mite per antonomasia.
Nelle Fonti la piccolezza di questo Gigante del Vangelo è compendiata così:
“Altra volta ebbe a confessare ai compagni:
«Tra le altre grazie, L’Altissimo mi ha largito questa: obbedirei al novizio entrato nell’Ordine oggi stesso, se fosse mio guardiano, come si trattasse del primo e più attempato dei fratelli.
Invero, il suddito non deve considerare nel prelato l’uomo, bensì Colui per amore del quale si sottomette a un uomo».
Disse pure:
«Non ci sarebbe un prelato nel mondo intero, temuto dai sudditi e fratelli suoi quanto il Signore farebbe che io fossi temuto dai miei frati, qualora lo volessi.
Ma L’Altissimo mi ha donato questa grazia: sapermi adattare a tutti, come fossi il più piccolo frate nell’Ordine».
Abbiamo visto con i nostri occhi ripetute volte, noi che siamo vissuti con Francesco, la verità di questa sua affermazione.
A più riprese, quando taluni frati non lo sovvenivano nelle sue necessità, o gli veniva rivolta qualche parola che produceva agitazione, subito il Santo si ritirava a pregare.
E tornandone, non voleva ricordare lo sgarbo, col dire: ‘Quel frate mi ha trascurato!’, oppure: ‘Mi ha detto questa parola’.
E quanto più si avvicinava alla morte, tanto più si preoccupava di vivere e morire in tutta la perfezione dell’umiltà e povertà” (FF 1663).
Era umile e mite non solo con i superiori ma pure con i pari e quelli inferiori, contento di essere ammonito e corretto da loro.
Un giorno, attraversando il campo di un contadino su un asinello, perché debole, questi gli fece presente di essere nella vita davvero quanto si diceva di lui:
‘Guarda - disse il contadino - di essere tanto buono quanti tutti dicono che tu sia, perché molti hanno fiducia in te. Per questo ti esorto a non comportarti mai diversamente da quanto si spera’.
Francesco a queste parole, scese dall’asino e, prostratosi davanti al contadino, più volte gli baciò i piedi umilmente ringraziandolo che si era degnato di ammonirlo […]
Si riteneva vile davanti a Dio e agli uomini” (FF 726).
E nel Saluto alle Virtù, da lui scritto, leggiamo:
«La santa umiltà / confonde la superbia/ e tutti gli uomini che sono nel mondo/ e similmente tutte le cose che sono nel mondo» (FF 258).
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).
S. Francesco d’Assisi, patrono d’Italia (Mt 11,25-30).