Il Povero assisano si adoperò durante tutta la sua vita a benedire e favorire l’unità dei coniugi nel matrimonio.
Ad una nobildonna preoccupata dell’acidità del marito, che l’osteggiava nel servizio di Cristo, il Santo, dopo averla ascoltata, disse:
«Va’ in pace e sta’ sicura che fra poco avrai dal tuo uomo la consolazione che desideri» (FF 1193).
Così accadde: l’uomo cambiò vita, e dopo molto tempo, nello stesso giorno tornarono al Signore.
Francesco si preoccupò della santità della vita matrimoniale cristiana al punto che fondò accanto ai due ordini precedenti - Frati minori e Povere Dame di S. Damiano - quello (dell’allora) Terz’Ordine francescano.
Tutto ciò perché pur stando nel mondo non fossero del mondo, testimoniando il Vangelo.
Infatti, nella Vita prima del Celano, leggiamo:
“A tutti dava una regola di vita, e indicava la via della salvezza a ciascuno secondo la propria condizione” (FF 385).
La stessa semplicità dei bambini con cui amava accogliere la Parola di Dio, la trasferiva fra le righe della vita.
Valga questo episodio a far comprendere il cuore fanciullo che aveva ricevuto da Dio:
“A s. Maria della Porziuncola portarono in dono all’uomo di Dio una pecora, che egli accettò con gratitudine, perché amava l’innocenza e la semplicità che, per sua natura, la pecora dimostra.
L’uomo di Dio ammoniva la pecorella a lodare Dio e a non infastidire assolutamente i frati. La pecora, a sua volta, quasi sentisse la pietà dell’uomo di Dio, metteva in pratica i suoi ammaestramenti con grande cura.
Quando sentiva i frati cantare in coro, entrava anche lei in chiesa e, senza bisogno di maestro, piegava le ginocchia, emettendo teneri belati davanti all’altare della Vergine, Madre dell’Agnello, come se fosse impaziente di salutarla” (FF 1148). Divenendo bambino nel cuore, Francesco accoglieva in semplicità il Regno che veniva a lui, attestando nella vita concreta l’infanzia dello Spirito che lo informava.
Commuove la piccolezza di Francesco, cornice della sua vita evangelica.
"Non aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui; lui, vero minore, che aveva imparato dal Maestro supremo le cose grandi.
Era solito ricercare con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace.
Questa fu la sua filosofia suprema, questo il suo supremo desiderio, finché visse: chiedere ai sapienti e ai semplici, ai perfetti e agli imperfetti, ai giovani e agli anziani qual era il modo in cui più virtuosamente poteva giungere al vertice della perfezione" (Fonti 1205 - Leggenda maggiore).
Francesco amava con un cuore di fanciullo e così insegnò ai suoi frati e alle povere Dame di S. Damiano, sorelle virtuose nel cammino di fede, fra le quali Chiara rifulse per la sua umiltà e trasparenza.
Questa giovane donna diede testimonianza di luce; fu stella del mattino nel farsi bambina al servizio di Dio, sulle orme di Cristo, sull’esempio del beato padre Francesco, vero amante e imitatore di Lui.
27.a Domenica (B). Mc 10,2-16