Nov 7, 2024 Scritto da 

Non mettere all’asta la carta d’identità

Un invito a non mettere «all’asta la nostra carta d’identità» cristiana, a non uniformarci allo spirito del mondo, che quando riesce a prevalere porta all’apostasia e alla persecuzione. Lo ha individuato Papa Francesco commentando la liturgia della parola di lunedì mattina, 16 novembre, durante la consueta celebrazione della messa nella cappella di Casa Santa Marta.

Il Pontefice ha dedicato la sua riflessione interamente alla prima lettura, tratta dal primo libro dei Maccabei (1,10-15.41-43.54-57 62-64), riassumendone i contenuti «con tre parole: mondanità, apostasia, persecuzione». Rileggendolo, Francesco ha fatto notare «che il brano incomincia così: “In quei giorni uscì una radice perversa”». E ha spiegato come «l’immagine della radice che è sotto terra, non si vede, sembra non fare male, ma poi cresce e mostra, fa vedere, la propria realtà» negativa, sia presente anche nella lettera agli Ebrei, il cui «autore ammoniva i suoi nello stesso modo: “Che non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi mali e ne contagi tanti”».

In proposito il Papa ha descritto «la fenomenologia della radice», la quale «cresce, sempre cresce», anche quando — come nel caso del brano preso in esame — può sembrare una «radice ragionevole: “Andiamo e stringiamo un’alleanza con le nazioni che ci stanno attorno; perché tante differenze? Perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali. Andiamo da loro, siamo uguali”». E così, ha proseguito nella descrizione, «alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni delle nazioni. Dove? Nel popolo eletto, cioè nella Chiesa di quel momento».

Ma, ha subito avvertito Francesco, in quell’azione «c’è la mondanità. Facciamo ciò che fa il mondo, lo stesso: mettiamo all’asta la nostra carta d’identità; siamo uguali a tutti». Proprio come gli uomini di Israele, i quali «incominciarono a fare questo: costruirono un ginnasio a Gerusalemme, secondo le usanze delle nazioni, le usanze pagane; cancellarono i segni della circoncisione, cioè rinnegarono la fede, e si allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male». Ma, ha messo in guardia il Pontefice, proprio «questo, che sembrava tanto ragionevole, — “siamo come tutti, siamo normali” — diventò la distruzione». Perché, ha ribadito, «questa è la mondanità. Questo è il cammino della mondanità, di quella radice velenosa, perversa».

Al riguardo Francesco ha confidato come lo abbia sempre colpito il fatto «che il Signore, nell’ultima cena pregasse per l’unità dei suoi e chiedesse al Padre che li liberasse da ogni spirito del mondo, da ogni mondanità, perché la mondanità distrugge l’identità; la mondanità porta al pensiero unico, non c’è differenza».

E la prima conseguenza di ciò è l’apostasia. Il Papa lo ha dimostrato proseguendo la rilettura del brano: «Poi il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo — il pensiero unico, la mondanità — e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re; anche molti israeliti accettarono il suo culto: sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato». Dunque «l’apostasia. Cioè, la mondanità ti porta al pensiero unico e all’apostasia. Non sono permesse, non ci sono permesse le differenze». Finiamo col diventare «tutti uguali. E nella storia della Chiesa, nella storia abbiamo visto, penso a un caso, che alle feste religiose è stato cambiato il nome — il Natale del Signore ha un altro nome — per cancellare l’identità».

Inoltre non bisogna dimenticare, sembra voler dire la lettura, che all’apostasia segue la persecuzione. «Il re — ha continuato il Pontefice — innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze; stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se, presso qualcuno, veniva trovato il libro dell’alleanza e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte». Ecco appunto «la persecuzione», che «incomincia da una radice» anche «piccola, e finisce nell’abominazione della desolazione». Del resto, «questo è l’inganno della mondanità». E perciò nell’ultima cena Gesù domandava al Padre: «Non ti chiedo di toglierli dal mondo, ma custodiscili dal mondo», ovvero «da questa mentalità, da questo umanismo, che viene a prendere il posto dell’uomo vero, Gesù Cristo»; da questa mondanità «che viene a toglierci l’identità cristiana e ci porta al pensiero unico: “Tutti fanno così, perché noi no?”».

Ecco allora l’attualità del brano odierno, che «di questi tempi, ci deve far pensare» a com’è la nostra identità. Occorre chiedersi: «È cristiana o mondana? O mi dico cristiano perché da bambino sono stato battezzato o sono nato in un Paese cristiano, dove tutti sono cristiani?». Secondo Francesco è necessario trovare una risposta a tali domande, poiché «la mondanità che entra lentamente», poi «cresce, si giustifica e contagia». Come? «Cresce come quella radice» citata nella lettura; «si giustifica — “facciamo come tutta la gente, non siamo tanto differenti” — cerca sempre una giustificazione, e alla fine contagia, e tanti mali vengono da lì».

Al termine dell’omelia il Papa ha evidenziato come tutta «la liturgia, in questi ultimi giorni dell’anno liturgico», ci faccia pensare a queste cose, e in particolare oggi ci dica «nel nome del Signore: guardatevi dalle radici velenose, dalle radici perverse che ti portano lontano dal Signore e ti fanno perdere la tua identità cristiana». Si tratta insomma di un’esortazione a tenersi alla larga «dalla mondanità» e a chiedere nella preghiera, in particolare, che la Chiesa sia custodita «da ogni forma di mondanità. Che la Chiesa sempre abbia l’identità disposta da Gesù Cristo; che tutti noi abbiamo l’identità» ricevuta nel battesimo; «e che questa identità non venga buttata fuori» solo per voler «essere come tutti, per motivi di “normalità». In definitiva, ha concluso Francesco, «che il Signore ci dia la grazia di mantenere e custodire la nostra identità cristiana contro lo spirito di mondanità che sempre cresce, si giustifica e contagia».

[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 16-17/11/2015]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Are we disposed to let ourselves be ceaselessly purified by the Lord, letting Him expel from us and the Church all that is contrary to Him? (Pope Benedict)
Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario? (Papa Benedetto)
Jesus makes memory and remembers the whole history of the people, of his people. And he recalls the rejection of his people to the love of the Father (Pope Francis)
Gesù fa memoria e ricorda tutta la storia del popolo, del suo popolo. E ricorda il rifiuto del suo popolo all’amore del Padre (Papa Francesco)
Today, as yesterday, the Church needs you and turns to you. The Church tells you with our voice: don’t let such a fruitful alliance break! Do not refuse to put your talents at the service of divine truth! Do not close your spirit to the breath of the Holy Spirit! (Pope Paul VI)
Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo! (Papa Paolo VI)
Sometimes we try to correct or convert a sinner by scolding him, by pointing out his mistakes and wrongful behaviour. Jesus’ attitude toward Zacchaeus shows us another way: that of showing those who err their value, the value that God continues to see in spite of everything (Pope Francis)
A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: quella di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che continua a vedere malgrado tutto (Papa Francesco)
Deus dilexit mundum! God observes the depths of the human heart, which, even under the surface of sin and disorder, still possesses a wonderful richness of love; Jesus with his gaze draws it out, makes it overflow from the oppressed soul. To Jesus, therefore, nothing escapes of what is in men, of their total reality, in which good and evil are (Pope Paul VI)
Deus dilexit mundum! Iddio osserva le profondità del cuore umano, che, anche sotto la superficie del peccato e del disordine, possiede ancora una ricchezza meravigliosa di amore; Gesù col suo sguardo la trae fuori, la fa straripare dall’anima oppressa. A Gesù, dunque, nulla sfugge di quanto è negli uomini, della loro totale realtà, in cui sono il bene e il male (Papa Paolo VI)
People dragged by chaotic thrusts can also be wrong, but the man of Faith perceives external turmoil as opportunities
Un popolo trascinato da spinte caotiche può anche sbagliare, ma l’uomo di Fede percepisce gli scompigli esterni quali opportunità
O Lord, let my faith be full, without reservations, and let penetrate into my thought, in my way of judging divine things and human things (Pope Paul VI)
O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane (Papa Paolo VI)
«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)

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