Ott 18, 2024 Scritto da 

Non è questione di numero, non è un videogioco

L’odierna pagina evangelica ci esorta a meditare sul tema della salvezza. L’evangelista Luca racconta che Gesù è in viaggio verso Gerusalemme e durante il percorso viene avvicinato da un tale che gli pone questa domanda: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13,23). Gesù non dà una risposta diretta, ma sposta il dibattito su un altro piano, con un linguaggio suggestivo, che all’inizio forse i discepoli non capiscono: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v.24). Con l’immagine della porta, Egli vuol far capire ai suoi ascoltatori che non è questione di numero – quanti si salveranno - , non importa sapere quanti, ma è importante che tutti sappiano quale è il cammino che conduce alla salvezza.

Tale percorso prevede che si attraversi una porta. Ma, dov’è la porta? Com’è la porta? Chi è la porta? Gesù stesso è la porta. Lo dice Lui nel Vangelo di Giovanni; “Io sono la porta” (Gv 10,9). Lui ci conduce nella comunione con il Padre, dove troviamo amore, comprensione e protezione. Ma perché questa porta è stretta, si può domandare? Perché dice che è stretta? È una porta stretta non perché sia oppressiva, ma perché ci chiede di restringere e contenere il nostro orgoglio e la nostra paura, per aprirci con cuore umile e fiducioso a Lui, riconoscendoci peccatori, bisognosi del suo perdono. Per questo è stretta: per contenere il nostro orgoglio, che ci gonfia. La porta della misericordia di Dio è stretta ma sempre spalancata per tutti! Dio non fa preferenze, ma accoglie sempre tutti, senza distinzioni. Una porta stretta per restringere il nostro orgoglio e la nostra paura; una porta spalancata perché Dio ci accoglie senza distinzioni. E la salvezza che Egli ci dona è un flusso incessante di misericordia, che abbatte ogni barriera e apre sorprendenti prospettive di luce e di pace. La porta stretta ma sempre spalancata: non dimenticatevi di questo.

Gesù oggi ci rivolge, ancora una volta, un pressante invito ad andare da Lui, a varcare la porta della vita piena, riconciliata e felice. Egli aspetta ciascuno di noi, qualunque peccato abbiamo commesso, per abbracciarci, per offrirci il suo perdono. Lui solo può trasformare il nostro cuore, Lui solo può dare senso pieno alla nostra esistenza, donandoci la gioia vera. Entrando per la porta di Gesù, la porta della fede e del Vangelo, noi potremo uscire dagli atteggiamenti mondani, dalle cattive abitudini, dagli egoismi e dalle chiusure. Quando c’è il contatto con l’amore e la misericordia di Dio, c’è il cambiamento autentico. E la nostra vita è illuminata dalla luce dello Spirito Santo: una luce inestinguibile!

Vorrei farvi una proposta. Pensiamo adesso, in silenzio, per un attimo alle cose che abbiamo dentro di noi e che ci impediscono di attraversare la porta: il mio orgoglio, la mia superbia, i miei peccati. E poi, pensiamo all’altra porta, quella spalancata dalla misericordia di Dio che dall’altra parte ci aspetta per dare il perdono.

Il Signore ci offre tante occasioni per salvarci ed entrare attraverso la porta della salvezza. Questa porta è l’occasione che non va sprecata: non dobbiamo fare discorsi accademici sulla salvezza, come quel tale che si è rivolto a Gesù, ma dobbiamo cogliere le occasioni di salvezza. Perché a un certo momento «il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta» (v.25), come ci ha ricordato il Vangelo. Ma se Dio è buono e ci ama, perché chiuderà la porta a un certo punto? Perché la nostra vita non è un videogioco o una telenovela; la nostra vita è seria e l’obiettivo da raggiungere è importante: la salvezza eterna.

Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, chiediamo di aiutarci a cogliere le occasioni che il Signore ci offre per varcare la porta della fede ed entrare così in una strada larga: è la strada della salvezza capace di accogliere tutti coloro che si lasciano coinvolgere dall’amore. È l’amore che salva, l’amore che già sulla terra è fonte di beatitudine di quanti, nella mitezza, nella pazienza e nella giustizia, si dimenticano di sé e si donano agli altri, specialmente ai più deboli.

[Papa Francesco, Angelus 21 agosto 2016]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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John is the origin of our loftiest spirituality. Like him, ‘the silent ones' experience that mysterious exchange of hearts, pray for John's presence, and their hearts are set on fire (Athinagoras)
Giovanni è all'origine della nostra più alta spiritualità. Come lui, i ‘silenziosi’ conoscono quel misterioso scambio dei cuori, invocano la presenza di Giovanni e il loro cuore si infiamma (Atenagora)
Stephen's story tells us many things: for example, that charitable social commitment must never be separated from the courageous proclamation of the faith. He was one of the seven made responsible above all for charity. But it was impossible to separate charity and faith. Thus, with charity, he proclaimed the crucified Christ, to the point of accepting even martyrdom. This is the first lesson we can learn from the figure of St Stephen: charity and the proclamation of faith always go hand in hand (Pope Benedict
La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l'impegno sociale della carità dall'annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme (Papa Benedetto)
“They found”: this word indicates the Search. This is the truth about man. It cannot be falsified. It cannot even be destroyed. It must be left to man because it defines him (John Paul II)
“Trovarono”: questa parola indica la Ricerca. Questa è la verità sull’uomo. Non la si può falsificare. Non la si può nemmeno distruggere. La si deve lasciare all’uomo perché essa lo definisce (Giovanni Paolo II)
Thousands of Christians throughout the world begin the day by singing: “Blessed be the Lord” and end it by proclaiming “the greatness of the Lord, for he has looked with favour on his lowly servant” (Pope Francis)
Migliaia di cristiani in tutto il mondo cominciano la giornata cantando: “Benedetto il Signore” e la concludono “proclamando la sua grandezza perché ha guardato con bontà l’umiltà della sua serva” (Papa Francesco)
The new Creation announced in the suburbs invests the ancient territory, which still hesitates. We too, accepting different horizons than expected, allow the divine soul of the history of salvation to visit us
La nuova Creazione annunciata in periferia investe il territorio antico, che ancora tergiversa. Anche noi, accettando orizzonti differenti dal previsto, consentiamo all’anima divina della storia della salvezza di farci visita
People have a dream: to guess identity and mission. The feast is a sign that the Lord has come to the family
Il popolo ha un Sogno: cogliere la sua identità e missione. La festa è segno che il Signore è giunto in famiglia
“By the Holy Spirit was incarnate of the Virgin Mary”. At this sentence we kneel, for the veil that concealed God is lifted, as it were, and his unfathomable and inaccessible mystery touches us: God becomes the Emmanuel, “God-with-us” (Pope Benedict)
«Per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria». A questa frase ci inginocchiamo perché il velo che nascondeva Dio, viene, per così dire, aperto e il suo mistero insondabile e inaccessibile ci tocca: Dio diventa l’Emmanuele, “Dio con noi” (Papa Benedetto)
The ancient priest stagnates, and evaluates based on categories of possibilities; reluctant to the Spirit who moves situationsi

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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