Gesù risponde ai discepoli di Giovanni, che digiunavano molto, sorprendendoli: finché lo Sposo è con i suoi chiamati a Nozze, costoro non possono digiunare.
Francesco sapeva ben discernere fra l’importanza del digiuno e l’esagerazione nel farlo. Infatti, nella sua vita, mai la forma prese il posto della sostanza.
Le Fonti c’illustrano:
“Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali […]
L’uomo di Dio vietava simili eccessi, ammonendo quei fratelli con amorevolezza e richiamandoli al buonsenso, curando le loro ferite con la medicina di sagge istruzioni […]
Parlava con loro immedesimandosi nella loro situazione, non come un giudice quindi, bensì come un padre comprensivo con i suoi figli e come un medico compassionevole con i propri malati. Sapeva essere infermo con gli infermi, afflitto con gli afflitti” (FF 1470).
Tutto questo pur essendo “uomo nuovo, [che] con nuove virtù rinnovava la via della perfezione ormai sparita dal mondo” (FF 3162).
«Possono forse gli invitati a Nozze essere afflitti fin tanto che lo Sposo è con loro?» (Mt 9,15).
Venerdì dopo le Ceneri (Mt 9,14-15)