Francesco si definiva «simplex et idiota». La trasparenza e semplicità dei piccoli era per lui chiave di volta del Regno dei cieli.
Come Gesù dice nel Vangelo, era convinto che solo chi si fa bambino nella sua mentalità può comprendere le dinamiche del Regno, che chiede l’accoglienza dei puri di cuore, di quanti vivono la Parola senza pregiudizi di sorta e con fiducia in Dio.
Nelle Fonti francescane la dimensione della piccolezza e semplicità è trasversale e spiccata come attestano molti passi.
"Il Santo praticava personalmente con cura particolare e amava negli altri la santa semplicità, figlia della Grazia, vera sorella della sapienza, madre della giustizia.
Non che approvasse ogni tipo di semplicità, ma quella soltanto che, contenta del suo Dio, disprezza tutto il resto.
E quella che pone la sua gloria nel timore del Signore, e che non sa dire né fare il male.
La semplicità che esamina se stessa e non condanna nel suo giudizio nessuno, che non desidera per sé alcuna carica, ma la ritiene dovuta e l’attribuisce al migliore […]
È la semplicità che in tutte le leggi divine lascia la tortuosità delle parole, gli ornamenti e gli orpelli, come pure le ostentazioni e le curiosità a chi vuole perdersi, e cerca non la scorza ma il midollo, non il guscio ma il nòcciolo, non molte cose ma il molto, il sommo e stabile Bene" (FF 775).
Questa semplicità, sorella della vera sapienza, è la caratteristica dei piccoli, dei minimi, dei bambini i quali accolgono il Regno di Dio che bussa alla porta del loro cuore.
Commuove la piccolezza di Francesco, cornice della sua vita evangelica.
"Non aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui; lui, vero minore, che aveva imparato dal Maestro supremo le cose grandi.
Era solito ricercare con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace.
Questa fu la sua filosofia suprema, questo il suo supremo desiderio, finché visse: chiedere ai sapienti e ai semplici, ai perfetti e agli imperfetti, ai giovani e agli anziani qual era il modo in cui più virtuosamente poteva giungere al vertice della perfezione" (FF 1205 - Leggenda maggiore).
Francesco amava con un cuore di fanciullo e così insegnò ai suoi frati e alle povere Dame di S. Damiano, sorelle virtuose nel cammino di fede, fra le quali rifulse per la sua umiltà e trasparenza Chiara.
Questa giovane donna diede testimonianza di luce; fu stella del mattino nel farsi bambina al servizio di Dio, sulle orme di Cristo, sull’esempio del beato padre Francesco, vero amante e imitatore di Lui.
Sabato 7a sett. T.O. (Mc 10,13-16)