La donna sorpresa in adulterio e condotta dagli scribi e farisei presso Gesù è "la foglia di fico" pretestuosa che essi usano per coprire i loro peccati.
Il Signore sa che è così, tanto da dire agli astanti:
«Chi di voi è senza peccato getti per primo una pietra contro di lei» (Gv 8,7).
Egli condanna la mancanza di misericordia, mostrata in modo arrogante e maldestro.
Francesco è stato davvero l’araldo della Compassione - colui che ha fatto prevalere sempre questa, insieme alla pazienza, davanti al peccatore, dando tempo per cambiare vita.
Nella Lettera a un Ministro scrive:
«Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano.
E tutti i frati che fossero a conoscenza del peccato di lui, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma ne abbiano grande misericordia e tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati» (FF 237).
Tale atteggiamento era stato trasmesso in modo profondo pure ai suoi, tanto che:
"Un giorno che due frati camminavano insieme, si imbatterono in un pazzo, che si mise a lanciare delle pietre contro di loro.
Uno di essi, vedendo che le pietre erano dirette contro il compagno, subito gli si mise davanti, preferendo essere colpito lui al posto del fratello.
Tale era l’amore reciproco che li infiammava, e così sinceramente erano pronti a dare la vita l’uno per l’altro" (FF 1447 - Leggenda dei tre compagni).
Prendere su di sé le pietre dirette all’altro: grande cuore misericordioso che vuole la salvezza del prossimo.
D’altro canto il Povero d’Assisi, pur odiando il peccato, accoglieva con grande pietà chi era caduto nell’errore.
Dio si era ricordato di lui, quand’era nei peccati, ed ora si sentiva chiamato a fare altrettanto con gli altri.
Nella sua memoria si era fissata la frase evangelica sperimentata:
«Va’, anche tu fa’ ugualmente» (Lc 10,37).
Nel Testamento di Francesco (1226) leggiamo:
«Quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia» (FF 110).
Nella Leggenda maggiore, il biografo San Bonaventura narra:
«Non c’è da meravigliarsi: come la pietà del cuore lo aveva reso fratello di tutte le creature, così la carità di Cristo lo rendeva ancor più intensamente fratello di coloro che portano in sé l’immagine del Creatore e sono stati redenti dal sangue del Redentore.
Non si riteneva amico di Cristo, se non curava con amore le anime da Lui redente.
Niente, diceva, si deve anteporre alla salvezza delle anime, e confermava l’affermazione soprattutto con quest’argomento: che l’Unigenito di Dio, per le anime, si era degnato di salire sulla croce" (FF 1168).
La coscienza nitida della salvezza ricevuta gratuitamente aveva fatto di Francesco l’alfiere della Misericordia, che volge lo sguardo sul misero bisognoso d’essere sanato e ridestato.
«Chi di voi è senza peccato getti per primo una pietra contro di lei» (Gv 8,7)
5a Domenica di Quaresima C (Gv 8,1-11)